nerazzurro
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venerdì 29 aprile 2016
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una grande avventura nella superbia dell'uomo
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Ron Howard non ha realizzato un film da oscar ma questo non vuol dire questo lavoro non sia all'altezza,anzi, è un gran film. Il messaggio finale, specie l'ultimo faccia a faccia con la balena e qualcosa di grandioso. Il cast e davvero ottimo. Gli attori sono tutti mostruosamente bravi nell'interpretare situazioni estreme. Vorrei peró permettermi di aggiungere un giudizio sulla vere protagonista: la balena. E vero che e tratto al 100% da fatti realmente accaduti, ma secondo me se le dimensioni della balena fossero state piú esagerate secondo me avvrebbero reso di piú. Guardatelo
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nino pell.
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martedì 8 dicembre 2015
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intenso e magistralmente diretto
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Ottima pellicola girata dal regista Ron Howard. Due ore che scorrono in maniera intensa e magistralmente diretta. Un film dallo stile propriamente classico supportato dalle moderne tecnologie cinematografiche in maniera perfetta e mai banalmente fumettistica. Il viaggio della baleniera Essex nel secolo ottocento alla caccia della famosa balena bianca rivive in questo film spettacolare, avvincente e dove risulta molto arguta la capacità del regista nel descriverci soprattutto gli aspetti psicologici dei protagonisti con le loro relative contraddizioni: da qualche iniziale sentimento di astio e di rancore, ad una comune alleanza e fratellanza nella lotta alla sopravvivenza. Tra i miei film preferiti nell'ambito di questa stagione cinematografica 2014-2015.
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Ottima pellicola girata dal regista Ron Howard. Due ore che scorrono in maniera intensa e magistralmente diretta. Un film dallo stile propriamente classico supportato dalle moderne tecnologie cinematografiche in maniera perfetta e mai banalmente fumettistica. Il viaggio della baleniera Essex nel secolo ottocento alla caccia della famosa balena bianca rivive in questo film spettacolare, avvincente e dove risulta molto arguta la capacità del regista nel descriverci soprattutto gli aspetti psicologici dei protagonisti con le loro relative contraddizioni: da qualche iniziale sentimento di astio e di rancore, ad una comune alleanza e fratellanza nella lotta alla sopravvivenza. Tra i miei film preferiti nell'ambito di questa stagione cinematografica 2014-2015. Assolutamente da vedere.
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enzo70
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martedì 8 dicembre 2015
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la storia della balena bianca
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Non è la storia della balena bianca e del capitano Achab narrata da Melville, che tutti conosciamo. Ma la storia di Melville e la balena bianca raccontata da un uomo che l’ha incontrata, Thomas Nickerson; ma andiamo in ordine, Melville è uno scrittore conosciuto per i racconti di marineria e cerca un nuovo soggetto. Il naufragio della Essex è di dominio comune, si sa che è naufragata per una balena bianca, a quello che è successo nessuno lo sa. Ed allora lo scrittore incontra il marinaio per farsi raccontare la storia, e la storia è, per l’appunto, il soggetto del film. Raccontarla significa far perdere al collega spettatore il gusto del film.
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Non è la storia della balena bianca e del capitano Achab narrata da Melville, che tutti conosciamo. Ma la storia di Melville e la balena bianca raccontata da un uomo che l’ha incontrata, Thomas Nickerson; ma andiamo in ordine, Melville è uno scrittore conosciuto per i racconti di marineria e cerca un nuovo soggetto. Il naufragio della Essex è di dominio comune, si sa che è naufragata per una balena bianca, a quello che è successo nessuno lo sa. Ed allora lo scrittore incontra il marinaio per farsi raccontare la storia, e la storia è, per l’appunto, il soggetto del film. Raccontarla significa far perdere al collega spettatore il gusto del film. Dedichiamoci, allora, al film. Ron Howard è un regista capace di raccontare storie, vedi lo splendido Cinderella Man, ma questa volta ha un budget chiaramente importante e si può avvalere, oltre che di un cast di primissimo livello, della forza delle immagini. Non effetti speciali, ma rappresentazioni fedeli di una tempesta nell’atlantica o di un naufragio nel bel mezzo del pacifico. E anche le scene della balene, e ancor di più della balena per eccellenza, fanno la loro parte. La storia scorre bene, ottimi gli attori, citazione d’obbligo, per Chris Emsworth, Benjamin Walker e Brendan Gleeson. Heart of the see è un film destinato a durare nel suo genere.
