fb
|
venerdì 27 marzo 2020
|
la nostra società civile tra distopia e cruda realtà
|
|
|
|
Si chiama solidarietà spontanea, il meccanismo che dovrebbe sottostare e rendere possibile la convivenza nella Fossa, per il quale basterebbe consumare la razione di cibo corrispondente al proprio fabbisogno, in altri termini razionalizzare il cibo, per far sì che tutti gli abitanti del palazzo abbiano la possibilità di sopravvivere. Questo, almeno, negli schemi dell’amministrazione; la realtà è che c’è cannibalismo e fame, c’è sofferenza estrema, e alla solidarietà si sostituisce la guerra fratricida, uno contro uno, tutti contro tutti.
Il sistema infernale è nei fatti uno stato di natura in cui l’uomo è lupo per gli altri uomini (rectius: homo homini lupus), e in cui non c’è contratto sociale, non ci sono regole che governano la convivenza, non c’è niente: conta sopravvivere ad ogni costo, e sperare che il mese successivo vada meglio e ci si trovi ai piani alti del palazzo (facendo ricorso anche alla preghiera, in extremis, presentata come mezzo assolutamente utilitaristico e profano per ottenere qualcosa).
[+]
Si chiama solidarietà spontanea, il meccanismo che dovrebbe sottostare e rendere possibile la convivenza nella Fossa, per il quale basterebbe consumare la razione di cibo corrispondente al proprio fabbisogno, in altri termini razionalizzare il cibo, per far sì che tutti gli abitanti del palazzo abbiano la possibilità di sopravvivere. Questo, almeno, negli schemi dell’amministrazione; la realtà è che c’è cannibalismo e fame, c’è sofferenza estrema, e alla solidarietà si sostituisce la guerra fratricida, uno contro uno, tutti contro tutti.
Il sistema infernale è nei fatti uno stato di natura in cui l’uomo è lupo per gli altri uomini (rectius: homo homini lupus), e in cui non c’è contratto sociale, non ci sono regole che governano la convivenza, non c’è niente: conta sopravvivere ad ogni costo, e sperare che il mese successivo vada meglio e ci si trovi ai piani alti del palazzo (facendo ricorso anche alla preghiera, in extremis, presentata come mezzo assolutamente utilitaristico e profano per ottenere qualcosa). Che in realtà, oltre ad essere poco umano, è ancor meno logico: tutti i prigionieri hanno sperimentato la vita in alto e in basso, e quindi ci si aspetterebbe un comportamento solidale in virtù proprio della compassione, o quanto meno della convenienza, nella speranza, cioè, che gli altri si comportino allo stesso modo con te, se in un domani ti dovessi trovare in difficoltà. Eppure no, nessuna rinuncia per chi sta sopra, perché se la vita è un gioco a somma zero quello che si ha lo si è tolti ad un altro, che in un domani, qualora ci sia la possibilità, lo si riprende sottraendolo al prossimo. Quindi meglio mangiare che essere mangiati, meglio stare alle regole del gioco e prendere il coltello dalla parte del manico per fare la guerra senza alcuna pietà (da soli, si intende, ché non ci si può fidare di nessuno in un mondo così).
