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acarablu
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mercoledì 20 aprile 2022
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finalmente qualcosa di diverso
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Finalmente un film leggero e girato benissimo. Maccio si prende in giro e fornisce, senza troppi giri di parole, uno spaccato della società deprimente. A nessuno interessa preservare l'ambiente, meglio passare le ore davanti ad un reality o a fotografare i disagi altrui anziché aiutare. Tutto questo strappando sorrisi e ricordando che poi alla fine nessuno è perfetto e che tutti abbiamo nel profondo una doppia personalità.
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axe80
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mercoledì 30 marzo 2022
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troppo trash
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Leggi le recensione di Paola Casella da 3 stelli e pensi: "cavolo, allora è un film comico intelligente ed arguto", poi leggi quella del Morandini e pensi che c'è qualcosa che non torna. Dopo averlo visto devo dire che concordo più col Morandini. Il film poteva sfruttare lo spunto ambientalista per denunciare il malcostume italico e la bassezza dei valori attuali ma Macchia pesta eccessivamente il piede sul lato trash e ciò che ne risulta è effettivamente spazzatura. Sembra solo un pretesto ed una giustificazione per poter tirare fuori la parte peggiore dei suoi personaggi. Qualche spunto comico divertente c'è ma la sensazione che più ti trasmesse è quella del fastidio.
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dani3
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venerdì 13 marzo 2020
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volgare
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Dovrebbe essere un film comico ma non fa ridere è pieno di volgarità... spazzatura
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onufrio
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lunedì 10 giugno 2019
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una vita da "verme"
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Pacifista, ecologista, ambientalista e tanto altro è Giulio Verme, un uomo che rispetta e difende l'ambiente ma che di concreto e di grande non ha mai fatto nulla. L'arrivo di un suo vecchio compagno di classe (che voleva fare l'Usciere...) gli propone di provare un particolare tipo di pillola, avrete presente il Limitless? ecco, l'esatto opposto, la pillola scatena in fatti nel mite Giulio Verme il trash che è in lui, iniziano così una serie di avventure che vanno contro ogni rigore logico del buon uomo. Italiano Medio mette in mostra i limiti della nostra società, ma rimane sul superficiale, divertendo soltanto a tratti lo spettatore.
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alexlaby
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sabato 18 novembre 2017
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film atipico
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E' più demenziale dei film demenziali nelle singole scene, ma allo stesso tempo è pregno di logica ed è ben fatto nella storia.
Marcello Macchia è eccezionale nel ruolo del protagonista. Compìto e supermacchietta. Fantastico. Jim Carrey non avrebbe potuto fare meglio.
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pilota54
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martedì 8 novembre 2016
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apparantemente demenziale, in realtà vero
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Ho visto il film in TV, su Sky. Inizialmente mi è parso di un umorismo demenziale e poco divertente. Ma poi, man mano che il film scorre, diventa "vero", un quadro di un'Italia e di un'italiano diviso tra la bontà assoluta e la trasgressione più becera e menefreghista. E c'è anche una quota di humor in bilico tra Benigni e Zalone, con tratti per la verità anche molto personali, inediti.
Soprattutto emerge la qualità recitativa di un comico che è anche attore credibile e naturale, così come alcuni importanti personaggi del film come la fidanzata, la vicina (la regina dei cinepanettoni Barbara Tabita) e l'amico ex compagno di classe un po' sciocco ma buono.
La parte finale è a mio avviso la più riuscita, con uno struggente, dilaniante contrasto tra la volontà di essere un perfetto paladino del "politically correct" e la voglia trasgressiva di indulgere all'egoismo e il divertimento.
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Ho visto il film in TV, su Sky. Inizialmente mi è parso di un umorismo demenziale e poco divertente. Ma poi, man mano che il film scorre, diventa "vero", un quadro di un'Italia e di un'italiano diviso tra la bontà assoluta e la trasgressione più becera e menefreghista. E c'è anche una quota di humor in bilico tra Benigni e Zalone, con tratti per la verità anche molto personali, inediti.
Soprattutto emerge la qualità recitativa di un comico che è anche attore credibile e naturale, così come alcuni importanti personaggi del film come la fidanzata, la vicina (la regina dei cinepanettoni Barbara Tabita) e l'amico ex compagno di classe un po' sciocco ma buono.
La parte finale è a mio avviso la più riuscita, con uno struggente, dilaniante contrasto tra la volontà di essere un perfetto paladino del "politically correct" e la voglia trasgressiva di indulgere all'egoismo e il divertimento.
La chiosa finale è esilarante. In definitiva un film originale, davvero diverso dalla scontata commedia comica che ci viene di solito proposta.
