vanessa zarastro
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lunedì 23 maggio 2016
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l'america è vicina?
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“Al di là delle montagne” è un film impegnativo e ambizioso che vuole fare riflettere sui cambiamenti sociali in Cina (ma non solo) nel presente millennio e sulla sua progressiva occidentalizzazione. Il film abbraccia un quarto di secolo in tre scenari sottolineati anche da un formato diverso - dal quasi quadrato al cinemascope – e che vanno dal 1999, passano per il 2014 e arrivano al 2025. Siamo nel meno noto nord della Cina e Fenyang è una piccola città di provincia nelloShanxi – che letteralmente vuole dire “a ovest delle montagne”.
La prima parte narra la storia di tre amici: Tao, giovane carina e vitale, Lianzi un operaio gentile e sensibile e Zhang di origini borghesi molto attaccato ai soldi.
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“Al di là delle montagne” è un film impegnativo e ambizioso che vuole fare riflettere sui cambiamenti sociali in Cina (ma non solo) nel presente millennio e sulla sua progressiva occidentalizzazione. Il film abbraccia un quarto di secolo in tre scenari sottolineati anche da un formato diverso - dal quasi quadrato al cinemascope – e che vanno dal 1999, passano per il 2014 e arrivano al 2025. Siamo nel meno noto nord della Cina e Fenyang è una piccola città di provincia nelloShanxi – che letteralmente vuole dire “a ovest delle montagne”.
La prima parte narra la storia di tre amici: Tao, giovane carina e vitale, Lianzi un operaio gentile e sensibile e Zhang di origini borghesi molto attaccato ai soldi. Tra le gelosie dei maschiil ricco Zhang vincerà e sposerà Tao mentre Lianzi se ne andrà lasciando la città-cantiere di Fenyang (città natale anche del regista).
Il processo di emancipazione (ma anche di americanizzazione) continua e nella seconda parte dove Tao vive da sola, gestisce una stazione di servizio ed è divorziata. Il figlio Dollar è stato affidato al padre e tornerà da lei solo per assistere ai funerali del nonno. Tao nota che il bambino è molto preso dai simboli consumisti (a cinque anni già maneggia sapientemente l’Ipad) e dal modo sfarzoso di vivere che il padre gli offre in Australia.
Nel terzo sipario del film, Dollar cresciuto si mostra insoddisfatto; è un giovane sensibile che intreccia una strana storia (in cerca della madre?) con una sua maestra di cinese – anch’essa una cinese trapiantata a Toronto e finita in Australia - e, avendo nostalgia della madre, programma di tornare da lei. Tao vive ancora da sola ma, in una sorta di premonizione e di attesa, sembra sentire il ritorno del figlio per cui si mette a cucinare tanti ravioli e riprende la danza che faceva da ragazza dopo tanti anni tristi.
Le immagini sono bellissime, possiamo apprezzare da un lato lo sconfinato panorama australiano con la sua naturale abbagliante, ma anche le situazioni povere, precarie e malsane delle abitazioni dei lavoratori delle fabbriche di Fenyang.
Il film è un po’ un monito contro il capitalismo – Zhang sarà indagato per truffa e Dollar sarà infelice nel suo mondo di ricchi senza valori. Sembrerebbe che i luoghi, le tradizioni e le proprie identità culturali siano ancora molto importanti.
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jack beauregard
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martedì 17 maggio 2016
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i conti non tornano
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Non mi torna. Il padre di lei muore nel 2014, dopo che è apparso il titolo del film ed è cambiato il formato. In teoria il ragazzo dovrebbe avere 14-15 anni, ma poi quando lo si vede scendere dall'aereo si vede che è molto più piccolo. Poi arriva la conferma, nel 2025, che quando ha incontrato la madre aveva 7 anni, quindi è nato nel 2007, e nel 2025 ha 18 anni. E' vero che non ci sono date precise nè del matrimonio di Tao e Zhang, nè del momento della nascita di Dollar. Però il matrimonio (a cui non assistiamo) sembra databile nel 2000, perchè lei porta l'invito a Lianzi (che è disoccupato e decide di partire per cercare lavoro).
