antonio pagano
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giovedì 11 luglio 2019
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arriva un tempo, kemosabe, che un uomo ...
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Il treno attraversa tutti i paesaggi e le epoche così come attraversa tutti i generi e le categorie di narrazione del cinema: non poteva mancare il western fantasy. Ispirato alla favola americana degli anni ’30 del ranger John Reid e dell’indiano Tonto, che nacque in radio per diventare un fumetto nel 1948 e una serie televisiva in otto stagioni a partire dal 1949, in questa trasposizione il Lone Ranger mascherato (Armie Hammer), con cavallo bianco e cappellone in tinta, cede la scena al personaggio di Tonto (Johnny Depp), enigmatico indiano perseguitato da un incubo personale, dal mistero della “natura sbilanciata” nelle visioni immobili e sconfinate di un mitico West, come lo spiritato capitano Jack Sparrow era ammaliato da sé stesso ne “I pirati dei Caraibi” di cui ritroviamo regista, produttore e sceneggiatori oltre che l’attore protagonista.
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Il treno attraversa tutti i paesaggi e le epoche così come attraversa tutti i generi e le categorie di narrazione del cinema: non poteva mancare il western fantasy. Ispirato alla favola americana degli anni ’30 del ranger John Reid e dell’indiano Tonto, che nacque in radio per diventare un fumetto nel 1948 e una serie televisiva in otto stagioni a partire dal 1949, in questa trasposizione il Lone Ranger mascherato (Armie Hammer), con cavallo bianco e cappellone in tinta, cede la scena al personaggio di Tonto (Johnny Depp), enigmatico indiano perseguitato da un incubo personale, dal mistero della “natura sbilanciata” nelle visioni immobili e sconfinate di un mitico West, come lo spiritato capitano Jack Sparrow era ammaliato da sé stesso ne “I pirati dei Caraibi” di cui ritroviamo regista, produttore e sceneggiatori oltre che l’attore protagonista.
Texas Ranger, fuorilegge, indiani Comanche, donnine allegre ma non disarmate, coolies cinesi, cavalleria U.S. e … treni. Lo sfondo, infatti, è quello della conquista del West da parte della modernità della ferrovia: nel 1869, quando le rotaie si inchiodavano sulle traversine a martellate, era in corso di ultimazione la linea ferroviaria che voleva unificare gli Stati Uniti dopo la Guerra Civile. «Un intero continente collegato dalla strada ferrata: combustibile per le città, metallo per le fabbriche, cibo per le masse. Chiunque controlli questo controlla il futuro» sentenzia lo spregiudicato e perfido, ma lucido, Cole (Tom Wilkinson).
Insieme alla costruzione della ferrovia avanza una caotica società di frontiera, dove coesistono legge e corruzione, leggende e locomotive a vapore, dove Tonto cerca il suo riscatto nel “kemosabe” John Reid (il “fratello sbagliato” del valoroso ma defunto ranger Dan Reid) e nella disincantata ma non rassegnata maitresse Red Harrington (Helena Bonham Carter), personaggio dall’arguzia corrosiva («… impari una cosa nel mio mestiere: assassini, predicatori, eroi di guerra, ferrovieri, ognuno ha le sue stranezze»).
Apoteosi finale: The Lone Ranger in sella al suo Silver, miracolosamente comparso sul tetto della Courthouse, con il cavallo che si impenna sullo sfondo della scritta monitoria e profetica “Justice for all” e l’overture del “Guglielmo Tell” di Gioacchino Rossini che suona la carica per una sequenza action mozzafiato, buoni contro cattivi su due treni che si inseguono, poi sfrecciano paralleli, infine si incrociano ma senza alcun controllo se non quello della sceneggiatura.
