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domenica 12 novembre 2017
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orribile propaganda contro la regina e il mondo cattolico e indiano, una vergogna
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Questo film è un orribile propaganda contro tutto quello che riguarda la casa reale inglese e i valori del mondo cattolico e indiano. Un'assurda valorizzazione sole ed esclusiva dei valori musulmani. Film lento e malfatto. Sconsiglio vivamente di vederlo e' una gran perdita di tempo
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maramaldo
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mercoledì 8 novembre 2017
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una favola bella
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Soggetto da opera buffa, tema di musical. Curiose coincidenze. Avete visto Il Palazzo del Vicerè: quattro inservienti indù, in candidi paludamenti, portano via dalla residenza britannica di Delhi come fosse un feretro un imponente busto marmoreo dell'ex-Imperatrice. L'espressione arcigna e disgustata del simbolo del potere che oppresse per trecento anni non è dissimile da quella con cui imperversa per tutto il film Judi Dench. Sempre a suo agio l'Oscar nei panni di donna letale, al potere, cui uno sprazzo di umanità non arriva tutti i giorni. Per me, gli occhietti di ghiaccio che rilasciano "licenza di uccidere" son sempre quelli di M, l'unica femmina al mondo capace di mettere in riga James Bond.
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Soggetto da opera buffa, tema di musical. Curiose coincidenze. Avete visto Il Palazzo del Vicerè: quattro inservienti indù, in candidi paludamenti, portano via dalla residenza britannica di Delhi come fosse un feretro un imponente busto marmoreo dell'ex-Imperatrice. L'espressione arcigna e disgustata del simbolo del potere che oppresse per trecento anni non è dissimile da quella con cui imperversa per tutto il film Judi Dench. Sempre a suo agio l'Oscar nei panni di donna letale, al potere, cui uno sprazzo di umanità non arriva tutti i giorni. Per me, gli occhietti di ghiaccio che rilasciano "licenza di uccidere" son sempre quelli di M, l'unica femmina al mondo capace di mettere in riga James Bond. Prevarica un po', come tutte le attrici di teatro ma Frears lascia fare.
Lui ha il suo personaggio, la creazione del suo immaginario, Abdul Fazal. Uno così, da noi, non si vedeva dai tempi di Sandokan. Ricordate Kabir Bedi? Circola ancora a Bollywood. E creatura di Bollywood è Alì Fazal. Vittoria commette l'imprudenza di guardarlo. La malia di quello sguardo vellutato la soggiogherà al punto che la Defensor Fidei si metterà a copiare le sure.
Simpatia di Frears solo per il devoto seduttore. Non ama nè ammira la propria gente. La dispotica vegliarda: doveva venire uno dall'Uttar Pradesh per aprirle la mente; e come è intrigata dai burka, lei, che mise la gonna alle gambe dei...pianoforti. Per Alberto nessun riguardo per il dramma che visse e che anche noi posteri possiamo capire; bilioso e meschino, appena si mette alla scrivania di Maman ossia quando finalmente siede sul trono di un impero su cui mai il sole tramontava, la prima cosa che fa è sbattere a casa sua un poveraccio indù che gli stava antipatico. Rigore storico nei personaggi, scenografie accurate e spettacolari, interpretazioni esemplari non nascondono un certo scherno. Anche per le figure minori: nella cameriera, portavoce tremebonda della servitù in agitazione, tramuta in spettro una tipica fisionomia inglese; non parliamo del dottore il cui stupore quando esamina Abdul non è proprio da clinico.
Old Britton, Frears sente il fascino dell'esotico, la nostalgia di terre di avventura e di mistero dove i suoi padri la fecero da padroni. Così, si sofferma sulla preziosa babbuccia che si posa sul predellino della carrozza prima di inquadrare chi ne discende. La tenera sposa, che viaggia con mamma, dietro una cortina tenebrosa cela lo splendore di un mega-piercing da Mille e una Notte.
Ci sono anche disinvolture. Improbabile che un buon fedele come Abdul si pieghi al feticismo di baciar pantofole. Ancor meno credibile che porti addosso un'effigie umana incastonata, per giunta, in un monile a forma di croce.
