stefano minuto
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sabato 7 dicembre 2013
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film vedibile ma mediocre
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Il maturo Yann Kermadec (57 anni) prende il posto dell'infortunato giovane collega (e cognato) Franck nel partecipare alla Vendée-Globe il giro del mondo in barca a vela in solitario.
Per Yam e' forse l'ultima occasione di poter partecipare a una gara cosi' importante e prestigiosa, animato da un grande desiderio di vincerla. Il navigatore durante la gara deve pero' fare i conti oltre ai normali continui mutamenti climatici e ai guasti tecnici, anche con un ragazzino mauritano clandestino salito nell'imbarcazione di nascosto (perche’ convinto che la barca visto la bandiera francese esposta fosse diretta in Francia) che rischia per regolamento di farlo squalificare dalla competizione.
Il film piacera' probabilmente agli appassionati di navigazione in particolare a vela; infatti tra gli aspetti positivi della pellicola oltre alla buona trovata dell' immigrato a bordo in una gara in solitario, troviamo il saper ben trasportare sul grande schermo la difficolta' e l'emozioni della navigazione in barca a vela con il mare in tempesta, con ottime riprese fotografiche rivolte soprattutto alla barca (poche e non memorabili invece le riprese fotografiche del paesaggio).
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Il maturo Yann Kermadec (57 anni) prende il posto dell'infortunato giovane collega (e cognato) Franck nel partecipare alla Vendée-Globe il giro del mondo in barca a vela in solitario.
Per Yam e' forse l'ultima occasione di poter partecipare a una gara cosi' importante e prestigiosa, animato da un grande desiderio di vincerla. Il navigatore durante la gara deve pero' fare i conti oltre ai normali continui mutamenti climatici e ai guasti tecnici, anche con un ragazzino mauritano clandestino salito nell'imbarcazione di nascosto (perche’ convinto che la barca visto la bandiera francese esposta fosse diretta in Francia) che rischia per regolamento di farlo squalificare dalla competizione.
Il film piacera' probabilmente agli appassionati di navigazione in particolare a vela; infatti tra gli aspetti positivi della pellicola oltre alla buona trovata dell' immigrato a bordo in una gara in solitario, troviamo il saper ben trasportare sul grande schermo la difficolta' e l'emozioni della navigazione in barca a vela con il mare in tempesta, con ottime riprese fotografiche rivolte soprattutto alla barca (poche e non memorabili invece le riprese fotografiche del paesaggio).
Il Film detto questo risulta pero' un po' prevedibile e scontato e quindi non troppo avvincente, con scarsa qualita' dei dialoghi. Il regista inoltre poteva sicuramente sviluppare meglio le relazioni e gli stati d'animo tra i protagonisti in particolare tra il velista e il ragazzino clandestino punto chiave del film.
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filippo catani
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lunedì 2 dicembre 2013
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film un po' troppo buonista ma si può guardare
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Un partecipante alla regata in solitario Vendèe Globe, dopo diversi giorni dalla partenza, scopre improvvisamente di avere a bordo un giovanissimo ragazzo della Mauritania. Il giovane, ingannato dalla bandiera francese, era convinto che la barca fosse diretta proprio in Francia. Inizierà allora una dura coabitazione fra i due in quanto la giuria, se venisse a conoscenza della cosa, squalificherebbe il velista.
In Francia è uno degli eventi sportivi dell'anno questa regata in solitario che tocca tutto il globo. Forse il maggior punto di forza della pellicola sta proprio nelle riprese a bordo della barca e nella splendida fotografia che ci regala scenari mozzafiato.
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Un partecipante alla regata in solitario Vendèe Globe, dopo diversi giorni dalla partenza, scopre improvvisamente di avere a bordo un giovanissimo ragazzo della Mauritania. Il giovane, ingannato dalla bandiera francese, era convinto che la barca fosse diretta proprio in Francia. Inizierà allora una dura coabitazione fra i due in quanto la giuria, se venisse a conoscenza della cosa, squalificherebbe il velista.
