filippo catani
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lunedì 5 settembre 2016
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polvere pirica bagnata
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Pittsburgh 2002. Un medico legale di origine nigeriana si mette ad indagare sulla sospetta morte di un ex campione di football. Farà delle scoperte sconvolgenti in merito ai danni riportati dal cervello a causa degli impatti violenti.
Ci si aspettava un filmone di denuncia vista la grande polemica negli USA con la Nfl sugli scudi per l'uscita di questa pellicola. Alla fine la montagna ha partorito il più classico dei topolini. Ritmo compassato e quasi lento si concentra molto sul personaggio del dottor Omalu partito dal nulla e arrivato a prendere la cittadinanza americana a suon di incarichi e master. Della lotta contro la Nfl c'è veramente poco se non il classico scontro Davide contro Golia.
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Pittsburgh 2002. Un medico legale di origine nigeriana si mette ad indagare sulla sospetta morte di un ex campione di football. Farà delle scoperte sconvolgenti in merito ai danni riportati dal cervello a causa degli impatti violenti.
Ci si aspettava un filmone di denuncia vista la grande polemica negli USA con la Nfl sugli scudi per l'uscita di questa pellicola. Alla fine la montagna ha partorito il più classico dei topolini. Ritmo compassato e quasi lento si concentra molto sul personaggio del dottor Omalu partito dal nulla e arrivato a prendere la cittadinanza americana a suon di incarichi e master. Della lotta contro la Nfl c'è veramente poco se non il classico scontro Davide contro Golia. Per il resto qualche frase retorica e qualche dialogo cerchiobottista sul fatto che il football nonostante tutto viene subito dopo alla religione. Will Smith si impegna ma non riesce a sollevare le sorti di un film da cui era lecito aspettarsi ben altro. Ora non si chiedeva un cinema d'inchiesta genere Spotlight ma nemmeno questo ibrido di cinema investigativo e intrattenimento. Piuttosto deludente.
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g_andrini
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mercoledì 15 giugno 2016
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retorico
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La Sindrome da demenza pugilistica esiste sul serio, ma mi sembra che gli effetti descritti siano un po' amplificati.
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gianleo67
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sabato 7 maggio 2016
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reato estorsivo o trauma contusivo
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Plurilaureato e brillante neuropatologo di origine nigeriana, il dottor Bennet Omalu scopre casualmente che la encefalopatia cronica che ha causato la morte precoce di una ex stella della NFL, è in realtà una sindrome traumatica professionale che colpisce molti ex giocatori di football americano. Osteggiato dalla potente lobby delle società sportive e costantemente sotto ricatto per il suo status di cittadino straniero con permesso di lavoro temporaneo, il dottor Omalu sceglie di non barattare la propria deontologia professionale e la propria fede nella scienza in cambio di una carriera sicura e della serenità familiare. Finale edificante.
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Plurilaureato e brillante neuropatologo di origine nigeriana, il dottor Bennet Omalu scopre casualmente che la encefalopatia cronica che ha causato la morte precoce di una ex stella della NFL, è in realtà una sindrome traumatica professionale che colpisce molti ex giocatori di football americano. Osteggiato dalla potente lobby delle società sportive e costantemente sotto ricatto per il suo status di cittadino straniero con permesso di lavoro temporaneo, il dottor Omalu sceglie di non barattare la propria deontologia professionale e la propria fede nella scienza in cambio di una carriera sicura e della serenità familiare. Finale edificante.
