aldolatt
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giovedì 5 settembre 2013
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il nuovo realismo italiano che racconta la vita.
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Spaghetti Story rilancia il cinema italiano verso una nuova direzione: è un film puro, innocente, a tratti ingenuo in maniera positiva, e allo stesso tempo maturo.
Triste e comico, in un equilibrio riuscito che non scade mai nella commedia volgare, o nel dramma melenso.
Ho avuto modo di vedere Spaghetti Story al festival del cinema di Mosca, e nei primi minuti ero incuriosito e compiaciuto dalla freschezza della sceneggiatura, dalla fotografia semplice ma efficace, una regia che rende le scene naturali e non banali o forzate.
Si ride, ci si commuove, si riflette su quella che in realtà è anche un pò la nostra storia. Spaghetti Story è il racconto della vita di chiunque, un ritratto lucido dei nostri giorni.
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Spaghetti Story rilancia il cinema italiano verso una nuova direzione: è un film puro, innocente, a tratti ingenuo in maniera positiva, e allo stesso tempo maturo.
Triste e comico, in un equilibrio riuscito che non scade mai nella commedia volgare, o nel dramma melenso.
Ho avuto modo di vedere Spaghetti Story al festival del cinema di Mosca, e nei primi minuti ero incuriosito e compiaciuto dalla freschezza della sceneggiatura, dalla fotografia semplice ma efficace, una regia che rende le scene naturali e non banali o forzate.
Si ride, ci si commuove, si riflette su quella che in realtà è anche un pò la nostra storia. Spaghetti Story è il racconto della vita di chiunque, un ritratto lucido dei nostri giorni. Giorni difficili, divertenti, noiosi e assonnati. Complicati e per questo esaltanti.
La trama ed i personaggi scorrono sotto gli occhi velocemente, leggeri, ogni parola detta sembra adatta ed efficace, e si fa presto ad affezionarsi alle persone raccontate in questa pellicola.
Ci si ritrova a Roma, ma potrebbe essere dovunque. Il tema principale è quello del cambiamento, della ricerca della maturità. Spaghetti Story è un film che proietta sulla tela gli elementi essenziali della vita, spesso andando al di là del contesto storico, e piuttosto concentrato sui meccanismi emotivi dell'essere umano: i sogni nel cassetto, la ricerca della felicità, la paura di perdersi e il desiderio di migliorarsi, l'amicizia, le aspettative deluse, la vergogna e la voglia di ridere nonostante tutto.
Consiglio la visione di questo film a chiunque abbia voglia di perdersi per un pò, per poi ritrovarsi. La pellicola è lo sfogo di un'intera generazione stanca di aspettare, e impaziente di lanciare sullo schermo le proprie paure, le sfide personali, e le proprie risate, qui dipinte come strumento essenziale per rendere la vita accettabile, indispensabile, meravigliosa.
Qui non c'è traccia di ricette cinematografiche imposte dal meccanismo dei blockbuster, nè la paura di fallire raccontando una storia che non è spettacolare, ma è la storia più vera, perchè è la nostra.
E se questa storia fosse stata raccontata in un libro, probabilmente il suo successo sarebbe dovuto alla scrittura sorprendente, al trionfo del suo ingenuo e contagioso ottimismo, e al passaparola, piuttosto che alla propaganda.
Spaghetti Story è un film essenziale e terapeutico, realizzato con la passione che soltanto un giovane e promettente regista può dare.
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(di pier71)
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giorgio1979
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venerdì 27 dicembre 2013
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bellissimo! davvero una piacevole sorpresa!
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E' raro vedere in Italia un film così! Una di quelle commedie un po' amare che sapevamo fare noi italiani in passato e che non sappiamo fare più.
Sembra quasi di assistere ad uno di quei bei film americani dove ridi da morire però alla fine ti fanno scendere una lacrimuccia.
A volte capisco la sfiducia verso il cinema italiano e soprattutto verso il cinema indipendente, ma questo non è un pippone, è davvero bello, lo consiglio se volete ridere, divertirvi e vedere anche un bel film. Peccato che per molti italiani passerà inosservato.
Non lascio mai commenti ma per questo lo faccio, perchè ho saputo che è stato fatto con pochissimi soldi, e a vederlo non si direbbe. Questi ragazzi meritano tutto il sostegno e l'incoraggiamento.
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E' raro vedere in Italia un film così! Una di quelle commedie un po' amare che sapevamo fare noi italiani in passato e che non sappiamo fare più.
