mario
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venerdì 26 ottobre 2018
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un messaggio potente, una storia di coraggio e speranza anche dove tutto sembra perduto
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Ormai è una piacevole abituè vedere come Edoardo De Angelis affronti temi sempre attuali, scomodi, radicati nelle subculture locali e li racconti senza la voglia di spettacolarizzare con gli effetti speciali con cui sempre più spesso ci stiamo abituando a guardare certe storie "di strada", bensì lo fa con la consapevolezza di chi ha vissuto e vive, ama ed odia i luoghi e le persone che racconta. Un punto di vista che alla fine dei conti non crea vincitori nè vinti, non genera risposte, non risolve, ma racconta in maniera cruda e stimola sempre la riflessione in chi guarda. E così anche Il vizio della speranza, che ho avuto il piacere di guardare in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, mi ha lasciato lacrime e sorrisi nel racconto di una storia del sud italia a mio avviso finalmente positiva, di speranza, di (ri)nascita fisica e metaforica.
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Ormai è una piacevole abituè vedere come Edoardo De Angelis affronti temi sempre attuali, scomodi, radicati nelle subculture locali e li racconti senza la voglia di spettacolarizzare con gli effetti speciali con cui sempre più spesso ci stiamo abituando a guardare certe storie "di strada", bensì lo fa con la consapevolezza di chi ha vissuto e vive, ama ed odia i luoghi e le persone che racconta. Un punto di vista che alla fine dei conti non crea vincitori nè vinti, non genera risposte, non risolve, ma racconta in maniera cruda e stimola sempre la riflessione in chi guarda. E così anche Il vizio della speranza, che ho avuto il piacere di guardare in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, mi ha lasciato lacrime e sorrisi nel racconto di una storia del sud italia a mio avviso finalmente positiva, di speranza, di (ri)nascita fisica e metaforica. E' la storia di Maria, interpratata dall'attrice napoletana Pina Turco che affascina per espressività e la disarmante naturalezza con cui interpreta la forza, il coraggio e la determinazione nel voler vivere una vita felice in un mondo dove apparentemente sembra regnare solo lo squallore, lo sfruttamento e l'abbandono. Ma sono anche tutte le figure della vita di Maria ad aggiungere potenza a questa storia, il cast l'ho trovato perfettamente centrato, da Marina Confalone spietatata venditrice di corpi a Cristina Donadio madre che sembra senza arte e parte ma che riserverà sorprese e Massimiliano Rossi che sembra aver vissuto una vita intera per supportare Maria nella realizzazione del suo progetto. Senza volervi rubare il gusto di scoprire da soli, restano da segnalare le musiche strepitose di Enzo Avitabile e la fotografia di Ferran Paredes Rubio sui quali le parole non servono e bastano per descriverne l'arte.
Un bellissimo lavoro, un film italiano che vale veramente la pena andare a vedere! Enjoy
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cinessai
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giovedì 25 ottobre 2018
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l'alba nuova
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"Nel film vince chi resiste e chi ha la pazienza di aspettare che qualcosa cambi."
Un'attesa che si dimostra fattiva. Un po' come un barlume che mostra la strada: dalla "retta via" del fiume scorgere la possibilità di deviare, di cambiare direzione per poter consapevolmente scegliere, in un luogo perso (ma vivo) nel tempo dell'obbedienza alla camorra, dell'essere traghettati indegnamente, dello sfruttamento dei corpi, della vendita al dettaglio di bambini. E quindi lottare per proteggere il proprio corpo: a tempo di tamburo simbolico, evocativo, ancestrale, a tempo di gravidanza. Combattere profeticamente per l'Amore, per la Vita nuova.
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"Nel film vince chi resiste e chi ha la pazienza di aspettare che qualcosa cambi."
Un'attesa che si dimostra fattiva. Un po' come un barlume che mostra la strada: dalla "retta via" del fiume scorgere la possibilità di deviare, di cambiare direzione per poter consapevolmente scegliere, in un luogo perso (ma vivo) nel tempo dell'obbedienza alla camorra, dell'essere traghettati indegnamente, dello sfruttamento dei corpi, della vendita al dettaglio di bambini. E quindi lottare per proteggere il proprio corpo: a tempo di tamburo simbolico, evocativo, ancestrale, a tempo di gravidanza. Combattere profeticamente per l'Amore, per la Vita nuova.
Perché lo si fa per la più alta forma di concepimento, la libertà.
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giovanni
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giovedì 25 ottobre 2018
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film enorme
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Ho pianto tutto il tempo e anche dopo la fine del film. Il giorno dopo mi sono svegliato e ho capito che si tratta di un film tremendamente ottimista. Perché ti fa vedere quanto può costare la conquista di una cosa semplice ed eterna dal valore inestimabile... Musiche meravigliose e fotografia livida, indimenticabile.
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marioorfei
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giovedì 25 ottobre 2018
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un racconto ancestrale
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Secondo me il vizio della speranza non parla tanto della nascita di un bambino in senso letterale quanto dell'idea che anche nell'esistenza più disperata possa accadere qualcosa che sovverte un ordine e da quel momento niente può più essere come prima. La regia di De Angelis è sempre più alta, Pina Turco misurata e potente. Bellissimo ritrovare la Donadio su toni dolci e la Confalone in stato di grazia.
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lorella
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giovedì 25 ottobre 2018
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il vizio di crederci nonostante tutto
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Un'ambientazione da inferno, una storia che scorre come il fiume. Pina Turco è una scoperta inaspettata e porta sulle sue spalle e sul suo volto sfregiato tutte le sofferenze del mondo. Sono giorni che l'ho visto e me lo sento ancora addosso.
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8e1/2
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domenica 21 ottobre 2018
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bellissime musiche su bellissime immagini, ma la sceneggiatura?
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Bellissime musiche (di Enzo Avitabile) su bellissime immagini (di Ferran Paredes Rubio, il direttore della fotografia), ambientate nei luoghi già intravisti in Indivisibili, ma la sceneggiatura? Trama confusa, e a tratti noiosa, che ricerca continuamente ed in maniera insistita il simbolismo. Ogni scena, ogni dialogo, a volte anche i gesti, tutto è una sottolineatura di una lettura del film in chiave metaforica. Il Vizio della speranza mira in alto, ma fallisce il colpo. Peccato.
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