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no_data
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martedì 1 dicembre 2015
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ogni maschilista e ogni femminista
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ogni maschilista e ogni femminista e anche quelli che si credono fuori dovrebbero vederlo - un'analisi implacabile del caos in cui siamo e della natura implacabile di cui siamo fatti ... con un velo di pietà - che dire .. film perfetto -
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nerone bianchi
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giovedì 29 ottobre 2015
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il quarto stato
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Colpiscono in questo film i lunghi silenzi, i rumori degli ambienti, la musica centellinata e messa con perizia da orafo, le lunghe inquadrature fisse, colpisce in sintesi la personalità di chi ha girato “The Turist”, la sua poetica, il suo universo. Apparentemente la vicenda è molto rivolta all'esterno, con belle immagini del villaggio alpino dove tutto accade, in realtà siamo di fronte ad un progetto completamente interiorizzato, ad ambienti mentali, a stanze da dove si esce ed entra accompagnati da silenzi, nebbie, cieli stellati, botti nella notte.
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Colpiscono in questo film i lunghi silenzi, i rumori degli ambienti, la musica centellinata e messa con perizia da orafo, le lunghe inquadrature fisse, colpisce in sintesi la personalità di chi ha girato “The Turist”, la sua poetica, il suo universo. Apparentemente la vicenda è molto rivolta all'esterno, con belle immagini del villaggio alpino dove tutto accade, in realtà siamo di fronte ad un progetto completamente interiorizzato, ad ambienti mentali, a stanze da dove si esce ed entra accompagnati da silenzi, nebbie, cieli stellati, botti nella notte. Il racconto dell'allegra famiglia in vacanza si frantuma già dalle prime inquadrature, per lasciar spazio alle inquietudini che la vita di coppia porta inevitabilmente con se. Gli equilibri scricchiolano e man mano cedono, come le valanghe controllate nei campi da sci, il continuo passaggio serale dei grandi mezzi cingolati sulle piste somiglia a quei pensieri che puntuali attraversano le nostre menti quotidianamente. Ho letto che è un cinema dell'assurdo e se il parallelismo si riferisce al teatro non c'è che da essere daccordo, ironia, divertimento e visione abbondano. Splendide le sequenze del lavaggio serale dei denti, delle funivie e di mille altri particolari che l'opera elargisce con generosità. Deludende, almeno dal mio punto di vista, il finale, dove non si capisce come mai, una volta scesi dalla corriera, tutti, tranne i bambini, non abbiano addosso una giacca e intraprendano un viaggio a piedi con magliettine primaverili. Splendida l'immagine finale di questo quarto stato che cammina.
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no_data
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martedì 27 ottobre 2015
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promuove la libera interpretazione
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Un film che sapientemente lascia intendere ad ognuno ciò che vuole intendere e si trasforma sotto l'occhio della spettatore. Apparentemente il marito si redime nella scena del soccorso alla moglie sulla pista ma nell'invisibilità del paesaggio si celano motivazioni non dichiarate. Lei sembra aver perso gli sci, ma di certo non si è fatta male, perchè altrimenti non si volterebbe e tornerebbe, in salita, a cercare gli sci stornando la sua attenzione, di nuovo, dalla famigliola riunita.
E la stessa ambiguità la si ritrova nella scena finale, dove lei potrebbe essere vista sia come una maniaca malata d'ansia, sia nuovamente come colei che prende in mano la situazione richiando il tutto per tutto anche il ludibrio pur di salvare i figli indifesi (dal padre).
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Un film che sapientemente lascia intendere ad ognuno ciò che vuole intendere e si trasforma sotto l'occhio della spettatore. Apparentemente il marito si redime nella scena del soccorso alla moglie sulla pista ma nell'invisibilità del paesaggio si celano motivazioni non dichiarate. Lei sembra aver perso gli sci, ma di certo non si è fatta male, perchè altrimenti non si volterebbe e tornerebbe, in salita, a cercare gli sci stornando la sua attenzione, di nuovo, dalla famigliola riunita.
E la stessa ambiguità la si ritrova nella scena finale, dove lei potrebbe essere vista sia come una maniaca malata d'ansia, sia nuovamente come colei che prende in mano la situazione richiando il tutto per tutto anche il ludibrio pur di salvare i figli indifesi (dal padre)...
L'apparenza (della ri-unione e guarigione dallo shock e dallo smembramento) non regge, e si frantuma ad una lettura più stratificata dei segnali simbolici che parlano di una alienazione profonda.
La stessa alienazione che proviamo di fronte alla natura quando improvvisamente ci "tradisce" travolgendoci nella sua furia selvaggia?
