flyanto
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martedì 20 gennaio 2015
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un disagio esistenziale che porta all'annientament
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Film in cui si racconta di due giovani, Mina e Jude, che, dopo un incontro fortuito, vanno a convivere a New York (lui è americano), aspettano un bambino e poi si sposano. Dopo la nascita del bimbo il loro rapporto comincia a poco a poco a cambiare in quanto la donna comincia a sviluppare una forma ossessiva di protezione nei confronti del figlio a tal punto da non portarlo mai fuori di casa, se non raramente e comunque malvolentieri, e da somministrargli una sua personale dieta composta di cibi biologici che condurranno il neonato ad una poco sviluppata crescita ed al rischio di una sicura e prematura morte. Da qui, sebbene il marito cerchi all'inizio di comprendere le motivazione della moglie, l'equilibrio della coppia s'incrina sino a cadere del tutto e sino a sfociare in un'annunciata tragedia.
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Film in cui si racconta di due giovani, Mina e Jude, che, dopo un incontro fortuito, vanno a convivere a New York (lui è americano), aspettano un bambino e poi si sposano. Dopo la nascita del bimbo il loro rapporto comincia a poco a poco a cambiare in quanto la donna comincia a sviluppare una forma ossessiva di protezione nei confronti del figlio a tal punto da non portarlo mai fuori di casa, se non raramente e comunque malvolentieri, e da somministrargli una sua personale dieta composta di cibi biologici che condurranno il neonato ad una poco sviluppata crescita ed al rischio di una sicura e prematura morte. Da qui, sebbene il marito cerchi all'inizio di comprendere le motivazione della moglie, l'equilibrio della coppia s'incrina sino a cadere del tutto e sino a sfociare in un'annunciata tragedia.
Questa pellicola costituisce la quarta opera cinematografica di Saverio Costanzo che ancora una volta affronta il tema del disagio e del malessere esistenziale in una maniera del tutto nuova ed in un contesto completamente diverso dalle sue precedenti produzioni. Costanzo infatti qui abbandona la location ed il tema bellico e sociale del conflitto israeliano/palestinese di "Private" e quella del tema religioso/intimistico di "In memoria di me" per affrontare quello, appunto, del forte disagio psicologico e della difficoltà di comunicazione nei rapporti di coppia ai giorni nostri (peraltro già affrontato con la trasposizione cinematografica del romanzo di Paolo Giordano "La solitudine dei Numeri Primi") e riuscendo nuovamente a consegnare una pellicola del tutto originale, di un certo spessore di contenuto nonchè di riflessione. Inoltre il film risulta molto ben diretto, chiaro, conciso e lucido nell'esposizione con l'aggiunta dell' ottima ed oculata scelta da parte di Costanzo dei due attori che interpretano i protagonisti, e cioè Alba Rohrwacher ed Adam Driver, che ben sanno interpretare e dare corpo ai propri personaggi ed a cui molto meritatamente, per ciò che soprattutto concerne la Rohrwacher, è stata assegnata la Coppa Volpi all'ultimo Festival del Cinema di Venezia.
Insomma, sembra che Costanzo, sino a questo momento, non abbia mai sbagliato un colpo e pertanto, a questo punto non ci resta che attendere la sua quinta e prossima fatica.
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marezia
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martedì 20 gennaio 2015
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amore o morte?
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Pellicola AFFASCINANTE perché coinvolge lo spettatore a tal punto da fargli sorgere dubbi su quello che la madre farà rispetto ai suoi congiunti più che rispetto al figlio in più di un momento. In sala si azzarda una soluzione estrema che sembra la più naturale ma che non si realizza, portando l'asticella sempre più in alto fino all'esplosione finale. Thriller IN PIENA REGOLA ma con un forte realismo, SEMPRE CREDIBILE anche per la somiglianza dei due ragazzi e la loro armonia anche nel disaccordo. Sinceramente non sono tanto d'accordo con quello che dice la scheda, nel senso che qui il figlio non è il frutto di una esigenza consumistica volta ad appagare un bisogno di gioia, di una gioia infinitamente grande, la più grande che si possa provare ma, secondo me, è un intralcio dietro cui poi ci si nasconde, col risultato di proiettare su di esso le proprie ossessioni, le proprie angosce e il proprio desiderio di non vita.
