Marghe e Giulia - Crescere in diretta

Un film di Francesca Sironi, Alberto Gottardo. Titolo originale Marghe e Giulia, crescere in diretta. Documentario, durata 64 min. - Italia 2019. MYMONETRO Marghe e Giulia - Crescere in diretta * * * - - valutazione media: 3,13 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Piccole donne crescono su YouTube

di Lorenzo Marone Il Venerdì di Repubblica

Lo ammetto, ero partito prevenuto di fronte alla storia di Marghe e Giulia. Ero partito prevenuto, e con questo stato emotivo mi sono piazzato davanti al computer per guardare in anteprima il documentario loro dedicato, una sequenza di immagini che si accavallano, aneddoti che si sovrappongono e mostrano allo spettatore il grigio di un giorno normale, di un centro commerciale di provincia. Alla fine giungi alla conclusione senza rendertene conto, e ti sembra di essere entrato anche tu nella famiglia di Marghe e Giulia (9 e 12 anni), ti sembra di essere con loro in quei luoghi che un napoletano non può non riconoscere, un territorio anonimo che non offre grandi alternative e riferimenti culturali. "Marghe, la più grande, faceva teatro" esordisce il padre Luigi, "ma a Giugliano non ci sono scuole importanti in tal senso, per cui adesso studia canto". Marghe Giulia Kawaii è seguito online da più di trecentomila persone, un esercito di utenti che guarda ogni giorno rapito la loro storia, che si sintonizza a ogni ora per "spiare" la vita di una normale famiglia come tante. I video su YouTube (girati dal padre Luigi) nei quali le bambine aprono giocattoli, raccontano la loro giornata, fanno scherzi, organizzano sfide, assaggiano dolci, sono stati visti milioni di volte, e la loro celebrità è ormai tale che per strada le coetanee le fermano per un selfie e un abbraccio. Durante le dirette sono contattate da ragazzine di tutta Italia, ognuna con la sua domanda da porre, ognuna con la voglia di entrare a far parte di questo mondo onirico e per certi versi fiabesco (anche se la nudità delle immagini ci parla di vita vera), o forse solo con il desiderio di incontrare un'amica con la quale sentirsi in sintonia, seppure dall'altra parte dello schermo.
Venute su a pane e video
Dietro il successo delle bambine c'è l'impegno del padre, che ogni sera, tornato dal lavoro, si occupa di registrare video, curare il canale, la pagina Facebook, realizzare contenuti nuovi, anche perché il pubblico non si accontenta e chiede sempre maggiore impegno, più diversificazione, intrattenimento, più professionalità. Luigi mi racconta: "È nato tutto per gioco, circa tre anni fa, perché sono appassionato di digitale, e inizialmente volevo condividere con i parenti i momenti più belli delle bambine". Inizia come un gioco, quindi, poi "un giorno caricammo un video nel quale Marghe e Giulia scartocciavano le caramelle "Riskia il gusto" - che, per chi non lo sapesse, hanno fatto impazzire il mondo degli adolescenti perché, come in una sorta di roulette russa, finché non assaggi non sai se ti sei messo in bocca una caramella al sapore di fragola o una al sapore di ascella (testuale) - "e tutto cambiò, avemmo migliaia di visualizzazioni in poche ore". Il successo di Giulia e Marghe, e di tutti i bambini che crescono a pane e YouTube, è rappresentato, se vogliamo, proprio dal loro raccontare con entusiasmo la "noiosa" normalità di tutti noi, la capacità di dare un'identità alla normalità, lasciando allo spettatore una sensazione consolatoria dell'esistenza. E non è poco. C'è una famiglia che sembra unita, innanzitutto, e anche questo non mi sembra poco, due figlie che si muovono felici e a loro agio nel proprio habitat, un padre sempre presente, una madre amorevole e allegra. Viene voglia di far parte di questo nucleo, allora, voglia di averla una famiglia così unita, per i tanti che non ce l'hanno, voglia di credere che al di fuori dell'obiettivo sia sempre e solo così, che nel mondo di Marghe e Gulia non esistano contrasti, che tutto sia come nei video, sempre una nuova sorpresa da scartocciare. Voglia di credere che le sorelle resteranno piccole. Ma, ahimè, questo non è possibile, lo sappiamo bene; sappiamo che non tutto è un gioco, e c'è da proteggere la crescita di due bambine. "Passo la maggior parte del tempo a filtrare i messaggi che arrivano, perché c'è sempre il cattivo di turno, l'invidioso. E anche nella vita reale, mi preoccupo di non lasciarle troppo sole, le guardo da lontano, le affido all'amico di turno, aspetto fuori al pub, faccio attenzione. Ciò che più mi dispiace" continua