Altra coincidenza, incresciosa. Il film chiude con il nostro eroe, in Patria, in un vialetto di rose, ai piedi della statua della sua Regina; sullo sfondo, immerso nella nebbia, il profilo del Taj Mahal. Finale fiabesco. Rovinato dalle notizie che giungono in questi giorni (ottobre 2017) proprio da qielle parti. "L'inno all'amore eterno" non gode di buona stampa, non verrà fatto brillare come i Budda di Bamiyan ma è considerato "una macchia".
Un infortunio per Frears nel caso avesse voluto farci trovare in Abdul & Victoria una morale come in ogni favola che si rispetti.
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flyanto
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giovedì 2 novembre 2017
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un'impensabile amicizia
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"Vittoria e Abdul" è un film in cui si racconta la profonda 'amicizia, nonchè il reciproco e sincero rispetto, tra la Regina d'Inghilterra Vittoria (a suo tempo Imperatrice dell'India conquistata) ed un suo devoto servitore indiano di nome, appunto, Abdul. Una storia vera che il regista Stephen Frears ha portato sullo schermo in forma molto romanzata e, quasi, ideale, ma assai piacevole a guardarsi. Ciò che più preme a Frears, infatti, al di là della veridicità vera e propria è presentare soprattutto il carattere "bizzarro" di questa regina che, sfidando le convenzioni dell'epoca e, in particolare, del suo elevato rango sociale, la portò a notare e ad apprezzare le doti naturali, unite ad alla sua'indole molto affabile, dolce e soprattutto sincera, di un suo servitore indiano, sollevando, appunto, conseguenti disapprovazioni e lamentele, quando non tentativi di ostruzionismo vero e proprio, da parte dei suoi diretti collaboratori e dei suoi familiari stessi.
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"Vittoria e Abdul" è un film in cui si racconta la profonda 'amicizia, nonchè il reciproco e sincero rispetto, tra la Regina d'Inghilterra Vittoria (a suo tempo Imperatrice dell'India conquistata) ed un suo devoto servitore indiano di nome, appunto, Abdul. Una storia vera che il regista Stephen Frears ha portato sullo schermo in forma molto romanzata e, quasi, ideale, ma assai piacevole a guardarsi. Ciò che più preme a Frears, infatti, al di là della veridicità vera e propria è presentare soprattutto il carattere "bizzarro" di questa regina che, sfidando le convenzioni dell'epoca e, in particolare, del suo elevato rango sociale, la portò a notare e ad apprezzare le doti naturali, unite ad alla sua'indole molto affabile, dolce e soprattutto sincera, di un suo servitore indiano, sollevando, appunto, conseguenti disapprovazioni e lamentele, quando non tentativi di ostruzionismo vero e proprio, da parte dei suoi diretti collaboratori e dei suoi familiari stessi. Alla morte della Regina tutto ciò portò ovviamente all'allontanamento diretto e definitivo di Abdul dal Palazzo Reale e dall'Inghilterra stessa con il suo ritorno in India dove egli morì qualche anno dopo.
Registicamente ben diretto e ben interpretato dagli attori Judi Dench come Regina Vittoria e da Alì Fazal come Abdul, a tratti persino sottilmente ironico e ben riprodotto dal punto di vista dei costumi dell' epoca, "Vittoria e Abdul" risulta un perfetto "quadro" di un'epoca remota e fastosa ormai non più vigente ma sempre gradevole a guardarsi, seppure in superficie.
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ruger357mgm
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giovedì 2 novembre 2017
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fatua senilità
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La mano elegante di Stephen Frears, gran cerimoniere e maestro del film melò di epoca vittoriana/decadente ( da Wilde a Florence, sua ultima, mediocre, fatica), conduce sicura, attraverso inquadrature da videoclip di agenzia di viaggi, una sceneggiatura men che sufficiente, infarcita di retorica e luoghi comuni.Se da un lato è lodevole il tentativo di realizzare un prodotto che possa soddisfare anche una audience islamica ( anche con la Brexit i musulmani in Inghilterra sono una una comunità fortissima, e pericolosa se radicalizzata), dall'altra la pochezza della storia e la confezione su misura per una meritata statuetta alla signora Dench, non rendono l'opera particolarmente entusiasmante.
