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paolp78
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domenica 14 febbraio 2021
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umorismo delicato, emozioni profonde
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Nella cinematografia a stelle e strisce più recente pochi autori, forse nessuno, sono stati capaci di descrivere la provincia americana come Alexander Payne. Come in sue precedenti opere, anche stavolta Payne, nel cimentarsi in questa prova, ricorre ad un road movie, confermando di prediligere questo metodo narrativo e di saperlo interpretare in modo decisamente gradevole e ben fatto.
La pellicola affronta la tematica sempre importante dei rapporti tra padre e figlio, e lo fa in modo molto delicato, riuscendo ad essere particolarmente toccante in alcuni momenti.
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Nella cinematografia a stelle e strisce più recente pochi autori, forse nessuno, sono stati capaci di descrivere la provincia americana come Alexander Payne. Come in sue precedenti opere, anche stavolta Payne, nel cimentarsi in questa prova, ricorre ad un road movie, confermando di prediligere questo metodo narrativo e di saperlo interpretare in modo decisamente gradevole e ben fatto.
La pellicola affronta la tematica sempre importante dei rapporti tra padre e figlio, e lo fa in modo molto delicato, riuscendo ad essere particolarmente toccante in alcuni momenti. Anche i rapporti con gli altri componenti della famiglia sono efficacemente scandagliati.
Come si accennava, il pregio principale della narrazione di Payne è quello di sapere affrontare queste tematiche complesse con un tono leggero, sempre gradevole e persino intriso di un umorismo efficacissimo, che funziona in modo davvero delizioso, strappando più di qualche risata.
Il ritmo della narrazione può apparire lento, ma in realtà il film scorre in modo molto fluido e non stanca affatto.
Le interpretazioni sono ben dirette da Payne, che riesce a far rendere al meglio il buon cast a sua disposizione. Sugli altri interpreti si impone un magnifico Bruce Dern, che nella parte del protagonista si regala ad età avanzata una delle interpretazioni più convincenti della sua carriera; da ricordare assolutamente anche la riuscitissima e divertente prova della meno famosa June Squibb, davvero bravissima. L'altro ruolo di rilievo è affidato a Will Forte, che non lascia il segno; si segnala infine un invecchiato Stacy Keach.
Le musiche non sono memorabili, ma comunque adattissime alle atmosfere.
Parimenti deve dirsi per la scelta del bianco e nero.
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francesco2
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sabato 1 febbraio 2014
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grandi contributi, ma (forse) manca qualcosa
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E' bellissima la colonna sonora, ed eccellente appare almeno una delle ineterpretazioni, quella di Dern.
Ma a "Nebraska", forse, manca qualcosa per il definitivo salto di qualità. Nel suo bianco e nero sono assenti l'ironia surreale di "Burton Fink", o di "In The soup", odi "Ed Wood" di Tim Burton. Il (Non) quadretto familiare convince appena parzialmente, per quanto interessanti appaiano i due buzzurri che sembrano usciti esattamente da un film dei Coen.
Poi esiste la malinconia per il passato, non sempre forse trasmessa tramite spunti irresistibili -La vecchia casa, per esempio-, che coinvolge anche le generazioni "Di mezzo", e che sfocia in un finale probabilmente intelligente, che è superficiale definire consolatorio.
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E' bellissima la colonna sonora, ed eccellente appare almeno una delle ineterpretazioni, quella di Dern.
Ma a "Nebraska", forse, manca qualcosa per il definitivo salto di qualità. Nel suo bianco e nero sono assenti l'ironia surreale di "Burton Fink", o di "In The soup", odi "Ed Wood" di Tim Burton. Il (Non) quadretto familiare convince appena parzialmente, per quanto interessanti appaiano i due buzzurri che sembrano usciti esattamente da un film dei Coen.
Poi esiste la malinconia per il passato, non sempre forse trasmessa tramite spunti irresistibili -La vecchia casa, per esempio-, che coinvolge anche le generazioni "Di mezzo", e che sfocia in un finale probabilmente intelligente, che è superficiale definire consolatorio. Ma questo "Nebraska", per quanto superiore all'ancor più discontinuo "Paradiso amaro", non trasmette la malinconia struggente dei momenti migliori della lynchiana "Storia vera", ed è inferiore a "Sideways", altro road-movie di (Ri?) scoperta dove il vino rappresenta una metafora di tante cose.
Sopratutto, può restare il sospetto che, se ci si aspettava il GRANDE film, "Nebraska" forse non lo è.
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giulio dispenza
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domenica 20 settembre 2015
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eccentrica commedia on the road in stile americano
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Dopo il successo di “Paradiso Amaro”, Alexander Payne decide di cambiare totalmente ambientazione, raccontandoci la storia di Woody Grant (Bruce Dern), vecchio e alcolizzato che dal Montana proverà a raggiungere il #Nebraska per riscuotere quella che lui crede sia una vincita di un milione di dollari. Dopo giorni di tentativi infruttuosi, deciderà infine di accompagnarlo in macchina il figlio David (Will Forte). Durante il viaggio i due si fermeranno al paese natio di Woody, dove ci sarà una vecchia rimpatriata tra amici e parenti e Will riscoprirà suo padre.
Perché vederlo. In un’ambientazione quasi surreale, da commedia on the road in classico stile americano, Payne vuole raccontarci il passivo rapporto tra padre e figlio.
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Dopo il successo di “Paradiso Amaro”, Alexander Payne decide di cambiare totalmente ambientazione, raccontandoci la storia di Woody Grant (Bruce Dern), vecchio e alcolizzato che dal Montana proverà a raggiungere il #Nebraska per riscuotere quella che lui crede sia una vincita di un milione di dollari. Dopo giorni di tentativi infruttuosi, deciderà infine di accompagnarlo in macchina il figlio David (Will Forte). Durante il viaggio i due si fermeranno al paese natio di Woody, dove ci sarà una vecchia rimpatriata tra amici e parenti e Will riscoprirà suo padre.
Perché vederlo. In un’ambientazione quasi surreale, da commedia on the road in classico stile americano, Payne vuole raccontarci il passivo rapporto tra padre e figlio. Un rapporto, logorato negli anni, ma che in occasione di questo bizzarro viaggio verso il Nebraska, riprenderà vigore e vitalità. Accompagnato da una fotografia eccezionale, il film, inizialmente con trama semplice, diventerà sempre più coinvolgente dove Will, riscoprirà e rivalutererà suo padre instaurando così un nuovo rapporto reciproco più solido.
Perché non vederlo. Oltre ad essere ben interpretato e ben scritturato, il film prenderà tutte le connotazioni di una pellicola di cinquanta anni fa con vecchi ambientazioni e tempi lunghissimi . Essendo girato anche in bianco e nero, e con pochissimi “colpi di scena”, soprattutto all’inizio il film è facile che possa annoiare lo spettatore, concentrando interamente la sceneggiatura sul l’apatico e passivo Woody.
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