mickey97
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domenica 17 febbraio 2013
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un action-movie ad alto tasso andrenalinico
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Bruce Willis, nonostante la sua veneranda età di ben 57 anni si mostra al pubblico come l'ideale e arzillo Boyscout, colmo di energia e vitalità, privo di arrese ed esitazioni, ma spinto all'interno del nucleo action ad alto tasso andrenalinico. Un action-movie con i fiocchi, con tanta azione curata ai minimi dettagli e con una corretta dose di ironia che all'interno del film dimostra di avere una valida funzionalità, amalgamandosi con la ben variegata azione espressa con incredibili inseguimenti, esplosioni spettacolari e sparatorie godibilissime. Questo non è un film di azione, ma è il film di azione, capolavoro reso tale non solo per queste sequenze andrenaliniche per le quali gli occhi gioiscono a vederle, ma anche per altri contenuti quali il legame padre-figlio d'apprima disgregato e poi consolidato e per la trama sorprendente con i suoi bei colpi di scena del tutto inaspettati.
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Bruce Willis, nonostante la sua veneranda età di ben 57 anni si mostra al pubblico come l'ideale e arzillo Boyscout, colmo di energia e vitalità, privo di arrese ed esitazioni, ma spinto all'interno del nucleo action ad alto tasso andrenalinico. Un action-movie con i fiocchi, con tanta azione curata ai minimi dettagli e con una corretta dose di ironia che all'interno del film dimostra di avere una valida funzionalità, amalgamandosi con la ben variegata azione espressa con incredibili inseguimenti, esplosioni spettacolari e sparatorie godibilissime. Questo non è un film di azione, ma è il film di azione, capolavoro reso tale non solo per queste sequenze andrenaliniche per le quali gli occhi gioiscono a vederle, ma anche per altri contenuti quali il legame padre-figlio d'apprima disgregato e poi consolidato e per la trama sorprendente con i suoi bei colpi di scena del tutto inaspettati. Le sorprese e le emozioni sullo sfondo russo di certo non mancano, la stessa cosa dicasi per l'intrattenimento action a dir poco stupendo che ci ha convolti con quella piacevole leggerezza e naturalezza che ha reso tutta la vicenda affatto violenta bensì moderata ai minimi termini anche grazie a questo tocco ironico che giaceva sopra il nostro amato Boyscout, abile quanto naturale nei modi di fare. Un action-movie che definirei prezioso non solo nella confezione ma nella sua complessità, un film che piace per la sua umiltà nel presentarsi ed esporsi con le dovute maniere del tutto pulite. Un prodotto con un grande stile che si fa' apprezzare per quello che è, e con questo ci vuole sicuramente dire: Die Hard 5 non sarà violento nè fisicamente nè verbalmente, apprezzate il prodotto ( e non è un obbligo) così per com'è e non siate pretenziosi di vedere la violenza che non ha mai portato a niente. Io che di violenza non ne voglio vedere, stimo profondamente questo prodotto che si è affermato rispetto ad altri diversamente.
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renato volpone
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domenica 17 febbraio 2013
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padri e figli
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Riecco Bruce Willis in un film d'azione dove deve riallacciare i rapporti con il figlio che vive a Mosca. Guarda caso il figlio è un agente della CIA coinvolto in una missione pericolosissima. Si parte con un inseguimento più simile ad uno tzunami che non ad una corsa in auto e non sorprenda una Mosca priva di esercito e polizia. Nonostante questo ci si diverte molto, si ride dell'assurdo e dei nostri eroi superuomini. Bene, si capisce il senso del film, quindi chiusi i boccaporti del "possibile", si lascia spazio alla libera immaginazione e, tra innumerevoli blooper (è divertente trovarli e contarli) si segue il regista nel suo racconto: la trama si fa interessante su uno scenario di fantapolitica non del tutto banale, i colpi di scena non mancano, i protagonisti sono accattivanti e, visto che il film non è molto lungo, ci si diverte molto, anche sulle esagerazioni, e non ci si annoia.