Paradigma per eccellenza del sogno americano e delle contraddizioni che innervano una società che si fonda sulla realizzazione dei propri sogni costi quel che costi, il mito dello sport nazionale per eccellenza (ora il football, ora il baseball a seconda delle convenienze del soggetto e delle occasioni di produzione) è entrato di diritto nella storia del cinema a stelle e strisce con opere che hanno segnato come poche l'immaginario del pubblico mainstream (da The longest Yard a The natural, da Ogni maledetta Domenica a Moneyball - L'arte di vincere, solo per citarne alcuni di ieri e di oggi). Non fa difetto questo film dello scrittore e giornalista d'inchiesta Peter Landesman che, riprendendo il tema di un articolo della sua 'collega' Jeanne Marie Laskas, costruisce una storiella che più edificante non si può, contemperando il luogo comune dello straniero di talento in terra ostile (con un direttore amministrativo bianco latamente razzista e insofferente ed un mentore anziano comprensivo e prodigo) con la lotta senza quartiere all'ingiustizia ed al malaffare, dimostrando ancora una volta che il corpo vivo e dolente di una nazione costantemente esposta alle afflizioni ed ai patogeni esterni ha in sè gli anticorpi che lo mantengono sempre allenato ed in ottima salute. Non nego che questa narrazione abbia un fondo di verità, ma il film di Landesman si dimostra incapace di tradurne le indubbie potenzialità in una storia avvincente e credibile, limitandosi piuttosto a seguire uno storytelling che ci porta dal punto A al punto B senza un reale approfondimento del contesto, una adeguata valorizzazione dei caratteri ed una stringente dinamica delle forze in campo che ci faccia capire dove caspita possono mai essersi cacciati gli avversari (due o tre scene di un ufficio legale della federazione, una conferenza stampa a porte chiuse e senza contraddittorio, uno studio medico revisionato da titolati di Harvard e confutato dal 'massaggiatore della panchina accanto'). Insomma una roba un pò da ridere e un pò da piangere che soffre per una sceneggiatura piena di buchi che manco il groviera od un cervello affetto da encefalopatia spongiforme, un montaggio che diluisce la detecion medico-legale di prassi in un mare di tempi morti e personaggi campati in aria che si convertono come San Paolo sulla via di Damasco senza neanche la garanzia della redenzione per il loro passato di inveterati peccatori (un Alec Baldwin imbolsito e dall'occhio bovino, appunto!). Tutto quindi si scarica sulle spalle del buon Will Smith che un tempo aveva pure la faccia giusta, ma ora farfuglia cose demenziali in un inglese maccheronico (notazione un pò xenofoba per caratterizzare il nigger d'importazione), parla con i morti senza il fascino di Bruce Willis e rifiuta perfino un posto alla Casa Bianca per andarea vive a Lodi (California,sic!) con mogliettina carina e bimba ius soli munita.
A latere pure un'inchiesta dell'FBI in versione Spectre che non si è capito bene chi li abbia chiamati e soprattutto perchè e la confessione tardiva del nemico che sembra mosso a pietà dal suicidio dell'ennesima vittima del casco contro casco. Se voi vi divertite con questa roba (il film intendo, non il football americano) beati voi! Titolo con doppio-senso annesso (reato estorsivo ma anche trauma contusivo), premiato agli Hollywood Film Awards 2015 e al Palm Springs International Film Festival 2016 (produce la gloriosa Columbia Pictures) e pure la immancabile nomination ai Globes per Will Sottuttoio Smith ex Prince of Bellaria (cit. mck).
Aveva un bavero color zafferano, veniva a piedi da Lodi a...
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marce84
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domenica 1 maggio 2016
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will smith salva un film con zone d'ombra
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Bennet Omalu è un neuropatologo forense dai modi particolari. Parla con i suoi “pazienti” morti, è determinato e intelligente. Un giorno deve fare l’autopsia a un ex campione di football americano caduto in disgrazia. Sarà l’inizio della scoperta di una malattia che colpisce il cervello, causata dai violenti traumi subiti dai giocatori di football. Ma la verità è scomoda per la NFL, la lega professionistica del football.
Zona d’ombra ha il merito di rendere nota la storia del dottor Bennet Omalu, un dottore di origine nigeriana, che in America si è realizzato e ha diagnosticato una malattia cerebrale che colpisce gli ex giocatori di football americano.
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Bennet Omalu è un neuropatologo forense dai modi particolari. Parla con i suoi “pazienti” morti, è determinato e intelligente. Un giorno deve fare l’autopsia a un ex campione di football americano caduto in disgrazia. Sarà l’inizio della scoperta di una malattia che colpisce il cervello, causata dai violenti traumi subiti dai giocatori di football. Ma la verità è scomoda per la NFL, la lega professionistica del football.