Di certo, al di sopra dei rapporti umani segnati da una connaturata fragilità sembra ergersi la forza e la maestosità della montagna, osservatrice imperitura delle contrastanti vicende umane.
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rambaldomelandri
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domenica 18 ottobre 2015
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un regista allo specchio
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L'idea di partenza era ottima: un padre che, al momento del pericolo, scopre che preferisce mettere in salvo se stsso e il suo smartphone, e non la sua famiglia. Il tutto ambientato in uno scenario da favola nelle Alpi francesi, e al centro della scena la de-costruzione di una famiglia che scopre non essere quella che credeva.
Lo sviluppo della storia tuttavia tradisce le aspettative iniziali.
Da un punto di vista formale l'abuso di inquadrature fisse, l'eccesso di Vivaldi, il biancore accecante declinato in varie sfumature ed eccessi, la recitazione piatta del protagonista, prendono il sopravvento sulla storia. L'esercizio di stile sopravanza il fluire del racconto, le strizzate d'occhio a registi ben più dirompenti ed eversivi (per tutti il Bunuel del "Fascino discreto della borghesia", cui strizza d'occhio l'altrimenti incomprensibile scena finale) attestano il possesso di basi teoriche senza che l'anima dlela storia ne possa trarre benefici visibili.
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L'idea di partenza era ottima: un padre che, al momento del pericolo, scopre che preferisce mettere in salvo se stsso e il suo smartphone, e non la sua famiglia. Il tutto ambientato in uno scenario da favola nelle Alpi francesi, e al centro della scena la de-costruzione di una famiglia che scopre non essere quella che credeva.
Lo sviluppo della storia tuttavia tradisce le aspettative iniziali.
Da un punto di vista formale l'abuso di inquadrature fisse, l'eccesso di Vivaldi, il biancore accecante declinato in varie sfumature ed eccessi, la recitazione piatta del protagonista, prendono il sopravvento sulla storia. L'esercizio di stile sopravanza il fluire del racconto, le strizzate d'occhio a registi ben più dirompenti ed eversivi (per tutti il Bunuel del "Fascino discreto della borghesia", cui strizza d'occhio l'altrimenti incomprensibile scena finale) attestano il possesso di basi teoriche senza che l'anima dlela storia ne possa trarre benefici visibili.
Il drone-disco volante con cui gioca il bambino, l'albergo straniante e sempre vuoto, l'inserviente silenzioso e affacciato sulla vita della coppia, le nottate in cui i cannoni sparano neve su pendii già abbondantemente innevati, tutto sempre fluire in un discorso solo e semplicemente accademico, dove dimostrare chi si è conta di più di raccontare una storia.
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nanni
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giovedì 18 giugno 2015
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forza maggiore
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In un ambiente di montagna estremo ma addomesticato, la presunzione del controllo totale dispiega tutta la sua geometrica potenza previdenziale e rassicurante del
vivere occidentale.
L’azzeramento del rischio è , però, solo una illusione alla quale sembra, purtroppo, ci siamo totalmente abituati.
La costruzione di uno stile di vita intorno alla visione eslusivamente previdenziale sembra la nostra forza mentre è anche il nostro limite e potrebbe essere fatale.
Coccolata da quell’ illusione una perfetta famigliola del nord Europa durante una vacanza di sci verrà, invece, imprevedibilmente travolta parzialmente da una valanga.
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In un ambiente di montagna estremo ma addomesticato, la presunzione del controllo totale dispiega tutta la sua geometrica potenza previdenziale e rassicurante del
vivere occidentale.
L’azzeramento del rischio è , però, solo una illusione alla quale sembra, purtroppo, ci siamo totalmente abituati.
La costruzione di uno stile di vita intorno alla visione eslusivamente previdenziale sembra la nostra forza mentre è anche il nostro limite e potrebbe essere fatale.
Coccolata da quell’ illusione una perfetta famigliola del nord Europa durante una vacanza di sci verrà, invece, imprevedibilmente travolta parzialmente da una valanga.
Impreparati all’idea stessa della presenza del rischio risulteranno smarriti da tutti i punti di vista.
Quel fatto aprirà uno squarcio, in tutti i sensi, su quella percezione sbagliata e sarà una resa dei conti personale e un'occasione di riflessione e di ripensamento sociale.
Il film di Ruben Ostlund è perfetto, necessario e da non perdere.
Ciao Nanni
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dromex
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domenica 31 maggio 2015
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il dubbio dell'imprevisto
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Tomas, Ebba e i loro due figli Vera e Harry si recano sulle alpi francesi per godersi una vacanza sulla neve tutti assieme.