La metafora è lampante, poco oscura: in una realtà strutturata in maniera verticale, chi sta sopra fa scempio delle proprie fortune e lascia agli ultimi l’inedia, la fame e lo scontro. Il demiurgo (l’amministrazione) individua nella scarsità delle risorse la chiave per creare un microcosmo felice e solidale, in cui l’abnegazione (non cristiana, ma sociale), ma anche semplicemente la misura (virtus latina), fa sopravvivere tutti, e il male non esiste. Il risultato è morte e devastazione, lo s’intende, ma responsabile non è l’amministrazione, sia chiaro, né è responsabile chi sta ai piani alti della scala. Risponde (moralmente, ammesso che vi sia a questo punto una morale) il singolo essere umano che si trova a fare scelte consapevoli e spesso violente, che nello stato brado non ci si ritrova ma lo crea con la propria ingordigia e avarizia. Allora, se scendere sotto è così facile quanto salire è impossibile (e di tutta risposta se lo fai ti si caga addosso) che senso ha razionalizzare il cibo, perché privarmi di un qualcosa per un altro che non farebbe lo stesso per me? C’è chi lo chiama centro verticale di autogestione, chi guerra a tutto campo o distopia. Ma non sarei così ottimista: è, al contrario, quanto più attuale e confacente alla nostra moderna e avanzata società civile, sperperatice avara di ricchezze, che guarda con compassione (patetica) al telegiornale chi la fame la vive davvero, mentre lascia avanzi sul piatto (e ci sputa), una civiltà fatta di noi figliuoli prodighi. Ma alla fine della guerra, della fame,delle epideme, della schiavitù, che ci interessa, noi siamo ai piani alti, giusto? È ovvio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fb »
[ - ] lascia un commento a fb »
|
|
d'accordo? |
|
mongo95
|
venerdì 3 aprile 2020
|
el hoyo: prospettive di redenzione
|
|
|
|
Nel variegato panorama contemporaneo del cinema impegnato di denuncia sociale (da Parasite a Joker), la pellicola di Gaztelu-Urrutia offre spunti di riflessione inediti, interpretazioni di una prospettiva di svolta religiosa alle storture della civiltà capitalista.
Il contesto è il classico, indeterminato presente distopico, rappresentato dal microcosmo della Fossa, prigione anonima e disumana nella sua architettura industriale, che porta all’estremo le dinamiche della gerarchia sociale e delle disuguaglianze. Letteralmente, i pochi che stanno sopra decidono il destino dei molti di sotto, controllando i mezzi di sussistenza.
La soluzione per uscire dal meccanismo diabolico è tanto semplice quanto illusoria: limitandosi a consumare il minimo necessario, razionare il cibo, sarebbe possibile la sopravvivenza di tutta la società.
[+]
Nel variegato panorama contemporaneo del cinema impegnato di denuncia sociale (da Parasite a Joker), la pellicola di Gaztelu-Urrutia offre spunti di riflessione inediti, interpretazioni di una prospettiva di svolta religiosa alle storture della civiltà capitalista.
Il contesto è il classico, indeterminato presente distopico, rappresentato dal microcosmo della Fossa, prigione anonima e disumana nella sua architettura industriale, che porta all’estremo le dinamiche della gerarchia sociale e delle disuguaglianze. Letteralmente, i pochi che stanno sopra decidono il destino dei molti di sotto, controllando i mezzi di sussistenza.
La soluzione per uscire dal meccanismo diabolico è tanto semplice quanto illusoria: limitandosi a consumare il minimo necessario, razionare il cibo, sarebbe possibile la sopravvivenza di tutta la società. Ciò ovviamente non accade, neppure i pochi fortunati che si ritrovano in livelli più alti (la “scalata sociale”) sono disposti a rinunciare al nuovo “benessere” in aiuto di chi è rimasto indietro.
Ma è qui che la parabola politica si interrompe, senza prospettare soluzioni. Impossibile cambiare una società del genere dal suo interno, la “presa di coscienza di classe” da parte dei prigionieri fallisce miseramente: la solidarietà reciproca non emerge spontaneamente, come scoprirà il personaggio di Imoguiri, l’ex funzionaria. Nessuna rivoluzione politica può mutare il destino degli abitanti della Fossa.
Ed è qui la novità di El Hoyo: perché avvenga la svolta è necessario un intervento esterno, che assume tratti religioso-cristiani nel protagonista Goreng, che incarna, nella sua vicenda, la figura del Messia, del Cristo. Proprio l’elemento religioso è preponderante in un’interpretazione integrale del film.