Solidali con i “buoni”, stretti tra idealità e sopraffazione, facciamo nostra la massima che Tonto rivolge a John: «Arriva un tempo, kemosabe, che un uomo deve mettere maschera». Del resto, ogni narrazione è finzione: per la sequenza in cui una locomotiva deraglia dai binari finendo pericolosamente vicino ai due protagonisti, è stata utilizzata una vera locomotiva di oltre 11 tonnellate montata su una piattaforma girevole di quasi 2 tonnellate che, azionata da cavi, sbandava e si ribaltava lungo una rotaia di 4,5 tonnellate.
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dario
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martedì 31 maggio 2016
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disimpegnato
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Troppa roba e molta già vista. Ma riprese mozzafiato e regia vigorosa. Un divertimento per gli occhi, mente in vacanza.
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paolo73
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lunedì 7 settembre 2015
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molto bello molto adatto
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adattissimo ma anche bellissimo
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giuseppetoro
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sabato 9 maggio 2015
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western da ridere!!
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Un bel film particolare ma ben fatto..western, cowboy, indiani...da vedere!
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cordless
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domenica 9 novembre 2014
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disney non più quella di una volta
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I film della Disney una volta erano perfetti per le famiglie. Si poteva andare tranquilli che la visione era adeguata ai bambini di qualsiasi età. Ad oggi anche Walt si rivolterebbe nella tomba: che c' entra la scena in cui si strappa il cuore con il coltello al ranger e lui vomita sangue? Il realismo degli spari che una volta solo si udivano, si poteva immaginarne gli effetti ma non si vedeva niente. D' altronde a che serve "vedere". E i coniigi assassini? Come posso far vedere tranquillamente questo ed altri film recenti della Disney ai miei figli, bambini sotto i 10 anni?
Infine la storia è decisamente mediocre: se togli gli effetti speciali possiamo dire che la trama è inconsistente.
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khaleb83
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martedì 27 maggio 2014
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ingenuo e divertente
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A volte alcuni film vanno presi soltanto per quello che sono: un passatempo divertente.
Non offre altro questo film, eppure lo fa in maniera estremamente godibile. Non cambierà la storia della cinematografia, né brillerà per prestazioni recitative esaltanti (Depp oramai si conferma più un caratterista, per quanto di eccelso livello, che un attore completo); eppure per la maggiorparte del film, cosa piuttosto difficile data la durata un po' eccessiva, tutto quello che si fa è divertirsi con un gusto ingenuo che ricorda un po' di film d'avventura degli anno '80, ma con quel minimo di malizia necessaria per un pubblico che ormai ha visto e rivisto di tutto.
Sconsigliato se si cerca una storia epica o un western vero e proprio, o per i puristi amanti del Lone Ranger tradizionale, ma consigliatissimo per un paio d'ore di disimpegno.
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A volte alcuni film vanno presi soltanto per quello che sono: un passatempo divertente.
Non offre altro questo film, eppure lo fa in maniera estremamente godibile. Non cambierà la storia della cinematografia, né brillerà per prestazioni recitative esaltanti (Depp oramai si conferma più un caratterista, per quanto di eccelso livello, che un attore completo); eppure per la maggiorparte del film, cosa piuttosto difficile data la durata un po' eccessiva, tutto quello che si fa è divertirsi con un gusto ingenuo che ricorda un po' di film d'avventura degli anno '80, ma con quel minimo di malizia necessaria per un pubblico che ormai ha visto e rivisto di tutto.
Sconsigliato se si cerca una storia epica o un western vero e proprio, o per i puristi amanti del Lone Ranger tradizionale, ma consigliatissimo per un paio d'ore di disimpegno.
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luigi chierico
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sabato 3 maggio 2014
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giustizia e' fatta
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Finalmente, dopo tanto tempo, si torna a vedere un genere di film che per tanti anni, a pieno titolo, è stato il vanto del cinema americano. Era l’epoca dei cowboys, degli sceriffi, di Nuvola Nera , di Toro Seduto, Penna Bianca. In “The lone ranger” ci ritroviamo tutto: dalla guerra sanguinosa, condotta dagli americani del nord nel 19° secolo, contro gli indiani pellerossa, in cui furono sterminate decine e decine di migliaia di uomini, donne, vecchi e bambini delle tribù Sioux ed Apache, Cheyenne, all’assalto ai treni; dai ricercatoti d’oro ai saloon, frequentati da coloni e ballerine dalle calze a rete e vesti svolazzanti; da sceriffi e fuorilegge, da cavalli selvaggi a mandrie di bufali.