In Francia è uno degli eventi sportivi dell'anno questa regata in solitario che tocca tutto il globo. Forse il maggior punto di forza della pellicola sta proprio nelle riprese a bordo della barca e nella splendida fotografia che ci regala scenari mozzafiato. Impossibile non appassionarsi quando l'uomo deve fare i conti con il mare in tempesta. Inoltre il film restituisce l'atmosfera di una gara sì intensa ma leale e con sane prese in giro fra i partecipanti ma anche tanta sportività. Inoltre la pellicola è accompagnata da una piacevole colonna sonora. Ecco venendo alle note dolenti diciamo subito che la sceneggiatura è un po' banale e forse (troppo) buonista e questo fa un po' scadere la qualità del film ma soprattutto ne fa intuire tutte le varie dipanazioni con tanto di finale strappalacrime. Cluzet dopo lo straordinario successo di Quasi Amici non ha più fatto niente di memorabile ma comunque sia in ogni film dove recita riesce a lasciare una nitida impronta. Forse si potevano approfondire maggiormente le due difficili relazioni che scorrono in parallelo tra velista e clandestino sulla barca e fidanzata e figlia di lui a casa mentre in realtà tutto viene un po' sbrigato all'acqua di rose. Resta comunque un film che si può tranquillamente vedere.
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muttley72
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giovedì 28 novembre 2013
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nulla di eccezionale
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Film ambientato a bordo di una barca a vela che partecipa ad una gara (il giro del mondo "in solitario"). Il protagonista (che è la "riserva" del "navigatore titolare", infortunatosi prima della gara) si ritrova a bordo un ragazzo clandestino salito durante una "sosta tecnica" (per una riparazione) effettuata a ridosso di un'isola. Inizialmente lo nasconde temendo di essere squalificato, poi vorrebbe sbarcarlo su isole che sono sulla rotta, successivamente rifiuta di sbarcarlo in piena sicurezza su un gommone di nascosto (cosa che gli avrebbe permesso di salvare la gara), infine rinuncia a vincere la gara e porta il ragazzo in porto (in Francia). Per "irrobustire" il dramma della storia si scoprirà che il ragazzo è anche malato (ha una forma di anemia).
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Film ambientato a bordo di una barca a vela che partecipa ad una gara (il giro del mondo "in solitario"). Il protagonista (che è la "riserva" del "navigatore titolare", infortunatosi prima della gara) si ritrova a bordo un ragazzo clandestino salito durante una "sosta tecnica" (per una riparazione) effettuata a ridosso di un'isola. Inizialmente lo nasconde temendo di essere squalificato, poi vorrebbe sbarcarlo su isole che sono sulla rotta, successivamente rifiuta di sbarcarlo in piena sicurezza su un gommone di nascosto (cosa che gli avrebbe permesso di salvare la gara), infine rinuncia a vincere la gara e porta il ragazzo in porto (in Francia). Per "irrobustire" il dramma della storia si scoprirà che il ragazzo è anche malato (ha una forma di anemia). Da casa la compagna dello skipper e la figlia piccola seguono la navigazione via web/skype.
Alcune scene di navigazione sul mare (talvolta mosso, talvolta calmo) degne di nota, incontro con balena e delfini, salvataggio di altra skipper (che aveva scuffiato durante la gara). Film vedibile ma nulla di eccezionale, attori assolutamente mai sopra la media, storia "edificante" sui migranti (che non farà certo cambiare idea a chi la pensa in un certo modo..) a cui il film strizza l'occhio.... tentando di commuovere.
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maxcaramella
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lunedì 25 novembre 2013
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non convince
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Mah... Non convince fino infondo ed è superficiale. Al massimo è un buon prodotto televisivo, nulla di più.
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flyanto
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lunedì 25 novembre 2013
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quanto uno spazio ristretto possa servire a fare
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Film in cui si racconta di un uomo (interpretato da Francois Cluzet) che prende parte alla competizione che comporta di fare il giro del mondo da solo in barca a vela e con il forte intento di raggiungere quel tanto agognato primo posto svanitogli invece in altre gare precedentemente da lui disputate. Ma nel corso della lunga traversata, che lo vedrà impegnato per un periodo di circa 3 mesi, egli dovrà affrontare numerosi ostacoli dovuti a molteplici cause: varie situazioni meteorologiche non sempre favorevoli, alcuni problemi di carattere tecnico e quello per nulla previsto e forse più grave in quanto gli rischierebbe addirittura la squalifica, di trovarsi a bordo un giovane ragazzo della Mauritania salito clandestinamente sulla sua barca al fine di raggiungere il territorio francese.