Sembra quasi di assistere ad uno di quei bei film americani dove ridi da morire però alla fine ti fanno scendere una lacrimuccia.
A volte capisco la sfiducia verso il cinema italiano e soprattutto verso il cinema indipendente, ma questo non è un pippone, è davvero bello, lo consiglio se volete ridere, divertirvi e vedere anche un bel film. Peccato che per molti italiani passerà inosservato.
Non lascio mai commenti ma per questo lo faccio, perchè ho saputo che è stato fatto con pochissimi soldi, e a vederlo non si direbbe. Questi ragazzi meritano tutto il sostegno e l'incoraggiamento.
Gli attori sono bravi e divertenti, non sembra che recitano, non ti annoi mai, in alcuni punti ci siamo ammazzati dalle risate con le lacrime agli occhi e alla fine ci hanno fregato perchè ci hanno fatto davvero commuovere. QUESTI RAGAZZI HANNO VINTO.
Certo, ha qualche piccolo difetto, e ero più orientato per dare 4 stelle, ma ne voglio dare 5 proprio perchè questi ragazzi sono andati oltre le loro possibilità e hanno dimostrato che anche in Italia si possono raccontare certe storie e fare bei film.
Non è il solito film sui precari o sulla crisi dei trentenni, trito e ritrito.
Ripeto, come dico nel titolo, davvero una piacevole sorpresa, convinto da una coppia di amici ad andare a vederlo ero riluttante ma poi li ho ringraziati e lo consiglierò a chiunque.
Queste cose ridanno speranza al cinema Italiano e anche all'Italia... come vedete i giovani Italiani sanno fare le cose e le sanno fare bene, se solo gli fosse data una possibilità.
Continuate Così!
BRAVI!
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riccardo tavani
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sabato 4 gennaio 2014
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sorprendente, senza illusioni apre alla speranza
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Si sentiva il bisogno di una simile ventata di aria fresca nel cinema italiano. È la vera sorpresa del nostro cinema non solo dell’anno appena apparso ma anche di quelli indietro per almeno una decina abbondante di anni a questa parte. Girato con una manciata di spiccioli (quindicimila euro), di giornate di ripresa (undici) e con una Canon 5D da discount dell’elettronica, ottiene un risultato di forma, narrazione e significati davvero stringente e convincente. È la vicenda di quattro ragazzi di quella periferia generazionale smarrita dalla mancanza di reddito e prospettive, con sentimenti e cultura ad alta definizione e proprio per questo maggiormente umiliata, negata, cancellata. Tra battute di dialogo fulminanti e scene da commedia del nostro primo neorealismo, si morde l’amaro di una condizione che non sembra offrire nessuna facile via di riscatto.
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Si sentiva il bisogno di una simile ventata di aria fresca nel cinema italiano. È la vera sorpresa del nostro cinema non solo dell’anno appena apparso ma anche di quelli indietro per almeno una decina abbondante di anni a questa parte. Girato con una manciata di spiccioli (quindicimila euro), di giornate di ripresa (undici) e con una Canon 5D da discount dell’elettronica, ottiene un risultato di forma, narrazione e significati davvero stringente e convincente. È la vicenda di quattro ragazzi di quella periferia generazionale smarrita dalla mancanza di reddito e prospettive, con sentimenti e cultura ad alta definizione e proprio per questo maggiormente umiliata, negata, cancellata. Tra battute di dialogo fulminanti e scene da commedia del nostro primo neorealismo, si morde l’amaro di una condizione che non sembra offrire nessuna facile via di riscatto. Una generazione straniera a se stessa, no, anzi! arruolata a forza in una sorta di “legione straniera” di se stessa, e lasciata poi vagare assetata nel deserto, alla ricerca di un’oasi, o forse di una borraccia appena di fiducia nelle sue doti e qualità. Quattro protagonisti di questa vicenda quotidiana delle nostre strade che non a caso sanno riconoscersi nel volto straniero, sconosciuto, lontano nel quale all’improvviso, riflettendosi, si imbattono e al quale cercano di offrire una possibilità, una speranza. Una possibilità e una speranza che hanno in sé quella particolare forza del dono completamente gratuito di spargere intorno la propria aura, la propria energia umana, sociale. Così è questo film. Un film “ragazzo”, con autori e attori auratici che strameritano anche loro un’apertura di fiducia che sia insieme viatico al cammino del loro talento, come patrimonio comune che ritorna in circolo e può fare bene a tutti.