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Finalmente, dopo tanto tempo, si torna a vedere un genere di film che per tanti anni, a pieno titolo, è stato il vanto del cinema americano. Era l’epoca dei cowboys, degli sceriffi, di Nuvola Nera , di Toro Seduto, Penna Bianca. In “The lone ranger” ci ritroviamo tutto: dalla guerra sanguinosa, condotta dagli americani del nord nel 19° secolo, contro gli indiani pellerossa, in cui furono sterminate decine e decine di migliaia di uomini, donne, vecchi e bambini delle tribù Sioux ed Apache, Cheyenne, all’assalto ai treni; dai ricercatoti d’oro ai saloon, frequentati da coloni e ballerine dalle calze a rete e vesti svolazzanti; da sceriffi e fuorilegge, da cavalli selvaggi a mandrie di bufali. Ci voleva la sempre grande produzione Walt Disney per ridarci il piacere di vedere un ottimo film magistralmente diretto da Gore Verbinski ed altrettanto magistralmente interpretato da Johnny Depp, irriconoscibile nei panni dell’ indiano Tonto, e da un buon Armie Hammer, nella parte di John Reid, entrambi accomunati da un unico scopo:fare Giustizia.
La trama non va raccontata, per non togliere allo spettatore il piacere di gustarsi a pieno lo spettacolare film in 3D. Gli effetti, bellissimi, straordinari, sono tali che si percepiscono anche nella versione non tridimensionale. Peraltro la storia non è banale e semplice ma di ampio respiro ed ampia portata, come ampi sono gli spazi in cui si svolgono i fatti. Grandi praterie, deserti di sabbia, distanze enormi, terre sconfinate. Il fondamentale scopo è quello di parlare di Giustizia , giustizia tra gli uomini, tra i popoli, tra civili e nomadi. Altro elemento portante del film è la necessità di costruire una ferrovia su cui far correre il treno, il cavallo pazzo. E’ uno scopo socialmente utile per unire i continenti e “chiunque controlla questa (la ferrovia), controlla il futuro, un potere che farà, degli imperatori e re, dei poveri sciocchi”. Gli inizi furono difficili, ci furono sabotaggi, difesa ad oltranza del territorio. Il treno corre, stridendo, sulle rotaie appena inchiodate, fissate sulle travi di robusto legno, tra i sassi, sbuffa e taglia il vento, il fumo nero oscura il cielo nitido delle terre occupate, allorché, minato, sembra emettere un urlo, le ruote fanno scintille, non tiene più i binari che si smuovono, si sollevano, volano via; la motrice si rovescia e si trascina dietro le vetture come fossero fuscelli, tutto è un groviglio di ferraglie stridenti, un rumore di ferri contorti, di pezzi volati via, un frastuono di grida, urla e pianto.
Il cavallo di ferro è ferito a morte, si solleva, come uno stallone dinanzi al pericolo ( leggi “L’uomo che sussurrava ai cavalli” di Nicholas Evans o vedi l’omonimo film con Robert Redford) A parole si racconta, ma non si vede quel che invece si vede in un film come questo, che si deve andare a vedere. Tutto vero per la conquista del progresso ma, come sentirai ripetere, “Non si ottiene niente senza sacrificio”. Non è un treno carico d’argento che non si ferma, ma il progresso, come la giustizia, è davvero un treno che non si ferma.