Partendo dal concetto dell’Amministrazione, entità ineffabile dai tratti di un Dio trascendente che ha creato il mondo (la Fossa) secondo regole precise, offrendo ai suoi abitanti ricchezza e risorse (il banchetto quotidiano), che gli uomini non hanno però saputo rispettare, sfruttandole scriteriatamente, istituendo una società di violenza, disuguaglianza e dominio dei pochi sui molti. Il Dio/Amministrazione, rinunciando all’idea di un’autoregolamentazione come solidarietà reciporca, è stato costretto a inviare un elemento esterno di rottura, il Cristo/Goreng, perché diffondesse l’idea di un cambiamento possibile. Inizia la sua Passione, folle discesa nei bassifondi di questo mondo fallito; per raggiungerne il punto più profondo, nel simbolico livello 333: qui la Trinità di Padre/Amministrazione e Figlio/Goreng si compie nell’ascesa dello Spirito Santo/bambina ai livelli superiori. Goreng ha portato redenzione agli uomini, letteralmente morendo per i loro peccati: ciò è manifesto nell’immagine di Goreng sanguinate al termine della discesa, che volge lo sguardo verso la luce dei livelli superiori; un rimando all’iconografia di Cristo in croce che si rivolge morente al Signore che l’ha abbandonato.
In El Hoyo si fondono prospettive politiche e religiose, l’idea di una redenzione delle masse tramite non tanto il comunismo storico, quanto la dottrina cristiana applicata al marxismo, teologia della liberazione che individua la salvezza nella dirompente rivoluzione della sofferenza del Cristo, summa del potenziale di emancipazione sociale e politica del messaggio cristiano. Quando la trasformazione non parte dall’interno della società stessa, è necessario l’intervento divino scompaginante la Storia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mongo95 »
[ - ] lascia un commento a mongo95 »
|
|
d'accordo? |
|
felicity
|
lunedì 18 maggio 2020
|
horror fin troppo metaforico
|
|
|
|
Invettiva sulla disuguaglianza e l’egoismo umano travestita da thriller sci-fi, il concept stesso alla base di questo film low budget è una grande metafora della scarsità di risorse e della guerra di classe.
Si tratta di un modo particolarmente ispirato e di genere per entrare nel vivo della politica di classe e di come nascano risentimenti tra i diversi strati della società civile, ma, qualora questo tipo di letture impegnate non vi interessano, Il Buco rimane comunque un fanta-horror teso e capace di divertire gli appassionati fino alla fine.
A differenza di molti film che prendono questa strada Il buco non si perde nell’autoreferenzialità, scorrendo e funzionando dall’inizio alla fine.
[+]
Invettiva sulla disuguaglianza e l’egoismo umano travestita da thriller sci-fi, il concept stesso alla base di questo film low budget è una grande metafora della scarsità di risorse e della guerra di classe.
Si tratta di un modo particolarmente ispirato e di genere per entrare nel vivo della politica di classe e di come nascano risentimenti tra i diversi strati della società civile, ma, qualora questo tipo di letture impegnate non vi interessano, Il Buco rimane comunque un fanta-horror teso e capace di divertire gli appassionati fino alla fine.
A differenza di molti film che prendono questa strada Il buco non si perde nell’autoreferenzialità, scorrendo e funzionando dall’inizio alla fine.
Il film funziona proprio per la sua componente visiva, quantomai eloquente.
La scelta di scarnificare e rendere estremamente semplice, quasi non degno di interesse quello che vediamo attorno ai personaggi, cozza violentemente con la ricchezza e l’abbondanza che scende dalla piattaforma, almeno nei piani più alti.
Il buco è un film pregno, dalla prima all’ultima inquadratura, che non spreca mai tempo per argomentare la sua tesi. Quasi in maniera ossessiva, potremmo aggiungere. Anche se non ha particolari problemi di ritmo, il film potrebbe apparire per certi versi ripetitivo. Forse un trattamento più ampio avrebbe giovato, per dare un po’ di aria al racconto.