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andre62
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lunedì 30 dicembre 2013
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indipendente e godibile
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Un budget di 15000 Euro per un film realizzato in meno di due settimane, parole del regista
apparso durante la proiezione. Commedia godibilissima che vale 1000 cinepanettoni, specie considerando il costo, ma anche in assoluto siamo a ottimo livello. Ci si diverte, anche se non si e' romani come i protagonisti del film. Girato con obbiettivo fisso 50 mm ma ottimamente, anche tecnicamente non ci sono sbavature. Andate a vederlo per verificare che il cinema in tempo di crisi si puo' fare con creativita' e ritmo, e va bene anche un lieto fine forse eccessivamente buonista.
Come spiegato ai molti spettatori presenti, la grande distribuzione occupa la maggior parte dei cinema disponibili, ma vale la pena cercare di vedere questo film e sostenere operazioni non commerciali ma riuscitissime di q
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Un budget di 15000 Euro per un film realizzato in meno di due settimane, parole del regista
apparso durante la proiezione. Commedia godibilissima che vale 1000 cinepanettoni, specie considerando il costo, ma anche in assoluto siamo a ottimo livello. Ci si diverte, anche se non si e' romani come i protagonisti del film. Girato con obbiettivo fisso 50 mm ma ottimamente, anche tecnicamente non ci sono sbavature. Andate a vederlo per verificare che il cinema in tempo di crisi si puo' fare con creativita' e ritmo, e va bene anche un lieto fine forse eccessivamente buonista.
Come spiegato ai molti spettatori presenti, la grande distribuzione occupa la maggior parte dei cinema disponibili, ma vale la pena cercare di vedere questo film e sostenere operazioni non commerciali ma riuscitissime di questo tipo!
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laertex
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venerdì 27 dicembre 2013
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alla riscoperta degli spaghetti perduti!
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Tutti i protagonisti di questa storia, all'inizio del film, sono soli, completamente abbandonati alle loro paure e problematiche. Ma sono paure dettate dalla incertezza della società in cui viviamo, problematiche di chi ha imparato a vivere con l'obbiettivo di avere e non di essere, sono paure nate dalla incapacità di vedere la felicità dietro l'angolo. I problemi quotidiani della nostra società, che a volte sembrano insuperabili, scompaiono se si scontrano con chi ha paura di non riuscire a sopravvivere il giorno dopo. Questo è quello che accade ai nostri protagonisti quando si scontrano con la difficile situazione di Mei mei, ragazza cinese costretta alla prostituzione da un trafficante di droga.
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Tutti i protagonisti di questa storia, all'inizio del film, sono soli, completamente abbandonati alle loro paure e problematiche. Ma sono paure dettate dalla incertezza della società in cui viviamo, problematiche di chi ha imparato a vivere con l'obbiettivo di avere e non di essere, sono paure nate dalla incapacità di vedere la felicità dietro l'angolo. I problemi quotidiani della nostra società, che a volte sembrano insuperabili, scompaiono se si scontrano con chi ha paura di non riuscire a sopravvivere il giorno dopo. Questo è quello che accade ai nostri protagonisti quando si scontrano con la difficile situazione di Mei mei, ragazza cinese costretta alla prostituzione da un trafficante di droga. Ecco che i 4 ragazzi, con tutte le loro difficoltà, non perdono la capacità di sognare e di far cambiare le cose. Aiutare Mei mei sarà il loro obbiettivo, regalare a Mei Mei la possibilità di un'esistenza migliore farà capire ad ognuno di loro il senso della loro vita.
Ho letto che il film è stato fatto a zero budget e questa è una scommessa quasi impossibile da realizzare. Spaghetti story, invece, racconta una storia con una sua struttura molto precisa ed accattivante e con alcune scene esilaranti, grazie ad attori bravi attori e diretti bene. Ci sono dei limiti e delle incertezze, dettati principalmente dai budget esiguo, ma ho iniziato a vedere il film ed il tempo è volato.
Spero di vedere un altro film di Ciro De Caro, girato magari con più mezzi a disposizione.
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melvin ii
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domenica 26 gennaio 2014
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bisogna credere nel cinema italiano, a volte
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Spaghetti story è un film di Ciro De Caro. Con Valerio Di Benedetto, Cristian Di Sante, Sara Tosti, Rossella d’Andrea, Deng Xueying.
E’ il caso cinematografico dell’anno in Italia.
Costato “solo” quindicimila euro, apprezzato in vari festival e dal pubblico , è snobbato dalla grande distribuzione.
