vanessa zarastro
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giovedì 19 gennaio 2017
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un kammerspiel
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L’économie du couple, più efficacein originale è un kammerspiel ben diretto e ben interpretato. Film leggermente claustrofobico, è girato con pochi piani-sequenza tutti all’interno dell’appartamento di Marie (Bérénice Bejo) e Boris (Céndric Kahn), coniugi in crisi in attesa di separazione effettiva. La casa è un appartamento open space a piano terra con giardino, probabilmente a Bruxelles, luminoso, con un parquet di legno chiaro, arredato con mobili antichi e sedie moderne. Marie e Boris sono genitori di due deliziose gemelle (Jade e Margaux Soentjens) e cercano di trovare i propri spazi senza far pagare il prezzo alle bambine.
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L’économie du couple, più efficacein originale è un kammerspiel ben diretto e ben interpretato. Film leggermente claustrofobico, è girato con pochi piani-sequenza tutti all’interno dell’appartamento di Marie (Bérénice Bejo) e Boris (Céndric Kahn), coniugi in crisi in attesa di separazione effettiva. La casa è un appartamento open space a piano terra con giardino, probabilmente a Bruxelles, luminoso, con un parquet di legno chiaro, arredato con mobili antichi e sedie moderne. Marie e Boris sono genitori di due deliziose gemelle (Jade e Margaux Soentjens) e cercano di trovare i propri spazi senza far pagare il prezzo alle bambine. Naturalmente ciò non è facile perché i rancori, i fastidi e le intolleranze di Marie si scontrano con la vita meno strutturata di Boris e la difficoltà di una vita di “separati in casa” aumenta con i turni e le regole imposte prevalentemente da Marie.
È anche velatamente uno scontro di classe in cui la donna è una borghese benestante che ha comprato la casa grazie ai soldi dell’eredità lasciatale dal padre, mentre lui è un proletario che ristruttura appartamenti con un lavoro fisico così com’è anche più fisico il suo rapporto con le figlie.
La rappresentazione dei due protagonisti è implacabile e ne tratteggia i difetti senza prendere posizione né far scegliere allo spettatore. A turno si parteggia per l’uno e per l’altra: lei è rigida e antipatica, lui però è inaffidabile e inattendibile. Nessuno dei due ha torto, entrambi hanno ragione. Lei gli rinfaccia di aver dovuto mantenere la famiglia in quindici anni per gli scarsi introiti di lui, a questo punto lui le rinfaccia il lavoro, il tempo e più di tutto l’amore, impiegato nella ristrutturazione della casa. Inutili i consigli della giudiziosa madre di lei, che ogni tanto si prende cura delle nipotine: unica apparizione solare.
Bella è la fotografia di Jean-François Hensgens e indovinata la colonna sonora dalle sonate di Bach alle musiche di “Bella” di Maître Gims. Joachim Lafosse è un regista belga quarantenne al suo settimo lungometraggio, che mette sempre al centro delle sue ricerche la famiglia, luogo di tragedie maturate quotidianamente.
L’unico vero problema è che in questi giorni pieni di terremoti, slavine ed emergenze climatiche, non si ha tanta voglia di stare dietro ai turbamenti di una coppia borghese sull’orlo del divorzio.
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domenica 22 gennaio 2017
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tutte le famiglie felici si somigliano,ma quelle..
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...ma quelle infelici lo sono ciascuna a modo proprio. Una frase che, ormai, è divenuta un tormentone, citata sia negli episodi di Criminal Minds che nei film più di spessore come Il Riccio, di Mona Achache, di qualche anno fa.
Eppure il fil rouge, regge, è quello.
Anche nel film di Joachim Lafosse, appena uscito nelle sale italiane, il tema 'eterno' della fine di un amore che coincide con quello di una fine coniugale, assomiglia a molti altri.
Separati in casa ed infelici di esserlo, Marie e Boris, devono gestire una situazione difficilissima, ai confini con la sopportazione anche per la presenza incolpevole delle due gemelle, le loro figliolette, che fanno da punching ball ad ogni loro incontro/scontro quotidiano.
