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sabato 23 settembre 2023
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il tempo
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Bellissimo commento, pieno di profondità e ricco di alto stile. GRAZIE!!!
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achab50
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mercoledì 17 novembre 2021
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ache stavolta mi sono lasciato fregare
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Storia molto esile, Tao giovane ragazza cinese è contesa fra due spasimanti, sceglie il più ricco, e siamo a 26 anni fa, poi segue lo sviluppo dopo 15 anni ed un altro in un improbabile 2025 nel quale l'unica differenza con il 2015 è il cellulare trasparente! Vabbè, la prima parte si svolge in Cina e la terza in Australia, e lo si capisce perchè per oltre 30 minuti i personaggi cominciano a biascicare un inglese incomprensibile. Ma ciò che è più incomprensibile è il motivo per cui un film, nella versione destinata al mercato italiano, sia doppiato solo per 2/3 e per la parte in inglese non sia sottotitolato, sarebbero bastati i sottotitoli in inglese perchè, credo, la maggior parte degli spettatori si trova nella mia condizione di leggere abbastanza bene questa lingua ma di avere grosse difficoltà nel parlato.
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Storia molto esile, Tao giovane ragazza cinese è contesa fra due spasimanti, sceglie il più ricco, e siamo a 26 anni fa, poi segue lo sviluppo dopo 15 anni ed un altro in un improbabile 2025 nel quale l'unica differenza con il 2015 è il cellulare trasparente! Vabbè, la prima parte si svolge in Cina e la terza in Australia, e lo si capisce perchè per oltre 30 minuti i personaggi cominciano a biascicare un inglese incomprensibile. Ma ciò che è più incomprensibile è il motivo per cui un film, nella versione destinata al mercato italiano, sia doppiato solo per 2/3 e per la parte in inglese non sia sottotitolato, sarebbero bastati i sottotitoli in inglese perchè, credo, la maggior parte degli spettatori si trova nella mia condizione di leggere abbastanza bene questa lingua ma di avere grosse difficoltà nel parlato.
Detto questo, che comunque inficia totalmente la fruibilità dell'opera, ci troviamo di fronte ad un filmetto pretenzioso ed esile sia nei dialoghi che nella recitazione. inqualificabile poi che i personaggi vengano abbandonati per strada come bucce di banana. Bucce che hanno incantato i critici che, nella loro torre d'avorio, si sono sperticati in lodi con un linguaggio involuto ed a tratti incomprensibile. Evidentemente i simili si attraggono.
Bocciato su tutta la linea e sconsigliatissimo. Oltre 130 minuti di nulla.
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cinefoglio
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sabato 9 novembre 2019
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polaroid of mountains may depart
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Before «Ash Is Purest White».
The Chinese director sets the plot in his home city of Fenyang describing a common triangle of love starring Tao, a shopkeeper, Liang, a poor miner and Jingsheng, rich and successful owner of a gas station.
The entire film is chaptered in Three Acts were the first homages the 90’s Chinese cinema. The long-introduction is emphasised filmed with an aspect ratio of 4:3 as an old cathodic-TV and lo-fi aesthetic of the image. Also, the progress of the story-line is marked through a change of the portion of the screen.
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Before «Ash Is Purest White».
The Chinese director sets the plot in his home city of Fenyang describing a common triangle of love starring Tao, a shopkeeper, Liang, a poor miner and Jingsheng, rich and successful owner of a gas station.
The entire film is chaptered in Three Acts were the first homages the 90’s Chinese cinema. The long-introduction is emphasised filmed with an aspect ratio of 4:3 as an old cathodic-TV and lo-fi aesthetic of the image. Also, the progress of the story-line is marked through a change of the portion of the screen. An increment during the second part underlines the separation from the young full-of-dreams life, until a compression during the epilogue, cutting down the upper and the lower part of the screen testifies the loss of a happy future followed, sadly, by the forgetfulness of the family roots.
The first part takes place by the end of the Millenium, in 1999. The first Act shows the drama around the protagonist’s lives from the innocent courtship until the marriage in «white veil» - Chinese rural society is changing and is absorbing stereotyped icons and habits coming from the West world.