Durante il pranzo su una terrazza con un fantastico panorama sulle montagne essi assistono alla formazione di una valanga che, sebbene lontana, sembra velocemente destinata a travolgerli (la valanga non avrà alla fine conseguenze letali).
La probabile e temuta traiettoria della valanga sul ristorante scatena tuttavia anche gli istinti di Tomas e Ebba quando sembra che non sia più possibile salvarsi: Tomas fugge (prendendo guanti e cellulare) mentre Ebba resta al suo posto a proteggere i figli. E' questo il cuore del film: Ebba dopo l'evento della valanga non si fida più del marito perché non ha pensato minimamente a proteggere la famiglia, i figli si chiudono ai genitori non più così uniti e felici.
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Tomas, Ebba e i loro due figli Vera e Harry si recano sulle alpi francesi per godersi una vacanza sulla neve tutti assieme.
Durante il pranzo su una terrazza con un fantastico panorama sulle montagne essi assistono alla formazione di una valanga che, sebbene lontana, sembra velocemente destinata a travolgerli (la valanga non avrà alla fine conseguenze letali).
La probabile e temuta traiettoria della valanga sul ristorante scatena tuttavia anche gli istinti di Tomas e Ebba quando sembra che non sia più possibile salvarsi: Tomas fugge (prendendo guanti e cellulare) mentre Ebba resta al suo posto a proteggere i figli. E' questo il cuore del film: Ebba dopo l'evento della valanga non si fida più del marito perché non ha pensato minimamente a proteggere la famiglia, i figli si chiudono ai genitori non più così uniti e felici. La valanga non li ha travolti ma ha smosso gli equilibri familiari evidentemente labili.
Ostlund con questo film vuole farci riflettere (in mezzo a panorami mozzafiato) su chi siamo realmente. Il film ci fa domandare: come ci comporteremmo in situazioni dove solo i nostri istinti comandano alla ragione e hanno il sopravvento?
Questo è ciò che il film vuole trasmettere ma il problema non è il tema ma è il modo di trasmetterlo: eccessiva lentezza, troppi silenzi e una staticità che fa stancare lo spettatore già dopo la prima metà.
Verso la fine del film la famiglia sembra tornare a riappacificarsi e per farlo decide di andare a sciare in presenza di una nebbia fortissima, scena che sembra dire "ora resteremo uniti e nessuno ci fermerà più!" ma scena secondo me anche inutile e irreale perché nessuno si recherebbe a sciare in condizioni simili mettendo invece a rischio l'incolumità di tutti!
In conclusione il film vuole scavare nelle nostre menti e farci riflettere ma il regista Ostlung avrebbe potuto farlo meglio e in maniera più avvincente.
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enrico danelli
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lunedì 25 maggio 2015
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ansiogena apoteosi del nucleo famigliare
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Prendi un po' del disagio claustrofobico di Shining e una dose delle urbane conversazioni di Carnage; attingi a piene mani all'epica del matrimonio di Eyes Wide Shut. Ottieni questo ottimo film svedese che nella scena finale (autobus sui tornanti di montagna) dispiega tutta la sua morale sorprendentemente molto più latina che scandinava: nella famiglia tutto si ricompone e chi si prende certe libertà corre rischi imprevedibili. Infatti la Famiglia (padre madre e due figli piccoli sono realmente un tutt'uno nel corso del film tranne che nell'episodio della valanga) incappa in un imprevedibile inconveniente (la valanga appunto) che sembra minare alla radice i suoi principi fondanti generando sospetti sull'intimo disinteresse del padre per gli altri membri.