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giampituo
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sabato 12 dicembre 2015
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si torna ragazzi. finalmente sentimenti buoni
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Moby Dick 2015.Per due ore sono tornato ragazzo. Solo sentimenti buoni. Onestà. Amicizia. Rispetto. Rigore. Sacrificio. Impegno. Fratellanza. Ma anche natura incontaminata e ribelle. Lotta dell'uomo per uccidere la balena e procurarsi l'oro giallo del suo olio. Battaglie epiche in mare dopo migliaia di miglia dall'Atlantico al Pacifico. Mesi in mare. E poi il naufragio. E il sentirsi braccati dalla bestia inferocita e allo stesso tempo pronta a farsi giustizia. Sull'uomo. Il riscatto della natura sull'uomo. E poi ancora i terribili tre mesi in mare. Il cannibalismo per sopravvivere. Tremendo. Raccontato per la prima volta da uno dei superstiti dopo trent'anni dall'episodio. Quindi la chiusura con quel braccio che rinuncia.
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Moby Dick 2015.Per due ore sono tornato ragazzo. Solo sentimenti buoni. Onestà. Amicizia. Rispetto. Rigore. Sacrificio. Impegno. Fratellanza. Ma anche natura incontaminata e ribelle. Lotta dell'uomo per uccidere la balena e procurarsi l'oro giallo del suo olio. Battaglie epiche in mare dopo migliaia di miglia dall'Atlantico al Pacifico. Mesi in mare. E poi il naufragio. E il sentirsi braccati dalla bestia inferocita e allo stesso tempo pronta a farsi giustizia. Sull'uomo. Il riscatto della natura sull'uomo. E poi ancora i terribili tre mesi in mare. Il cannibalismo per sopravvivere. Tremendo. Raccontato per la prima volta da uno dei superstiti dopo trent'anni dall'episodio. Quindi la chiusura con quel braccio che rinuncia. Carica con tutte le forze residue il braccio per lanciare l'arpione. Ma si ferma. Mentre la balena passa guardando con i suoi grandi occhi le barche degli uomini non più cattivi. E se ne va per sempre.
I 120 minuti passano in fretta per gli "adolescenti" in sala. Così mi sono sentito. E oggi proprio dopo una giornata di lavoro, non facile. Bravo Ron Hovard.
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domenico maria
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domenica 13 dicembre 2015
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nell'abisso(e ritorno). genesi di capolavoro
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Al momento credo di essere l'unico che ha il coraggio(forse per alcuni l'incoscienza) di tributare a questa pellicola il massimo punteggio. Noto, dopo una panoramica complessiva, che molto spesso,troppo spesso, a fronte di valutazioni positive se non ottime, abbondano le fasce rosse di disappunto spesso addirittura al 100%(che dovrebbe voler dire, se ho decodificato la logica bene 1 solo, o pochissimi comunque, completamente contrari). La mia convinzione, confermata dall'assoluto,tombale, silenzio in sala a fine proiezione, è che probabilmente oggi come oggi, molti siano disabituati a tematiche che affrontano di petto, i cosidetti "massimi sistemi". Ha ragione chi scrive che questo film ci riporta ai grandi film "educativi"(ovviamente tra virgolette) del passato;come appunto il precedente del '56 con Gregory Peck diretto da John Huston.