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Non mi torna. Il padre di lei muore nel 2014, dopo che è apparso il titolo del film ed è cambiato il formato. In teoria il ragazzo dovrebbe avere 14-15 anni, ma poi quando lo si vede scendere dall'aereo si vede che è molto più piccolo. Poi arriva la conferma, nel 2025, che quando ha incontrato la madre aveva 7 anni, quindi è nato nel 2007, e nel 2025 ha 18 anni. E' vero che non ci sono date precise nè del matrimonio di Tao e Zhang, nè del momento della nascita di Dollar. Però il matrimonio (a cui non assistiamo) sembra databile nel 2000, perchè lei porta l'invito a Lianzi (che è disoccupato e decide di partire per cercare lavoro). Quindi si pensa che non rimanga disoccupato per anni, nè che loro (Tao e Zhang) restino fidanzati per 7 anni prima di sposarsi, perchè è vero che si fanno le foto prima della cerimonia (altra stranezza), ma si suppone non con un così grande anticipo. Nella sequenza successiva assistiamo al parto di Tao e tutto farebbe che non ci sia stato un intervallo temporale così lungo, invece a posteriori capiamo che lei ha partorito nel 2007. Boh, mi sembra tutto abbastanza confusionario.
Non parliamo poi dell'incomunicabilità tra padre e figlio, che almeno fino al 2014 non c'era, visto che il bambino parlava solo cinese (anche via tablet con la nuova compagna del padre) e il padre, imbecille quanto vuoi, ma che è laureato (anche se per posta) e ha il mito dell'occidente capitalistico, vive da almenno 10 anni in Australia (chissà perchè non in America, che avrebbe avuto più senso, vista anche la passione per le armi) e non spiaccica e/o capisce neanche una parola di inglese, pur essendo da anni nel mondo del business. Inoltre risulta del tutto incomprensibile che nel 2014 (cioè ai nostri giorni) quando molti occidentali studiano il cinese per le opportunità offerte dai loro mercati, avvenga l'opposto (cioè fare in modo che un ragazzino scordi addirittura la propria lingua madre per impararne un'altra, lingua madre che è tra le più diffuse e richieste). Mi sembra veramente una visione un po' troppo "originale", per poter risultare credibile.
E Lianzi (l'unico personaggio "concreto" del film, e di cui non sapremo più niente) che ricompare nel 2014 malato, ma sposato probabilmente da poco e con un figlio appena nato, anche qui la distanza temporale non sembra tanto azzeccata.
Ma fossero solo questi i difetti di questo film...
Michele
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jack beauregard
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lunedì 16 maggio 2016
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perplesso
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Leggo recensioni entusiastiche di questo film, a destra e manca, con riferimenti alle opere precedenti del regista, che purtroppo (o per fortuna) non ho avuto l'occasione di vedere.
Premesso questo, devo dire che il film mi ha lasciato abbastanza sconcertato.
Innanzitutto ho trovato assolutamente incomprensibile il cambio di formato cinematografico tra epoche, tutto sommato, abbastanza vicine tra loro 1999, 2014 e un ipotetico 2025. I tre periodi non sono oltretutto particolarmente caratterizzati esteticamente (il paesaggio cinese relativo è pressoché identico tra 99 e 14 e, pure nel finale, nel 25), perdendo l'opportunità, strettamente cinematografica, di mostrare il cambiamento. Altrettanto inspiegabile la presenza di alcune sequenze, specialmente nella prima parte, completamente sfuocate, o con colori lividi e sbiaditi, oppure sgranate.
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Leggo recensioni entusiastiche di questo film, a destra e manca, con riferimenti alle opere precedenti del regista, che purtroppo (o per fortuna) non ho avuto l'occasione di vedere.
Premesso questo, devo dire che il film mi ha lasciato abbastanza sconcertato.
Innanzitutto ho trovato assolutamente incomprensibile il cambio di formato cinematografico tra epoche, tutto sommato, abbastanza vicine tra loro 1999, 2014 e un ipotetico 2025. I tre periodi non sono oltretutto particolarmente caratterizzati esteticamente (il paesaggio cinese relativo è pressoché identico tra 99 e 14 e, pure nel finale, nel 25), perdendo l'opportunità, strettamente cinematografica, di mostrare il cambiamento. Altrettanto inspiegabile la presenza di alcune sequenze, specialmente nella prima parte, completamente sfuocate, o con colori lividi e sbiaditi, oppure sgranate.