Zona d’ombra ha il merito di rendere nota la storia del dottor Bennet Omalu, un dottore di origine nigeriana, che in America si è realizzato e ha diagnosticato una malattia cerebrale che colpisce gli ex giocatori di football americano. Il film si lascia vedere ed è ben recitato da Will Smith nel ruolo del protagonista, ma a mio avviso ha delle lacune. La prima parte ha un bel ritmo ed è avvincente. La scelta del regista è quella di rappresentare parallelamente due personaggi: da un lato il dottore, dai modi bizzarri e dai comportamenti originali, dall’altro la leggenda tramontata di Mike Webster, ex campione, povero, emarginato e disturbato psichicamente. Il ritmo è incalzante e il regista è bravo a catturare l’attenzione dello spettatore con una sceneggiatura ben organizzata e con la bravura di Will Smith nel dare corpo e voce a questo personaggio, che colpisce lo spettatore.
Molto meno riuscita la seconda parte del film e cioè quella incentrata sullo scontro tra il dottore e la Nfl, ovvero la lega del football, che cerca di ostacolare in tutti i modi tale scoperta. Le intenzioni della lega sono mal rappresentate e poco credibili. I suoi esponenti sono sempre sullo sfondo e mai interpretati appieno. Ma soprattutto manca quel pathos che ci dovrebbe essere per un uomo che viene ricattato, che rischia di perdere la propria famiglia, il proprio lavoro, il proprio status, solo per aver detto la verità. Inoltre, la lega cambia idea in modo frettoloso, così come frettolosamente il dottore cambia città e si lascia il passato alle spalle. Anche i dialoghi sono spesso troppo pieni di retorica, in particolare si sottolinea spesso il sogno americano e troppo volutamente melodrammatiche sono le battute della moglie che fanno perdere al film tutta la sua naturalezza e credibilità. Insomma un film su una storia interessante che avrebbe meritato una rappresentazione più convincente, in cui il personaggio interpretato da Will Smith, che rimane nella memoria per la sua particolarità, non basta per farlo decollare.
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nerone bianchi
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domenica 1 maggio 2016
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molto rumore per poco
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L'idea su cui poggia il film è eccellente, soprattutto se, come recitano le scritte di chiusura, derivata da una storia recentissima e vera. Un dottore nigeriano, che lavora da anni negli Stati Uniti, presso un centro governativo per autopsie, si icuriosisce al caso di un famosissimo giocatore di football deceduto in circostanze anomale. Approfondendo la questione e comparanandola ad altre morti simili, scopre che c'è un nesso tra la violenza e lo stress a cui questi giocatori vengono sottoposti e il loro crack celebrale, da lì in avanti si apre una durissima battaglia con la Federazione Nazionale Football, che gestisce un impero economico e che tenta in tutte le maniere di metterlo a tacere.
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L'idea su cui poggia il film è eccellente, soprattutto se, come recitano le scritte di chiusura, derivata da una storia recentissima e vera. Un dottore nigeriano, che lavora da anni negli Stati Uniti, presso un centro governativo per autopsie, si icuriosisce al caso di un famosissimo giocatore di football deceduto in circostanze anomale. Approfondendo la questione e comparanandola ad altre morti simili, scopre che c'è un nesso tra la violenza e lo stress a cui questi giocatori vengono sottoposti e il loro crack celebrale, da lì in avanti si apre una durissima battaglia con la Federazione Nazionale Football, che gestisce un impero economico e che tenta in tutte le maniere di metterlo a tacere. Il tema è forte, tanto quanto quello dell'alcool e del tabacco, ma nessuno aveva mai pensato e detto che darsi tante testate, nonostante i caschi di protezione, potesse portare a risultati così sconcertanti come il film mostra. Un cinema di denuncia, all'americana, con il bene che alla fine vince, e fin qui ci pùò anche stare, il lieto fine rassicura e ci mette sempre di buon umore. La successiva sceneggiatura e successivamente il film sono davvero deludenti. I ritmi si dilatano, abbondano primi e primissimi piani con dialoghi spesso sussurrati e nonostante un bravo Will Smith le palpebre impietose si chiudono.
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disneynurse
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mercoledì 27 aprile 2016
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lottare sempre per i propri ideali!
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Ed è con film del genere che ti rendi conto quanto sia importante lottare per i propri valori...ciò aiuta non solo se stessi, ma a dare una svolta ad una staticità che deve essere scossa!..