Ieri abbiamo scritto di Sapore di te dei fratelli Vanzina e ci chiedevamo dove il cinema italiano stava andando anche con i contributi statali.
Ieri alla fine della proiezione di Spaghetti story, abbiamo trovato almeno una riposta.
Il cinema italiano è ancora vivo, ed è possibile fare film di qualità anche a basso costo.
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Spaghetti story è un film di Ciro De Caro. Con Valerio Di Benedetto, Cristian Di Sante, Sara Tosti, Rossella d’Andrea, Deng Xueying.
E’ il caso cinematografico dell’anno in Italia.
Costato “solo” quindicimila euro, apprezzato in vari festival e dal pubblico , è snobbato dalla grande distribuzione.
Ieri abbiamo scritto di Sapore di te dei fratelli Vanzina e ci chiedevamo dove il cinema italiano stava andando anche con i contributi statali.
Ieri alla fine della proiezione di Spaghetti story, abbiamo trovato almeno una riposta.
Il cinema italiano è ancora vivo, ed è possibile fare film di qualità anche a basso costo.
Esiste un quarto “segreto di Fatima”: chi e come vengono attribuiti i contributi del Ministero dei Beni culturali?
De Caro racconta con semplicità e ironia l’arte del “arrangiarsi” e i sogni di un giovane precario.
Temi universali come : l'amore, lavoro, maturità sono trattati con un linguaggio efficace e diretto.
Il film convince perché ha una sceneggiatura brillante ed incisiva.
I dialoghi sono realistici e ben costruiti
Tutto il cast è convincente ed all’altezza.
Lo spettatore ride e partecipa alle”disavventure” dei protagonisti
Forse la regia è” scolastica”, ma mostra comunque mano salda e buona vision d’insieme.
I protagonisti di Spaghetti story non sono eroi, ma persone “normali” che lottano e soffrono per una vita migliore, ma si dimostrano pronti ad aiutare chi è più “sfortunato”.
Spaghetti Story regala una speranza per chi ama il cinema italiano, anche per questo va visto e sostenuto.
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wild joe
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martedì 25 febbraio 2014
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una moderna commedia
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Guardando Spaghetti Story devo dire che ho trovato esattamente ciò che mi aspettavo dal trailer, e forse anche qualcosa di più. Una commedia "amara" che parte da una sceneggiatura semplice ma ben strutturata, con la capacità di toccare diversi argomenti sociali e morali (la crisi economica, i rapporti umani e di coppia, il perseguimento dei propri obiettivi, lo sfruttamento della prostituzione) dei nostri giorni, facendo divertire e commuovere senza però pretendere di dare una morale di alcun tipo. Diretta in modo lievemente ricercato ma non eccessivo, con un interessante quanto positivamente azzardato gioco di messe a fuoco utilizzate per dare risalto ora ad uno ora ad un altro personaggio in determinati momenti di pathos, ed un altrettanto valido montaggio lineare con alcune improvvise incursioni in brevi ma efficaci salti temporali raccontati in modo semplice e chiaro, tra scene anticipate e flashback ben mescolati.
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Guardando Spaghetti Story devo dire che ho trovato esattamente ciò che mi aspettavo dal trailer, e forse anche qualcosa di più. Una commedia "amara" che parte da una sceneggiatura semplice ma ben strutturata, con la capacità di toccare diversi argomenti sociali e morali (la crisi economica, i rapporti umani e di coppia, il perseguimento dei propri obiettivi, lo sfruttamento della prostituzione) dei nostri giorni, facendo divertire e commuovere senza però pretendere di dare una morale di alcun tipo. Diretta in modo lievemente ricercato ma non eccessivo, con un interessante quanto positivamente azzardato gioco di messe a fuoco utilizzate per dare risalto ora ad uno ora ad un altro personaggio in determinati momenti di pathos, ed un altrettanto valido montaggio lineare con alcune improvvise incursioni in brevi ma efficaci salti temporali raccontati in modo semplice e chiaro, tra scene anticipate e flashback ben mescolati. Una regia veloce, intervallata da scene più lente e meticolose, capace di arrivare in modo diretto al punto della questione senza però far perdere quella caratteristica flemma tipica di ogni buon romano che si rispetti. Un cast minimalista ma in grado di reggere l'intero film dando vita a persone (più che a personaggi) reali (più che realistiche), capaci di raccontare una storia comune ambientata in una Roma vera seppur celata in vie e luoghi non ben precisati, lontano da zone monumentali facilmente riconoscibili. Il tutto girato in meno di due settimane e con un budget di soli 15,000 euro. Un'operazione ben riuscita, a dimostrazione che il talento non muore mai, nemmeno in periodo di crisi. Che sia l'inizio di una ripresa artistica nella nostra bella Italia? Stiamo a vedere.