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...ma quelle infelici lo sono ciascuna a modo proprio. Una frase che, ormai, è divenuta un tormentone, citata sia negli episodi di Criminal Minds che nei film più di spessore come Il Riccio, di Mona Achache, di qualche anno fa.
Eppure il fil rouge, regge, è quello.
Anche nel film di Joachim Lafosse, appena uscito nelle sale italiane, il tema 'eterno' della fine di un amore che coincide con quello di una fine coniugale, assomiglia a molti altri.
Separati in casa ed infelici di esserlo, Marie e Boris, devono gestire una situazione difficilissima, ai confini con la sopportazione anche per la presenza incolpevole delle due gemelle, le loro figliolette, che fanno da punching ball ad ogni loro incontro/scontro quotidiano.
Déjà-vu a tutto tondo, certo ben recitato, ben proposto da due calibri con esperienze attoriali, e non solo, alle spalle, di grande rilievo, come Bérénice Bejo - tanto ramemmorante, non a caso, la calda performance della Sonia Braga di Dona Flor... - e Cédric Kahn, regista e poi attore convincente nel suo doppiogiochismo quasi levantino, sorriso sulle labbra e desiderio di solidità economica, quasi a quallunque costo - non a caso il titolo originale della pellicola: L'économie du couple.
Poi un finale un po' secco, un po' sospeso, nella migliore 'vecchia' tradizione cinematografica francese della Nouvelle Vague.
Un film che è, in fondo, una piéce teatrale, un po' fissa, a tratti un po' ridondante: da vedere, ma senza troppo entusiasmo...
Rec. di Maria Cristina Nascosi Sandri
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kimkiduk
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lunedì 23 gennaio 2017
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la storia di molti
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Una delle cose più difficili nel cinema penso sia la rappresentazione ESATTA della realtà, senza finzione e senza fronzoli. Spesso, per qualsiasi tema indifferentemente, si tende o ad addolcire o a drammatizzare la scena. Il tema della separazione, di una relazione finita, di come gestire gli ultimi momenti e i figli è un dramma che molti vivono purtroppo. Proprio per questo rappresentare questa situazione nello schermo può essere valutata quasi personalmente da molti in sala.
Lafosse, che non conosco, mi ha colpito.
Ha rappresentato tutto in due stanze o poco più, come fosse quasi una rappresentazione teatrale.
Ha rappresentato le varie situazioni in modo assolutamente realistico, nei vari passaggi di dolore, rassegnazione e speranza sia della coppia che dei figli.
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Una delle cose più difficili nel cinema penso sia la rappresentazione ESATTA della realtà, senza finzione e senza fronzoli. Spesso, per qualsiasi tema indifferentemente, si tende o ad addolcire o a drammatizzare la scena. Il tema della separazione, di una relazione finita, di come gestire gli ultimi momenti e i figli è un dramma che molti vivono purtroppo. Proprio per questo rappresentare questa situazione nello schermo può essere valutata quasi personalmente da molti in sala.
Lafosse, che non conosco, mi ha colpito.
Ha rappresentato tutto in due stanze o poco più, come fosse quasi una rappresentazione teatrale.
Ha rappresentato le varie situazioni in modo assolutamente realistico, nei vari passaggi di dolore, rassegnazione e speranza sia della coppia che dei figli.
Alcune situazioni, tipo la cena degli ex amici e il momento struggente della sera di felicità tutti insieme (capita quasi sempre) sono di un realismo quasi commovente.
Così come il giorno dopo il ritorno alla considerazione della fine NON evitabile.
La casa è vista come ex nido, a volte rifugio, ma ormai come un luogo dove non riuscire a scappare al dolore e soprattutto all'insofferenza.
Proprio per questo il finale all'aperto è qualcosa di fantastico, come se la nuova vita ha bisogno di nuovo ambiente e quello che era, come l'amore, non esiste più.
Bel film, proprio per la sua REALE semplicità, perchè la vita in fin dei conti è spesso uguale a tanti di noi.