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Al momento credo di essere l'unico che ha il coraggio(forse per alcuni l'incoscienza) di tributare a questa pellicola il massimo punteggio. Noto, dopo una panoramica complessiva, che molto spesso,troppo spesso, a fronte di valutazioni positive se non ottime, abbondano le fasce rosse di disappunto spesso addirittura al 100%(che dovrebbe voler dire, se ho decodificato la logica bene 1 solo, o pochissimi comunque, completamente contrari). La mia convinzione, confermata dall'assoluto,tombale, silenzio in sala a fine proiezione, è che probabilmente oggi come oggi, molti siano disabituati a tematiche che affrontano di petto, i cosidetti "massimi sistemi". Ha ragione chi scrive che questo film ci riporta ai grandi film "educativi"(ovviamente tra virgolette) del passato;come appunto il precedente del '56 con Gregory Peck diretto da John Huston. Lì il proposito era esplicitamente sintetizzare il romanzo di Melville; quì, altrettanto esplicitamente, ricostruirne la genesi, a quel momento della vita del giovane scrittore, ancora al bivio, complessato e ossessionato allo stesso tempo. Premesso che trovo il cast sostanzialmente omogeneo, e a mio avviso molto immedesimato, il duetto intercalato dai passi del racconto della tragica esperienza del 1820/21, tra Ben Whishey Melville e Brendan Gleeson il vecchio Nickerson, è una sorta di allucinante confessione/scambio di incubi, spettri viventi, con connotati diversi, in tutte e due le anime.Come lo scrittore è divorato dalla ossessione di fare lui pure un viaggio allucinante per dare sfogo ai suoi tormenti, Nickerson è una specie di morto vivente, che fino alla fine nasconde il suo divorante e mostruoso segreto. Come la vecchia Rose di Titanic, è un sopravvissuto, un miracolato. Ma la vecchia Rose ha trovato dalla tragedia la forza e la volontà di riscattarsi e realizzarsi pienamente nella vita. Nickerson è una specie di zombi, un dead man walking (citando Dante il Branca Doria del fondo dei traditori,nel fondo dell'inferno, uno spettro animato dal male che vive sulla terra come carcassa umana cui il signore del male ha divorato, strappato l'anima). Dall'altra parte la potentissima volontà realizzativa e affermativa di Hamsworth Owen Chase, il magnetismo dell'avventura,il mare come seconda casa e seconda(o forse prima?)famiglia. Il mostro terrorizza anche lui, ma è una sorta di eterno duello tra Achille e lo spettro della morte che si porta dentro, sempre combattendo,senza quasi mai arrivare a una conclusione definitiva. Solo allo stremo delle forze la bandiera bianca di resa: la controfigura della Natura(o dei neri abissi dell'uomo), si riprende il suo posto, prima oggetto di morte,sangue,profitto, ora signore del mondo parallelo, gli abissi. Un po' di pruderie puritana impedisce al passaggio finale del processo e della commissione di inchiesta, di far esplodere la bomba; esiste davvero il mostro che sfonda le navi e porta la morte; ma(peccato) tutto si risolve in un enunciato giustissimo ma brevissimo del capitano,che esce a testa alta,lasciando un po' a bocca asciutta. Ciononostante una rapida sintesi su argomenti di tale portata. Proviamo a entrare in sintonia, davanti a simili argomenti? E' così tragicamente difficile? Ultima nota per Jordi Mollè, particina breve ma incisiva:non è forse il Capitano spagnolo, di nuovo come direbbe Dante, a "mettere le ali al folle volo"(il delirio dei 2.000 barili) di questa sorta di Odissea del Pacifico?
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dandy
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mercoledì 14 febbraio 2018
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compitino diligente,ma anche freddo.
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Dal libro di Nathaniel Philbrick "Nel cuore dell'oceano-Il naufragio della baleniera Essex",non un rifacimento del film di Huston,nè un riadattamento dell'opera di Melville,ma il resoconto della storia che ispirò quest'ultimo per la stesura del suo romanzo più popolare.Un blockbuster strabiliante dal punto di vista visivo(oltre agli effetti digitali,le innumerevoli inquadrature dei punti più disparati)ma totalmente convenzionale nello svolgimento.Tutto è piuttosto prevedibile,dai personaggi(lo scrittore testardo;il narratore che all'inizio ovviamente non intende vuotare il sacco;il suo alter ego giovane che maturerà drasticamente durante il viaggio;l'ufficiale duro ma giusto Chase;l'ufficiale inetto e odioso Pollard;la moglie determinata di Chase che vuole sentirsi promettere il ritorno;la moglie altrettanto determinata di Nickerson che gli impone di raccontare e così via)allo svolgimento,se si esclude la svolta cannibalica che però è lasciata rigorosamente fuori campo.