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Pellicola AFFASCINANTE perché coinvolge lo spettatore a tal punto da fargli sorgere dubbi su quello che la madre farà rispetto ai suoi congiunti più che rispetto al figlio in più di un momento. In sala si azzarda una soluzione estrema che sembra la più naturale ma che non si realizza, portando l'asticella sempre più in alto fino all'esplosione finale. Thriller IN PIENA REGOLA ma con un forte realismo, SEMPRE CREDIBILE anche per la somiglianza dei due ragazzi e la loro armonia anche nel disaccordo. Sinceramente non sono tanto d'accordo con quello che dice la scheda, nel senso che qui il figlio non è il frutto di una esigenza consumistica volta ad appagare un bisogno di gioia, di una gioia infinitamente grande, la più grande che si possa provare ma, secondo me, è un intralcio dietro cui poi ci si nasconde, col risultato di proiettare su di esso le proprie ossessioni, le proprie angosce e il proprio desiderio di non vita. Una sorta di delirio di autosufficienza. Il genitore qui pretende che la vita si sviluppi di per sé, da sé, senza interferenze o contaminazioni con la vita stessa: TUTTO diventa un pericolo, tranne le pretese percezioni sensoriali di un feto prima, di un neonato dopo e di chi lo ha messo al mondo che pensa che possa, diciamo così, autodeterminarsi in una simbiosi meno rara di quanto non si pensi. A me è piaciuto molto e Costanzo si conferma un regista ECCEZIONALE.
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stefania portaccio
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martedì 20 gennaio 2015
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qualunque cosa voglia essere, non ci riesce
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Forse è un film coraggioso, che denuncia come il pensiero religioso - la credenza, qualunque essa sia - scacciato dalla porta, torni più totalizzante che mai, dalla finestra, in forme sempre nuove. Quello che manca, non si capisce, perché non è delineato, è come il personaggio (Mina) ne cada preda. Il processo del suo impazzimento (o, più interessante, della sua adesione fanatica a una fede) è incomprensibile.
Oppure si potrebbe leggerlo come tragedia, contrasto irrisolvibile tra il potere assoluto che le donne avrebbero, o si ascriverebbero, di competenza sulla vita e quindi sulla morte, e l'uomo che invano cerca di contemperare, di salvare, ragionando, mediando, capra e cavoli. Ma anche così rimane debole.
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Forse è un film coraggioso, che denuncia come il pensiero religioso - la credenza, qualunque essa sia - scacciato dalla porta, torni più totalizzante che mai, dalla finestra, in forme sempre nuove. Quello che manca, non si capisce, perché non è delineato, è come il personaggio (Mina) ne cada preda. Il processo del suo impazzimento (o, più interessante, della sua adesione fanatica a una fede) è incomprensibile.
Oppure si potrebbe leggerlo come tragedia, contrasto irrisolvibile tra il potere assoluto che le donne avrebbero, o si ascriverebbero, di competenza sulla vita e quindi sulla morte, e l'uomo che invano cerca di contemperare, di salvare, ragionando, mediando, capra e cavoli. Ma anche così rimane debole. Debole il passaggio dalla dimensione quotidiana a quella tragica.
Oppure è un thriller. Ma dov'è l'ambiguità dei personaggi? L'ansia per la sorte del piccolo genera oppressione, non certo quell'eccitazione, intreccio di presagi scuri e aspettative di svolta positiva, propria del thriller.
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lisa costa
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lunedì 19 gennaio 2015
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fame d'amore
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La coppia che non ti aspetti è quella formata dall'italiana Alba Rohwacher e l'americano Adam Driver. Da sempre legato ai ruoli indie (vedi la serie Girls o il film Frances Ha di prossima uscita), l'attore è stato ingaggiato da Saverio Costanzo nella sua trasferta newyorkese, in un film che, almeno nella primissima parte, assomiglia proprio alle classiche commedie indie, leggere e con quello stile pop/vintage che tanto piace. Ma l'allegria di un amore che nasce nel luogo meno romantico possibile -e nel momento meno romantico- viene presto a scemare, perchè con la gravidanza imprevista, la futura madre Mina inizia a proteggere in modo pericoloso il suo bambino: niente medici tradizionali, niente medicine tradizionali, solo cibo biologico prodotto in casa e soprattutto niente carne e derivati animali.