It ends with the leave of Liang after Tao rejected him, facing to a far from home land in search of a chance to live with dignity – the internal work-migration is one of the main-topic of Jia’s filmography,
The second arc, 14 years later, follows Liang coming back to his hometown with his new family for medical treatments when he discovers Tao divorced. Now, the real protagonist of the narrative core emerges shifting the attention to the relationship between Tao and her son. Dollar is now living in Shanghai with his father to reach a «better future» in a capitalistic and international environment losing his native culture and identity.
The third part moves the playground of the film to Australia with another time-jump of eleven years, in a sci-fi future with transparent smartphones and attractive hi-tech blackboards. However, to underline the paradox of modernity and progress, the just-eat delivery is still executed by young operators instead of drones.
The aseptic and uninspired life doesn’t help the memory of Dollars, who looks for that mother’s care his father took away from him, surrogated in an Edipo’s relation with his teacher - his silenced cry flies to Tao as a distant echo, carried by an unknown west-wind.
The dream of going to West, as the name of Tao’s son «Dollars» reminds, is probably the key to the story. It’s pleased with the beginning with the VW red and trendy car bought by Jingsheng as a prestigious symbol and praise of german technology, ironically declined in a mere VW taxi in 2014.
Religious symbols are everywhere in the picture from the icons of Guan Yu and his legendary weapon, carried by a random child in the streets of Fenyang, to Tao’s father funeral and the devotional honouring of the presents.
Mountains May Depart talks about the vulnerability of something assumed immortal and un-changing. The resilience of a simple emancipated woman that chose to stay - dancing alone as Lelio’s Greta - separated from his child. She’s lost in deceptive and divergent floods: one to the future and his foreign son; the second blows deeply into her tiny kitchen, stocked in the memories of her past.
22/04/2019
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sellerone
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lunedì 23 luglio 2018
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due ore!!!
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E sono d'accordo con tutti quelli che tessono le lodi di questo splendido film, ma credo che forse, senza dare eccessivi tagli narrativi si poteva fare pure con meno tempo. Storia bella e struggente, delicata e ricca di momenti evocativi. A parte il Narration Time, tutto bene, soprattutto la backbone musicale che ripercorre tutta la storia
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g_andrini
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martedì 11 ottobre 2016
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bel film
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Non vuole essere profondo, nonostante qualche sottigliezza espositiva. Bello il cambio di formato immagine a seconda del periodo storico.
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giuliog02
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venerdì 7 ottobre 2016
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opera da apprendista
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Un film che richiama il neorealismo italiano e francese degli anni '50, trasportato in una cultura ed in una società diverse in tempi diversi. Una narrazione, particolarmente all'inizio, lenta e pesantemente didascalica, che sembra rifarsi al realismo sovietico. Un'opera ambiziosa che mette troppa carne al fuoco e che genera una sensazione di stanchezza, quasi opprimente. Gli stacchi sono micidiali e francamente disturbanti. Dove sparisce Lianzi, una delle poche figure positive, dimenticato dalla regia?
Il film è ricco di metafore, i ravioli, infondo, sono una specie di DNA dell'identità cinese, che è preservata dai due personaggi femminili, Tao e Mia, nella loro totale umanità. Bella questa metafora, antropologica, della conservazione nel genere femminile dell'identità etnica.
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Un film che richiama il neorealismo italiano e francese degli anni '50, trasportato in una cultura ed in una società diverse in tempi diversi. Una narrazione, particolarmente all'inizio, lenta e pesantemente didascalica, che sembra rifarsi al realismo sovietico. Un'opera ambiziosa che mette troppa carne al fuoco e che genera una sensazione di stanchezza, quasi opprimente. Gli stacchi sono micidiali e francamente disturbanti. Dove sparisce Lianzi, una delle poche figure positive, dimenticato dalla regia?
Il film è ricco di metafore, i ravioli, infondo, sono una specie di DNA dell'identità cinese, che è preservata dai due personaggi femminili, Tao e Mia, nella loro totale umanità. Bella questa metafora, antropologica, della conservazione nel genere femminile dell'identità etnica. Gradevole la danza di Tao, alla fine, sotto la neve.
