Il mio nome è Clitoride

Un film di Lisa Billuart-Monet, Daphné Leblond. Titolo originale Mon nom est clitoris. Documentario, durata 80 min. - Belgio 2019. - Wanted
   
   
   

Il mio nome è clitoride il documentario sulla Rivoluzione sessuale delle giovani generazioni

di Manuela Caserta L'Espresso

Quando Anaïs Nin nel 1977 pubblicò Il delta di Venere, la Rivoluzione o Liberazione sessuale era cominciata solo da un decennio, e i racconti contenuti nella raccolta erano datati 1940. Quanta strada sia stata compiuta dal '68 a oggi sul tema della liberazione sessuale è inutile domandarselo: ben poca nei fatti. L' 8 Marzo, in occasione della festa delle donne, sarà on-demand il documentario Il mio nome è clitoride - Mon nom est clitoris nel titolo originale - realizzato dalle registe francesi Lisa Billuart- Monet e Daphné Leblond. Nel documentario le autrici, attraverso una serie di interviste rivolte a un gruppo di ragazze di età compresa tra i 20 e i 25 anni, esplorano il grado di consapevolezza sul corpo e sul piacere, di giovani donne di diversa estrazione culturale che potremmo definire Native Digitali. Dalle interviste, emerge chiaramente ancora un velo di pudore e imbarazzo nel parlare del proprio piacere, ma è un pudore che non ha nulla a che fare con l'intimità, ha a che fare piuttosto con un falso senso della morale percepito nella società, che ancora surrettiziamente incombe. Il mio nome e clitoride 1Quante di noi pensando alla propria esperienza scolastica, ricordano una lezione di Scienze o Biologia, durante la quale si sia parlato di organo genitale femminile come organo di piacere oltre che di riproduzione? La lezione più erotica che ricordi sull'amore e il sesso fu quando, in quarto ginnasio, la mia prof. di latino e greco spiegandoci l'Eneide, cominciò a narrarci l'incontro in una grotta tra Enea e Didone, spalancando nella nostra mente un immaginario ricco di omissis. Eppure dai Dialoghi della Vagina in poi sembrava ci fossimo riprese sul terreno dell'emancipazione sessuale, pur essendo tacciate nel corso dei secoli, a vario titolo, per aver turbato e infine annichilito la virilità maschile con il nostro mutare in modelli di donna meno Beatrice venuta da ciel in terra a miracol mostrare e più Cleopatra o Orlando o Giovanna D'Arco. La tecnologia, inoltre, senza una vera evoluzione culturale non porta progresso, e gli algoritmi inseriti nei motori di ricerca non fanno che replicare schemi culturali del passato. Il mio nome è Clitoride mostra come le ragazze, rispetto ai ragazzi, abbiano molte più difficoltà a parlare della propria sessualità, ad accettare il proprio corpo, a conoscere il proprio piacere, esplorare l'autoerotismo e praticarlo come mezzo di conoscenza di sé stesse. In molte chiedono a Google le cose che dovrebbero chiedere ai propri genitori o ai docenti a scuola. Piacersi o meno è uno dei parametri che crea maggiore inibizione rispetto alla sessualità. E se si è adolescenti crescendo in un contesto geografico e culturale repressivo nei confronti delle donne, avere consapevolezza di come si raggiunge il piacere, o avere un orientamento sessuale diverso da quello generalmente accettato, è sicuramente difficile. Se consideriamo la sessualità come una delle maggiori espressioni dell'Io, sapere come e cosa ci piace non è importante solo a fini edonistici, perché tocca sfere più intime come la sicurezza, come la libertà, e la capacità di manifestare all'esterno la nostra volontà. Non è forse quello che hanno fatto per secoli gli uomini, ben consapevoli di sé stessi soprattutto sessualmente, fino al punto di imprimere questa carica in ogni manifestazione della vita sociale. Il sesso è ancora uno strumento di controllo sulle donne. E il piacere femminile è per molti ancora un mistero insondabile, soprattutto perché il clitoride (come anche l'orgasmo), questo sconosciuto, è sensibilmente diverso in ogni donna. Il mio nome è clitoride, è un lungo e intimo dialogo sulla sessualità, svolto tra ragazze di una generazione che rappresenta il futuro e vuole superare stereotipi e bigottismi, e che va oltre le definizioni di genere con estrema naturalezza. E vorrebbe non avvertire più l'imbarazzo di parlare del piacere femminile senza sfiorare sgradevoli etichette.
da L'Espresso , 8 marzo 2021


di Manuela Caserta, 8 marzo 2021

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