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enrico danelli
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domenica 5 febbraio 2017
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scappate, scappate, le streghe sono tornate.
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Ovviamente la chiave di lettura che vede il sesso "debole" ormai diventato ben più pre-potente di quello maschile è quella più banale e immediata fra le molte che questo splendido film contiene in sè. Che la moglie rappresenti una algida e austera divinità pronta a colpire con i suoi fulmini il povero malcapitato Boris appare chiaro dalle prime scene. Cosa si può rimpoverargli ? La tradisce ? Si ubriaca ? Gioca tutto lo stpendio alle slot machine ? E' violento ? Si disinteressa delle figlie ? Non è più innamorato ? Niente di tutto questo, ma la ragione della crisi della moglie sta solo nel fatto che Boris è disoccupato e probabilmente non è mai stato portato per gli affari, arrivando così a far pesare sulla moglie la gestione economica della famiglia.
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Ovviamente la chiave di lettura che vede il sesso "debole" ormai diventato ben più pre-potente di quello maschile è quella più banale e immediata fra le molte che questo splendido film contiene in sè. Che la moglie rappresenti una algida e austera divinità pronta a colpire con i suoi fulmini il povero malcapitato Boris appare chiaro dalle prime scene. Cosa si può rimpoverargli ? La tradisce ? Si ubriaca ? Gioca tutto lo stpendio alle slot machine ? E' violento ? Si disinteressa delle figlie ? Non è più innamorato ? Niente di tutto questo, ma la ragione della crisi della moglie sta solo nel fatto che Boris è disoccupato e probabilmente non è mai stato portato per gli affari, arrivando così a far pesare sulla moglie la gestione economica della famiglia. Nient'altro e sia ben chiaro che le questioni economiche sulla divisione della casa di abitazione sono una conseguenza e non una causa della crisi voluta dalla moglie. Questa prima chiave di lettura, salendo di livello, sfocia nella seconda: la moglie è una strega, ma non è tutta colpa sua : è nata in una famiglia borghese, si è ritrovata tutto per diritto ereditario e non è mai stata capace di fare sacrifici.La illusione di avere una vita agiata dopo il 2008 per molti impresari dell'edilizia come Boris sono svanite nel nulla e così la moglie non sa più che farsene di un marito che non porta a casa nulla, arrivando persino a soffocare possibili prospettive lavorative del marito (incredibile ma vero). La terza chiave di lettura che è conseguenza delle prime due ed l'unica veramente importante nel film è che i soldi e le rigide regole dettate da avvocati e notai possono solo coprire l'amore, ma mai farlo svanire: splendida, veramente splendida è l'ultima scena che vede i due coniugi seduti ad un tavolino di un bar sotto le piante come due fidanzatini. Il dialogo inizia con un complimento del marito per la moglie e la moglie sembra lusingata di riceverlo. A questa immagine che continua senza audio si sovrappone invece l'audio dell'arida lettura dell'accordo di separazione. La differenza è stridente e ci fa capire quanto lontano sia la presunta realtà (la separazione) dall'affetto che ancora i due nutrono. Per il resto ottima l'idea di concentrare tutte le scene all'interno di una casa e del suo giardino: la casa confortevole e il giardino ottimanente curato rappresentano il valore aggiunto di una famiglia ancora unita. Un'unica stranezza: far passare il bravissimo Cedric Khan per un immigrato polacco: non si poteva chiamarlo Samir invece di Boris ?
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maurizio meres
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sabato 21 gennaio 2017
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il confine tra l'amore e il volersi bene
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Vedere questo film significa entrare senza essere visti nella vita di una famiglia,nel più profondo intimo,al culmine di una crisi senza via d'uscita,con i due figli che con molta fatica vedono i propri genitori disgregarsi l'uno dal l'altro,in una disputa economica dettata soprattutto da rancori e incomprensioni,ma necessaria per continuare una vita dignitosa.