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La coppia che non ti aspetti è quella formata dall'italiana Alba Rohwacher e l'americano Adam Driver. Da sempre legato ai ruoli indie (vedi la serie Girls o il film Frances Ha di prossima uscita), l'attore è stato ingaggiato da Saverio Costanzo nella sua trasferta newyorkese, in un film che, almeno nella primissima parte, assomiglia proprio alle classiche commedie indie, leggere e con quello stile pop/vintage che tanto piace. Ma l'allegria di un amore che nasce nel luogo meno romantico possibile -e nel momento meno romantico- viene presto a scemare, perchè con la gravidanza imprevista, la futura madre Mina inizia a proteggere in modo pericoloso il suo bambino: niente medici tradizionali, niente medicine tradizionali, solo cibo biologico prodotto in casa e soprattutto niente carne e derivati animali. Con queste scelte estreme, che coinvolgono anche un'ossessione verso lo smog cittadino e le radiazioni esterne, il rapporto con Jude si incrina, portando entrambi a nascondere i loro metodi per nutrire al meglio il figlio. Mina non fa però che peggiorare, e quando un pediatra -visto di nascosto- conferma a Jude che il figlio non cresce e rischia seri danni di salute con questa alimentazione, non si può che arrivare al peggio, con raggiri e menzogne che non aiutano Mina ad uscire dalla sua condizione. Costanzo giostra l'importanza dell'argomento con molta sensibilità, non puntando il dito, ma mostrando conseguenze e danni, usando la sua macchina da presa come un occhio esterno che osserva, che inquadra i momenti felici passati e lo sfociare in una situazione carica di ansie e di segreti reciprochi. Lo fa con inquadrature e angolazioni ricercate, che spiano i corpi pericolosamente magri, i momenti di tensione e gli sguardi sempre più persi e privi di amore dei protagonisti. Il risultato è quindi convincente, e anche se l'inglese della Rohrwacher non è dei migliori, la sua interpretazione colpisce, perchè ben presto vi pruderanno le mani. Driver si conferma, se necessario, sempre bravo e naturale. Interni e costumi da copiare.
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amgiad
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lunedì 19 gennaio 2015
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film sopravvalutato
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Film noioso. Dopo la prima scena in toilette (originale), il resto scorre prevedibile. Personaggi disegnati a spatola. Stancante uso della dissolvenza, e scolastico dell' anamorfismo. La Rohrwacher rischia di diventare prigioniera di un personaggio di maniera. Efficace l' effetto del colpo (di scena) finale. Nel complesso ho avuto l' impressione di uno svolgimento didascalisco. Resta meritevole l' intenzione di voler presentare una storia su un caso particolare della sindrome di Munchausen.
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ennas
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lunedì 19 gennaio 2015
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nutrimenti terrestri
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Nutrimenti terrestri
In questo film di Saverio Costanzo “Hungry hearts” trad. “cuori affamati”, il cibo assume un ruolo simbolico centrale fin dall’inizio. L’alchimia di coppia di Mina e Jude comincia infatti, nella toilette di un ristorante cinese, esordio comico e simbolicamente allusivo. Ristorante cinese – luogo diffuso della globalizzazione culinaria- , toilette – luogo di scorie, di contaminazione per eccellenza- .
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Nutrimenti terrestri
In questo film di Saverio Costanzo “Hungry hearts” trad. “cuori affamati”, il cibo assume un ruolo simbolico centrale fin dall’inizio. L’alchimia di coppia di Mina e Jude comincia infatti, nella toilette di un ristorante cinese, esordio comico e simbolicamente allusivo. Ristorante cinese – luogo diffuso della globalizzazione culinaria- , toilette – luogo di scorie, di contaminazione per eccellenza- . Il regista sfodera da subito la simbologia che domina i personaggi di questa storia attualissima claustrofobica e inquietante.
Jude e Mina si incontrano e si approcciano in un’ ambientazione dove pur vivendo in grandi città, la società scarseggia: gli unici momenti “sociali” del film si vedono in occasione del loro matrimonio, o la visita ad una mostra, oppure tramite isolate figure di contorno, i cosiddetti esperti - il pediatra, l’assistente sociale, la polizia.
Mina è resa in maniera superba da Alba Rohrwacher, meritatissima Coppa Volpi 2014 che ne rende magistralmente un profilo antico e moderno: fisico androgino di ragazza sportiva, fisionomia angelica un po’ trasognata ( fa pensare a figure pittoriche del ‘400 ).
Anche il personaggio Jude è reso con estrema bravura dall’attore Adam Driver anch’esso premiato con la Coppa Volpi 2014.
La storia tra Mina e Jude rischia di essere interrotta da un trasferimento di lavoro di Mina, quando, una gravidanza (cercata da Jude?) cambia la loro prospettiva e da coppia in preludio amoroso si trasformano rapidamente in costruttori di un nido. Mina mostra su di sé la metamorfosi della sua nuova condizione, in attesa di diventare una madre che affamerà il figlio, la donna affama
anzitutto se stessa. La vita di coppia con Jude sembra procedere sui binari dell’amore reciproco ma l’incomprensione serpeggia già fra i due: Mina mostra di avvilupparsi sempre più nelle sue credenze ideologiche: la ricerca esasperata di “cibo sano”, l’ansia di puro e incontaminato, mostrano le avvisaglie di un’ossessione che la spingeranno ad una solitudine senza rimedio, nonostante la vita a due. Jude tollera ma non condivide il suo rigore ascetico e nel conflitto con la moglie trova in Mina una caparbietà molto forte.