Non capisco la sequela di lodi espresse da molti, lodi che mi paiono una sorta di dimmitudine nei riguardi della cultura cinese.
Non mi sento di consigliare questo film agli amici.
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angelo umana
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mercoledì 7 settembre 2016
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i guai dello sviluppo
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Film che non brilla per semplicità o linearità, si fa pesante, ricco di scene madri e frasi da ricordare. Abbraccia la vita di tre persone – una donna desiderata da due uomini, uno dei quali, il più “buono”, rinuncia alla contesa – lungo 26 anni, dal 1999 fino al 2014 e poi al 2025. Forse negli ultimi 11 anni il regista immagina o mostra cosa la Cina diventa o cosa è già diventata, cosa diventano gli uomini col progresso: in effetti il film è anche un viaggio tra usi strade e genti, fiumi immensi e panorami, dalla Cina rurale a quella moderna con ponti e grandi opere.
Naturalmente la protagonista divorzierà da colui che sposa, manifestamente cattivo incolto e arrogante dalle prime scene ma destinato a far soldi (il futuro di cinesi rampanti che imitano le orme di occidentali loro simili), tanto da chiamare Dollar il figlio che nasce dai due e che sarà affidato al padre trasferitosi in Australia.
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Film che non brilla per semplicità o linearità, si fa pesante, ricco di scene madri e frasi da ricordare. Abbraccia la vita di tre persone – una donna desiderata da due uomini, uno dei quali, il più “buono”, rinuncia alla contesa – lungo 26 anni, dal 1999 fino al 2014 e poi al 2025. Forse negli ultimi 11 anni il regista immagina o mostra cosa la Cina diventa o cosa è già diventata, cosa diventano gli uomini col progresso: in effetti il film è anche un viaggio tra usi strade e genti, fiumi immensi e panorami, dalla Cina rurale a quella moderna con ponti e grandi opere.
Naturalmente la protagonista divorzierà da colui che sposa, manifestamente cattivo incolto e arrogante dalle prime scene ma destinato a far soldi (il futuro di cinesi rampanti che imitano le orme di occidentali loro simili), tanto da chiamare Dollar il figlio che nasce dai due e che sarà affidato al padre trasferitosi in Australia. Dei 130’ di durata ben 50’ occorrono per il prologo, l’antefatto, solo allora compare il titolo e i cinesi diventano “moderni”, ma ancora con scene di cattivo gusto, come un pianto esagerato al funerale del padre della protagonista, cerimonia condotta da un presentatore macchietta che in precedenza si vede a svolgere la stessa mansione a una festa di nozze.
Altro tema centrale è la crescita di Dollar, un ragazzo che quasi perde la sua identità per via della lontananza dalla madre che non vede da quando era bambino, identità che ritrova in parte raggiunti i vent’anni, con l’aiuto della sua insegnante, altra storia improbabile di un amore breve che sembra un succedaneo del perduto affetto materno. Della madre conserva la chiave di casa che lei gli diede, forse partirà per ritrovarla ma per fortuna il film si chiude qui e ci risparmia l’epico reincontro. L’amico buono ricompare con moglie e bambino, ma è malato e abbisogna di denaro per le cure: la mancata sposa inevitabilmente lo aiuta ma il personaggio poi si perde nello sfilacciamento del racconto.
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raffele
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lunedì 1 agosto 2016
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radici ...
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efficace come una lama dal taglio lento, che si compiace nell'indurre una sofferenza oscura, disperante. In tanti di noi il boom economico e lo spostamento in città dei nostri genitori causò perdita di valori schietti, un benessere che era meno sano della lotta per la sopravvivenza dei nostri nonni nelle campagne, un annacquamento di altri valori e scopi, e confusione, incertezza, in ciò che vogliamo o respingiamo. Ma d'estate si tornava dai nonni, si respirava quel piccolo mondo antico di sapori veraci. La Cina cosiddetta emergente ha prodotto probabilmente fratture più traumatiche: nasci da un'altra parte del mondo, tuo padre ha i tratti come i tuoi ma parlate lingue diverse, sei uno di loro, dei tuoi amici, parli la loro lingua ma .