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Prendi un po' del disagio claustrofobico di Shining e una dose delle urbane conversazioni di Carnage; attingi a piene mani all'epica del matrimonio di Eyes Wide Shut. Ottieni questo ottimo film svedese che nella scena finale (autobus sui tornanti di montagna) dispiega tutta la sua morale sorprendentemente molto più latina che scandinava: nella famiglia tutto si ricompone e chi si prende certe libertà corre rischi imprevedibili. Infatti la Famiglia (padre madre e due figli piccoli sono realmente un tutt'uno nel corso del film tranne che nell'episodio della valanga) incappa in un imprevedibile inconveniente (la valanga appunto) che sembra minare alla radice i suoi principi fondanti generando sospetti sull'intimo disinteresse del padre per gli altri membri. Tuttavia dopo un percorso interiore non facile si propone al padre la possibilità di riscattarsi e di salvare la madre dispersa nelle nebbie e nella neve dimostrando così il suo attaccamento al nucleo famigliare. L'ultimo episodio di questa vacanza veramente sfortunata per la Famiglia corrobora ancora di più il significato del film: la Famiglia esce da una situazione potenzialmente pericolosa (sceglie di fare la faticosa strada a piedi invece che affidarsi ad un autobus guidato da un maldestro autista) mentre l'unica a rimanere sul veicolo (e correrne i conseguenti rischi) non a caso è l'amica "libertina" che vuole conciliare famiglia e relazioni extraconiugali a piacimento. L'uso della camera fissa in misura volutamente eccessivo a mo' di documentario sugli insetti e le ambientazioni visive e sonore interne (albergo) ed esterne (montagne) quasi sempre angoscianti e ansiogene concorrono al coinvolgimento pressochè totale dello spettatore che rimane forse un po' più che deluso dalla mancanza della tragedia finale, ma sicuramente molto rinfrancato dalla ritrovata normalità famigliare.
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robert eroica
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domenica 24 maggio 2015
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un tranquillo week end di paura
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La settimana bianca sulle Alpi di una tranquilla famiglia svedese si rivela un evento fatale. Almeno a livello psicologico. Tutta colpa di una valanga. Che pur essendo controllata, agli ignari frequentatori di un albergo di lusso, pare che giunga loro addosso con tutta la sua forza. E se un padre abbandona i figlioletti e la moglie e se ne fugge con chiavi e cellulare per mettersi in salvo, agli altri, è naturale, sorge più di un pensiero. Il film premiato allo scorso festival di Cannes e diretto dal quarantenne Ruben Ostlund ruota intorno a questo solo evento, e indaga le reazioni successive, scrutando coscienze individuali e sentimenti collettivi, sondando i rapporti di coppia con una profondità abrasiva e soffermandosi sulla glaciale, è il caso di dirlo, messa in scena, come se il grado asettico di ogni ambiente potesse costituire il potenziale set di una tragedia.
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La settimana bianca sulle Alpi di una tranquilla famiglia svedese si rivela un evento fatale. Almeno a livello psicologico. Tutta colpa di una valanga. Che pur essendo controllata, agli ignari frequentatori di un albergo di lusso, pare che giunga loro addosso con tutta la sua forza. E se un padre abbandona i figlioletti e la moglie e se ne fugge con chiavi e cellulare per mettersi in salvo, agli altri, è naturale, sorge più di un pensiero. Il film premiato allo scorso festival di Cannes e diretto dal quarantenne Ruben Ostlund ruota intorno a questo solo evento, e indaga le reazioni successive, scrutando coscienze individuali e sentimenti collettivi, sondando i rapporti di coppia con una profondità abrasiva e soffermandosi sulla glaciale, è il caso di dirlo, messa in scena, come se il grado asettico di ogni ambiente potesse costituire il potenziale set di una tragedia. La regia è quindi controllatissima, gli interpreti funzionali all’assunto, la tematica mai banale. Eppure… Eppure si esce dalla proiezione con la convinzione di aver assistito ad un’operazione più furba che veramente riuscita, con strizzate d’occhio al “Dogma” di Von Trier e soprattutto ai giochi al massacro di un maestro (austrico) come Haneke. E il registro che cambia dal realistico (le confessioni tra Ebba e la moglie fedifraga) al paradossale (la gita in solitaria di Tomas e del barbuto compagno) e vira verso l’assurdo (come spiegare le difficoltà dell’autista del pullman) più che assecondare un’ispirazione, sembra non sapere da che parte parare (e infatti c’è la crisi di pianto di un Tomas disperatamente pentito). Alla fine, il gruppo che scende a valle, ha maturato la consapevolezza di non doversi più nascondere. Tomas potrà finalmente fumare. Catarsi completata, toccando la corda del ring.
Robert Eroica
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vanessa zarastro
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sabato 23 maggio 2015
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quando i turisti scendono dall'autobus, si accorgo
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Nella località sciistica di Les Arcs nelle Alpi francesi, una famiglia apparentemente perfetta di marito e moglie Ebba e Tomas giovani, sani e forti, con la figlia Vera e il figlio Harry biondi ed educati, vive delle vacanze di neve a dir poco tormentate.Non sarà certo un caso che il quarantenne regista svedese Ruben Östlund abbia iniziato la sua attività come regista di video sciistici ancor prima di iscriversi alla scuola cinematografica di Göteborg.