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melvin ii
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lunedì 24 marzo 2014
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la forze delle idee vince sui soldi!
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Tutta colpa di Freud è un film italiano uscito nel gennaio 2014 e diretto e sceneggiato da Paolo Genovese, con: Marco Giallini, Anna Foglietta Vittoria Puccini,Vinicio Marchioni, Laura Adriani, Alessandro Gassman,Claudia Gerini.
Dopo “la fase” Immaturi, Genovese prova a cambiare registro e racconta un tema universale come l’amore attraverso gli occhi e la vita di un’analista 2.0 interpretato da Marco Giallini.
Negli altri paesi, prima nel cinema e poi in TV, la figura dello psichiatra è stata svecchiata, rivista e resa anche protagonista di alcune storie. Ricordiamo ad esempio la serie americana “In Treatment” con Gabriel Byrne.
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Tutta colpa di Freud è un film italiano uscito nel gennaio 2014 e diretto e sceneggiato da Paolo Genovese, con: Marco Giallini, Anna Foglietta Vittoria Puccini,Vinicio Marchioni, Laura Adriani, Alessandro Gassman,Claudia Gerini.
Dopo “la fase” Immaturi, Genovese prova a cambiare registro e racconta un tema universale come l’amore attraverso gli occhi e la vita di un’analista 2.0 interpretato da Marco Giallini.
Negli altri paesi, prima nel cinema e poi in TV, la figura dello psichiatra è stata svecchiata, rivista e resa anche protagonista di alcune storie. Ricordiamo ad esempio la serie americana “In Treatment” con Gabriel Byrne.
Come sempre noi italiani arriviamo dopo e soprattutto a modo nostro.
La scorsa primavera Sky ha prodotto la versione italiana di”In treatment” con Sergio Castellito.
Qualcosa si muove, dovremmo dire, ma non è sufficiente
Tutta colpa di Freud è un prodotto più televisivo che cinematografico.
I dialoghi, la recitazione e la regia sarebbero stati, a nostro avviso, più adatti per il piccolo schermo.
Ci domandiamo perché dopo Vanzina anche questo film sia stato considerato “d’interesse nazionale”dal Ministero dei Beni culturali e quindi beneficiato di contributi pubblici.
Francesco(Giallini) prima d’essere uno psichiatra è un padre di tre figlie(Puccini, Foglietta Adriani).
Tutte tre alle prese con problemi d’amore.
Il film si sviluppa attraverso le tre storie delle figlie.
Convince e diverte la storia della Foglietta, lesbica in crisi d’identità sessuale
La Foglietta si conferma volto nuovo e fresco della commedia italiana.
La Puccini si conferma “fredda” per il cinema. Non convince nel ruolo, svolge il compitino della libraia sognatrice senza emozionare.
Bene invece Marchioni, anche da “muto” conferma le sue qualità artistiche.
Scontata e banale la storia con protagonista Gassman, marito infedele pentito.
Giallini si conferma attore di livello, ma non riesce a dare fino in fondo profondità al suo personaggio.
Apprezzabile l’interpretazione della Gerini.
Immaginiamo che il caro Freud dopo aver visto il film, si sarebbe accesso un sigaro e si sarebbe chiesto”Ma cosa c’entro io con la crisi di creatività del cinema italiano?”
Produttori e sceneggiatori italiani, magari, un giro sul lettino dovrebbero farselo.
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redrose
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giovedì 31 luglio 2014
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spaghetti per tutti!
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Sarà che mi sono seduta all’Arena di Garbatella già ben disposta verso questa commedia dolce-amara, che sapevo aver riscosso un discreto consenso nonostante il low budget. Sarà che conosco Valerio, il protagonista, che è veramente un attore (“non famoso” si poteva dire prima del film), che faceva il cameriere in un locale trendy di Ostiense e quindi tutto ciò rende ancora più credibile la storia di chi passa dal servire ai tavoli al grande pubblico in sala (trattasi sempre di palati esigenti che hanno comunque di che lamentarsi). Sarà che ci sono gli Spaghetti di mezzo nel titolo come nel mio Blog, e il tutto rimanda a storie che trasudano semplicità e amicizia (a basso costo), ergo non potrei non promuovere Spaghetti story a pieni voti.