Nel film si sente il sentimento di odio soprattutto da parte di lei,l'amore in quei momenti diventa un ricordo lontano come se la persona amata fosse stata un'altro,la mente cancella ogni attimo di una vita trascorsa per il bene reciproco,con gioie e dolori condivisi,il confine tra l'amore e il bene viene evidenziato dalla convivenza da separati in casa,aiuto reciproco ma inaccettabile dalle parti,difficile interpretare questo tipo di sentimenti,immedesimarsi diventa difficile anche se si passati in una situazione del genere,in quanto ogni storia di vita diventa un dramma esistenziale personale,racchiudendo ogni sentimento in se stessi,e anche se spinti dalla voglia di raccontarlo,le persone non avranno mai la forza di esprimersi totalmente.
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Vedere questo film significa entrare senza essere visti nella vita di una famiglia,nel più profondo intimo,al culmine di una crisi senza via d'uscita,con i due figli che con molta fatica vedono i propri genitori disgregarsi l'uno dal l'altro,in una disputa economica dettata soprattutto da rancori e incomprensioni,ma necessaria per continuare una vita dignitosa.
Nel film si sente il sentimento di odio soprattutto da parte di lei,l'amore in quei momenti diventa un ricordo lontano come se la persona amata fosse stata un'altro,la mente cancella ogni attimo di una vita trascorsa per il bene reciproco,con gioie e dolori condivisi,il confine tra l'amore e il bene viene evidenziato dalla convivenza da separati in casa,aiuto reciproco ma inaccettabile dalle parti,difficile interpretare questo tipo di sentimenti,immedesimarsi diventa difficile anche se si passati in una situazione del genere,in quanto ogni storia di vita diventa un dramma esistenziale personale,racchiudendo ogni sentimento in se stessi,e anche se spinti dalla voglia di raccontarlo,le persone non avranno mai la forza di esprimersi totalmente.
Film teatralmente perfetto ben recitato e ben diretto,riprese che entrano nell'anima dei personaggi nella loro quotidianità di vita ,con una grande dose di espressività.
Le scene finali del film con i due protagonisti davanti al giudice,lascia la speranza di una riprova,perché non si può cancellare tutto con pochi articoli di legge,il loro silenzio e la loro espressione sono la prova che un legame forte seppur indebolito e fortemente inclinato resta sempre in ognuno di noi un qualcosa di unico dentro, che viene chiamato amore.
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flaw54
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lunedì 23 gennaio 2017
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puro teatro
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Grande recitazione dei due protagonisti per una vera e propria piece teatrale. Un appartamento claustrofobick, il fuori che non esiste, tutto è costruito per moltiplicare i sentimenti contrastanti di una coppia ormai sulla via della separazione, ma costretta a condividere, per lo meno in parte, lo stesso tetto: odio, amore, contrasti economici, disprezzo , affetto, ricordi, rabbia tutto si mescola creandk un forte stato di tensione nello spettztore, anche per la presenza delle due gemelline, inna morate dei genitori e costrette a prendere parte, loro malgrado, agli scontri familiari.
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maria f.
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giovedì 9 febbraio 2017
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evviva i buoni film!
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La storia mi ha assestato una grande coltellata in pieno petto. Il quotidiano è stato raccontato con molta dovizia di particolari, ora teneri, ora spiacevoli, a volte amorevoli, o sgradevoli, furiosi, duri, dolci, affettuosi.
Dopo quindici anni di amore e due figlie la convivenza forzata fra Marie e Boris diventa intollerabile, le loro condotte fatte di continue provocazioni, dispute, polemiche, inquinano il loro rapporto. Boris, per Marie è inaffidabile poiché non ha un lavoro stabile e alla fine tutto ruota sugli accordi monetari della separazione.
Marie sostiene che spetta a lei un terzo del valore dell’immobile perché il capitale iniziale è stato fornito e versato da lei, per Boris invece, l’equa suddivisione è metà per ciascuno poiché lui ha provveduto alla ristrutturazione, al progetto dell’appartamento che è stato realizzato da lui non solo con competenza ma soprattutto con amore.