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efficace come una lama dal taglio lento, che si compiace nell'indurre una sofferenza oscura, disperante. In tanti di noi il boom economico e lo spostamento in città dei nostri genitori causò perdita di valori schietti, un benessere che era meno sano della lotta per la sopravvivenza dei nostri nonni nelle campagne, un annacquamento di altri valori e scopi, e confusione, incertezza, in ciò che vogliamo o respingiamo. Ma d'estate si tornava dai nonni, si respirava quel piccolo mondo antico di sapori veraci. La Cina cosiddetta emergente ha prodotto probabilmente fratture più traumatiche: nasci da un'altra parte del mondo, tuo padre ha i tratti come i tuoi ma parlate lingue diverse, sei uno di loro, dei tuoi amici, parli la loro lingua ma ... è come se non sapessi chi sei realmente, e cosa vuoi realmente. un' incontro, un' esperienza, oppure gli occhi severi, incomprensibili, di tua madre lontana, da piccolo, ti hanno lasciato una traccia. Un solco che resta. Tua madre che allora scelse. fra il nuovo, vincente ma venale, un uomo senza scrupoli che cavalca l'era del riscatto economico, ed il vecchio, perdente, l'uomo delle miniere. Ora tocca a te scegliere. e non ce la fai. Film lento, sommesso. In America, ma anche in Italia, struttura, ritmo, "colpi di scena" e piani-sequenza avrebbero vissuto di tempi e tentazioni diverse. Emozioni, belle e brutte, vissute in riva ad un canale cittadino, forse rendono anche esatta l'ambientazione, a discapito della fotografia e dell'appeal della pellicola.
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batiram
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mercoledì 29 giugno 2016
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coinvolgente, lascia segni e fa riflettere
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La scelta di narrare, attraversando il tempo, è particolarmente avvincente. Conosco la cultura cinese attraverso le parole dei miei alunni e dei loro genitori, quindi sono ignorante, ma Jia Zhang-Ke mi ha trasmesso una "malinconica certezza"; tutto il mondo è paese. I sentimenti e le emozioni che coinvolgono i protagonisti sono quelli dell'umanità; violenza, il potere sopra ogni cosa, tenerezza, paura, il ricordare e cercare la propria strada. La Cina che Zhang-Ke ha raccontato è da conservare come un ricordo e da conoscere sempre di più.
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enrico danelli
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sabato 4 giugno 2016
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omogeneizzato culturale
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Ottimo film non tanto per la fattura (recitazioni quasi teatrali, dialoghi un po' scontati, qualche scollatura temporale), ma per il significato: come "La canzone perduta" di Mintas, il tema è esclusivamente la perdita di identità che tutto il mondo sta vivendo di fronte all'omogeneizzazione culturale imposta dall'occidente (leggasi nordamerica) a suon di miliardi. I tre personaggi e il figlio Dollar riassumono in diverse gradazioni questo processo: chi consapevolmente lo abbraccia entusiasticamente, chi lo rifiuta, chi lo subisce senza neppure averlo consapevolmente scelto (il figlio Dollar): Tutti ne escono perdenti. L'unica è Thao che sembra in grado di conciliare le tradizioni cinesi con il nuovo che avanza.
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Ottimo film non tanto per la fattura (recitazioni quasi teatrali, dialoghi un po' scontati, qualche scollatura temporale), ma per il significato: come "La canzone perduta" di Mintas, il tema è esclusivamente la perdita di identità che tutto il mondo sta vivendo di fronte all'omogeneizzazione culturale imposta dall'occidente (leggasi nordamerica) a suon di miliardi. I tre personaggi e il figlio Dollar riassumono in diverse gradazioni questo processo: chi consapevolmente lo abbraccia entusiasticamente, chi lo rifiuta, chi lo subisce senza neppure averlo consapevolmente scelto (il figlio Dollar): Tutti ne escono perdenti. L'unica è Thao che sembra in grado di conciliare le tradizioni cinesi con il nuovo che avanza. Le sue danze (all'inizio e alla fine del film) in stile orientale, ma al suono di una musica disco tipicamente occidentale, sembrerebbero la sintesi fra i due mondi: il risultato è tuttavia stridente, anzi irreale come la solitaria danza finale di Thao sotto la neve.
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