Le relazioni tra i personaggi poi sono spesso il limite del ridicolo, specialmente nella prima parte, insopportabili sia Tao, che Zhang, si salva solo il personaggio di Lianzi, l'unico credibile e umano (e che a un certo punto il film colpevolmente dimentica). I dialoghi sono spesso imbarazzanti, mi auguro che questo sia in parte dovuto a qualche imprecisione del doppiaggio e/o alla difficoltà di rendere le espressioni cinesi nella nostra lingua (magari vederlo in lingua originale sarebbe stato meglio), altrimenti mi viene da pensare che i cinesi non abbiano la stessa struttura logico cognitiva del resto del mondo.
Per quanto riguarda lo sviluppo della storia, l'impressione è che si sia tentato di mettere troppa carne al fuoco, trattare un tema così vasto, come i cambiamenti economico sociali e di costume, avvenuti in Cina negli ultimi 15 anni e avere anche la pretesa di ipotizzare il prossimo decennio è un'operazione un po' troppo ambiziosa, che non trova un'eco efficace nelle vicende dei personaggi rappresentati, probabilmente troppo "poveri" e semplificati per poter assurgere a simboli delle trasformazioni avvenute e ancora da venire.
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[+] "freddo minestrone."
(di giurg 63)
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(di giuliog02)
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marcello1979
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lunedì 16 maggio 2016
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perplesso, molto orfano di ozu..
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Mi spiace ma non ci siamo.
Pur essendo un amante del film asiatici devo smarcarmi dalle recensioni e dalla critica.
La trama è gradevole ma ci sono troppe cose che non stonano, come la colonna sonora e
il passaggio "violento" tra i due secoli.
Mi lascia perplesso anche il tentativo "edipico" nell'analizzare il rappporto insegnante-alunno, non era necessario..
Per finire non approvo il finale eleatorio,strano per un film orientale dove il significato è sempre chiaro e delineato..
Salvo ben poco, ATTORI E AMBIANTAZIONE.
Perplesso ...
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maumauroma
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giovedì 12 maggio 2016
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al di la delle montagne
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Protagonista assoluta di questa magnifica opera e' la nazione cinese con le sue tradizioni millenarie, con gli sconvolgimenti socio economici degli ultimi decenni, con il boom capitalistico che ha accentuato drammaticamente il solco tra nuovi ricchi delle grandi citta' e la povera vita delle province contadine. IL film si struttura o meglio si destruttura in tre spazi temporali tra recente passato, presente, e prossimo futuro. La giovane e bella Thao, il rampante e ambizioso Zhang, l'umile operaio Lianzi sono solo pedine che il regista Jie Zhang ki maneggia con estrema abilita' per rappresentare una Cina soggiogata dal Dio denaro, che sta inesorabilmente perdendo la sua identita' culturale e linguistica.
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Protagonista assoluta di questa magnifica opera e' la nazione cinese con le sue tradizioni millenarie, con gli sconvolgimenti socio economici degli ultimi decenni, con il boom capitalistico che ha accentuato drammaticamente il solco tra nuovi ricchi delle grandi citta' e la povera vita delle province contadine. IL film si struttura o meglio si destruttura in tre spazi temporali tra recente passato, presente, e prossimo futuro. La giovane e bella Thao, il rampante e ambizioso Zhang, l'umile operaio Lianzi sono solo pedine che il regista Jie Zhang ki maneggia con estrema abilita' per rappresentare una Cina soggiogata dal Dio denaro, che sta inesorabilmente perdendo la sua identita' culturale e linguistica.I giovani, come il figlio di Zhang, Dollar che in futuro emigreranno all'estero ,perderanno la coscienza delle loro radici ,non parleranno piu' la lingua dei padri e non sempre troveranno qualcuno che, come la professoressa di Melbourne, riuscira'a far emergere dai loro ricordi i tesori preziosi delle origini. Mentre le madri, in patria, sole sotto la neve, continueranno a danzare nella speranza di rivedere un giorno i figli.Grande regia, grandi interpreti, grande cinema
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(di misesjunior)
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no_data
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mercoledì 11 maggio 2016
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pure le rose più delicate, graffiano in profondità
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Al di là delle montagne è un film coinvolgente. 130 minuti di poesia che volano via in un momento pieno di spunti di riflessione, pur essendo impregnato di cultura orientale, che hanno valore anche per un pubblico occidentale. Esiste una poesia che permea tutti i fotogrammi di questo film di cui Jia Zhang-Ke ha studiato ogni minimo particolare. Dalla tipologia dei mezzi di ripresa usata che contribuiscono a scandire il tempo che passa alla quantità di frasi su cui ci si dovrebbe soffermare a riflettere. Sotto ad una "storia d'amore" si dipana una critica feroce all'evoluzione della società cinese anche in questo c'è un profondo equilibrio tra la delicatezza con cui vengono trattati i sentimenti, con cui vengono costruite le immagini e la terribile situazione della società cinese.