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Dal libro di Nathaniel Philbrick "Nel cuore dell'oceano-Il naufragio della baleniera Essex",non un rifacimento del film di Huston,nè un riadattamento dell'opera di Melville,ma il resoconto della storia che ispirò quest'ultimo per la stesura del suo romanzo più popolare.Un blockbuster strabiliante dal punto di vista visivo(oltre agli effetti digitali,le innumerevoli inquadrature dei punti più disparati)ma totalmente convenzionale nello svolgimento.Tutto è piuttosto prevedibile,dai personaggi(lo scrittore testardo;il narratore che all'inizio ovviamente non intende vuotare il sacco;il suo alter ego giovane che maturerà drasticamente durante il viaggio;l'ufficiale duro ma giusto Chase;l'ufficiale inetto e odioso Pollard;la moglie determinata di Chase che vuole sentirsi promettere il ritorno;la moglie altrettanto determinata di Nickerson che gli impone di raccontare e così via)allo svolgimento,se si esclude la svolta cannibalica che però è lasciata rigorosamente fuori campo.In tutto ciò Moby Dick finisce col diventare una presenza marginale,nemmeno più interessante degli altri personaggi,utile solo a riempire i momenti action.E se perlomeno i cascami animalisti sono evitati,si perdono i temi dell'ossessione e della piccolezza dell'individuo di fronte a certe sfide.Il cast si impegna ma gli sterotipi restano i soliti.Howard è anche produttore.Distribuito anche in 3D.
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fabal
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martedì 8 dicembre 2015
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azione calibrata e dramma di un naufragio
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Un giovane Herman Melville si reca dall'unico superstite della baleniera Essex, per farsi raccontare l'intera la storia di un naufragio poco chiaro. Nickerson era allora poco più che un bambino: inizialmente riottoso, l'uomo decide di lasciarsi andare ai ricordi e rivela a Melville che ad affondare la nave fu una gigantesca balena bianca.
Una cosa salta subito all'occhio: la struttura narrativa affidata al racconto è identica al ben più noto naufragio portato sul grande schermo da James Cameron, il Titanic. Allo stesso modo il film di Howard parte lento, senza alcuna ombra apocalittica, preoccupandosi di ricostruire storicamente le tecniche di navigazione e di caccia alle balene in modo abbastanza dettagliato.
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Un giovane Herman Melville si reca dall'unico superstite della baleniera Essex, per farsi raccontare l'intera la storia di un naufragio poco chiaro. Nickerson era allora poco più che un bambino: inizialmente riottoso, l'uomo decide di lasciarsi andare ai ricordi e rivela a Melville che ad affondare la nave fu una gigantesca balena bianca.
Una cosa salta subito all'occhio: la struttura narrativa affidata al racconto è identica al ben più noto naufragio portato sul grande schermo da James Cameron, il Titanic. Allo stesso modo il film di Howard parte lento, senza alcuna ombra apocalittica, preoccupandosi di ricostruire storicamente le tecniche di navigazione e di caccia alle balene in modo abbastanza dettagliato. Il paradosso, tuttavia, è la perdita di importanza del narratore stesso, asettico in una focalizzazione in cui spesso è ai margini, e in cui il protagonista primadonna è invece il primo ufficile Chase. Il conflitto col raccomandato capitano Polard e la nostalgia di casa sono ben esaltati, ma estranei al Nickerson ragazzo di cui invece sappiamo ben poco. L'azione è comunque calibrata per creare suspense senza la ricerca dell'eccesso: il rischio più grande per Howard era il capitombolo nel monster movie, cosa che invece il regista evita in due modi distinti. Da una parte questo Heart of the Sea è un film avvincente ma non fracassone, in cui anche le scene più disaster non sono finalizzate a un culto gratuito della distruzione. Dall'altra, come recita il titolo, il vero protagonista è il mare, nella sua estensione infinita, non la balena in sé. Che, intelligentemente, non ha caratteri mostruosi di un demone ma è un semplice grosso e arrabbiato cetaceo.
La sceneggiatura, sicuramente solida e bilanciata di Heart of the sea, manca però di qualsiasi tratto sacrale dello scontro tra uomo-dio alla base del romanzo di Melville. E' una scelta ponderata dello stesso Howard, certamente non una svista. Ma, in questa ottica, ogni affinità con il romanzo originale Moby Dick sfuma e con essa gran parte delle riflessioni cosmiche e religiose. L'epica della vendetta del capitano Achab, della sua ricerca ossessiva, è del tutto assente nell'ufficiale Chase, che è poco più di un abile commerciante. E benché la presenza scenica di Hemsworth sia quasi (super)eroica, manca di un senso intimo, della missione vitale che rendeva l'Achab di Melville simile al Lucifero di Milton che, fatto a immagine e somiglianza di Dio, crede di poter governare su tutto il creato. In ultima analisi Heart of the Sea è l'asciutta storia di un naufragio a volte crudo a volte drammatico, e non di uno scontro epico dell'uomo contro la natura.