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atala
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sabato 20 febbraio 2016
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un film che va visto due volte
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Parlo da appassionata di Maccio della prima ora: il film sulle prime delude, forse perché c'è troppa roba, forse perché i trailer ci hanno rovinato l'effetto sorpresa. Inoltre, le gag che conosciamo si mescolano a quelle nuove, e può sembrare che il film non abbia unità. Ma, soprattutto alla seconda visione, mi ha divertito (trovo geniale il pezzo in cui i "Salmoni" devono eludere la sorveglianza presso la ditta di Sciamenna) .Comunque, ci piaccia o no, racconta una certa Italia, e lo fa con un umorismo amaro e senza pietà. E chiude con l'indigesto monologo sul compromesso, che (fatte le dovute proporzioni) pare la versione post moderna del famoso discorso di Renzo nei "Promessi Sposi". Quel discorso che, almeno personalmente, da adolescente mi infastidiva.
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Parlo da appassionata di Maccio della prima ora: il film sulle prime delude, forse perché c'è troppa roba, forse perché i trailer ci hanno rovinato l'effetto sorpresa. Inoltre, le gag che conosciamo si mescolano a quelle nuove, e può sembrare che il film non abbia unità. Ma, soprattutto alla seconda visione, mi ha divertito (trovo geniale il pezzo in cui i "Salmoni" devono eludere la sorveglianza presso la ditta di Sciamenna) .Comunque, ci piaccia o no, racconta una certa Italia, e lo fa con un umorismo amaro e senza pietà. E chiude con l'indigesto monologo sul compromesso, che (fatte le dovute proporzioni) pare la versione post moderna del famoso discorso di Renzo nei "Promessi Sposi". Quel discorso che, almeno personalmente, da adolescente mi infastidiva. Mentre oggi, 20 anni ( di cattiva politica, di internet, di brutta tv, di consumismo) dopo, mi trovo a riconoscermi un po', mio malgrado, nel monologo di Verme. Forse siamo cambiati ad una velocità tale da non rendercene neppure conto, finché un film come questo non ce lo spiattella....
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andrejuve
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lunedì 28 dicembre 2015
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l'amaro ritratto di una società superficiale
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“Italiano Medio” è un film del 2015 diretto da Marcello Macchia, piò comunemente conosciuto come Maccio Capatonda. Giulio Verme è un bambino nato all’interno di una modesta famiglia che lo trascura. I genitori infatti sono interessati esclusivamente alla televisione e ne sono attratti in maniera talmente morbosa da emarginare Giulio. Crescendo Giulio nutre una sorta di repulsione nei confronti dei genitori e del mondo televisivo, sviluppando invece una grande sensibilità in relazione ai problemi del mondo, con particolare riferimento alla disoccupazione e alla salvaguardia dell’ambiente e degli animali, cercando di affrontarli per migliorarlo.
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“Italiano Medio” è un film del 2015 diretto da Marcello Macchia, piò comunemente conosciuto come Maccio Capatonda. Giulio Verme è un bambino nato all’interno di una modesta famiglia che lo trascura. I genitori infatti sono interessati esclusivamente alla televisione e ne sono attratti in maniera talmente morbosa da emarginare Giulio. Crescendo Giulio nutre una sorta di repulsione nei confronti dei genitori e del mondo televisivo, sviluppando invece una grande sensibilità in relazione ai problemi del mondo, con particolare riferimento alla disoccupazione e alla salvaguardia dell’ambiente e degli animali, cercando di affrontarli per migliorarlo. Raggiunta la maggiore età decide di andare a vivere da solo e di frequentare l’Università. In quel periodo conosce Franca, una ragazza che, come Giulio, è molto impegnata socialmente. I due si innamorano, si sposano e Giulio riuscirà a conseguire la laurea. Nonostante i suoi propositi di cambiare il mondo Giulio si ritroverà a lavorare in una fabbrica di smaltimento dei rifiuti. Giulio è insoddisfatto della vita che conduce e soprattutto è disgustato dalla realtà circostante, composta da persone insensibili alle vere problematiche della società a causa di una cultura basata sul puro consumismo e sulla superficialità. Questa situazione lo ossessiona e lo rende irascibile e scontroso. Franca non riesce più a sostenere la relazione con Giulio e quando, il giorno prima di partire in Africa per un’attività di volontariato, sottolinea al marito il fatto che abbia sempre saputo solo lamentarsi senza agire concretamente per migliorare il mondo circostante, Giulio decide di lasciarla. Giulio riesce casualmente a venire a conoscenza di un momento attivista di nome “I Salmoni”, i quali hanno come obiettivo quello di aprire gli occhi ad una popolazione cieca, influenzata e condizionata negativamente dai mass media. Giulio decide di far parte di questa