Guardando, faticosamente, Robert the Bruce mi sono tornati in mente quei filosofi che si scervellavano sul rapporto tra cosa e percezione della stessa, ponendosi domande del tipo ”se chiudo gli occhi o spengo la luce, chi mi assicura che le cose intorno a me esistono ancora?” “se esco da una stanza come faccio a sapere che quello che mi lascio dietro continua ad esserci”
Questo film sembra voler rispondere ad interrogativi del tipo “cosa fa un Re quando non è Re?” “come passano il tempo i guerrieri tra una battaglia e l’altra?” insomma i cosiddetti tempi morti, quelli che solitamente si tagliano.
Invece questo film raccoglie oltre due ore di tempi morti e ce li propina in un polpettone francamente indigesto.