Il paradiso degli orchi |
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Un film di Nicolas Bary.
Con Bérénice Bejo, Emir Kusturica, Raphaël Personnaz, Ludovic Berthillot, Dean Constantin Gaigani.
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Titolo originale Au bonheur des ogres.
Drammatico,
durata 92 min.
- Francia 2013.
- Koch Media
uscita giovedì 14 novembre 2013.
MYMONETRO
Il paradiso degli orchi
valutazione media:
3,16
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Voglio parlare il giraffese!di francescoterranegra94Feedback: 206 | altri commenti e recensioni di francescoterranegra94 |
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martedì 19 novembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il Paradiso degli orchi: titolo tradotto (male) in italiano, dal francese Au Bonheur des Ogres… Le Bonheur Parisienne è il ‘centro commerciale’ in cui la storia prende forma. Degli orchi perché tanto tempo fa diversi bambini vi sono spariti (e nessuno è riuscito a trovarli). Scomparse quelle che sono la chiave drammatica di tutto il film; scomparse che suscitarono nel nemico di turno (Sainclair – dirigente assoluto del grande magazzino) una reazione troppo forte. “Sei cinico” dice Benjamin a Sainclair in una scena del film “devi aver avuto un passato difficile: gioisci per così poco!”. E in effetti il nostro antagonista è disturbato, vuole cancellare in maniera brutale gli errori di suo padre (il capo degli Orchi), uccidendo quelli che un tempo erano complici di suo padre. La storia ci viene srotolata poco per volta, con efficacia, grazie all’utilizzo di brevi, ma utilissimi flashback, e grazie anche agli omicidi equidistanti, tramati nell’ombra dallo stesso Sainclair, la cui colpa sembra ricadere sul povero ingenuo protagonista Pennacchiano: Benjamin. Un interruttore “sovraccarico”, una carta magnetica “esplosiva”, una macchinina radiocomandata a distanza; tutto sembra contro di lui, per non parlare dell’assurdo lavoro che svolge: Capro Espiatorio (sarà una cosa che difficilmente dimenticheremo, di questo film). Ma se vogliamo, la storia madre di questo bellissimo film, non è quella drammatica; è quella che si svolge sui tempi della commedia: tutto parte dalla famiglia Malaussène: 5 fratelli, senza madre e di padri diversi, che si aiutano a vicenda, ognuno con i propri problemi e caratteristiche: dal piccolino, dotato di un apparecchietto per l’udito da spegnere non appena cominciano a volare parolacce, all’altro maschio, ideatore di bombe, alla sorella chiromante, che prevede una morte, ma alla fine una vita felice, alla sorella grande, incinta non si sa di chi, ma che accetterà le avance del poliziotto…. E poi le fantastiche storie raccontate dal fratellone, su eccellenti note musicali, che ci fanno capire che in questo mondo siamo tutti un po’ bambini e vogliamo esser riempiti le orecchie e gli occhi di favole, magari inventate! Magari piacerebbe anche a noi credere che una giraffa vaghi in un negozio; ci piacerebbe saper parlare Giraffese! E questo film è una favola, girata in modo accurato (anche se il montaggio è un po’ frenetico), giocata sul paradosso e sul surreale (non a caso le riprese panoramiche riprendono molto lo stile burtoniano): una favola fuori dal tempo, degna di rimanere per un bel po’ nei nostri cuori appena scaldati.
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