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Film in cui si racconta di un uomo (interpretato da Francois Cluzet) che prende parte alla competizione che comporta di fare il giro del mondo da solo in barca a vela e con il forte intento di raggiungere quel tanto agognato primo posto svanitogli invece in altre gare precedentemente da lui disputate. Ma nel corso della lunga traversata, che lo vedrà impegnato per un periodo di circa 3 mesi, egli dovrà affrontare numerosi ostacoli dovuti a molteplici cause: varie situazioni meteorologiche non sempre favorevoli, alcuni problemi di carattere tecnico e quello per nulla previsto e forse più grave in quanto gli rischierebbe addirittura la squalifica, di trovarsi a bordo un giovane ragazzo della Mauritania salito clandestinamente sulla sua barca al fine di raggiungere il territorio francese. Nel corso del viaggio il protagonista tenterà, ma invano, di fare sbarcare a terra il proprio "ospite" finchè non si troverà costretto per una serie di circostanze a tenerlo definitivamente con sè, ben nascosto in barca, sino alla fine della competizione. Questa pellicola risulta in primo luogo assai avvincente per l'ambientazione suggestiva in cui è stata girata in quanto tutta la vicenda e le sue riprese sono state girate in maniera minuziosa nel corso della traversata dalla barca stessa ed in mare aperto ed in tutte le sue manifestazioni. In secondo luogo, il tema della competizione e delle avversità che il protagonista si trova a dover affrontare sicuramente carpiscono l'attenzione dello spettatore, quanto mai curioso di sapere come andrà a finire la regata in questione. Ma quello su cui il regista Christophe Offenstein sembra voler porre l'accento è soprattutto la tematica della solidarietà e dell'altruismo che possono instaurarsi anche dopo un'iniziale diffidenza. Infatti il protagonista si trova costretto a rapportarsi, e per di più in un ambiente assai ristretto come quello di una barca, con un giovane per cui egli prova inizialmente rabbia e fastidio. Solo col tempo e dividendo con lui intere giornate e notti nonchè varie avventure e pericoli, il protagonista imparerà a condividere non solo lo spazio materiale ma soprattutto la propria esistenza, all' insegna, sino a quel momento, della solitudine e di una sorta di egoismo, imparando a porre maggiormente in discussione se stesso e soprattutto ad aprirsi di più nei confronti degli altri. In generale il film risulta sicuramente ben girato e con delle ottime ed affascinanti riprese, ma il suo maggior pregio e senza alcun dubbio dato all'interpretazione di Francois Cluzet che si conferma un ottimo attore, qui in un ruolo drammatico e per lui un pò più insolito dei suoi precedenti, solitamente comici. Insomma una pellicola sicuramente da consigliare a tutti quelli che amano il mare ed il mondo delle regate nonchè, ovviamente, a coloro che amano il cinema ben interpretato e girato.
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luigi chierico
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lunedì 25 novembre 2013
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una regata è un’impresa come la vita
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Partecipare ad una regata significa poter realizzare un desiderio accarezzato durante una vita.
Non è soltanto una gara con il tempo e le avversità, una sfida con gli altri e con se stesso,è anche il piacere dell’avventura, del silenzio, della soddisfazione che dona soltanto la barca a vela.
Ci vuole il coraggio d’affrontare le insidie del mare, le tempeste, gli imprevisti, ma c’è il piacere di farsi accarezzare dolcemente dalla brezza marina, guardare il mare e la costa sempre diversa, osservare uccelli e pesci che ti seguono, apprendere come essere padroni dell’andare senza dipendere dagli altri.
Significa sognare ad occhi aperti e, guardando l’immensità dell’oceano, pensare a Colui che tutto ha creato.
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Partecipare ad una regata significa poter realizzare un desiderio accarezzato durante una vita.
Non è soltanto una gara con il tempo e le avversità, una sfida con gli altri e con se stesso,è anche il piacere dell’avventura, del silenzio, della soddisfazione che dona soltanto la barca a vela.
Ci vuole il coraggio d’affrontare le insidie del mare, le tempeste, gli imprevisti, ma c’è il piacere di farsi accarezzare dolcemente dalla brezza marina, guardare il mare e la costa sempre diversa, osservare uccelli e pesci che ti seguono, apprendere come essere padroni dell’andare senza dipendere dagli altri.
Significa sognare ad occhi aperti e, guardando l’immensità dell’oceano, pensare a Colui che tutto ha creato.