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catcarlo
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mercoledì 16 dicembre 2015
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prima di moby dick
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I film di mare esercitano sempre un loro fascino: aggiungendo la salda mano artigiana di Ron Howard e la fascinazione per il monumento letterario di Melville si hanno come risultato queste due ore di solido spettacolo che va ben al dilà delle scene d’azione supportate da ottimi effetti speciali. In verità, la parte che occhieggia alla creazione di Moby Dick è la meno apprezzabile: forse anche perché il libro è pietra angolare per la letteratura d’oltreoceano e su uno spettatore europeo ha inevitabilmente meno effetto, ma l’impressione è che si potrebbe fare a meno della cornice in cui l’ultimo sopravvissuto della Essex riporta alla luce i propri ricordi su invito del giovane scrittore di belle speranze.
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I film di mare esercitano sempre un loro fascino: aggiungendo la salda mano artigiana di Ron Howard e la fascinazione per il monumento letterario di Melville si hanno come risultato queste due ore di solido spettacolo che va ben al dilà delle scene d’azione supportate da ottimi effetti speciali. In verità, la parte che occhieggia alla creazione di Moby Dick è la meno apprezzabile: forse anche perché il libro è pietra angolare per la letteratura d’oltreoceano e su uno spettatore europeo ha inevitabilmente meno effetto, ma l’impressione è che si potrebbe fare a meno della cornice in cui l’ultimo sopravvissuto della Essex riporta alla luce i propri ricordi su invito del giovane scrittore di belle speranze. Il dialogo fra i due, venato dalle rispettive confessioni, va a scapito della tensione narrativa, tanto che non si vede l’ora di tornare a bordo e navigare la vicenda principale: è vero che la rappresentazione di una Nantucket tra iperrealismo e tocchi turneriani è di notevole valore, ma la stessa appare comunque all’inizio e alla fine dell’epopea della sfortunata baleniera e, in ogni caso, la fotografia di Anthony Dod Mantle conferma la sua brillantezza anche in mare aperto, sia nei momenti più concitati, sia quando i rapporti fra i personaggi prendono il sopravvento sull’azione. Howard decide dunque di basarsi su di un episodio reale anziché affrontare l’ossessione di Achab: la preferenza del regista per la ricostruzione storica è andata accentuandosi negli ultimi anni, come dimostrano ‘Frost/Nixon’ e ‘Rush’, opere che, inoltre, hanno in comune un altro filo conduttore, ovvero lo scontro fra due caratteri agli opposti, con la sola differenza che qui il confronto si fa da pubblico a (quasi) privato. Sulla Essex, comandata dal novellino con pedigree capitano Pollard (Benjamin Walker), si imbarca come primo ufficiale Owen Chase (Chris Hemsworth), la cui abilità marinaresca è tutta frutto dell’esperienza: tra i due sprizzano subito scintille mentre la nave salpa a caccia di cetacei. Dopo un lungo viaggio poco fruttuoso, al largo del Pacifico pare loro di trovare l’eldorado del baleniere, ma un capodoglio gigantesco affonda l’imbarcazione, costringendo gli scampati a una lunghissima lotta per la sopravvivenza. Uno svolgimento abbastanza classico che costringe il regista, assieme all’autore di soggetto e sceneggiatura Charles Leavitt, a cambiare registro a metà strada: a una prima parte più movimentata, in cui è l’avidità a spingere il comportamento dei personaggi mentre vengono sballottati dalle tempeste o cercano di colpire con l’arpione le loro gigantesche vittime, ne segue una seconda in cui a prevalere è la semplice esigenza di rimanere vivi con relativo spostamento dei limiti umani e relativi scrupoli morali. La narrazione scorre dall’una all’altra senza far avvertire la cesura, tanto che il ritmo rallenta in modo naturale e qualche lungaggine, che pure c’è, non dà un particolare fastidio. Per questa via, contemperando con la dimensione storica una sua a volte evidente attitudine melodrammatica, Howard riesce a portare a casa il risultato, seppure il film non riesca a replicare l’efficacia che era di ‘Rush’: il merito, vale ripeterlo, sta soprattutto nel raccontare la vicenda in sé dando un’angolatura che ha più di un debito con la classicità della Hollywood che fu. Su tale concezione pare essere stata basata pure la scelta degli attori, la cui alchimia è fondamentale vista l’ambientazione in uno spazio ristretto quale può essere quello di una nave, per non parlare di una scialuppa (con tanto di dieta ferrea per raggiungere il fisico del ruolo): in un cast per forza di cose quasi del tutto al maschile, Hemsworth trova un nuovo ruolo, dopo James Hunt, che lo aiuta sulla strada per diventare un buon interprete e attorno a lui ognuno funziona come dovrebbe, dal forse sottoutilizzato secondo ufficiale di Cillian Murphy al ragazzo di bordo del futuro Uomo Ragno Tom Holland. Ragazzo di bordo che, diventato adulto, ha l’aspetto di Brendan Gleeson impegnato a discutere con Melville/Ben Whishaw in quella cornice molto teatrale che, malgrado la loro bravura, nulla aggiunge e forse qualcosa toglie alla soddisfazione complessiva.