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La storia mi ha assestato una grande coltellata in pieno petto. Il quotidiano è stato raccontato con molta dovizia di particolari, ora teneri, ora spiacevoli, a volte amorevoli, o sgradevoli, furiosi, duri, dolci, affettuosi.
Dopo quindici anni di amore e due figlie la convivenza forzata fra Marie e Boris diventa intollerabile, le loro condotte fatte di continue provocazioni, dispute, polemiche, inquinano il loro rapporto. Boris, per Marie è inaffidabile poiché non ha un lavoro stabile e alla fine tutto ruota sugli accordi monetari della separazione.
Marie sostiene che spetta a lei un terzo del valore dell’immobile perché il capitale iniziale è stato fornito e versato da lei, per Boris invece, l’equa suddivisione è metà per ciascuno poiché lui ha provveduto alla ristrutturazione, al progetto dell’appartamento che è stato realizzato da lui non solo con competenza ma soprattutto con amore. Sembra impossibile come una coppia che ha tutto dalla vita, possa arenarsi in questo pantano e non essere capace di uscirne.
Nelle scene in cui non parlano, sembra che tutto possa essere recuperato, i loro sguardi, il loro ballare fanno sperare in un possibile ripensamento, ma è solo nostalgia per un tempo passato che per Marie non esiste più, lei non lo ama più.
E quando l’amore è finito o non si ha il coraggio di fare un passo indietro e ricominciare, non ci sono “ma” che tengano, l’idea di ricorrere all’aiuto psicologico come suggerisce lui non conforta, né serve riflettere – come propone la mamma di Marie, la quale saggiamente pone l’accento che In questi tempi moderni se il nostro andare incontra un inciampo non tentiamo mai di continuare il nostro percorso ma preferiamo buttare via la nostra vita e quella degli altri e ricominciare daccapo da soli, tirando un bel sospiro e pensando , scioccamente, di esserci in tal modo liberati del fastidioso ingombro che avevamo sul groppone.
Gli attori magnifici, credibili e intensi.
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martedì 18 febbraio 2020
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marie e boris, odio e rancore...
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Beh, non è certo un film rilassante questo di Joachim Lafosse, ma averne di film così! Esemplare nella struttura narrativa, compresso in quella casa che è il fulcro di tutto, dove vengono a galla tutti i motivi, anche più banali, che portano Marie e Boris, sposati da quattordici anni e con due splendide gemelle, a odiarsi e farsi male, male davvero. Sarà che Bérénice Bejo, oltre che brava, è bella e sexy anche in jeans e maglietta, sarà che Cédric Kahn, oltre che affermato regista, è anche un ottimo attore, insomma il risultato è sorprendente, ai massimi livelli. Il motivo principale della crisi viene da lontano, le loro diverse estrazioni sociali: lei ricca e benestante, lui povero ma con grande inventiva nel suo lavoro di architetto.
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Beh, non è certo un film rilassante questo di Joachim Lafosse, ma averne di film così! Esemplare nella struttura narrativa, compresso in quella casa che è il fulcro di tutto, dove vengono a galla tutti i motivi, anche più banali, che portano Marie e Boris, sposati da quattordici anni e con due splendide gemelle, a odiarsi e farsi male, male davvero. Sarà che Bérénice Bejo, oltre che brava, è bella e sexy anche in jeans e maglietta, sarà che Cédric Kahn, oltre che affermato regista, è anche un ottimo attore, insomma il risultato è sorprendente, ai massimi livelli. Il motivo principale della crisi viene da lontano, le loro diverse estrazioni sociali: lei ricca e benestante, lui povero ma con grande inventiva nel suo lavoro di architetto. Ciò che non si discute, e lascia respirare lo spettatore, è l'amore che i due provano in modo incondizionato verso