Il dubbio - Un caso di coscienza |
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Un film di Vahid Jalilvand.
Con Navid Mohammadzadeh, Amir Aghaee, Hediyeh Tehrani, Zakieh Behbahani.
continua»
Titolo originale Bedoone Tarikh, Bedoone Emza.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 104 min.
- Iran 2017.
- 102 Distribution
uscita giovedì 10 maggio 2018.
MYMONETRO
Il dubbio - Un caso di coscienza
valutazione media:
3,33
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Fatali errori e sensi di colpadi FabioFeliFeedback: 25659 | altri commenti e recensioni di FabioFeli |
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venerdì 15 maggio 2020 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Iran. Il direttore di un Istituto di Medicina Legale, il Dr. Nariman (Amir Aghaee), rientrando a casa di notte, investe una moto guidata da un uomo, Mosa (Navid Mohammadzadeh), con a bordo moglie e due bambini. Il maggiore dei bambini sembra aver subito un danno fisico. Il medico lo visita sommariamente aiutandosi con la luce del cellulare. Convince Mosa ad accettare denaro, perché gli è scaduta l’assicurazione e lo consiglia di portare subito il figlio in un ospedale vicino. Ma Mosa non lo fa. Il giorno dopo portano all’Istituto di Nariman il cadavere del bambino investito. L’autopsia viene affidata alla moglie del direttore; i genitori dichiarano che il bambino ha accusato vomito e diarrea. La dottoressa conclude che causa della morte è un avvelenamento da botulismo per ingestione di carne avariata. Il comportamento di Mosa e di sua moglie avvalora che il loro bambino ha consumato carne avariata. Mosa viene arrestato perché ferisce gravemente il giovane che gli ha venduto dei polli. Ma Nariman teme che la causa della morte del bambino sia stata una emorragia cerebrale provocata dalla caduta dalla moto:fa riesumare il corpo ma non risolve i suoi dubbi. Quando si aggrava e muore il giovane aggredito da Mosa, il poliziotto che guida l’incidente probatorio incrimina Mosa con l’accusa di omicidio volontario. Al processo Nariman confessa la sua offerta di denaro a Mosa per nascondere l’incidente, perché la sua assicurazione non era stata rinnovata. Il film è frutto del talento di Vahid Jalilvand che ha colto il Premio per la Regia a Venezia nel 2017: dirige i 4 protagonisti con mano sicura e tutti e 4 rispondono alla perfezione al regista. Molte scene sono costruite per semplici accenni con un cinema fatto di sguardi e azioni eloquenti senza dialogo come quella inquadrata e ripresa nello specchietto retrovisore dell’auto di Nariman e quella che narra sconforto e senso di colpa del medico convinto di essere stato causa della morte del bambino pur senza prove sicure; altre sono duramente esplicite come il dolore disperato di Mosa tra due pareti di cemento in un non-luogo colmo di rifiuti ed anche l’incidente probatorio che fila verso una conclusione che sembra decisa in partenza. I due personaggi maschili scontano il pentimento che li attanaglia per non aver scelto un atto di coraggio al momento giusto, mentre i personaggi femminili sono alla ricerca di un maggiore peso nella loro società dominata dagli uomini, che rendono difficile la loro vita. La macchina da presa ne indaga le espressioni con bravura. Molte scene sono girate di notte ed in interni: la bella fotografia sembra voler nascondere i colori, accentuando il senso di oppressione suscitato dalla drammatica vicenda. Ormai il cinema Iraniano conta sempre più nomi importanti: Panahi, Farhadi ed ora Jalilvand, dopo i maestri Abbas Kiarostami e Makhmalbaf. Un film molto valido, da non mancare. Valutazione ****. Fabiofeli
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