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Riecco Bruce Willis in un film d'azione dove deve riallacciare i rapporti con il figlio che vive a Mosca. Guarda caso il figlio è un agente della CIA coinvolto in una missione pericolosissima. Si parte con un inseguimento più simile ad uno tzunami che non ad una corsa in auto e non sorprenda una Mosca priva di esercito e polizia. Nonostante questo ci si diverte molto, si ride dell'assurdo e dei nostri eroi superuomini. Bene, si capisce il senso del film, quindi chiusi i boccaporti del "possibile", si lascia spazio alla libera immaginazione e, tra innumerevoli blooper (è divertente trovarli e contarli) si segue il regista nel suo racconto: la trama si fa interessante su uno scenario di fantapolitica non del tutto banale, i colpi di scena non mancano, i protagonisti sono accattivanti e, visto che il film non è molto lungo, ci si diverte molto, anche sulle esagerazioni, e non ci si annoia.
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tonysamperi
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martedì 9 aprile 2013
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ha senso andare avanti?
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SULLA SCENEGGIATURA
Nel quinto episodio, Die Hard non si smentisce, presentandosi nelle vesti del più classico film d’azione, dove la trama non è particolarmente elaborata e l’adrenalina la fa da padrona.
C’era grande attesa per quest’episodio, in quanto sarebbe stato decisivo nel decretare le sorti di questa saga, visto il pesante calo che si ha avuto con il quarto episodio.
In realtà l’esito non è affatto positivo, in quanto sicuramente è meno indagato il personaggio di John McCane e sicuramente l’introduzione del figlio (interpretato da Jai Courtney) non rialza le sorti del film, anzi a suon di dialoghi superficiali e sontati, non aiuta la trama ad incalzare.
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SULLA SCENEGGIATURA
Nel quinto episodio, Die Hard non si smentisce, presentandosi nelle vesti del più classico film d’azione, dove la trama non è particolarmente elaborata e l’adrenalina la fa da padrona.
C’era grande attesa per quest’episodio, in quanto sarebbe stato decisivo nel decretare le sorti di questa saga, visto il pesante calo che si ha avuto con il quarto episodio.
In realtà l’esito non è affatto positivo, in quanto sicuramente è meno indagato il personaggio di John McCane e sicuramente l’introduzione del figlio (interpretato da Jai Courtney) non rialza le sorti del film, anzi a suon di dialoghi superficiali e sontati, non aiuta la trama ad incalzare.
Inoltre grande difetto, che non si era riscontrato prima del quarto episodio, è l’indistruttibilità del protagonista, che ora esce incolume da situazioni rocambolesche, cosa che nei primi capitoli non avveniva.
Visto il risultato, direi che sarebbe una forzatura andare avanti con un altro episodio, visto che non ci sono elementi che possano stupire lo spettatore che ha già visto gli episodi precedenti.
Resta un buon film d’azione fine a se stesso, vista la durata per passare un’ora e mezza in cui comunque non ci si annoia.
SUL CAST
Bruce Willis non si smentisce, sempre perfetto come nei precedenti “Die Hard” e come in “Red” del 2010, debilitato dai dialoghi.
Jai Courtney attore piatto, nessuna espressività, il doppiaggio aiuta, ma la performance non è granchè.
SUL DOPPIAGGIO
Come dal secondo capitolo, si conferma Claudio Sorrentino al doppiaggio di Bruce Willis, nel primo capitolo però ricordiamo un grande Roberto Pedicini.
L’ottimo Francesco Pezzulli (doppiatore ufficiale di Leonardo DiCaprio) doppia Jai Courtney, Francesco Prando doppia Sebastian Koch, e poi segnalerei Mino Caprio al doppiaggio del taxista
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donni romani
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venerdì 22 febbraio 2013
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mc clane più mc clane
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La serie di Die Hard, arrivata al quinto capitolo, difficilmente può stupire o spiazzare lo spettatore che sa esattamente ciò che avverrà sullo schermo e ne è ben contento, quasi che ritrovare Bruce Willis alle prese con catastrofi sempre più immani sia un piacevole e rassicurante ritorno al passato. Questa volta poi i Mc Clane sono addirittura due, perchè a John si unisce il rampollo John Junior detto Jack, agente Cia in incognito che John va a salvare in Russia aiutandolo a smascherare un traffico di uranio impoverito e a confezionare inseguimenti, esplosioni e stragi, marchio di fabbrica del poliziotto newyorkese, anche se in trasferta.