le due figlie. Se si osserva attentamente sia Marie che Boris hanno sempre parole affettuose persino nei momenti dove palesemente litigano in modo ovattato, proprio per non ferirle nell'animo ancora di più. La più spietata senza dubbio è Marie, non perde occasione per infierire contro Boris per qualsiasi stupidaggine: ma Boris è... scaltro e intelligente, sempre calmo prima di rispondere alla moglie trovando sempre un piccolo, anche minuscolo, motivo per spiegare i suoi gesti, le sue opinioni, le sue ragioni. Boris riesce con la sua intelligente pacatezza a non soccombere davanti ai continui attacchi di Marie, forte del fatto che problemi economici, lei, non ne ha mai avuti. La casa dove abitano è il fulcro di tutto perchè si disputa una controversia tra i due sul valore dell'immobile, se si deve dividere a metà o in quale altra proporzione, visto che la casa è di Marie, certo, ma Boris con il suo grande talento di architetto è riuscito a modificarla in modo splendido e ne ha, di fatto, raddoppiato il valore. Boris e Marie vivono quindi in una situazione angosciante, spesso si evitano, lei gli rinfaccia sempre di venire a trovare le gemelle nei giorni sbagliati. L'attrito tra i due è fortissimo, la tensione si avverte e a volte si ha l'impressione che tutto stia per saltare in modo drammatico. La scena "clou" è senza dubbio quella del rientro a casa inopportuno di Boris, proprio mentre Marie è a cena con ospiti, amici comuni della coppia. Marie però avrebbe dovuto prevedere e avvisare gli amici. Succede che Boris, al rientro e stanco da un lavoro di ristrutturazione, viene invitato da uno degli ospiti a bere un bicchiere in compagnia... Il danno è fatto. Boris si siede a tavola e, dopo il vino, mangia del formaggio. Marie è seccata, anzi di più! Si accorge che Boris vuole abilmente instaurare una conversazione atta a rovinare la cena, e Boris è furbo e dotato di una dialettica disarmante: riesce a mettere in imbarazzo totale non solo Marie ma tutti gli altri, con domande inopportune ma, e questo è il suo pregio, in modo sempre pacato e mai "diretto". Marie invece non è all'altezza, lei è più sanguigna e nervosamente gli dice che lui, in quel momento, non è gradito. Beh, la serata è rovinata. Qualche slancio di comprensione comunque Marie lo prova ancora, ad esempio quando Boris piomba a casa in piena notte sanguinante per essere stato aggredito e derubato da tre malviventi. Ma non si può più sanare nulla, il loro rapporto si è frantumato e allora, finalmente, i due vanno da un avvocato per affrontare la separazione legale. - di "Joss" -
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flyanto
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venerdì 20 gennaio 2017
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una coppia ormai al capolinea
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Ciò che può accadere quando finisce una relazione matrimoniale viene ben descritto dal regista Joachim Lafosse nella sua pellicola "Dopo l'Amore". In essa, infatti, egli presenta la situazione in cui si viene a trovare una coppia di giovani sposi dopo 15 anni di matrimonio e dopo la nascita di due bambine gemelle. I coniugi in questione hanno deciso di lasciarsi e divorziare, ma per problemi economici, soprattutto per ciò che riguarda lui, essi dividono ancora la casa in cui hanno sempre abitato e condiviso un'esistenza passata felice, dormendo ovviamente in stanze separate ed alternandosi nei giorni per occuparsi delle bambine. Ma poichè, soprattutto da parte della donna, ormai non vi è più alcun sentimento d'amore nei confronti del marito, la convivenza quotidiana risulta quanto mai pesante ed anche non del tutto confacente per le due bimbe che giorno per giorno devono assistere alle situazioni litigiose imbarazzanti tra i genitori, comprendendone benissimo e dolorosamente la fine della loro unione.