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Al di là delle montagne è un film coinvolgente. 130 minuti di poesia che volano via in un momento pieno di spunti di riflessione, pur essendo impregnato di cultura orientale, che hanno valore anche per un pubblico occidentale. Esiste una poesia che permea tutti i fotogrammi di questo film di cui Jia Zhang-Ke ha studiato ogni minimo particolare. Dalla tipologia dei mezzi di ripresa usata che contribuiscono a scandire il tempo che passa alla quantità di frasi su cui ci si dovrebbe soffermare a riflettere. Sotto ad una "storia d'amore" si dipana una critica feroce all'evoluzione della società cinese anche in questo c'è un profondo equilibrio tra la delicatezza con cui vengono trattati i sentimenti, con cui vengono costruite le immagini e la terribile situazione della società cinese. Un racconto filmico che non può essere liquidato in una sola visione ma che richiede, per essere assimilato ed elaborato, di essere visto diverse volte. Ottimi gli interpreti. Da vedere!!!!
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(di batiram)
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flyanto
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lunedì 9 maggio 2016
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tre esistenze, anzi 4, all'insegna della solitudin
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Già con "Still Life" (premiato al Festival di Venezia del 2006) il regista cinese Jia Zhang-Ke ha raccontato del suo paese e del suo inevitabile e veloce cambiamento nel corso degli anni. Con "Al di là delle Montagne" egli presenta di nuovo la stessa tematica, ma in una forma più poetica, attraverso le storie di tre, anzi quattro, individui nell'arco degli anni che vanno dal 1999 al 2025.
Vi sono infatti tre amici (due giovani ed una ragazza) legati da profondo e sincero affetto sin dall'infanzia, i quali nel 1999 cominciano a muovere i primi passi nel mondo del lavoro: uno lavora presso una miniera di carbone, l'altro, si è laureato in Giurisprudenza e, avendo il senso degli affari, sogna e si adopera in ogni modo al fine di diventare molto ricco, e la giovane donna, che lavora nel negozio di elettrodomestici del padre e con la passione per il canto, è contesa, affettivamente parlando, tra i due.
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Già con "Still Life" (premiato al Festival di Venezia del 2006) il regista cinese Jia Zhang-Ke ha raccontato del suo paese e del suo inevitabile e veloce cambiamento nel corso degli anni. Con "Al di là delle Montagne" egli presenta di nuovo la stessa tematica, ma in una forma più poetica, attraverso le storie di tre, anzi quattro, individui nell'arco degli anni che vanno dal 1999 al 2025.
Vi sono infatti tre amici (due giovani ed una ragazza) legati da profondo e sincero affetto sin dall'infanzia, i quali nel 1999 cominciano a muovere i primi passi nel mondo del lavoro: uno lavora presso una miniera di carbone, l'altro, si è laureato in Giurisprudenza e, avendo il senso degli affari, sogna e si adopera in ogni modo al fine di diventare molto ricco, e la giovane donna, che lavora nel negozio di elettrodomestici del padre e con la passione per il canto, è contesa, affettivamente parlando, tra i due. Nel tempo ciò porterà inevitabilmente alla rottura della loro lunga amicizia e precisamente quando la ragazza sceglierà tra i due contendenti l' esponente più facoltoso che poi sposerà e da cui avrà un figlio. Nel frattempo continuano a trascorrere gli anni ed i tre individui ormai si sono allontanati l'uno dall'altro in quanto l'uomo respinto è emigrato in un'altra provincia a lavorare e l'altro, nel frattempo, si è separato dalla giovane donna che è rimasta sola poichè il marito le ha portato via il figlio al fine di farlo studiare in un' esclusiva scuola internazionale. Le tre esistenze proseguiranno ormai sempre da sole, senza mai più incontrarsi nel corso degli anni, salvo nel 2006 una brevissima visita alla madre da parte del bambino in occasione della morte del nonno, e da parte dell'amico a suo tempo respinto per una richiesta sempre alla donna di denaro. Col passare degli anni, la situazione è in continuo divenire: la donna è rimasta in Cina a condurre la propria esistenza nella propria città natale di Fenyang, e ad aspettare che prima o poi ritorni a trovarla il figlio lontano, dell'amico non si hanno più notizie, probabilmente è morto a causa del brutto male per la cui operazione aveva richiesto dei soldi, e l'ex marito della donna si è trasferito in Australia dove ha fatto crescere il figlio e dove è diventato molto ricco ma senza l'affetto del ragazzo, solo molto più sensibile del padre e fortemente in crisi riguardo il suo futuro. Ognuno, per il momento almeno, vive così la propria vita....
