felicity
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mercoledì 19 agosto 2020
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storia incredibile tra il grottesco e l''assurdo
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Questo "Io, Dio e Bin Laden" tradisce qualsiasi aspettativa nello spettatore.
Il film è un guazzabuglio di linguaggi e di scelte prese solo a metà, rimbalza tra il grottesco e l'assurdo senza lasciare nessun segno, né divertendo né tentando la via della satira tagliente.
La voce fuori campo dell'incipit mette in guardia sulla natura della storia che il film si appresta a raccontare, ma le licenze prese per adattare al cinema le vicende di questo ex carpentiere in missione per conto di Dio non possono in alcun modo giustificare le voragini narrative sparse in tutto il film.
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Questo "Io, Dio e Bin Laden" tradisce qualsiasi aspettativa nello spettatore.
Il film è un guazzabuglio di linguaggi e di scelte prese solo a metà, rimbalza tra il grottesco e l'assurdo senza lasciare nessun segno, né divertendo né tentando la via della satira tagliente.
La voce fuori campo dell'incipit mette in guardia sulla natura della storia che il film si appresta a raccontare, ma le licenze prese per adattare al cinema le vicende di questo ex carpentiere in missione per conto di Dio non possono in alcun modo giustificare le voragini narrative sparse in tutto il film.
Così il personaggio di Gary risulta sempre meno plausibile man mano che gli frana sotto i piedi la consecutio dei fatti raccontati, con le sciape battute, sparse qua e là, che aggiungono all'equazione dei tempi comici poco convincenti.
La commedia fornisce un efficace ritratto, seppur in chiave burlesca, della seria malattia mentale che vessa il suo personaggio principale e lo aizza verso folli fantasie suicide.
Gli autori, che in maniera sintetica ne spiegano anche le origini, sembrano conoscere la materia e aggiungono al profilo di Gary la spontanea tendenza alla bugia gratuita, facendone elemento comico in più di un’occasione riuscito. Ne consegue anche una buona delineazione dei rapporti umani che il protagonista instaura con il mondo a lui esterno.
Il risultato più incredibile è che in questo film persino le avventure di Gary Faulkner, che hanno davvero dello straordinario e si sarebbero prestate benissimo ad una lettura più audace, sono svuotate di qualsiasi folle verve fino a sembrare una storiella che non vale la pena di raccontare.
Il regista dirige il timone con una mano incerta, dando costantemente l'impressione di non sapere assolutamente dove dirigere la barca messa su in maniera raffazzonata e confusionaria.
Il tentativo finale di virare verso un climax drammatico totalmente improvvisato non fa che certificare il naufragio di un progetto il cui materiale di partenza prometteva ben altro.
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felicity
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mercoledì 12 agosto 2020
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storia incredibile tra il grottesco e l''assurdo
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Questo "Io, Dio e Bin Laden" tradisce qualsiasi aspettativa nello spettatore.
Il film è un guazzabuglio di linguaggi e di scelte prese solo a metà, rimbalza tra il grottesco e l'assurdo senza lasciare nessun segno, né divertendo né tentando la via della satira tagliente.
La voce fuori campo dell'incipit mette in guardia sulla natura della storia che il film si appresta a raccontare, ma le licenze prese per adattare al cinema le vicende di questo ex carpentiere in missione per conto di Dio non possono in alcun modo giustificare le voragini narrative sparse in tutto il film.
Così il personaggio di Gary risulta sempre meno plausibile man mano che gli frana sotto i piedi la consecutio dei fatti raccontati, con le sciape battute, sparse qua e là, che aggiungono all'equazione dei tempi comici poco convincenti.
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Questo "Io, Dio e Bin Laden" tradisce qualsiasi aspettativa nello spettatore.
Il film è un guazzabuglio di linguaggi e di scelte prese solo a metà, rimbalza tra il grottesco e l'assurdo senza lasciare nessun segno, né divertendo né tentando la via della satira tagliente.
La voce fuori campo dell'incipit mette in guardia sulla natura della storia che il film si appresta a raccontare, ma le licenze prese per adattare al cinema le vicende di questo ex carpentiere in missione per conto di Dio non possono in alcun modo giustificare le voragini narrative sparse in tutto il film.
Così il personaggio di Gary risulta sempre meno plausibile man mano che gli frana sotto i piedi la consecutio dei fatti raccontati, con le sciape battute, sparse qua e là, che aggiungono all'equazione dei tempi comici poco convincenti.
La commedia fornisce un efficace ritratto, seppur in chiave burlesca, della seria malattia mentale che vessa il suo personaggio principale e lo aizza verso folli fantasie suicide.
Gli autori, che in maniera sintetica ne spiegano anche le origini, sembrano conoscere la materia e aggiungono al profilo di Gary la spontanea tendenza alla bugia gratuita, facendone elemento comico in più di un’occasione riuscito. Ne consegue anche una buona delineazione dei rapporti umani che il protagonista instaura con il mondo a lui esterno.
Il risultato più incredibile è che in questo film persino le avventure di Gary Faulkner, che hanno davvero dello straordinario e si sarebbero prestate benissimo ad una lettura più audace, sono svuotate di qualsiasi folle verve fino a sembrare una storiella che non vale la pena di raccontare.
Il regista dirige il timone con una mano incerta, dando costantemente l'impressione di non sapere assolutamente dove dirigere la barca messa su in maniera raffazzonata e confusionaria.
Il tentativo finale di virare verso un climax drammatico totalmente improvvisato non fa che certificare il naufragio di un progetto il cui materiale di partenza prometteva ben altro.
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fabio
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venerdì 3 agosto 2018
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qualche risata ma nulla più
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Sembra di vedere una puntata di Uncle Grandpa. Il protagonista stesso sembra Uncle Grandpa.
Umanamente si è portati ad empatizzare con queste bizzarrie ma resta poco o nulla della satira forte che avevamo visto in Borat.
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