Con un design scandinavo minimalista il regista narra il dramma di Tomas, un uomo che non si sente all’altezza della situazione di fronte a un evento inaspettato, abituato a essere il forte e coraggioso solving problems.
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Nella località sciistica di Les Arcs nelle Alpi francesi, una famiglia apparentemente perfetta di marito e moglie Ebba e Tomas giovani, sani e forti, con la figlia Vera e il figlio Harry biondi ed educati, vive delle vacanze di neve a dir poco tormentate.Non sarà certo un caso che il quarantenne regista svedese Ruben Östlund abbia iniziato la sua attività come regista di video sciistici ancor prima di iscriversi alla scuola cinematografica di Göteborg.
Con un design scandinavo minimalista il regista narra il dramma di Tomas, un uomo che non si sente all’altezza della situazione di fronte a un evento inaspettato, abituato a essere il forte e coraggioso solving problems. Nel residence alpino tutto in legno, al numero 413, la famigliola trascorre le vacanze invernali indossando pigiami pastello che passano dal celestino al verdino - colori tipici degli arredi danesi o scandinavi – e si lavano i denti tutti insieme con lo spazzolino elettrico nel bagno in grés porcellanato grigio.Il regista scandisce la narrazione giorno per giorno, sul filo di un ritmo che ammalia e tiene incollati. Con immagini bellissime sottolineate dalla musica degli archi di Vivaldi alternata a silenzi profondi Östlund riesce a trsmettere l’angoscia della paura, della crisi e della messa in discussione delle proprie certezze. Il film è in linea con un certo intimismo bergmaniano, peccato che nel finale tutto si annacqua, la coppia si ricuce e si salva quindi la famiglia. Girato tra i tornanti di Passo dello Stelvio, i turisti scesi dall'autobus si accorgono di avere esagerato le loro sensazioni e, nel momento in cui le debolezze diventano un po’ di tutti e nella fattispecie in entrambi i coniugi, la sua vigliaccheria è perdonata…anzi viene proprio giustificata.Infatti, le domande di fondo sono proprio: Come reagiscono gli esseri umani in situazioni improvvise come una catastrofe? Chi è eroe e chi vigliacco?
In tutto il film c’è una suspence da tragedia che incombe nella scena i due amici vanno a sciare fuori pista nella neve fresca o anche quando la famiglia va da sola a sciare in una nebbia fittissima e a, turno, sembrano perdersi. Ma la tragedia non arriva mai.
Ruben Östlundutilizza spesso la camera fissa e e offre allo spettatore sequenze di grande impatto visivo, come la scena toccantedella valanga. Bella e suggestiva anche la scena del “branco” inneggiante alla virilità.
Vincitore del Premio della Giuria nella sezione Un certain regard al 67mo Festival di Cannes del 2014 , “Forza Maggiore” è stato selezionato per rappresentare la Svezia nella categoria Miglior film straniero agli Oscar del 2015.
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paolo_sem
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sabato 23 maggio 2015
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un film sulla fragilità umana
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Questo film fa paura; fa paura nel vero senso della parola, infatti mette a nudo il genere umano, andando a raccontare tutte le sue più ampie debolezze.
Infatti il film narra la vacanza di una famiglia in cui il padre è un uomo debole ed essenzialmente egoista, a tal punto da lasciare i suo figli in mezzo ad una valanga e salvare se stesso ed il suo i-phone.
Questo è un film fantastico, la regia è perfetto per il tipo di pellicola che vediamo, non ci sono praticamente movimenti di macchina, questo fa in modo che lo spettatore entri quasi nella vacanza trascorsa dalla famiglia, le interpretazione sono buone.
Le musiche sono molto in stile shining, infatti esci dal cinema che hai quasi paura delle decisioni che potresti prendere in situazioni drammatiche.
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Questo film fa paura; fa paura nel vero senso della parola, infatti mette a nudo il genere umano, andando a raccontare tutte le sue più ampie debolezze.
Infatti il film narra la vacanza di una famiglia in cui il padre è un uomo debole ed essenzialmente egoista, a tal punto da lasciare i suo figli in mezzo ad una valanga e salvare se stesso ed il suo i-phone.
Questo è un film fantastico, la regia è perfetto per il tipo di pellicola che vediamo, non ci sono praticamente movimenti di macchina, questo fa in modo che lo spettatore entri quasi nella vacanza trascorsa dalla famiglia, le interpretazione sono buone.
Le musiche sono molto in stile shining, infatti esci dal cinema che hai quasi paura delle decisioni che potresti prendere in situazioni drammatiche.
FIlm riuscito a pieno che come al solito viene ignorato perchè non commerciale.
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