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La serie di Die Hard, arrivata al quinto capitolo, difficilmente può stupire o spiazzare lo spettatore che sa esattamente ciò che avverrà sullo schermo e ne è ben contento, quasi che ritrovare Bruce Willis alle prese con catastrofi sempre più immani sia un piacevole e rassicurante ritorno al passato. Questa volta poi i Mc Clane sono addirittura due, perchè a John si unisce il rampollo John Junior detto Jack, agente Cia in incognito che John va a salvare in Russia aiutandolo a smascherare un traffico di uranio impoverito e a confezionare inseguimenti, esplosioni e stragi, marchio di fabbrica del poliziotto newyorkese, anche se in trasferta. L'improbabile sequenza di azioni va vissuta come se si stesse assistendo ad un cartone animato, in cui Gatto Silvestro Willis si rialza tutto intero dopo essere stato schiacciato, scagliato, incendiato o precipitato, senza pretendere una qualche aderenza con la realtà ma godendosi il semplice puro spettacolo che non ha altri scopi che divertire, intrattenere e mostrare i muscoli maturi del buon Bruce che tra una mitragliata e l'altra trova anche il tempo di far pace con quel figlio ribelle con cui non parlava da tempo. Famiglia, azione, Usa contro Russia, cosa c'è di più americano di così? Forse solo il coraggio di fare un film apertamente leggero, senza vergognarsi di non inserire messaggi o metafore, senza voler a tutti i costi scendere nei meandri della mente o dell'anima, ma limitandosi ad intrattenere, a far sorridere, a tener compagnia per i novanta minuti scarsi che dura la pellicola. Un'onestà che tanti altri film simili non hanno, e che va apprezzata insieme allo sguardo assassino di Bruce Willis che non perde smalto con l'età. E visto che le ultime scene di Die Hard 5 si svolgono a Chernobyl qualora la produzione decidesse di mettere in cantiere un ulteriore seguito aspettiamoci un John Mc Clane radioattivo, con tutte le conseguenze del caso!!
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nedevil
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giovedì 28 marzo 2013
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purtroppo sollazzo ha , in parte ,ragione...
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Come da titolo: purtroppo Sollazzo ha,in parte ,ragione. Il film, escludendo i tanti fuochi d'artificio, offre poco... Bruce Willis è sempre un Mito ma qui deve fare i conti con la mediocrità dellla cornice (regia,sceneggiatura,personaggi). Tuttavia è un film d'azione "dimenticabile" ma piacevole.
Mi fa ridere Boris Sollazzo che si preoccupa di misurare il collo al co-protagonista (figlio) di Bruce Willis.
Ricordo di aver visto, tempo fa, un film in cui il protagonista (non rammento che ruolo avesse) si tormentava a causa delle invettive giornalistiche feroci del critico di turno e non ne capiva il perché... sino a che volle conoscerlo in persona; lo incontrò e fu sorpreso nel vedere che il critico era il classico "sfigato" che non si sapeva vestire, non aveva personalità, era brutto, antipatico e senza una vita sociale appagante.
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Come da titolo: purtroppo Sollazzo ha,in parte ,ragione. Il film, escludendo i tanti fuochi d'artificio, offre poco... Bruce Willis è sempre un Mito ma qui deve fare i conti con la mediocrità dellla cornice (regia,sceneggiatura,personaggi). Tuttavia è un film d'azione "dimenticabile" ma piacevole.
Mi fa ridere Boris Sollazzo che si preoccupa di misurare il collo al co-protagonista (figlio) di Bruce Willis.