Grandissimo Will Smith, protagonista d'eccellenza!
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prade98
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martedì 26 aprile 2016
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bel film
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Veramente un bel film, fatto bene e con un ottimo Will Smith. A mio parere vale il prezzo del biglietto, non un capolavoro, ma un film capace di emozionare. Consiglio a tutti la visione.
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no_data
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domenica 24 aprile 2016
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quando tu sai devi farti avanti e parlare
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“Iron” Mike Webster è il “centro” e l'anima della squadra di football di Pittsbourg. Nel prologo di ZONA D'OMBRA – UNA SCOMODA VERITA' (diretto da Peter Landesman ), lo vediamo annunciare, allo stadio gremito di tifosi, il suo addio alla attività agonistica. Finire la partita. – era il suo motto – Se la finiamo, vinciamo! Invece muore poco più che cinquantenne da overdose di farmaci per una specie di precoce demenza senile che gli ha fatto lasciare inspiegabilmente la famiglia e l'ha ridotto a vivere in una macchina. E' sul tavolo dell'obitorio che se lo ritrova Bennet Omalu (Will Smith), rigoroso anatomopatologo di origine nigeriana che parla con dolcezza ai morti durante le autopsie. Incurante dell'insofferenza dei colleghi che lo accusano di essere lento, Bennet porta semplicemente grande rispetto alle persone che sono sul suo tavolo, anche se sono morte.
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“Iron” Mike Webster è il “centro” e l'anima della squadra di football di Pittsbourg. Nel prologo di ZONA D'OMBRA – UNA SCOMODA VERITA' (diretto da Peter Landesman ), lo vediamo annunciare, allo stadio gremito di tifosi, il suo addio alla attività agonistica. Finire la partita. – era il suo motto – Se la finiamo, vinciamo! Invece muore poco più che cinquantenne da overdose di farmaci per una specie di precoce demenza senile che gli ha fatto lasciare inspiegabilmente la famiglia e l'ha ridotto a vivere in una macchina. E' sul tavolo dell'obitorio che se lo ritrova Bennet Omalu (Will Smith), rigoroso anatomopatologo di origine nigeriana che parla con dolcezza ai morti durante le autopsie. Incurante dell'insofferenza dei colleghi che lo accusano di essere lento, Bennet porta semplicemente grande rispetto alle persone che sono sul suo tavolo, anche se sono morte. “Conformati un po' di più” gli dice con affetto Cyril, il responsabile della clinica che è anche il suo mentore (grande ritorno di Albert Brooks). Ma anche per Webster, Bennet non si accontenta della causa ultima di morte, ne cerca le ragioni più profonde. E proprio grazie alla sua rigorosità, pagando perfino le analisi di tasca sua, scoprirà nel football e nelle decine di migliaia di testate, date e ricevute durante un'intera carriera, la causa di quella demenza. E approfondendo la questione scoprirà altri casi come quello di Webster. Il nome africano di Bennet significa “quando tu sai devi farti avanti e parlare” e così farà, trovandosi contro la Corporation del football americano, che tutto può, e un conflitto di interessi che vale milioni di dollari ogni anno.
Il film regge bene finché si tratta di mettere gradualmente le carte sul tavolo, ma proprio quando diventa qualcosa di più di un thriller sembra perdere di incisività, e anche di verosimiglianza. La sceneggiatura prende lo spunto da un'inchiesta giornalistica, ma dov'è il famoso giornalismo d'inchiesta americano se Bennet si trova completamente solo a combattere contro il Moloch del football. Sembra una soluzione un po' troppo semplicistica per mantenere alto il livello di tensione, che invece cade a precipizio, salvo un tentativo di recupero in extremis, col discorso finale di Bennet. Bravo comunque Will Smith. E bravo Alec Baldwin (che interpreta un ex medico sportivo), che con l'età ha acquisito una carica umana insospettabile quand'era più giovane, più bello e più magro.