Una trama lunga, presentata nei minimi dettagli come, del resto, è nella consuetudine cinematografica di Zhang-Ke soffermarsi molto sulle scene, evidenziandone tutti i minimi particolari. Raccontando la trasformazione della situazione personale dei personaggi, il regista racconta parallelamente anche la trasformazione veloce del suo paese, il cambiamento economico ed il disfacimento per ciò che concerne le tradizioni avvenuti in particolare dopo il passaggio nel 1996 di Hong-Kong alla Cina e con Macao come ultima colonia portoghese in Oriente. I tre protagonisti, aggiungendo nella parte finale anche quella del giovane figlio, sono degli individui che hanno avuto un'esistenza difficile e tutti quanti, in seguito al cambiamento della società e l'abbandono delle tradizioni, sono delle persone caratterizzate da uno stato di solitudine profondo che le porta a vivere una lontana dall'altra senza più alcuna possibilità di ricongiungersi o forse, chissà, in un lontano giorno futuro. E ciò che rende pregevole questa pellicola è l'atmosfera malinconica e nostalgica (peraltro molto ben emblematizzata da una canzone di una cantante cantonese) che prevale e pervade l'intera vicenda, creando un' opera, forse un poco troppo lenta nella prima parte, ma alquanto poetica e suggestiva.
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robert eroica
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sabato 7 maggio 2016
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al di la’ delle montagne, un nuovo cinema
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Diviso in tre parti, tre capitoli di una storia che non ha una fine, “Al di là delle montagne” del cinese Zhang-ke, è un film che annichilisce. Per la forza con cui racconta il passato (anno 1999), il presente (2014) e il futuro (2025) di due uomini, tre donne e un ragazzo. Per come usa l’ellissi narrativa, per come riesce magicamente a connettere piani temporali, spazi geografici, intermittenze emozionali. Si comincia come un piccolo melodramma sentimentale (lui, lei, l’altro) sullo sfondo di una Cina che sta cambiando pelle, si prosegue come una riflessione profonda sul rapporto che lega ognuno di noi all’altro (nessuno lascia mai nessuno e solo la morte può spezzare la catena del cuore), in un accumulo di esperienze, siano esse negative o positive, che restano sempre con noi.
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Diviso in tre parti, tre capitoli di una storia che non ha una fine, “Al di là delle montagne” del cinese Zhang-ke, è un film che annichilisce. Per la forza con cui racconta il passato (anno 1999), il presente (2014) e il futuro (2025) di due uomini, tre donne e un ragazzo. Per come usa l’ellissi narrativa, per come riesce magicamente a connettere piani temporali, spazi geografici, intermittenze emozionali. Si comincia come un piccolo melodramma sentimentale (lui, lei, l’altro) sullo sfondo di una Cina che sta cambiando pelle, si prosegue come una riflessione profonda sul rapporto che lega ognuno di noi all’altro (nessuno lascia mai nessuno e solo la morte può spezzare la catena del cuore), in un accumulo di esperienze, siano esse negative o positive, che restano sempre con noi. Si finisce (?) con la nostalgia di un ritorno ad un luogo (quasi) mai visto, ad una persona (quasi) mai conosciuta. Un film sulle radici, sulla conoscenza, sull’esperienza del vivere (la libertà di tutti parte sempre dall’individuo) sul dolore che necessariamente è dentro ogni vivere, dentro ogni ricordo, dentro ogni assenza. Ci sono scene al limite dell’incredibile in “Al di là delle montagne”, vuoi per catturare l’ineludibilità e imprevedibilità della morte, vuoi per intercettare l’irruzione aliena dentro il reale quotidiano: l’aereo che si schianta è il ritorno ossessivo del fuoco, registrato tramite un dispositivo che sembra essere la soggettiva di chi proviene da un altro mondo. E i suoni sono spesso distorti, incomprensibili, una sonda pronta a registrare l’invisibile, che sta al centro di ogni materia. E commuove il rispetto e il pudore con cui il qurantaseienne Zhang-ke (leone d’oro a Venezia con “Still Life” tanto per sfoderare qualche titolo, se ce ne fosse bisogno) accompagna ogni personaggio dentro il vortice delle proprie avventure. In maniera semplice e complessa, senza spiegare tutto, senza sapere tutto. Mettendosi di lato, ogni tanto, come se si lasciasse assorbire da una polisemia di significati che è tutta sulla superficie delle cose. Un cinema che viene dal futuro, come le note dei Pet Shop Boys che fanno danzare nella neve una donna ormai matura, che ricorda la sua giovinezza e la sua felicità. Se oggi il giapponese Ozu facesse ancora film, sarebbero questi.