Dopo aver assistito a questo spettacolo, ad aver apprezzato recitazione, fotografia, grande regia, ottimo dialogo sarai chiamato a giudicare il passato ed il presente, e qualcuno, amante del buon cinema, ricordandosi di altri film di indiani non potrà fare a meno di andare con la mente a “L’ultimo Apache” dove Burt Lancaster interpreta Massai, dopo la resa nel 1886 dell’ultimo Apache, Geronimo.chibar22@libero.it
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alex31997
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venerdì 14 febbraio 2014
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la storia di convivenza tra americani e indiani
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Un vero film,bellissimo che spiega la situazione di un tempo in cui coinvolgevano gli americani e gli indiani e del progresso della ferrovia.
Non mancano le parti in cui farsi una risata,ma anche di farsi un pianto o come si vuol dire lacrimare,un film con tutti i presupposti all'oscar e gli attori magnifici,soprattutto i protagonisti.
Il mio consiglio è di vederlo a tutti i costi un film che fa veramente la voglia di vederlo tutto.
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ultimoboyscout
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lunedì 3 febbraio 2014
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i pirati del deserto.
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Decisamente sconosciuto in Italia, il personaggio del ranger solitario è un cult assoluto negli States, prima Show radiofonico, poi serie TV, infine questa rinascita cinematografica che, ad onor del vero, è una grande delusione soprattutto se rapportata alle grandi aspettative che si portava dietro. Johnny Depp interpreta Tonto, un indiano un pò svitato che sembra appartenere alla stessa famiglia di Jack Sparrow e Barnabas Collins ma anche a quella del barbiere Benjamin Barker, che da spalla del ranger si trasforma in narratore e si erge a protagonista della storia. Il trio Depp-Verbinski-Bruckheimer è sinonimo di assoluto divertimento, un mix di avventura e comicità, adrenalina a mille e gas sempre aperto, gag e peripezie di ogni genere.
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Decisamente sconosciuto in Italia, il personaggio del ranger solitario è un cult assoluto negli States, prima Show radiofonico, poi serie TV, infine questa rinascita cinematografica che, ad onor del vero, è una grande delusione soprattutto se rapportata alle grandi aspettative che si portava dietro. Johnny Depp interpreta Tonto, un indiano un pò svitato che sembra appartenere alla stessa famiglia di Jack Sparrow e Barnabas Collins ma anche a quella del barbiere Benjamin Barker, che da spalla del ranger si trasforma in narratore e si erge a protagonista della storia. Il trio Depp-Verbinski-Bruckheimer è sinonimo di assoluto divertimento, un mix di avventura e comicità, adrenalina a mille e gas sempre aperto, gag e peripezie di ogni genere. A ben vedere ci sarebbe tutto quanto, ma stavolta qualcosa non ha funzionato nonostante un discreto (forse allargato) script, bellissime ambientazioni western e una naturale alchimia tra Hammer e Depp, due uomini all'opposto con un'unica missione per un buddy movie atipico, oper dirla alla maniera del regista, disfunzionale. Le scene migliori sono quelle girate sul tetto del treno, spettacolari e gustose, e in questo cocktail c'è pure spazio per denunciare i torti subiti dai nativi americani, far conoscere lo humour di cui sono dotati e il loro rifiuto totale dell'alcool. Depp ha tempi comici assolutamente perfetti continuando a "deppizzare" ogni film in cui recita e ogni parte che interpreta, Hammer è funzionale ma non ha ancora il carisma necessario per ruoli di primo piano: è proprio il neo cinquantenne divo a decidere le sorti della pellicola rendendola più commedia che western, infarcita di infiniti siparietti e facce buffissime. In questa dimensione si svolge una storia dagli esiti alterni, classica e con una regia altrettanto classica che si concede qualche sprazzo di libertà in nome dello spettacolo. Ben 150 minuti dura il film, troppi, il pubblico ne ha decretato il flop nonostante si racconti della sanguinaria epopea su cui si è edificata l'America e il racconto in flashback al bambino dia un tocco mitico-fiabesco alla storia. Ma non è evidentemente bastato.
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