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Ciò che può accadere quando finisce una relazione matrimoniale viene ben descritto dal regista Joachim Lafosse nella sua pellicola "Dopo l'Amore". In essa, infatti, egli presenta la situazione in cui si viene a trovare una coppia di giovani sposi dopo 15 anni di matrimonio e dopo la nascita di due bambine gemelle. I coniugi in questione hanno deciso di lasciarsi e divorziare, ma per problemi economici, soprattutto per ciò che riguarda lui, essi dividono ancora la casa in cui hanno sempre abitato e condiviso un'esistenza passata felice, dormendo ovviamente in stanze separate ed alternandosi nei giorni per occuparsi delle bambine. Ma poichè, soprattutto da parte della donna, ormai non vi è più alcun sentimento d'amore nei confronti del marito, la convivenza quotidiana risulta quanto mai pesante ed anche non del tutto confacente per le due bimbe che giorno per giorno devono assistere alle situazioni litigiose imbarazzanti tra i genitori, comprendendone benissimo e dolorosamente la fine della loro unione. E così, trascorrono le giornate tra discussioni, liti nonchè ripicche varie, soprattutto per ciò che concerne la questione economica dell'eventuale divisione della casa. Infatti, l'immobile appartiene di fatto alla donna ma la sua totale e completa ristrutturazione con le relative spese era spettata al marito che ora giustamente vuole rivendicare la propria parte. Dopo svariati avvenimenti ed un serio incidente domestico, la soluzione finale per i coniugi non potrà che essere quella di venire ad un definitivo accordo....
Senza grossi avvenimenti o colpi di scena, il film procede lento e misurato nella quotidianità delle giornate che la coppia di protagonisti trascorre, mostrando allo spettatore un lucido e quanto mai crudo quadro di una delicata situazione sentimentale, arrivata ormai e purtroppo al capolinea. E Lafosse lo presenta molto bene sullo schermo, con una regia rigorosa e dettagliata che evidenzia, senza però dare alcun giudizio personale, la reale e delicata situazione di una coppia, facendo comprendere, nonchè evidenziandola, quanto la condizione economica in generale influisca sempre e grandemente sul suo andamento in generale (il titolo originale del film infatti è "L?Economie du Couple"), e ne condizioni addirittura in maniera preponderante le azioni comportamentali ed i sentimenti stessi dei protagonisti. Insomma, ripeto, un quadro sicuramente affatto felice nel suo spietato realismo in cui molti spettatori, purtroppo, si riscontreranno non poco dolorosamente.
I due coniugi divorziati sono ben interpretati da Bérénice Bejo e Cédric Kahn che rendono i due personaggi quanto mai credibili e veri e pertanto anch'essi contribuiscono notevolmente alla sicura riuscita del film.
Altamente consigliabile.
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laurastorm
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domenica 22 gennaio 2017
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eutanasia di un amore?
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Affilato come una lama, il racconto non cede mai alla retorica, accenna senza mai veramente dire, entra nella vita della coppia sfasciata, insegue i due che, piuttosto che affrontare i veri motivi dello sfascio- solo una volta lui chiede, senza ottenere risposta, se non sia il caso di sottoporsi a una terapia di coppia- sposta il conflitto sul piano concreto del danaro e dei diritti-doveri riservati alle figlie, come accade quasi sempre nella realtà, troppo faticoso e pericoloso percependo l'analisi affettiva del conflitto, che potrebbe sprofondare in un abisso senza fine...Così il conflitto si estrinseca con rivendicazioni sociali ed economiche, la casa è la sede in cui e "per" cui tutto si svolge, ma è anche il paravento materiale dietro cui celare l'incoffessata volontà di non trovare veramente un accordo, ma di perpetuare il conflitto.
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Affilato come una lama, il racconto non cede mai alla retorica, accenna senza mai veramente dire, entra nella vita della coppia sfasciata, insegue i due che, piuttosto che affrontare i veri motivi dello sfascio- solo una volta lui chiede, senza ottenere risposta, se non sia il caso di sottoporsi a una terapia di coppia- sposta il conflitto sul piano concreto del danaro e dei diritti-doveri riservati alle figlie, come accade quasi sempre nella realtà, troppo faticoso e pericoloso percependo l'analisi affettiva del conflitto, che potrebbe sprofondare in un abisso senza fine...Così il conflitto si estrinseca con rivendicazioni sociali ed economiche, la casa è la sede in cui e "per" cui tutto si svolge, ma è anche il paravento materiale dietro cui celare l'incoffessata volontà di non trovare veramente un accordo, ma di perpetuare il conflitto...
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