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Sarà che mi sono seduta all’Arena di Garbatella già ben disposta verso questa commedia dolce-amara, che sapevo aver riscosso un discreto consenso nonostante il low budget. Sarà che conosco Valerio, il protagonista, che è veramente un attore (“non famoso” si poteva dire prima del film), che faceva il cameriere in un locale trendy di Ostiense e quindi tutto ciò rende ancora più credibile la storia di chi passa dal servire ai tavoli al grande pubblico in sala (trattasi sempre di palati esigenti che hanno comunque di che lamentarsi). Sarà che ci sono gli Spaghetti di mezzo nel titolo come nel mio Blog, e il tutto rimanda a storie che trasudano semplicità e amicizia (a basso costo), ergo non potrei non promuovere Spaghetti story a pieni voti.
Il film, primo lungometraggio del regista romano Ciro De Caro, parla della precarietà giovanile, ma lo fa in maniera genuina e senza filosofeggiarci troppo su. Costato solo 15mila euro, per girarlo ci sono voluti solo 11 giorni ed è stato realizzato utilizzando una sola ottica, senza nessun primo piano e di effetti speciali nemmeno l’ombra. All’inizio le inquadrature fuori fuoco ti danno un po’ fastidio e pensi che improvvisamente ti sia calata la vista invece poi il montaggio creativo velocizza la narrazione e te ne fa dimenticare: in fondo non servono grandi mezzi per raccontare belle storie. Il cinema c’è, esiste e si fa con una buona sceneggiatura e un cast affiatato e brillante.
Nel panorama della commedia italiana contemporanea, in cui hanno quasi sempre la meglio gli allestimenti para televisivi popolati da giovani goderecci e festaioli, finalmente non ci tocca assistere alla solita vetrina di tatuaggi e depilazioni alla Francesca Arca e al racconto della vita di “figli di papà” che abitano in loft superaccessoriati in centro.
L'esordiente Ciro De Caro racconta il mondo dei giovani in modo assolutamente realistico (a tratti quasi pessimistico direi), e lo fa con assoluta schiettezza rappresentando in maniera lucida l’umiliazione e l’apatia che la precarietà lavorativa provoca nei protagonisti, inducendoli a inibire i propri sogni, nel caso di Valerio, o scatenando il pragmatismo più spietato, nel caso di Christian.
Valerio Di Benedetto e Christian Di Sante hanno tempi comici impeccabili, l'uno nelle vesti di primo attore, l'altro in quelle di caratterista, hanno la giusta dose di umanità e ci hanno regalato non poche risate di qualità. Supremo riscatto femminile per le donne di questa pellicola che reagiscono in maniera eccelsa di fronte alla prova di scarsa virilità di maschi spodestati dal ruolo di capofamiglia: nonne, sorelle, fidanzate - si rimboccano le maniche con una concretezza e una solidarietà che le rende capaci di comprendere anche le situazioni più assurde, garantendo assistenza e protezione.
Grazie per questo spaccato di vita, così sensibile e attento ai valori umani e ai rapporti interpersonali, all’unione che fa la forza, e al precariato che ti costringe a essere combattivo. Sempre.
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enzo70
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giovedì 6 ottobre 2016
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ottimo esordio
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La prima sorpresa è che spaghetti story non è ambientato a Napoli, ma a Roma; ma non è chissà quale notizia; la seconda, invece, è che De Caro propone agli spettatori un film intelligente e diverso, che va oltre la banalità del qualunquismo corrente; e questa non solo è una notizia, ma è una gran bella notizia.
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La prima sorpresa è che spaghetti story non è ambientato a Napoli, ma a Roma; ma non è chissà quale notizia; la seconda, invece, è che De Caro propone agli spettatori un film intelligente e diverso, che va oltre la banalità del qualunquismo corrente; e questa non solo è una notizia, ma è una gran bella notizia. Due amici, Valerio e Christian, diversi in tutto, sono i protagonisti del film. Valerio è un aspirante attore, sognatore e immaturo; Christian è un piccolo spacciatore, pragmatico, ma alla fine anche lui perso dietro sogni irraggiungibili. Del film non racconto la storia per non far perdere l’interesse al lettore di oggi, spettatore, mi auguro, di domani; ma un esordio alla regia così deve essere segnalato perché De Caro, oltre ad un bel film, ha diretto un film inedito per i mezzi espressivi adottati e per la fotografia. E anche la capacità di lasciare alla film del film un senso di coraggio e di speranza per un paese che devi raccontare pessimo per avere successo è motivo di plauso per il giovane regista romano.
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