giovanni tucci
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lunedì 12 settembre 2022
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un esperimento mal riuscito, ma interessante
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Il film-documentario è abbastanza noioso, come affermano le due o tre persone che l'hanno visto che conosco (che percentualmente sono un numero davvero elevato vista lo scarsissimo botteghino in Italia). Mi attento però a sottolineare che la noia non era facilmente evitabile. Se ho ben capito attori e protagonisti sono praticamente tutti persone che interpretano se stessi. E persone spesso in lotta acerrima tra loro, oppure in cerca di giustificazioni o prestigio. Inevitabilmente il regista è stato costretto a esporre, per filo e per segno, le tesi di ognuno, circostanza che inevitabilmente nuoce sul ritmo delle scene e talora ci trascina in dibattiti miseri e di scarso interesse.
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Il film-documentario è abbastanza noioso, come affermano le due o tre persone che l'hanno visto che conosco (che percentualmente sono un numero davvero elevato vista lo scarsissimo botteghino in Italia). Mi attento però a sottolineare che la noia non era facilmente evitabile. Se ho ben capito attori e protagonisti sono praticamente tutti persone che interpretano se stessi. E persone spesso in lotta acerrima tra loro, oppure in cerca di giustificazioni o prestigio. Inevitabilmente il regista è stato costretto a esporre, per filo e per segno, le tesi di ognuno, circostanza che inevitabilmente nuoce sul ritmo delle scene e talora ci trascina in dibattiti miseri e di scarso interesse. Ad aggiungere noia, e anche un bel po' di fastidio, è il fatto che rappresenti da una parte il mondo di facoltosissimi collezionisti che appaioni più interessati alla proprietà di un Rembrandt (il mio Rembrandt) che a Rembrandt stesso, e dall'altra il mondo dei burocrati dell'arte dei grandi musei e dei critici d'arte che, tutto sommato, non ci fanno una migliore figura. Il risultato è che si parla moltissimo di soldi e di prestigio e praticamente nulla di Rembrandt. Unica eccezione il Duca di Buccleuch, proprietario peraltro del più bel dipinto di Rembrandt di cui parla il film, che è l'unico che sappia trovare parole centrate e commoventi per descrivere l'opera dell'artista. Del resto il suo scopo non è vendere o comprare, ma solo inserire la sua Old Woman in modo appropriato nell'arredamento della sua casa. Dio lo benedica. Quindi lode comunque al regista che ha saputo trarre ogni tanto da questo guazzabuglio qualcosa di più che accettabile. Il tempo ci darà poi un giudizio (io non sono in grado) su Ernst van de Wetering, tra i protagonisti del film, curatore del Corpus Rembrandt, il progetto il cui scopo è stato per decenni dire se un quadro era o non attribuibile al maestro, che restato solo negli ultimi anni a capo dell'iimpresa, ha improvvisamente ampliato di decine e decine di quadri, un tempo rifiutati, l'attribuzione al maestro. Se ha avuto ragione, significa che siamo più ricchi di capolavori del grande maestro. Se è stato invece condizionato dagli interessi un po' stomachevoli di cui si parla molto nel film, il Signore lo perdoni.
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mercoledì 15 giugno 2022
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programmazione errata del film
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Siamo andati al gaudium per vedere il film dichiarato sul vostro sito ed il cinema era chiuso. Complimenti!!!!!!
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no_data
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mercoledì 8 giugno 2022
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se non conosci le lingue, stai a casa
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Ho assistito a "Il mio Rembrandt" all'Arcobaleno Filmcenter di Milano. Il titoto è in italiano e il trailer sottotitolato, ma il film (parlato in inglese, francese e olandese) è senza sottotitoli. Passi per l'inglese e il francese, ma pretendere che lo spettatore conosca pure l'olandese mi sembra un filino troppo. Dieci euro buttati. Poco da meravigliarsi che in sala fossi il solo spettatore.
