dandy
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martedì 2 febbraio 2021
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superstizioni e inganni.
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Avati ritorna all'horror vecchio stile riprendendo buona parte dei temi che aveva affrontato nei film precedenti,dal protagonista incapace di sfuggire a un destino tragico ai lati oscuri della chiesa(cui aggiunge un discorso politico,con espliciti riferimenti alle strategie della DC negli anni'50 nei confronti dei crimini scomodi).Non mancano mestiere ed atmosfera(notevole la fotografia cupa),e il finale con rivelazione del vero "mostro" è crudele come da copione.Ma il tutto resta nei limiti di un b-movie televisivo,senza guizzi particolari ne originalità nello svolgimento.E il protagonista a dispetto degli sforzi non riesce ad essere all'altezza degli antieroi avatiani dei tempi andati Capolicchio(che intepreta Don Zanini) o Lavia.
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Avati ritorna all'horror vecchio stile riprendendo buona parte dei temi che aveva affrontato nei film precedenti,dal protagonista incapace di sfuggire a un destino tragico ai lati oscuri della chiesa(cui aggiunge un discorso politico,con espliciti riferimenti alle strategie della DC negli anni'50 nei confronti dei crimini scomodi).Non mancano mestiere ed atmosfera(notevole la fotografia cupa),e il finale con rivelazione del vero "mostro" è crudele come da copione.Ma il tutto resta nei limiti di un b-movie televisivo,senza guizzi particolari ne originalità nello svolgimento.E il protagonista a dispetto degli sforzi non riesce ad essere all'altezza degli antieroi avatiani dei tempi andati Capolicchio(che intepreta Don Zanini) o Lavia.Cavina e Haber sono Gino il sagrestano e padre Amedeo.Il regista sceneggia col figlio Tommaso e il fratllo Antonio,a partire dal suo romanzo omonimo.Effetti speciali di Sergio Stivaletti e montaggio di Ivan Zuccon.
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noia1
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martedì 19 maggio 2020
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pupi avati porta avanti le sue idee, perverso.
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Un giovane funzionario si dirige in un piccolo paese per indagare sulla morte di un ragazzino per mano del coetaneo, tra strane scoperte ed incoerenti analessi la vicenda sfocerà nel sovrannaturale.
Pupi Avati ci ha abituati al suo cinema altalenante, spesso imperfetto, un cinema che però ha saputo affermarsi rendendolo a tutt’oggi una delle autorità italiane in quest’ambito, a me personalmente piace quando si lascia andare a queste discese personalissime in quella provincia padana a quanto pare sede di orrori patologici ed ineluttabili, orrori sottopelle che fanno parte di quelle comunità come un braccio o un occhio fanno parte del corpo umano.
Questo è il film di un autore, un vero e proprio autore che quando è lasciato libero di esprimersi narra sempre quella storia eccetto che per un misero dieci per cento, fondamentale per espletare l’avanzamento del pensiero rispetto alle opere precedenti (un po’ come Tarantino, Bergman, Wan, Rodriguez, Fellini). Lo stile è riconoscibile, c’è un concetto qui ulteriormente approfondito rispetto ad altri suoi prodotti come Zeder, L’arcano incantatore, La casa dalle finestre che ridono; e la storia è la limatura, la rivisitazione, proprio di quelle opere che forse più delle sue tante commedie faranno parlare di lui le prossime generazioni.
Pellicola da non dormirci la notte, al di là della tremenda scena iniziale è proprio quel senso di perverso a restarti addosso, visi inquadrati quasi fossero quelli di veri e propri demoni si mescolano alle storie dei paesani, le turbe di ragazzini alle porte dell’adolescenza vengono immerse in atmosfere esasperate, quasi fossimo caduti in un gigantesco manicomio.
Vari tipi di male si susseguono, dal demonio nascosto nella provincia quasi come una disgrazia, all’omertà di una comunità che protegge una verità dolorosa, antintuitiva; un film difettoso non più di altri in realtà ma sofferente piuttosto della mancanza di mezzi, malgrado tutto comunque devastante e coinvolgente.
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sweetsuicide
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venerdì 3 aprile 2020
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che spreco
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Un film con un'ambientazione affascinante, una storia stimolante, devastato dal pressappochismo della produzione ficscion RAI con una color correction da mal di testa e la solita recitazione biascicata in pseudo presa diretta che non è degna di un personaggio come Avati
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stefano67
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venerdì 3 aprile 2020
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originale ma...
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Il film sarebbe un cocktail perfetto per un "cliente" come me. Mettiamo nel "bicchiere" uno dei registi che più amo - Pupi Avati, le ambientazioni padano/contadine magnifiche che pochi come lui sanno descrivere e una passione decennale per gli Horror..... Eppure dopo averlo degustato percepisco che manchi qualcosa.... Le recensioni lette mi sembrano sopravvalutare questa opera, certamente non banale ma anche lontana dal capolavoro. Decisamente originale (elemento non da poco in questo genere) ma debole e poco convincente in alcuni passaggi....