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dhany coraucci
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domenica 20 dicembre 2015
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il mare, prima di ogni altra cosa
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Più della balena bianca o della baleniera contro la quale si accanisce, protagonista di questo film è il mare. Dagli abissi più profondi che vediamo in apertura, alle tempeste, alla sua immensità. Ron Howard ci racconta il cuore del mare, non alla maniera di Melville, con quel respiro interiore, esistenzialista perché in fondo il film è tratto da una storia scritta nel 2000 proprio riferita alla baleniera Essex che ha ispirato l'autore ottocentesco per il suo romanzo più famoso (riscoperto poi nel 1921). La prima parte è magnifica e deve essere assolutamente vista al cinema; la seconda parte si dilunga un po' sull'agonia del naufragio e il mare è quello che non approda a nessuna riva.
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Più della balena bianca o della baleniera contro la quale si accanisce, protagonista di questo film è il mare. Dagli abissi più profondi che vediamo in apertura, alle tempeste, alla sua immensità. Ron Howard ci racconta il cuore del mare, non alla maniera di Melville, con quel respiro interiore, esistenzialista perché in fondo il film è tratto da una storia scritta nel 2000 proprio riferita alla baleniera Essex che ha ispirato l'autore ottocentesco per il suo romanzo più famoso (riscoperto poi nel 1921). La prima parte è magnifica e deve essere assolutamente vista al cinema; la seconda parte si dilunga un po' sull'agonia del naufragio e il mare è quello che non approda a nessuna riva. Non c'è spazio per visioni tormentate o metafore dell'anima perché Ron Howard è un regista hollywoodiano nel senso più buono, in grado di unire la spettacolarità a un senso di avventura e di puro intrattenimento che appartiene al cinema d'altri tempi, però con un elevatissimo e sapiente uso delle nuove tecnologie. A me, infatti, più che il Moby Dick di John Huston mi ha ricordato Gli Ammutinati del Bounty, senza però la sua crudeltà e soprattutto senza Marlon Brando. Però il primo ufficiale Chase (Chris Hemsworth) l'ho trovato, oltreché bellissimo, anche molto bravo e seguiamo con passione la sua avventura sui mari improntata alla più nobile lealtà ma anche a una consuetudine all'ingiustizia e alla sfortuna che ce lo rendono da subito simpatico. Tra lui e la gigantesca balena non c'è una vera e propria sfida, piuttosto una comune ricerca della salvezza, della sopravvivenza, infatti il cetaceo è più protettivo che malvagio e se intraprende una lotta furibonda contro gli esseri umani è per difendere e preservare la sua specie, la quale, del resto, è stata ugualmente decimata.
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gianleo67
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venerdì 20 maggio 2016
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uccidete la balena bianca!
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Lo scrittore Herman Melville si reca nella locanda dell'anziano e reticente Thomas Nickerson per ascoltare da lui l'incredibile storia del naufragio della baleniera Essex, affondata insieme al suo prezioso carico e su cui lo stesso si era imbarcato come giovane ed inesperto mozzo molti anni prima. Le vicende dei temerari ufficiali che guidarono l'impresa e della strenua lotta che ingaggiarono contro un mostro marino sanguinario e vendicativo saranno alla base del suo più celebre romanzo e del mito immortale della balena bianca più famosa della storia della letteratura.