associazione e il primo obiettivo è quello di impedire allo spietato imprenditore Cartelloni di cementare la zona verde del bio parco per costruire edifici dedicati esclusivamente alla fascia sociale più agiata. Giulio, a causa dell’infruttuosità delle sue azioni, è depresso e sconfortato. Un giorno si presenta alla porta di casa sua un testimone di Geova: è Alfonzo, un suo vecchio amico di scuola. Giulio lo fa entrare e gli esprime tutti i suoi disagi. A un certo punto Alfonzo propone a Giulio di prendere una pastiglia la quale quest’ultimo erroneamente pensa possa aumentare le capacità cerebrali. Invece le diminuisce drasticamente consentendogli di utilizzare solo il due per cento del suo cervello. Giulio allora subisce una trasformazione, conformandosi alla generale mediocrità che lo circonda. La pillola però ha effetti temporanei ma Giulio comincia a diventarne dipendente abusandone e compiendo azioni meschine e illogiche. La pellicola, attraverso la storia di Giulio Verme, effettua una feroce critica nei confronti della società odierna. Una società che innanzitutto è impregnata dal forte egoismo che ha come effetto un’incapacità di comprendere le esigenze e i bisogni altrui. La solidarietà e l’altruismo sono valori ormai perduti e quello che conta è il perseguimento di specifici e personali interessi. L’uomo ormai pensa a coltivare il suo “piccolo orticello” perdendo totalmente la cognizione di quanto avviene esternamente e di come le problematiche che ci circondano in realtà ci coinvolgano in prima persona. Questo mondo ormai è malato ed è paragonabile all’immondizia che con cura Giulio cerca di smaltire e differenziare. Siamo come dei rifiuti ammassati e collocati senza una logica precisa e senza un’organizzazione. Attivarsi in prima persona per un tentativo di cambiamento per molti viene visto come un passo troppo rischioso e che potrebbe far emergere responsabilità che non vogliono essere assunte. Il problema è proprio questo senso di immaturità e pigrizia generale che prevale su qualsiasi intento volto al mutamento dell’attuale condizione sociale. Coloro che provano ad affrontare i problemi e a portarli a conoscenza del popolo vengono additati come rivoluzionari, ribelli e complottisti. Quando rispetto ai problemi legati alla criminalità organizzata, alla corruzione, alle continue crisi di Governo, alla disoccupazione, alla crisi finanziaria e all’ambiente, è più importante preoccuparsi di aggiornare lo stato di Facebook, organizzare serate nei locali più in vista oppure essere informati sul reality show più in voga al momento, allora è inevitabile che prevalga un senso di rassegnazione. Questa ovviamente è una provocazione per sottolineare come ognuno di noi è bravo ad autocommiserarsi e a lamentarsi della sua condizione di vita senza poi concretamente operarsi per migliorarla. L’apparenza ormai prevale su tutto e il timore di giudizi negativi da parte di chi ci circonda rende l’uomo un essere inanimato, insensibile e incapace di provare emozioni sincere. Qualsiasi evento che non ci coinvolga in prima persona viene accantonato e considerato superfluo. Il disinteresse verso gli altri porterà l’uomo ad un’incapacità di relazionarsi e di socializzare. L’essere umano sta diventando sempre più una macchina priva di sentimenti, apatica e statica. Siamo ormai alienati dai cellulari e da qualsiasi mezzo tecnologico che comporti una diminuzione della capacità di mettersi in gioco e di confrontarsi con gli altri. Bisogna a tutti i costi perseguire la perfezione ed essere posti al centro dell’attenzione. E’ solo instaurando determinate conoscenze che si possono ottenere favori e diventa più semplice intraprendere corsie preferenziali per ottenere i propri scopi. L’opportunismo prevale a discapito di coloro che onestamente e con fatica cercano di ritagliarsi un ruolo dignitoso all’interno della società. Un’altra malattia della nostra epoca è il pregiudizio nei confronti di coloro che sono considerati “diversi” a fronte di una nazionalità diversa, di determinati orientamenti sessuali o addirittura di modi di pensare differenti. Il processo di civilizzazione sembra aver subito un rallentamento, anzi un peggioramento drastico e inquietante. Questa preoccupante realtà è frutto soprattutto dell’attività dei mezzi di comunicazione, con particolare riferimento alla televisione, i quali delineano modelli e punti di riferimento ai quali dover ambire, creando illusioni e utopie. Viene presentato agli occhi della popolazione un mondo perfetto, privo di difetti e intriso di positività. La gente si fa plasmare e manovrare dalla televisione, la quale diventa mezzo e strumento per controllare il popolo che diventa incapace di formulare propri pensieri e di esprimere punti di vista che siano difformi e si discostino da quelli imposti e preconfezionati dai mass media. La disinformazione è causa dell’ignoranza che ci attanaglia e che ci rende facilmente controllabili dai Governi, i quali sono consci del fatto che qualsiasi realtà che venga raccontata sarà considerata come quella assoluta. Questo