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maramaldo
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mercoledì 8 giugno 2022
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a ciascuno il suo, di rembrandt
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Quel giovanotto con frangetta e bavarola in pizzo di oltre un mq, lasciatelo ai tipi eccentrici che circolano nel film. Una storia, penso, vera in quanto confusetta e piuttosto squalliduccia, milione più milione meno. Non è questo il Rembrandt che vi serve, che v'inquieta, che vi attrae. Non proprio per motivi virtuosi. In fondo, indecifrabile tant'è che fior di critici hanno preferito ignorarlo.
Mi sono informato, ha subito inflenze di seconda o terza mano ma non uscì mai dai Paesi Bassi. Sospetto, addirittura, che abbia messo di rado il naso fuori di casa dove se ne stava rintanato a pittar fitto, a scattini, nervosetto, lo dice il film. Che deduco da questo isolamento? Non sa, non ricorda, non l'ha mai guardato com'è fatto il cielo.
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Quel giovanotto con frangetta e bavarola in pizzo di oltre un mq, lasciatelo ai tipi eccentrici che circolano nel film. Una storia, penso, vera in quanto confusetta e piuttosto squalliduccia, milione più milione meno. Non è questo il Rembrandt che vi serve, che v'inquieta, che vi attrae. Non proprio per motivi virtuosi. In fondo, indecifrabile tant'è che fior di critici hanno preferito ignorarlo.
Mi sono informato, ha subito inflenze di seconda o terza mano ma non uscì mai dai Paesi Bassi. Sospetto, addirittura, che abbia messo di rado il naso fuori di casa dove se ne stava rintanato a pittar fitto, a scattini, nervosetto, lo dice il film. Che deduco da questo isolamento? Non sa, non ricorda, non l'ha mai guardato com'è fatto il cielo. Costretto dalle composizioni in "esterni", si fa per dire, impiastriccia sul fondale un miscuglio indistinto, lui che si perde in minuzie nel fare trine, perline, rughe. Le rughe, certo, raccontano ma con lui si rivelano invasive, parlano troppo.
Si adombrano aspetti della sua personalità non encomiabili. Si può capire, non ha mai ritratto e, quindi, frequentato donne belle. Così ci si rovina il carattere. Non stupitevi che l'abbiano trovato bilioso, attaccabrighe, braccino corto. Non solo, uno che all'occorrenza avrebbe sgozzato il figlio (l'insinua sempre il film, senza parere). Si contentò, per fortuna del ragazzo, di ritrarlo una dozzina di volte, in ultimo travestendolo da San Francesco.
Protestante all'antica, predisposto al sermone con richiami alle Scritture, gli venne in mente di montare una rappresentazione della débauche del Figliol Prodigo. In economia, tra le pareti domestiche, senza ricorrerre a professioniste anzi chiedendo alla moglie di prestarsi a fare la femmina del peccato. Dateci un'occhiata, rimarrete perplessi.
Affrontiamo la questione cruciale, i ritratti e gli autoritratti cadenzati maniacalmente nel tempo. Commentando il film su Raffaello me n'ero ricordato ravvisando veridicità, espressività, suggestione di comunicativa in figure come Baldassarre Castiglione, Leone X, e soprattutto Giulio II, il volto devastato, le dita inanellate rattrappite, gli occhi bassi di chi medita colpevole sulla fine. Sgarbi, invece, nel suo splendido "Raffaello", coinvolge grandi e grandissimi (Tiziano) ma non fa una menzione, dicesi una, dell'immenso Olandese. Ci saranno spiegazioni, non battibecco con il brillante e temerario polemista al quale, peraltro, voglio pure bene.
Pensandoci, forse ha ragione, i due sommi stanno agli antipodi.
L'Urbinate, una creatura solare, viaggiò per uomini oltre che per borghi, città e contrade. Guardò molti cieli. In Italia questo ti capita.
Rembrandt non fece che rimirarsi allo specchio. Certo, più accessibile. Può servirvi scrutarvi dentro anche se lo spettacolo non è mai edificante o, comunque, attraente. Può anche deprimere ed è per questo che sconsiglio di tenere un Rembrandt in camera. Per addormentarmi contento io ho altre idee. Fossi ricco mi accorderei col Museo del Prado per un leasing: sei mesi la Maja Vestida, sei mesi la Maja Desnuda.
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