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La mano elegante di Stephen Frears, gran cerimoniere e maestro del film melò di epoca vittoriana/decadente ( da Wilde a Florence, sua ultima, mediocre, fatica), conduce sicura, attraverso inquadrature da videoclip di agenzia di viaggi, una sceneggiatura men che sufficiente, infarcita di retorica e luoghi comuni.Se da un lato è lodevole il tentativo di realizzare un prodotto che possa soddisfare anche una audience islamica ( anche con la Brexit i musulmani in Inghilterra sono una una comunità fortissima, e pericolosa se radicalizzata), dall'altra la pochezza della storia e la confezione su misura per una meritata statuetta alla signora Dench, non rendono l'opera particolarmente entusiasmante. Di pessimo gusto la macchietta inventata su Puccini. Gradevole l'isterico medico di corte e sufficientemente borioso l'eterno erede al trono. Tutto il resto è sfarzo di fotografia e di scenari, budget elevato ma risultato non all'altezza delle aspettative.L'attore che impersona il munji, ossia l'Abdul del titolo ha l'espressività di una sogliola, un goffo tentivo di Kabir Bedi 2.0, senza lo charme e il carisma delll'indimenticata Tigre.Deludente.
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no_data
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martedì 31 ottobre 2017
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pollive verso
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E' una favola per adulti, che cede al politically correct in una maniera inusitata per un regista come Frears che ha saputo girare film di ben altro spessore e profondità. Stereotipate le situazioni volte a suscitare la facile risata e il consenso del pubblico. Ridicolo poi legare l' indipendenza Indiana alla comunità musulmana, come se l'indipendenza fosse stata un suo frutto.
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starfish11
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domenica 29 ottobre 2017
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queen victoria scopre l'india di cui è imperatrice
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Judy Dench viene qui incoronata Queen and Empress. Ormai al 2' film ( 'La Mia Regina', 1997 di John Madden) a pieno diritto ne è la sua identificazione magistrale.
Pranzo di stato, epoca giubileo dei 50 anni di regno, la vediamo sonnolente che alza gli occhi e lo vede , alto e scuro di pelle ambrata,con quell'uniforme scarlatta in mezzo ai grigi della corte. Lui, a cui era stato raccomandato di non guardarla fissa negli occhi, disobbedisce, preso dall' immenso piacere di essere davanti alla sua sovrana e le bacia i piedi. È un colpo di fulmine per Vittoria, trascurata negli affetti familiari e dalla corte e inizia così la loro privatissima liason fino alla morte della regina.
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Judy Dench viene qui incoronata Queen and Empress. Ormai al 2' film ( 'La Mia Regina', 1997 di John Madden) a pieno diritto ne è la sua identificazione magistrale.
Pranzo di stato, epoca giubileo dei 50 anni di regno, la vediamo sonnolente che alza gli occhi e lo vede , alto e scuro di pelle ambrata,con quell'uniforme scarlatta in mezzo ai grigi della corte. Lui, a cui era stato raccomandato di non guardarla fissa negli occhi, disobbedisce, preso dall' immenso piacere di essere davanti alla sua sovrana e le bacia i piedi. È un colpo di fulmine per Vittoria, trascurata negli affetti familiari e dalla corte e inizia così la loro privatissima liason fino alla morte della regina. Prima private servant poi sempre più blasonato, passando da maestro personale da cui impara la lingua colta della Sua colonia e del Corano, fino a commendatore dell'Ordine Vittoriano. In parallelo l' ira della Corte, in capo il Principe di Galles, Bertie,il futuro Edward VII, cui il regista non resiste, come già fece John Madden con John Brown, a renderlo odioso, ottuso, glaciale, prepotente coi deboli, frustrato dall' attesa di diventare re, ma così cieco e all'oscuro di tutta la storia umana dei popoli del grande impero britannico. Vittoria ha un gran cuore che ha smesso di battere alla morte dell'amato marito, ma come già con John Brown ritrova vita e forza in animi puri che la venerano riconoscendone la Grandezza.