Robert Eroica
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dinoroar
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venerdì 6 maggio 2016
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sensazione di ...
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Inutile dilungarsi sulla storia, anzi, sulle storie che si intrecciano, si lasciano per poi reincontrarsi e perdersi per sempre in questo tempo di immensi cambiamenti. Chi è stato in Cina si ritroverà nel racconto delle pesanti contraddizioni di questo Paese sconfinato in bilico, mai come adesso, tra la modernizzazione a tutti i costi e conservazione di preziose tradizioni culturali. La cronologia è scandita in modo magistrale e alla fine del film rimane una sensazione di stanchezza, come se avessimo noi stessi percorso quel cammino temporale, e per la mole di input che riceve lo spettatore che necessitano di tempo per essere rielaborate. Alla fine del film si è "fatto il pieno" di cose sulle quali riflettere e ricercare.
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Inutile dilungarsi sulla storia, anzi, sulle storie che si intrecciano, si lasciano per poi reincontrarsi e perdersi per sempre in questo tempo di immensi cambiamenti. Chi è stato in Cina si ritroverà nel racconto delle pesanti contraddizioni di questo Paese sconfinato in bilico, mai come adesso, tra la modernizzazione a tutti i costi e conservazione di preziose tradizioni culturali. La cronologia è scandita in modo magistrale e alla fine del film rimane una sensazione di stanchezza, come se avessimo noi stessi percorso quel cammino temporale, e per la mole di input che riceve lo spettatore che necessitano di tempo per essere rielaborate. Alla fine del film si è "fatto il pieno" di cose sulle quali riflettere e ricercare. Non è uno spettacolo fine a se stesso, o come potrebbe apparire un intellettualoide esercizio di stile, ma una cruda narrazione di un Mondo in costante cambiamento; di un tritacarne immenso che tutt'oggi richiede le sue vittime ed una disparità sociale insopportabile. Al centro l'uomo, con le sue fragilità, aspirazioni, passioni.
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[+] meglio la cina capitalista
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maurizio d
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venerdì 1 gennaio 2016
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come cambia un paese
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Il saper ritrarre la mutazione in atto nella Cina contemporanea
è sicuramente il maggior merito di Jia Zhang ke che già nel precedente
Still life aveva saputo esprimere in pieno la sua raffinata capacità di
descrizione dei mutamenti sociali e dei traumi umani in un paese che,
in pochi decenni , da società contadina è diventato una grande potenza economica.
La fiumana del progresso ha presumibilmente fatto molte vittime
il massiccio esodo rurale in Cina ha provocato traumatici cambiamenti di vita.
Non possiamo che immaginare l'ampiezza del disastro sociale,
di quello ecologico ci arrivano a poco a poco le testimonianze
non ci è dato sapere con esattezza quanti giovani Dollar hanno pagato
in prima persona per la rapidità dei cambiamenti.
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Il saper ritrarre la mutazione in atto nella Cina contemporanea
è sicuramente il maggior merito di Jia Zhang ke che già nel precedente
Still life aveva saputo esprimere in pieno la sua raffinata capacità di
descrizione dei mutamenti sociali e dei traumi umani in un paese che,
in pochi decenni , da società contadina è diventato una grande potenza economica.
La fiumana del progresso ha presumibilmente fatto molte vittime
il massiccio esodo rurale in Cina ha provocato traumatici cambiamenti di vita.
Non possiamo che immaginare l'ampiezza del disastro sociale,
di quello ecologico ci arrivano a poco a poco le testimonianze
non ci è dato sapere con esattezza quanti giovani Dollar hanno pagato
in prima persona per la rapidità dei cambiamenti.
Tre registri linguistici anche da un punto di vista cinematografico
corrispondenti ai tre momenti diversi della storia raccontata .
Un film che merita di essere visto;
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