Comunque Pupi for ever!
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elgatoloco
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venerdì 20 marzo 2020
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un altro"horror"del maestro avati
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Senz'altro l'ultimo rimasto dei Maestri italiani di cinema, Pupi Avati ha realizzato questo"Il Signor Diavolo"(2019, scritto con il fratello Antonio e il figlio Tommaso, ma il cui soggetto è totalmente suo,in quanto è il plot del suo romanzo dal titolo omonimo del 2016, da cui il film è tratto. Un film di tutto rispetto, che da un lato si riallaccia ai suoi horror"d'antan"(anni 1970), come"La casa delle finestre che ridono"(1976)e"Tutti defunti...tranne i morti"(non mi esprimo nè sui film precedenti, che non ho visto per motivi anagrafici, né su"Il nascondiglio", che comunque non ho visto , anchee perché proposto ben raramente, a quanto mi risulta).
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Senz'altro l'ultimo rimasto dei Maestri italiani di cinema, Pupi Avati ha realizzato questo"Il Signor Diavolo"(2019, scritto con il fratello Antonio e il figlio Tommaso, ma il cui soggetto è totalmente suo,in quanto è il plot del suo romanzo dal titolo omonimo del 2016, da cui il film è tratto. Un film di tutto rispetto, che da un lato si riallaccia ai suoi horror"d'antan"(anni 1970), come"La casa delle finestre che ridono"(1976)e"Tutti defunti...tranne i morti"(non mi esprimo nè sui film precedenti, che non ho visto per motivi anagrafici, né su"Il nascondiglio", che comunque non ho visto , anchee perché proposto ben raramente, a quanto mi risulta). Qui, tra l'atlernanza di campi lunghi e primi piani, tra esterni e interni, con soluzioni fotografiche particolarissime, sequenze sbieche e dall'alto, il clima culturale di un paesino veneto dei primi anni 1950 viene messo a fuoco tramite una vicenda particolare: l'uccisione di uno scolaro deforme(che il clericalismo bigotto del paese identifica tout court, appunto, con il"signor diavolo")da parte di un suo compagno di classe, che a sua volta vendica un altro compagno e grande amico, rimasto vittima di uno scherzo blasfemo del"mostro", che tra l'altro è rampollo di una famiglia novile veneziana. Parallela, anzi no, tangente(ma parallela, poi, nel finale, per una circostanza che non si può ovviamente svelare)la vicenda del giovane magistrato inviato da Roma per riequilibrare le cose, che sembrano pendere a favore di un partito avverso alla DC, partitto di riferimento del luoogo e dell'allote presidente del Consiglio(De Gasperi), che però rimane vittima, vista anche la sua proverbaile timidezza, di circostanze che gli ricordano le infantili reprressioni da parte del padre, orami"vegetale"ricoverato da anni in un ospedale romano. Come oramai da tempo, Avati rinuncia alla coloritura dialettale(l'unico psedo.veneto è quello usato da Chiara Caselli, nella parte della madre del"diavolo"), lavora con gli amici.collaboratori di sempre(Gianni Cavina, Alessandro Haber, Andrea Roncato, Lino Capolicchi, la stessa Caselli e altri/e), oltre che con Gabriel Lo Giudice, che è il giovane magistrato e con il ragazzino Filippo Franchini, che è l'"assassino". Stupendo anche nel finale con un coup de thea^tre non da poco). , pur trattando anche il tema socio-politico delle contese famose in Italia nell'immediato dopoguerra(elezioni del 1948, slogan DC pare inventato, però, da Zuanìn Guareschi, che"democristiano"non era per nullla, ma voleva argianre il"comunismo"del PCI, "Nel silenzio dell'una Dio ti vede, Stalin no"), , Avati non prende direttamente posizione, preferendo narrare e mosrrare- e non è posizione pilatesca(né ce lo saremmo aspettati dal bravissimo coordinatore di Tele 2000 di qualche anno fa)ma una prova di grande onestà e correttezza professionale. El Gato
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onufrio
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lunedì 2 marzo 2020
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ritorno alle origini
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Il ritorno di Pupi Avati al genere thriller/horror è ampiamente positivo. Ambientato a Lio Piccolo, un paesino nella Venezia degli anni '50, si indaga su di uno strano omicidio commesso dal giovane Carlo ai danni di Emilio, un ragazzo complesso con varie problematiche ed un aspetto fisico disturbante. Le indagini di Furio Momentè porteranno a qualcosa di oscuro; il "Signor Diavolo" si aggira fra le fitte nebbie del paesino, e la verità che emergerà fuori sarà spiazzante, con un finale davvero intrigante.