E durante la notte soltanto in barca puoi ascoltare, nel silenzio, la voce del vento , sentire il canto delle sirene e guardare il firmamento costellato di stelle, e sceglierne una da portare nei tuoi ricordi, oppure sussultare durante il sonno per lo spavento dovuto ad un repentino ed inatteso cambiamento dell’andare della tua barca, per poi attendere l’alba che vedrai spuntare perché appaghi oltre al tuo occhio anche il tuo spirito.
Condurre la tua vela in regata è poter ascoltare il battito del cuore e farlo esultare o tremare.
La barca che, sotto il sole, a vele bianche spiegate, scivola sul mare azzurro ti conduce verso l’ignoto e sovvengono le parole che Ulisse, giunto alle colonne d’Ercole,disse ai suoi uomini perché proseguissero il loro viaggio per mare: “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”.
Vi sono le tempeste, i momenti difficili che mettono a rischio l’impresa, vorresti rinunciare e tornare indietro, ma più sicura è la nave che ha superato la procella e naviga nelle acque degli oceani verso il traguardo, premio alla tenacia ed al coraggio con cui si intrapresa la difficile sfida.
Il regista Christophe Offenstein porta sullo schermo tutto questo attraverso le immagini e le espressioni del protagonista che vede in Francois Cluzet un magnifico interprete. La vicenda scorre veloce, fra alti e bassi come le onde, tra momenti tranquilli o di panico come lo sono le acque del mare, chete o agitate.
Il commento musicale ha due momenti particolarmente validi. Le riprese fotografiche sono rivolte soprattutto alla barca, belle, ma le fotografie delle albe e tramonti non sono così belle e d’effetto come se ne vedono altrove. Non è rilevante per la narrazione, ma l’occhio vuole la sua parte. Particolarmente bella la scena finale dell’arrivo dello “Squalificato”.
Non è difficile leggere tutto questo come “la vita è una sfida” e in questa chiave ho visto la scena dei delfini che, con i loro salti e i loro versi accompagnano e rallegrano il navigante solitario, seguita immediatamente dalla scena dell’uscita da scuola di bambini che festosi corrono come cellule in libertà.
Il mare non è mare senza delfini, la vita non è vita senza bambini, sono la fiducia nell’avvenire , il meritato ed agognato premio alla lotta per la sopravvivenza.
Vi è infine un messaggio universale che va colto: si può e si deve mettere a repentaglio il proprio successo e la propria vita quando si è chiamati a salvare quella dei propri simili, senza distinzione di razza.
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stylissimo
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venerdì 22 novembre 2013
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emotivamente e tecnicamente ineccepibile
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Qualsiasi appassionato di vela e di regate non potrà non amare questo film. Sin dalle primissime sequenze, l'immersione nel mondo della navigazione a vela è coinvolgente e completamente immersiva: grazie all'uso delle più moderne telecamere "sportive" si ha la sensazione di essere lì al fianco del protagonista.
Protagonista che altri non è che quel Francois Cluzet, già apprezzato nello splendido Quasi Amici, che in questo film ci consegna un'altra performance perfetta. Senza dubbio uno dei migliori attori europei del momento.
In Solitario è un film per appassionati di vela e per gli appassionati del grande cinema europeo.
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Qualsiasi appassionato di vela e di regate non potrà non amare questo film. Sin dalle primissime sequenze, l'immersione nel mondo della navigazione a vela è coinvolgente e completamente immersiva: grazie all'uso delle più moderne telecamere "sportive" si ha la sensazione di essere lì al fianco del protagonista.
Protagonista che altri non è che quel Francois Cluzet, già apprezzato nello splendido Quasi Amici, che in questo film ci consegna un'altra performance perfetta. Senza dubbio uno dei migliori attori europei del momento.
In Solitario è un film per appassionati di vela e per gli appassionati del grande cinema europeo.
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madlib
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venerdì 22 novembre 2013
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le gare di vela non sono gare motociclistiche
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Chiunque entrasse nella sala dove si proietta In solitario aspettandosi di vedere un film strutturato secondo gli schemi del film d'avventura e di stampo hollywoodiano, di quelli con al centro il rapporto tra uomo e forze della natura, cadrebbe in un grave equivoco. Questo vale anche per chi si aspettasse di vedere narrata, nel film, la storia di un impresa sportiva secondo gli usuali canoni basati sullo schema: sfida-problema-soluzione-nuovo problema-nuova soluzione e infine vittoria. Non che questi elementi siano assenti, semplicemente non sono al centro del film, ma piuttosto ne compongono gli elementi di contorno. Lo si capisce anche dal modo in cui il regista ha scelto di trattare i momenti relativi alla gara che hanno molto di più ache fare con lo stile di un documentario, piuttosto che del film d'azione.