Ricordo di aver visto, tempo fa, un film in cui il protagonista (non rammento che ruolo avesse) si tormentava a causa delle invettive giornalistiche feroci del critico di turno e non ne capiva il perché... sino a che volle conoscerlo in persona; lo incontrò e fu sorpreso nel vedere che il critico era il classico "sfigato" che non si sapeva vestire, non aveva personalità, era brutto, antipatico e senza una vita sociale appagante...Spesso infatti i critici sono cosÍ: ti misurano il collo e loro si fanno sempre fotografare, spettinati, arruffati, con la camicia stropicciata; fanno di tutto (o niente) per sembrare i clochard della porta accanto (pero di solito ricevono stipendi con parecchi zeri). Sono tutti laureati saccenti, supponenti però, da piccoli, nessuno ha insegnato loro a mettere la camicia dentro i pantaloni, a pettinarsi e , da grandi , a stirarsi la camicia...
Sono letterati, ma fanno uno strano uso della grammatica...(vedi le doppie congiunzioni all'interno dello stesso periodo e l'inserimento delle congiunzioni all'inizio di una frase ( licenza poetica di Majakovskij).
Soprattuto , qui in italia e qualcuno in America, non toccate loro i simboli comunisti... si potrebbero adirare!( W la madre Russia, w la statua di Stalin, non è
vero che i comunisti sono brutti e cattivi! Russia forever!).
Ancora non capisco perché non vadano a recensire un bel film coreano in nord corea (sarà perché là i compagni non permettono l'arte in quanto libera espressione del singolo individuo?)
Dio salvi la regina....dalle critiche degli uomini "stropicciati" e la Russia dai diffamatori americani...( a parte gli scherzi, è vero...nel film ci sono tanti cliché...ma é un fim d'azione: buoni contro cattivi o no? - Bruce Willis non é mica russo?)
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ultimoboyscout
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domenica 14 aprile 2013
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riunione di famiglia a mosca.
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Non si può certo dire che John McClane abbia avuto una vita comoda! Giunto a Mosca per aiutare il figlio, si ritrova la ma fia russa addosso. A 25 anni dal primo capitolo, questo è il quinto del personaggio ispirato ai romanzi di Roderick Thorp. La saga era già in affanno, questo capitolo non la risolleva ma nemmeno la affossa del tutto grazie al sempre super Bruce Willis e alla sceneggiatura di Skip Woods giocata tra ironia e azione. McClane è ormai l'alter ego di Willis, è quasi un vecchio amico che nonostante gli anni che passano piace sempre moltissimo anche se la pellicola scricchiola da più parti. Battute sardoniche e rude fisicità da boscaiolo, McClane è uno yankee vintage ai tempi del digitale che non ne vuol sapere di andare in pensione e al quale Willis deve moltissimo, anzi, molto probabilmente senza il quale non sarebbe diventato il Willis che è oggi.
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Non si può certo dire che John McClane abbia avuto una vita comoda! Giunto a Mosca per aiutare il figlio, si ritrova la ma fia russa addosso. A 25 anni dal primo capitolo, questo è il quinto del personaggio ispirato ai romanzi di Roderick Thorp. La saga era già in affanno, questo capitolo non la risolleva ma nemmeno la affossa del tutto grazie al sempre super Bruce Willis e alla sceneggiatura di Skip Woods giocata tra ironia e azione. McClane è ormai l'alter ego di Willis, è quasi un vecchio amico che nonostante gli anni che passano piace sempre moltissimo anche se la pellicola scricchiola da più parti. Battute sardoniche e rude fisicità da boscaiolo, McClane è uno yankee vintage ai tempi del digitale che non ne vuol sapere di andare in pensione e al quale Willis deve moltissimo, anzi, molto probabilmente senza il quale non sarebbe diventato il Willis che è oggi. Come nel primo episodio i russi sono il nemico e il rampollo è un agente della CIA che deve fermare una minaccia atomica, quale migliore occasione quindi per rispolverare il mitico Yippee ya ye? E che non segni pure il passaggio di testimone? Anche gli eroi invecchiano e hanno bisogni di eredi, Jau Courtney avrebbe pure il physique du role ma manca di carisma e appeal (forse col tempo colmerà le lacune), con un buon script e una formula collaudata tra botte, azione estrema, sparatorie, esplosioni e ironia con punte di irrealità si potrebbe tentare l'operazione rilancio in grande stile, ma sarà durissima scalzare il vecchio Bruce dal suo ruolo che è un pò come Callaghan per Clint Eastwood.
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