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alfredyk
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mercoledì 17 febbraio 2016
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le due facce del sogno americano
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Ispirato ad una storia vera, Il film si apre con una breve ma significativa introduzione di Mike “ Iron “ Webster, leggendario Centro dei Pittsburgh Steelers, storica franchigia dello stato della Pennsylvania e vincitrice di ben 6 Superbowl:
“ Voglio essere divertente, ma anche sincero perché tutte le persone che sono la fuori sono grandi appassionati di football e vorrei dire che sono orgoglioso di avere lavorato con uomini che avevano uno stesso obiettivo, lo stesso che hanno perseguito con grande sacrificio…giocare a football non è una passeggiata e non è cosi divertente allenarsi ogni giorno, prendere testate non è una cosa naturale…avevo paura di fallire e ancora oggi questo mi spaventa, ma tutto cio che dobbiamo fare è finire la partita; se arriviamo alla fine abbiamo vinto.
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Ispirato ad una storia vera, Il film si apre con una breve ma significativa introduzione di Mike “ Iron “ Webster, leggendario Centro dei Pittsburgh Steelers, storica franchigia dello stato della Pennsylvania e vincitrice di ben 6 Superbowl:
“ Voglio essere divertente, ma anche sincero perché tutte le persone che sono la fuori sono grandi appassionati di football e vorrei dire che sono orgoglioso di avere lavorato con uomini che avevano uno stesso obiettivo, lo stesso che hanno perseguito con grande sacrificio…giocare a football non è una passeggiata e non è cosi divertente allenarsi ogni giorno, prendere testate non è una cosa naturale…avevo paura di fallire e ancora oggi questo mi spaventa, ma tutto cio che dobbiamo fare è finire la partita; se arriviamo alla fine abbiamo vinto.”
Qualche tempo dopo Mike “ Iron “ Webster morirà suicida nel retro di un pick up e il suo destino da morto si incrocerà con la straordinaria vita di Bennett Omalu in una camera mortuaria.
I tratti distintivi della figura del “ Dott “ Bennett Omalu, residente con permesso di soggiorno negli Stati Uniti, sono facilmente riconoscibili nella scena in cui è chiamato a testimoniare a difesa di un imputato accusato di omicidio e che rischiava la pena di morte; infatti rispondendo con orgoglio alla domanda dell'avvocato che gli chiedeva di dare conto delle sue specializzazioni, fa emergere tutta la sua fierezza e il suo candore:
“ Si, ho una laurea in medicina presso l’università della Nigeria, ho fatto la specializzazione alla facoltà di medicina della Columbia University a New York, Master in medicina preventiva ed in epidemiologia, iscritto all’albo dei medici generici con specializzazione in medicina d’urgenza, patologia forense, patologia clinica e patologia anatomica, neuropatologo.....e prima che arrivassi in America ho preso un master in teoria della musica presso la Royal School of Music di Londra “
In quella stessa causa dimostrerà l’innocenza dell’imputato grazie alla sua competenza.
Bennett Omalu definisce il suo lavoro “ studiare la morte, pensare di più al perché la gente muoia che non a fare in modo che viva “ e quando incontrerà il corpo esanime di Mike Webster, prima di effettuare l’autopsia gli parlerà come ad un amico che ha bisogno di aiuto: “ Mike, la gente dice brutte cose sul tuo conto, si vede che c’è qualcosa che non và ma non posso fare tutto da solo, mi serve il tuo aiuto per dire al mondo cosa ti è successo. “
E lo scoprirà ma sopratutto lo denuncerà pagando un prezzo veramente alto in termini di umiliazioni, offese e minacce.
Una denuncia dell’ipocrisia dello show business legato al carrozzone della National Footbal League, la potente organizzazione che muove i fili dello sport più " patriottico " del mondo.
Uno straordinario Will Smith, che riesce a rendere ancora più credibile la sua interpretazione grazie al suo inglese recitato con l'accento tipicamente Africano, alle prese con un personaggio tanto determinato e spirituale quanto ingenuo. Cattolico praticante, da bambino quando viveva ad Enugu in Nigeria sognava il paradiso ed un gradino più in giù l’America, ben presto capirà che non basta la verità per essere un buon cittadino Americano ma puoi contribuire a renderlo un posto migliore se sei motivato a sacrificarti e a lottare affinchè il principio della sacralità della vita non soccomba di fronte alle manipolazioni del potere e ai miasmi maleodoranti delle menzogne.
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