flyanto
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mercoledì 17 giugno 2015
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quando un evento conduce ad un radicale cambiament
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L'attore Giorgio Pasotti con "Io, Arlecchino" si cimenta per la prima volta, con anche la collaborazione di Matteo Bini, alla regia presentando un film discreto nella sua resa ma purtroppo ancora lontano da una riuscita completa e matura. In esso egli interpreta un giovane presentatore di un programma scadente e popolare di un'emittente locale romana che aspira ad un salto di qualità professionalmente parlando, ma anche per ciò che concerne la propria vita personale. Ciò che gli farà prendere sempre maggiore consapevolezza e soprattutto che gli darà la forza necessaria di ribellarsi ad un ambiente e ad un sistema lavorativo superficiale, falso e per lui poco convincente, sarà il suo ricongiungersi col padre (Roberto Herlitzka) in seguito ad un serio ricovero in ospedale di quest'ultimo Trascorrendo insieme gli ultimi mesi di vita del genitore, un attore teatrale specializzato nella parte del personaggio di Arlecchino, il giovane protagonista si renderà conto di quanto sia vacua la propria vita e di come egli sia sceso professionalmente a bassi compromessi accettando di condurre programmi televisivi di bassa qualità ed allontanandosi sempre di più da quello che significa dedicarsi seriamente al teatro o, comunque, al mondo dello spettacolo.
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L'attore Giorgio Pasotti con "Io, Arlecchino" si cimenta per la prima volta, con anche la collaborazione di Matteo Bini, alla regia presentando un film discreto nella sua resa ma purtroppo ancora lontano da una riuscita completa e matura. In esso egli interpreta un giovane presentatore di un programma scadente e popolare di un'emittente locale romana che aspira ad un salto di qualità professionalmente parlando, ma anche per ciò che concerne la propria vita personale. Ciò che gli farà prendere sempre maggiore consapevolezza e soprattutto che gli darà la forza necessaria di ribellarsi ad un ambiente e ad un sistema lavorativo superficiale, falso e per lui poco convincente, sarà il suo ricongiungersi col padre (Roberto Herlitzka) in seguito ad un serio ricovero in ospedale di quest'ultimo Trascorrendo insieme gli ultimi mesi di vita del genitore, un attore teatrale specializzato nella parte del personaggio di Arlecchino, il giovane protagonista si renderà conto di quanto sia vacua la propria vita e di come egli sia sceso professionalmente a bassi compromessi accettando di condurre programmi televisivi di bassa qualità ed allontanandosi sempre di più da quello che significa dedicarsi seriamente al teatro o, comunque, al mondo dello spettacolo. Riuscirà così alla fine a dare una svolta definitiva alla propria vita.
La vicenda di questa pellicola non presenta alcuna novità nel suo contenuto: il tema, infatti, della crisi professionale ed esistenziale è stato già molteplici volte trattato precedentemente in più films e l' "iter" seguito dal protagonista al fine di un cambiamento radicale della propria vita segue le tappe "classiche" ed un poco scontate determinando così una riuscita dell'opera quanto mai prevedibile. Ma nel complesso, ripeto, la regia risulta lineare e precisa e, pur rivelando ancora svariate e plausibili incertezze da parte di Pasotti, sicuramente è tesa verso future produzioni più sicure.
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diego.asto
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mercoledì 10 giugno 2015
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bellissimo!
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Lo ammetto, non sono un grande estimatore dei film italiani, ma "io e arlecchino" merita sicuramente di essere visto! Complimenti a Giorgio Pasotti per la grande interpretazione.
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beitalian
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mercoledì 10 giugno 2015
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da vedere!!
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Finalmente un film italiano fuori dagli stereotipi classici di film noiosi del genere intellettuale, radical chic, che piacciono solo alla critica, o di film panettone. Un film bello, sia come sceneggiatura che come contenuti, divertente e drammatico al punto giusto per essere apprezzato dall'inizio alla fine
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enrico danelli
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domenica 29 marzo 2015
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genuinamente commovente
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La commozione spontanea che suscita questo film nasce da una storia semplice, ma sicuramente non banale per i moltissimi temi che con molta umiltà riesce a trattare. A livello individuale c'è il percorso umano e (sicuramente) vincente di Pasotti (Giovane Arlecchino) che si libera non senza fatica di tutte le incrostazioni mondane e modaiole, ritrovando prima di tutto se stesso e poi il rapporto con il padre oltre che un amore sincero; c'è il percorso doloroso e (apparentemente) perdente di Herlitzka (Vecchio Arlecchino) che fino alla fine si mantiene coerente con le proprie convinzioni, lasciando una lunga carriera di teatro senza concedersi alle esigenze commerciali.
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La commozione spontanea che suscita questo film nasce da una storia semplice, ma sicuramente non banale per i moltissimi temi che con molta umiltà riesce a trattare. A livello individuale c'è il percorso umano e (sicuramente) vincente di Pasotti (Giovane Arlecchino) che si libera non senza fatica di tutte le incrostazioni mondane e modaiole, ritrovando prima di tutto se stesso e poi il rapporto con il padre oltre che un amore sincero; c'è il percorso doloroso e (apparentemente) perdente di Herlitzka (Vecchio Arlecchino) che fino alla fine si mantiene coerente con le proprie convinzioni, lasciando una lunga carriera di teatro senza concedersi alle esigenze commerciali. A livello sociale il film esprime concetti, se possibile, ancora più importanti e sicuramente non facili : il film è un inno all'onestà intellettuale di chi (il Pasotti Arlecchino) sa rinunciare a vendere lucrosa merce avariata (il Pasotti conduttore di talk show pieni di spazzatura culturale), oltre che (ma questa è solo una conseguenza) un elogio delle origini e dei vecchi valori, sempre utili ad essere rispolveratii nel momento del bisogno. Nel caso specifico si offrono allo scopo la commedia dell'arte (Arlecchino) e le valli bergamasche, entrambi oggi abbastanza trascurate (la prima a livello culturale, le seconde a livello turistico). Una trama veloce, ambientazioni molto accattivanti (con innumerevoli fotografie da cartolina estraibili dalle scene girate nel paesino bergamasco aggrappato alla montagna), recitazioni elevatissime (Herlitzka), briose (Savino) e (volutamente) multietniche compiacciono lo spettatore dall'inizio alla fine del film. Il caloroso e lungo applauso del pubblico sentito al festival di Roma in occasione della proiezione fuori concorso, è senz'altro meritato.
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