La regia rende efficacemente le dinamiche dei suoi personaggi : entrambi, ma soprattutto Mina, non sono solo due cuori affamati d’amore in cerca di stabilità ma individui alla ricerca di un senso per la propria vita. Prima di nascere , questo bambino diventa per Mina un idolo sacrale: si sente investita di una “missione” cha la trascende, fino a paragonarsi scherzando ma non toppo, alla Vergine Maria, nascerà comunque da lei un essere straordinario che va protetto da ogni impurità.
Con la nascita del bambino l’escalation della sua maniacale fissazione per l’incontaminazione del bambino raggiungerà il parossismo, incrinando nella coppia un equilibrio mai raggiunto.
Emblematica anche la figura della madre di Jude : la classica gelosia tra suocera e nuora si dispiega nel film come inevitabile necessità. Nel ritratto della suocera la cornice contribuisce a delinearne la figura: la sua casa dove alla profusione degli arredi barocchi e pretenziosi si sommano i macabri trofei di caccia: agli antipodi dall’Eden vagheggiato da Mina.
Va rimarcata la grande capacità della regia: le sue riprese, girate quasi sempre in un ambiente angusto, sono di grande effetto, anche le deformazioni volute, contribuiscono notevolmente all’atmosfera tragica della storia. Mostrandoci l’essenziale Costanzo, riesce a dilatare magistralmente l’orizzonte della sua regia.
Un film capace di rendere con drammatica evidenza la solitudine umana pur lasciando uno spiraglio di incrollabile speranza. Una visione da non perdere
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midnight
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domenica 18 gennaio 2015
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il dramma di mina
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Saverio Costanzo in questa pellicola, vuole esternare il dramma di una madre (Alba Rohwacher) troppo oppressiva nei confronti del proprio figlio, con una dieta vegana e privandolo di ogni contatto con il mondo esterno, cerca di tenerlo lontano da ogni forma di “avvelenamento” . Tutto questo invece, la porta all’interno di un tunnel che costringerà il padre (Adam Driver) ad azioni estreme per proteggere il proprio figlio.
Costanzo dirige un ottimo film, che passa da una comicità iniziale un po’ stile Woody Allen, al dramma vero e proprio per concludersi con un finale thriller; un’ottima fotografia sostiene il tutto.
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lolly pop
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domenica 18 gennaio 2015
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unico.. di una bellezza profonda
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Che dire.. Bellissimo. Profondo. Ogni immagine strappa quella dopo..
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zarar
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domenica 18 gennaio 2015
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prova d'attrice
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All’inizio del film li vediamo intrappolati nel gabinetto di un ristorante cinese a causa di una porta bloccata: lui Jude, ingegnere newyorkese, lei Mina, italiana impiegata all’ambasciata. Lui cerca disperatamente di comunicare con l’esterno, lei si tappa il naso per la puzza. Un piano sequenza di qualche minuto, che, pur presentando elementi di sorridente comicità per la totale antiromanticità dell’incontro, comunica un senso sotterraneo di disagio. E non per caso. E’ infatti il prologo acido-ironico di una storia che gradualmente chiuderà i due in una trappola ben diversamente pericolosa e asfissiante. Jude e Mina si piaceranno, concepiranno un bambino, si sposeranno.
