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Lo stile da film tv penalizza non poco questo horror sull’ennesimo caso di possessione. Questa volta, tuttavia, il demonio non c’entra e si tira in ballo addirittura la reincarnazione dell’anima, ma il risultato non cambia, dal momento che la trasmigrazione è avvenuta tra un crudele e demoniaco serial killer e un neonato, che crescendo ne assumerà la personalità a scapito della propria. Nicholas McCarthy non riesce a creare né un’atmosfera di suspense né di terrore e la tensione, poca per la verità, si concentra in qualche scena ad effetto, che suscita un temporaneo spavento, un sussulto, come quello che si procurano i bambini a vicenda facendo boo!
Nel cast si salva il bambino, Jackson Robert Scott, alla sua età già un veterano del genere horror, avendo partecipato un paio d’anni prima a It, e lo psicanalista eccentrico,Colm Feore, un ottimo attore di secondo piano, uno di quei professionisti seri che sanno fare il loro lavoro. ATaylor Schilling, un attrice senza infamia e senza lode, è riservata la parte più ingrata, quella della madre disperata, che, non sapendo più cosa fare per salvare il figlio, fa l’unica cosa che non avrebbe dovuto fare. Il finale risulta, per questo, di una inverosimiglianza assoluta, che stona perfino con il resto del plot, sebbene questo non sia di per sé già tanto credibile e non per le teorie sulla metempsicosi, che sono una cosa seria, ma per il modo un po’ grossolano, caotico e superficiale con il quale entrano nella vicenda. La pellicola oscilla, paurosamente in bilico, tra paranormale e thriller classico ed il connubio infelice dei due generi si concretizza nell’inquadratura finale, peraltro prevedibile, banale e deludente.
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