perché nessuno mette in discussione o si pone dei dubbi su ciò che viene trasmesso sullo schermo. E’ solo quando i programmi televisivi o i telegiornali pongono l’attenzione su un determinato evento che tutti si mobilitano a favore di una causa che molto probabilmente prima era ignorata o sconosciuta. E’ troppo semplice assumere il controllo di un popolo cosi ingenuo e infantile. Ogni giorno assistiamo a distorsioni della realtà che ci condizionano nella capacità di discernere la verità dalla menzogna, la sincerità dall’inganno. Siamo costantemente distratti da trasmissioni di intrattenimento che pongono in primo piano il materialismo e la ricerca della notorietà. Questa società del consumismo perde di vista ogni più nobile valore e cosi facendo ci ritroveremo a vivere in un mondo privo di unità, di coesione e di capacità critica, perché oggi viene accettata qualsiasi tipo di ingiustizia o di meschinità senza effettuare alcun tipo di opposizione. Tutti noi siamo coinvolti e dobbiamo autocondannarci per il degrado all’interno del quale noi stessi paradossalmente ci stiamo affossando, diminuendo gradualmente ogni minima speranza di ripresa. E’ fondamentale, come per ogni cosa, trovare un punto di equilibrio tra gli interessi e le necessità personali e quelle di chi ci circonda. E’ solo tentando di reagire e sviluppando un sentimento di denuncia e di sdegno che qualcosa si può smuovere, non rassegnandosi o deprimendosi. Giulio rappresenta gli eccessi opposti che, sia da un lato che dall’altro, possono risultare negativi e controproducenti. In ognuno di noi c’è una parte di “italiano medio” che è giusto che ci sia e fa parte della nostra cultura e delle nostre tradizioni, ma che non deve prendere il sopravvento sul senso di umanità che ci contraddistingue rispetto agli oggetti, e non deve essere utilizzato come espediente per aggirare situazioni che possono risultare complesse e problematiche. Queste tematiche sono delineate grazie ad una commedia esilarante e ben diretta da Marcello Macchia, al suo convincente esordio alla regia. Attraverso l’utilizzo di figure eccentriche e caricaturali lo spettatore riflette sui paradossi negativi che caratterizzano la nostra epoca. Una bella commedia allo stesso tempo divertente e amara, che convince grazie anche alle originali e iperboliche interpretazioni degli attori, calatisi perfettamente nei rispettivi ruoli. Un film che consiglio vivamente di vedere perché riesce ad esulare dai soliti canoni del cinema italiano, proponendo qualcosa di innovativo e coinvolgente.
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enzo70
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lunedì 28 dicembre 2015
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film inguardabile
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Nel manicheismo della cultura italiana, da un lato il bene, dall’altro il male, ci mancava solo un film come questo che molto più di qualunquemente, e ho detto tutto, arraffa dal populismo imperante. Il risultato è un film, a mio avviso, imbarazzante, cerca di essere comico, ma comico non è, ma null’altro potrebbe essere.
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Nel manicheismo della cultura italiana, da un lato il bene, dall’altro il male, ci mancava solo un film come questo che molto più di qualunquemente, e ho detto tutto, arraffa dal populismo imperante. Il risultato è un film, a mio avviso, imbarazzante, cerca di essere comico, ma comico non è, ma null’altro potrebbe essere. Il protagonista Giulio Verme, interpretato da Macchia, che è anche il regista, è un integralista di un certo tipo di cultura, vegano, ambientalista, antesignano del più profondo grillismo, dove per cultura per fare bene basta non fare. Una pillola che riduce le capacità neurologiche lo trasforma, quindi, nell’italiano medio, un Cetto laqualunque estremo, ma quello che dilaga da questo film è il qualunquismo del soggetto, che va oltre ogni ipotesi di ricerca di normalità. E parlare di un film eccessivo, non mi sembra corretto, perché l’eccesso non c’è, alla fine si vede sempre, e con puntualità, quel richiamo etico ad una cultura massimalista che nega ogni possibilità di riscatto al consumismo, che ha preso il posto della religione nella percezione degli oppiacei della dignità dei popoli. Un film sconsigliato vivamente.
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fabio57
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sabato 26 dicembre 2015
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pessimo
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Non riesco a condividere i giudizi positivi,che leggo,su un film,che non sono riuscito a finire di vedere,per la sgradevolezza del suo contenuto,non ne ho capito il senso,ho intuito che il regista voleva fare un film contro, di satira e di ironia, ma il risultato è disastroso, non si ride e nemmeno si decifrano i messaggi provocatori e di denuncia che intenderebbe proporre,non è cinema ma la sua parodia.
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