La corte ne esce a pezzi, disumani, invidiosi, sospettosi, cospiratori. Il povero adorato Abdul deve tornare in India dove non smette di pensare a Lei e corre a baciarle i piedi nella grande statua nel vialetto di rose del Taj Mahal.
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lbavassano
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domenica 29 ottobre 2017
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inguardabile
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Lussuosissimo, patinatissimo, politicamente correttissimo. In una parola: inguardabile.
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maurizio.meres
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domenica 29 ottobre 2017
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la regina e il suddito
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La storia narrata in questo film si basa essenzialmente sulle pochissime traccie lasciate nella residenza reale dell'isola di Wight,una storia vera concentrata alla fine dell'Ottocento quando la regina Vittoria incontrò un suddito Indiano e si affascinò per i modi e le usanze,nella voglia di conoscere un regno lontano e quasi sconosciuto.
La storia vera sicuramente è stata molto differente dal film,in quanto i pochissimi documenti trovati non possono rendere reale tutto quello che cinematograficamente il regista vuole dare,ma con una trasformazione della figura della Regina in una grottesca romanzata quasi favolistica riesce a dare un senso storico al racconto,sovrapponendo tutte le disuguaglianze che un colonialismo dittatoriale imponeva,in un dolce rapporto tra due persone totalmente opposte nella gerarchia ma tremendamente attratte da una reciproca voglia di una maturazione reciproca improntata sul rispetto e la stima di ognuno,anche se l'ostilità di tutta la corte e questo nel film diventa molto veritiero,farà del tutto per ostacolare questa amicizia,e dopo la morte della sovrana cancellerà per sempre questo momento storico sicuramente interessante se documentato ufficialmente,purtroppo certe situazioni non consone all'etichetta reale sono quasi sempre cancellate.
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La storia narrata in questo film si basa essenzialmente sulle pochissime traccie lasciate nella residenza reale dell'isola di Wight,una storia vera concentrata alla fine dell'Ottocento quando la regina Vittoria incontrò un suddito Indiano e si affascinò per i modi e le usanze,nella voglia di conoscere un regno lontano e quasi sconosciuto.
La storia vera sicuramente è stata molto differente dal film,in quanto i pochissimi documenti trovati non possono rendere reale tutto quello che cinematograficamente il regista vuole dare,ma con una trasformazione della figura della Regina in una grottesca romanzata quasi favolistica riesce a dare un senso storico al racconto,sovrapponendo tutte le disuguaglianze che un colonialismo dittatoriale imponeva,in un dolce rapporto tra due persone totalmente opposte nella gerarchia ma tremendamente attratte da una reciproca voglia di una maturazione reciproca improntata sul rispetto e la stima di ognuno,anche se l'ostilità di tutta la corte e questo nel film diventa molto veritiero,farà del tutto per ostacolare questa amicizia,e dopo la morte della sovrana cancellerà per sempre questo momento storico sicuramente interessante se documentato ufficialmente,purtroppo certe situazioni non consone all'etichetta reale sono quasi sempre cancellate.
Il film scorre attraverso battute e situazioni quasi comiche,non è mai irriverente verso la corona,ma sicuramente prende spunto dai modi e le abitudini di un classicismo comico molto Inglese.
Ambientazione ottima,con bellissimi scenari,ma sicuramente la vera mattatrice del film e la bravissima Judi Denck,interpreta splendidamente gli ultimi anni della Regina e la rende quasi reale.
Ritengo il film molto leggero,la trasformazione favolistica secondo il mio punto di vista fa diventare la storia quasi inventata e poco credibile.
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domenica 3 settembre 2017
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vittoria e abdul
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#Venezia74. VITTORIA E ABDUL. Ovvero la regina d'inghilterra e il fedele mussulmano che ne fu il fedele consigliere negli ultimi anni di regno. Tra fascinazione per una cultura diversa e una difficile integrazione con la corte. Veicolo attoriale assoluto per Judi Dench tra massime sussurrate (tutti siamo prigionieri dice la regina, vittima di una serie di interminabili cerimoniali) e accademiche sottolineature su reame e societa'. Il regista Stephen Frears ? Bastano le poche righe che gli dedica un grande critico come Jonathan Rosenbaum che si possono reperire su "Critofilm" di Adriano Apra'.
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