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All’inizio del film li vediamo intrappolati nel gabinetto di un ristorante cinese a causa di una porta bloccata: lui Jude, ingegnere newyorkese, lei Mina, italiana impiegata all’ambasciata. Lui cerca disperatamente di comunicare con l’esterno, lei si tappa il naso per la puzza. Un piano sequenza di qualche minuto, che, pur presentando elementi di sorridente comicità per la totale antiromanticità dell’incontro, comunica un senso sotterraneo di disagio. E non per caso. E’ infatti il prologo acido-ironico di una storia che gradualmente chiuderà i due in una trappola ben diversamente pericolosa e asfissiante. Jude e Mina si piaceranno, concepiranno un bambino, si sposeranno. Tutto sorride intorno a loro, suocera compresa, Mina è tenerissima, Jude la adora. Se non fosse che dietro al volto sorridente e allo sguardo affettuoso, un po’ smarrito, un po’ assente, della protagonista, non si annidasse una sofferenza e un disagio esistenziale la cui profondità si manifesterà al momento di scoprirsi incinta e poi in modo sempre più grave: vedremo che la gravidanza sarà per lei una sofferenza e un nido di paure; vittima di un’infanzia senza madre, probabilmente trascurata dal padre, Mina svilupperà nei confronti di suo figlio, prima ancora che nasca, un feroce desiderio di sottrarlo ad un mondo ostile, sporco, avvelenato; di mantenerlo in uno stato di assoluta purezza naturale, di vivere in simbiosi con lui senza alcuna intrusione, convinta com’è che solo l’istinto materno potrà suggerirle il meglio per capire le sue esigenze. Una vera ossessione per un rapporto ‘naturale’ madre-figlio, che la spingerà ad odiare il parto cesareo pur necessario, a non tollerare l’incubatrice, a rifiutare le visite pediatriche, gli omogeneizzati ecc. Vegana totale, non solo svilupperà una vera e propria anoressia, ma imporrà al bambino piccolissimo una dieta che lo affamerà e lo metterà addirittura in pericolo di vita. Questa spirale inaspettata porterà la piccola famiglia ad una crisi drammatica: Mina debole, amorosa, apparentemente cedevole e indifesa, in realtà è feroce nella sua determinazione. Jude farà un’enorme fatica prima a capire, poi a tentare di aggirare il problema senza far male a nessuno, in un corpo a corpo con Mina che si rivelerà una vera trappola senza uscita. Alla fine sarà lui a prendere una decisione che farà precipitare la storia verso una sua conclusione, che è inutile anticipare per chi non abbia ancora visto il film. Esile, con il suo volto pallido, i suoi colori chiari, la sua espressività da vergine fiamminga che può esprimere odio e amore con la stessa intensità malata e disarmante, Alba Rohrwacher ha il fisico perfetto per il ruolo e lo sfrutta al massimo della sua bravura. Per esprimere il senso della storia la regia sperimenta un nitido minimalismo ed un violento espressionismo in un’alternanza non priva di efficacia e con un’abile gestione delle inquadrature a delimitare gli spazi sempre più non comunicanti dei due protagonisti. Bella la scena quasi onirica del matrimonio restituisce il senso di un inizio felice diventato subito ricordo. Qualche forzatura è irritante: le teste che si dilatano con l’uso del grandangolo, come negli specchi di un LunaPark per indicare l’estrema tensione, finiscono con l’ottenere un effetto grottesco. I passaggi in nero per segnare i break temporali disorientano senza essere particolarmente significanti. Il titolo è incongruo. E’ un film interessante, ma le quattro stelle sono solo per la Rohrwacher.
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(di no_data)
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foffola40
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domenica 18 gennaio 2015
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maternitò folle
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la storia di una madre che nella nascita del figlio molto amato sviluppa una forme di patologia mentale e comportamentale che potrebbe portare il figlio anche alla morte: lo nutre solo con pasticci vegani, senza proteine, non lo fa uscire per timore dell'aria impura e lo tiene perennemente attaccato al proprio corpo annullandio anche il suo rapporto con il marito che piano piano diventa il suo nemico insieme alla madre di lui che tenta di riportare la ragionevolezza nella famiglia. Ottima l'interpretazione dei due protagonisti Jude e Mina marito e moglie di questa sfortunata coppia bella la fotografia che sottolinea nelle immagini la progressiva malattia mentale della madre affamata di amore o di morte? Musica delicata di Piovani (un po sempre il solito tema ma va bene così) che porta qualche minuto di serenità in una vicenda angosciante e piena di suspence.
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la storia di una madre che nella nascita del figlio molto amato sviluppa una forme di patologia mentale e comportamentale che potrebbe portare il figlio anche alla morte: lo nutre solo con pasticci vegani, senza proteine, non lo fa uscire per timore dell'aria impura e lo tiene perennemente attaccato al proprio corpo annullandio anche il suo rapporto con il marito che piano piano diventa il suo nemico insieme alla madre di lui che tenta di riportare la ragionevolezza nella famiglia. Ottima l'interpretazione dei due protagonisti Jude e Mina marito e moglie di questa sfortunata coppia bella la fotografia che sottolinea nelle immagini la progressiva malattia mentale della madre affamata di amore o di morte? Musica delicata di Piovani (un po sempre il solito tema ma va bene così) che porta qualche minuto di serenità in una vicenda angosciante e piena di suspence.. Bravo Costanzo che si avventura in tematiche meno usurate e più vicine alla triste realtà della vita . Foffola40
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