Luigi "è che Marghe e Giulia abbiano perso delle amicizie per questo, che siano nate incomprensioni, anche se è tutto ripagato dall'affetto che le circonda ogni giorno". Ed è così, gli spettatori si commuovono davanti ai video, c'è grande condivisione, affetto, per le loro storie. "L'altro giorno abbiamo impiegato tre quarti d'ora solo per entrare in un centro commerciale" precisa Luigi, il quale dice di non avere rimpianti, di non essersi pentito: "Io sono felice se le mie figlie sono felici, cerco di andare incontro ai loro sogni, ciononostante spiego che questa è un'enorme bolla di sapone che può scoppiare da un momento all'altro, e che il futuro potrebbe essere sì YouTube, ma innanzitutto viene lo studio. Marghe si iscriverà al liceo scientifico... d'altronde a scuola va benissimo, tutti dieci", aggiunge con orgoglio. Gli chiedo se non abbia riscontrato cambiamenti nelle figlie, se la popolarità non abbia prodotto scombussolamenti, e mi risponde che "al di fuori del web le ragazze hanno una vita normale, giocano e studiano, come tutte, e che anzi questa vicenda ha creato fra loro una maggiore unione".
E quando calerà il buio?
È quello che traspare guardando il documentario: Marghe e Giulia sembrano trascorrere un'infanzia serena, ed è importante, certo, ma mi chiedo se basterà quando la bolla di sapone scoppierà. Avranno la forza di accettarlo e di intraprendere semmai un nuovo cammino? Mi chiedo soprattutto quanto starà incidendo, in una fase cruciale della loro vita, l'imparare a modellarsi sugli altri, l'abituarsi a pensare che il giudizio che questi si fanno su di noi possa essere modificato o incanalato grazie a un semplice sorriso in più alla telecamera. Perciò il ruolo dei genitori diventa improbo ma fondamentale, perché in una società dove chi ha più seguaci è sempre più potente, occorre una guida che mostri ai ragazzi la strada, che li convinca che alla fine vince l'autenticità, che un sorriso forzato sul breve conquista pure un like, ma nel lungo periodo ti lascia il vuoto dentro e attorno. Non si tratta di assecondare i desideri dei nostri figli o di ostacolarli, che tanto su YouTube ci vanno lo stesso, come noi andavamo sul motorino di nascosto, si tratta di fare loro da scudo, di tenere il timone dritto nella tempesta, consapevoli che il mondo sta cambiando, ed è quasi inutile resistergli. "Dal punto di vista economico non è cambiato granché. Sì, certo, ho potuto regalare loro il telefonino, anche se non gli permetto di usarlo per troppe ore, ma facciamo più o meno la vita di sempre. Non so come si siano arricchiti gli altri, forse sfruttano canali diversi" ammette papà Luigi. E già, perché nel 2018 la rivista Forbes ha inserito Ryan fra le personalità più pagate del web, un bambino di sei anni che guadagna 22 milioni di dollari all'anno grazie ai suoi video in compagnia della mamma nei quali spacchetta giocattoli di ogni tipo. Molti ragazzi sognano di diventare youtuber, ma non è tutto oro quello che luccica.
Social vs realtà Ogni minuto sul web vengono caricate 400 ore di registrazioni, le nostre storie sono lì, le vite dei nostri figli sono eternamente in condivisione, i ricordi e le emozioni fanno parte di uno sterminato iCloud, un archivio online a disposizione di chiunque. Tutto quello che siamo o che saremo lo si stabilisce nei primi anni di vita, è una teoria acclarata dalla psicologia, perciò se trascorriamo il periodo della nostra formazione davanti a una telecamera, saremo poi in grado di distaccarci da essa un domani? Cosa diventeranno questi ragazzi da adulti? Saranno capaci di distinguere tra performance e realtà, come si chiedeva anche il New York Times? Accetteranno che la vita, al contrario dei social, non si accontenta di un sorriso in più per metterti un like? E, soprattutto, ce la faranno ad affrontare la noia di un'esistenza a telecamere spente? Perché le telecamere si spegneranno, questa è l'unica certezza, si spengono per tutti. L'articolo del quotidiano termina con una domanda: "Se poteste assicurare il futuro economico di vostro figlio semplicemente lasciandolo giocare di fronte a una telecamera, non lo fareste?". Mi chiedo se sia più giusto preoccuparsi di assicurare ai nostri figli una sicurezza economica o piuttosto aiutarli a renderli individui autonomi, liberi e stabili. Insegnargli insomma a stare al mondo. Con o senza followers.
da Il Venerdì, 12 luglio 2019
di Lorenzo Marone Sul Venerdì del 12 luglio 2019

di Lorenzo Marone,

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