Dal prequel letterario (nuova moda?) a quello cinematografico (vecchia abitudine!) il passo è breve e sembra assicurare remunerate sponsorizzazioni (Fazio docet!) ed ottimi compensi.
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Lo scrittore Herman Melville si reca nella locanda dell'anziano e reticente Thomas Nickerson per ascoltare da lui l'incredibile storia del naufragio della baleniera Essex, affondata insieme al suo prezioso carico e su cui lo stesso si era imbarcato come giovane ed inesperto mozzo molti anni prima. Le vicende dei temerari ufficiali che guidarono l'impresa e della strenua lotta che ingaggiarono contro un mostro marino sanguinario e vendicativo saranno alla base del suo più celebre romanzo e del mito immortale della balena bianca più famosa della storia della letteratura.
Dal prequel letterario (nuova moda?) a quello cinematografico (vecchia abitudine!) il passo è breve e sembra assicurare remunerate sponsorizzazioni (Fazio docet!) ed ottimi compensi. Questo deve aver pensato quel furbacchione di Ron Howard nell'imbarcarsi nella solita, navigata intrapresa marinaresca che vanta un armatore di grosso calibro come la Warner ed un equipaggio ben assortito di giovani baldanzosi e vecchi lupi di mare in grado di circunavigare Capo Horn con una goletta dalle vele presto a brandelli e fare la spola tra un presente di gramaglie e ristrettezze finanziarie ed un passato di belle speranze colate a picco. Se la notoria abilità degli sceneggiatori americani (Charles Leavitt) riesce ad agitare lo spettro di un'epoca storica ormai al tramonto (olio di balena per illuminare le strade, puah!) alle soglie della scoperta dei combustibili fossili e della imminente rivoluzione industriale ed imbastire la trita retorica del rapporto uomo-natura come pretesto di un conflitto e conseguente riscatto sociale che arriva solo nei titoli di coda ed a tempo ormai scaduto, quello che manca al film è proprio la capacità di infondere a questa materia l'afflato epico che ha reso la leggenda del libro di Melville un capolavoro della narrativa avventurosa ed il personaggio del capitano Achab (o la sua controparte reale del biondo primo ufficiale Chase) il prototipo di un moderno Prometeo in lotta contro i propri demoni interiori e le imprescrutabili intelligenze di una natura ostile e misteriosa. Niente di tutto questo ovviamente, ma la solita formuletta di uno schema avventuroso che si ripete sotto la spinta di una riluttante rimembranza prezzolata (L'argent!) che ricama gli usuali espedienti a base di un montaggio ellittico e decisamente stucchevole ed i più godibili effetti speciali in CG, tra il biondo ex figlio di Odino pronto a sfuggire alla furia di Ade di una nave in fiamme e gettarsi tra i perigliosi flutti del regno di Poseidone ed un grosso cetaceo livoroso che reclama vendetta a nome della vituperata categoria dei liberi fornitori di olio di balena. Insomma da cacciatori si fa presto a diventare prede soprattutto quando stai in mezzo al mare e la tua presunzione supera di gran lunga i mezzi a disposizione, trasformando la tua personale Odissea (e relativa Penelope che attende a casa con figlia in grembo) da una battuta di pesca che manco il Clooney di The Perfect Storm nell'immancabile corollario antropofago de Le avventure di Gordon Pym in versione riveduta e corretta. Una carrellata di personaggi tagliati con l'accetta che finiscono per sprecare il buon potenziale di un cast ben assortito (tranne l'inespressivo e repulsivo Benjamin Walker) ed una regia in cui la tecnica della narrazione finisce per abdicare ai dictat della post produzione rendono questo antefatto (artefatto?) storico-letterario un polpettone indigesto di più di due ore che pure la famosa balena del titolo non avrebbe esitato a sputare perfino in tempi di gravi ristrettezze trofiche. Dopo l'edulcorata singolar tenzone automobilistico-agiografica del precedente Rush un altro solenne buco nell'acqua per l'ex talentuoso ciuffo biondo del Ricky dei giorni felici. Ovviamente il box office non può che darmi torto; ma quella è tutta un'altra Storia!
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