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toty bottalla
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mercoledì 12 febbraio 2020
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un horror d'autore!
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Un horror in stile Avati che tanti di noi preferiscono: "La Casa Dalle Finestre Che Ridono", " Zeder" E "L'arcano Incantatore".
La trama un po' troppo ingarbugliata e i dialoghi spesso bisbigliati e a tratti inafferrabili rendono il film un po' pesante, l'ambientazione datata è necessaria alla storia che, raccontata ai nostri tempi non verrebbe nemmeno ascoltata tanto è l'orrore quotidiano, suggestive le locations che sembrano raccontare da sole il mistero e l'ambiguità della storia stessa con un finale mica tanto a sorpresa.
Il Signor Diavolo comunque è uno di quei film che richiamano una seconda visione per recuperare qualcosa sfuggita al primo impatto.
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Un horror in stile Avati che tanti di noi preferiscono: "La Casa Dalle Finestre Che Ridono", " Zeder" E "L'arcano Incantatore".
La trama un po' troppo ingarbugliata e i dialoghi spesso bisbigliati e a tratti inafferrabili rendono il film un po' pesante, l'ambientazione datata è necessaria alla storia che, raccontata ai nostri tempi non verrebbe nemmeno ascoltata tanto è l'orrore quotidiano, suggestive le locations che sembrano raccontare da sole il mistero e l'ambiguità della storia stessa con un finale mica tanto a sorpresa.
Il Signor Diavolo comunque è uno di quei film che richiamano una seconda visione per recuperare qualcosa sfuggita al primo impatto. Saluti.
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lunedì 13 gennaio 2020
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orrore!
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Intreccio inconsistente, poca tensione e una storia senza nessuna presa sugli spettatori. Tutto il contrario di Zeder e La casa dalle finestre che ridono: possibile che il regista sia lo stesso? La scena del morto accanto all’automobile ha un che di metafisico, ma nel senso che la dinamica dell’assassinio è del tutto incomprensibile (un colpo di fucile silenzioso?). Il ritorno in vita del ragazzo in forma di fantasma lascia piuttosto indifferenti, e gli ectoplasmi che fanno davvero paura sono i tanti personaggi evanescenti e poco delineati. La cosa davvero orrorifica, a pensarci bene, è la voce straordinariamente monotona del protagonista.
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doni64
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mercoledì 11 dicembre 2019
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film appena mediocre
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Sembra piu' un videoclip che un film...pessima la recitazione.la.trama ...molto lento...a mio parere molte persone avranno senz' altro abbandonato la sala ...noiosita'..incredulita' che il film possa essere stato diretto da Pupi Avati...voto 3
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lizzy
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domenica 8 dicembre 2019
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il signor pupi
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Bello.
Non certo un "horror" tipico con scene che terrorizzano la platea di quando in quando, ma più che altro lo inserirei in una categoria dal nome "Disturbing Movie".
Veramente azzeccate fotografia ed inquadrature: il colore "gotico" e le riprese dei dettagli rendono l' idea della provincia povera e superstiziosa, dei personaggi miseri e abbandonati a se stessi.
Forse dialoghi e recitazione lasciano un poco a desiderare: a volte si ha come l' impressione che gli attori attendano un cenno di qualcuno o che siano ai primi vagiti della recitazione, ma tutto sommato niente di irreparabile.
Se non fosse per queste sbavature saremmo davanti ad un capolavoro.
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Bello.
Non certo un "horror" tipico con scene che terrorizzano la platea di quando in quando, ma più che altro lo inserirei in una categoria dal nome "Disturbing Movie".
Veramente azzeccate fotografia ed inquadrature: il colore "gotico" e le riprese dei dettagli rendono l' idea della provincia povera e superstiziosa, dei personaggi miseri e abbandonati a se stessi.
Forse dialoghi e recitazione lasciano un poco a desiderare: a volte si ha come l' impressione che gli attori attendano un cenno di qualcuno o che siano ai primi vagiti della recitazione, ma tutto sommato niente di irreparabile.
Se non fosse per queste sbavature saremmo davanti ad un capolavoro.
Anche la storia, tutto sommato, è abbastanza originale.
Certo che il protagonista la sua sorte se la è andata a cercare, buttandocisi dentro "con tutte le scarpe" (sarebbe il caso di dire!).
Un grande Avati come non si vedeva da tempo.
Il "Signor Pupi" ci ha abituati a pellicole ottime e filmettini anonimi, ma in questi suoi alti e bassi non ha mai perso occasione per, comunque, tenere alta l'attenzione verso i suoi lavori.
Beh: questo è uno dei suoi "alti".
Checchè qualcuno ne possa dire...
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[+] film mediocre
(di doni64)
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[+] critica azzeccata
(di melies)
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