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Chiunque entrasse nella sala dove si proietta In solitario aspettandosi di vedere un film strutturato secondo gli schemi del film d'avventura e di stampo hollywoodiano, di quelli con al centro il rapporto tra uomo e forze della natura, cadrebbe in un grave equivoco. Questo vale anche per chi si aspettasse di vedere narrata, nel film, la storia di un impresa sportiva secondo gli usuali canoni basati sullo schema: sfida-problema-soluzione-nuovo problema-nuova soluzione e infine vittoria. Non che questi elementi siano assenti, semplicemente non sono al centro del film, ma piuttosto ne compongono gli elementi di contorno. Lo si capisce anche dal modo in cui il regista ha scelto di trattare i momenti relativi alla gara che hanno molto di più ache fare con lo stile di un documentario, piuttosto che del film d'azione. Del resto chi si sia appassionato un poco alle imprese del Moro di Venezia, a quelle di Luna Rossa o delle più recenti di Mascalzone Latino, sa benisssimo che il ritmo degli eventi in simili gare son piuttosto "lenti".
Nel film In solitario, invece che scegliere di enfatizzare i momenti di competizione della gara con montaggi alternati e cambi veloci d'immagine, si è preferito restituire abbastanza fedelmente i tempi di una regata in solitaria che, appunto, non sono certo quelli di una gara motociclistica. Del resto il vero tema della gara nel film è solo un pretesto per sviluppare l'evoluzione psicologica e, in un certo senso, spirituale del protagonista che dovendo trovarsi solo in mezzo all'oceano invece non lo è affatto.
Questo non solo perché si trova a dover aver a che fare con un ragazzino nordafricano salito a bordo clandestinamente durante una tappa (sperava di ritrovarsi in Francia); ma perché il protagonista è circondato da talmente tante tecnologie di comunicazione, da talemnte tanti strumenti di navigazione satellitare ecc, dal trovarsi per forza di cose sempre connesso con la società. Paradossalmente il solitario è molto, molto in compagnia. In questo senso il viaggio in solitaria nell'oeceano diventa una metafora della condizione contemporanea dell'uomo nell'epoca di Internet con tutti i vantiaggi (ad es. poter ottenere una diagnosi a distanza come milioni di utenti della rete già fanno) ma anche gli svantaggi del caso (avere"in casa" un clandestino e doverlo nascondere). Essere sempre connessi e in comunicazione, infatti, signifca essere sempre sotto l'occhio vigile di qualcuno, per cui qualsiasi azione si compia viene registrata e osservata. Il film si trasforma così dalla messa in scena di un evento sportivo, nella messa in scena della paranoia a cui ci costringe la "società del controllo" in cui viviamo. Significativa ad esempio è la scena dell'incontro con la balena che emoziona il ragazzo clandestino ma che lascia piuttosto indifferente il protagonista (che subito si preoccupa che la barca possa essere rovesciata). Quest'ultimo, da vero tecno Nerd, tende invece ad emozionarsi molto di più per i bollettini meteo, oppure per i calcoli satellitari delle traiettorie della sua barca relativamente alle altre in competizione con lui.
Unica piccola nota negativa del film, per chi come me l'ha visto in lingua originale, la traduzione del titolo En soltaire; In solitaria sarebbe stato secondo me più corretto (visto che il termine si riferisce ad una regata) ed evocativo.
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robynieri
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venerdì 22 novembre 2013
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un film che fa acqua
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Eppure ci sarebbero tutti gli ingredienti per renderlo avvincente ed ala tempo stesso delicato. La sceneggiatura potrebbe anche tenere, la fotografia è regalata dall'oceano, manca tutto ilresto.
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mammut
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venerdì 22 novembre 2013
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bel finale, anche se atteso
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Prendiamo spunto dai francesi, non coi remake benvenuti al sud o stai lontana da me. Loro riescono sempre a fare qualcosa di decente, in alcuni casi ottimo. Noi o remake o commedie inguardabili
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