Negli spazi stretti e disadorni che dominano il film è poi inevitabile che siano i personaggi ed i loro interpreti ad avere grande responsabilità sulla sua riuscita.
Gli attori reggono molto bene i 90 minuti di durata, grazie anche ad un buon lavoro di scrittura dei personaggi, ben caratterizzati e diversi fra loro.
In sintesi il film non è altro che una riuscitissima metafora, che trasforma i suoi temi ideologici in qualcosa di molto più emozionante di quanto potrebbe mai essere la sola pura teoria. Che oltretutto sia un film di genere capace di angosciare e far parteggiare per oltre 90 minuti dovrebbe poi garantire che anche gli spettatori indifferenti agli aspetti più impegnati e riflessivi lo trovino ugualmente soddisfacente.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a felicity »
[ - ] lascia un commento a felicity »
|
|
d'accordo? |
|
dandy
|
lunedì 15 febbraio 2021
|
"e'' ovvio."
|
|
|
|
Il regista esordisce con un film indubbiamente affascinante,sia nell'idea di base che nella gestione dello svolgimento.Straordinario dal punto di vista visivo,ed efficace nell'ennesima rappresentazione dell'umanità che tira fuori il peggio di se nelle situazioni estreme ma è ancora capace di qualche azione positiva(con puntuale finale speranzoso) con una messa in scena fredda e impassibile,tra momenti di crudezza e sprazzi di ironia macabra.Ma se gli echi di film precedenti come "The cube","Snow Piecer" o il successivo "The hunt" non pesano troppo,le allusioni politico-sociali sono più scontate(quelli che stanno di sopra contro quelli che stanno di sotto)e c'è qualche situazione forzata(il salvataggio in extremis del protagonista,le connotazioni cristologiche che assume col progredire della storia,il fatto che sia il primo a tentare la missione,la provenienza inspiegata della bambina e i sogni e le visioni dove parla con i compagni deceduti).
[+]
Il regista esordisce con un film indubbiamente affascinante,sia nell'idea di base che nella gestione dello svolgimento.Straordinario dal punto di vista visivo,ed efficace nell'ennesima rappresentazione dell'umanità che tira fuori il peggio di se nelle situazioni estreme ma è ancora capace di qualche azione positiva(con puntuale finale speranzoso) con una messa in scena fredda e impassibile,tra momenti di crudezza e sprazzi di ironia macabra.Ma se gli echi di film precedenti come "The cube","Snow Piecer" o il successivo "The hunt" non pesano troppo,le allusioni politico-sociali sono più scontate(quelli che stanno di sopra contro quelli che stanno di sotto)e c'è qualche situazione forzata(il salvataggio in extremis del protagonista,le connotazioni cristologiche che assume col progredire della storia,il fatto che sia il primo a tentare la missione,la provenienza inspiegata della bambina e i sogni e le visioni dove parla con i compagni deceduti).Anche il finale sospeso può non risultare proprio azzeccato.Molto bravi gli attori.Distribuito da Netflix a inizio 2020 dopo la rassegna in diversi festival mondiali,ha suscitato grande eco mediatica perchè considerato da molti (esageratamente)come un'allegoria della reclusione forzata dovuta all'attuale pandemia del Covid-19.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dandy »
[ - ] lascia un commento a dandy »
|
|
d'accordo? |
|
gattoquatto
|
venerdì 24 febbraio 2023
|
eccessivo e inconcludente.
|
|
|
|
Inizialmente coinvolgente per l'idea di base e per l'ambientazione, pian piano il film si trasforma in un pulp movie angosciante e claustrofobico. La violenza prende il sopravvento su qualsiasi approfondimento sociale, umano, culturale. Resta un lavoro ben confezionato ma nel complesso grossolano e inconcludente.
|
|
[+] lascia un commento a gattoquatto »
[ - ] lascia un commento a gattoquatto »
|
|
d'accordo? |
|
|