ashtray_bliss
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lunedì 30 giugno 2014
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presenze extra-terrestri, colpiscono ancora.
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La storia del cinema ha da sempre amato il tema dei "grigi", delle invasioni aliene, delle abductions e degli incontri ravvicinati. Perche', ammetiamolo, per quanto ci ostentiamo a non credere nella loro esistenza, resta comunque un argomento "cult", che affascina e affascinera' sempre generazioni di persone, di spettatori di cinefili. Un argomento che resta in bilico tra fantascienza (sci-fi) e paranormale e percio' ha sempre emanato un alto fascino e altrettanto alto incasso nei botteghini. Non dimentichiamo oltre ai classici del genere, lavori come "Signs" "The fourth kind" "The happening" solo per citare alcuni dei lavori piu' recenti.
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La storia del cinema ha da sempre amato il tema dei "grigi", delle invasioni aliene, delle abductions e degli incontri ravvicinati. Perche', ammetiamolo, per quanto ci ostentiamo a non credere nella loro esistenza, resta comunque un argomento "cult", che affascina e affascinera' sempre generazioni di persone, di spettatori di cinefili. Un argomento che resta in bilico tra fantascienza (sci-fi) e paranormale e percio' ha sempre emanato un alto fascino e altrettanto alto incasso nei botteghini. Non dimentichiamo oltre ai classici del genere, lavori come "Signs" "The fourth kind" "The happening" solo per citare alcuni dei lavori piu' recenti. Un tema che facilmente si presta a diventare il soggetto di pellicole thriller, horror, cross-genre, e fantascienza. E questo e' anche il caso della pellicola in questione, "Dark Skies".
Supportato e prodotto da firme importanti del cinema horror odierno, Dark Skies cerca di farsi strada nel sotto-genere cinematografico dedicato agli alieni, ma senza lasciere un proprio marchio distintivo o un segno incisivo. Precisato questo, ci troviamo comunque difronte ad una pellicola valida, molto ben confezzionata, che pecca di qualche cliche' e deja-vu di altri film, ma che complessivamente risulta un'esperienza visiva accattivante e relativamente convincente, un prodotto destinato al consumo di massa godibile e robusto che pertanto lascia un'impressione positiva allo spettatore.
Certo il background della storia, sin dalle prime scene sa' di "gia' visto": Una famiglia della middle-class americana vive tranquillamente in una piccola cittadina di provincia insieme ai due figli maschi e circondati da amici e vicini solidali ed amichevoli. Ma sin dalle prime scene, si avvertono i fenomeni strani nella casa Barret: oggetti che spariscono dal giorno alla notte, allarmi anti-intrusione che scattano senza apparente motivo perche' i sensorisi attivano contemporaneamente, e comportamenti strani da parte del pargolo piu' piccolo della coppia, Sammie. Dapprima intenzionati ad agire e trovare la causa di questa catena di eventi strani ed inspiegabili, la coppia Lacy e Daniel, cercano a modo loro di tenere le redini della situazione in mano, cercando di evitare le tensioni (inevitabili) all'interno del nucleo famigliare, e cercando di tener testa alle uscite economiche sempre piu' alte che hanno da affrontare. Lei come agente immobiliare, lui come disoccupato in cerca di lavoro. Ma la situazione iniziera' a sfuggire di mano e gli eventi inquietanti diventeranno sempre piu' frequenti ed insidiosi. Protagonisti vivranno veri e propri momenti di possessione, avranno vuoti di memoria, comportamenti strani ed inseplicabili. Fino a quando Lacy si convincera' che devono rivolgersi ad un esperto della loro citta' perche' e' in atto un allucinante processo di sperimentazione aliena che avra' come apice l'abduction (rapimento) di uno dei membri della famiglia. Cosa che avverra' nonostante la determinazione della famiglia nel tentativo di impedire tale epilogo. Colpo di scena finale accurato e convincente.
Come precedentemente puntualizzato, lo scopo di questo film non e' apportare innovazione e/o originalita' ma accodarsi dignitosamente al filone dei fanta-horror/ sci-fi thriller e intrattenere lo spettatore senza mai farlo annoiare o perdere l'interesse. Impresa nella quale riesce piuttosto bene.
Il film tecnicamente si vanta dell'utilizzo di pochi (ma buoni!) effetti speciali, sparsi lungo tutta la sua durata ed impiegati bene. L'effetto horror e' ovviamente in cresciendo ed e' cio' che riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo e magari superare le banalita' e superficiaita' riscontrate in altri film del genere: Vedi la famiglia unita che vive un periodo di crisi ma fa di tutto per restare unita a favore dei propri figli, i disegni "premonitori" da parte dei bambini, i segni consueti che lasciano i griggi per far notare la loro presenza sulla Terra e negli individui prescelti etc.
Regia e sceneggiatura sono molto valide, il tempo relativamente lento con cui scorre il film servono proprio per unire i tasseli, in crescendo, sino all'apice dell'azione del film che combacia con gli ultimi 20 minuti.
Discrete le recitazioni e i dialoghi ma, ripetiamoci, non stiamo davanti ad un kolossal e nemmeno ad un film cult e possiamo perdonare qualche luogo comune ripropostoci anche qui.
Complessivamente si tratta di un prodotto godibile, convincente quanto basta che se non altro riesce a non far perdere l'interesse alla visione del medesimo da parte dello spettatore e si allinea dignitosamente vicino ad altre opere simili.
Consigliato.
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the thin red line
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mercoledì 5 marzo 2014
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non ne avevamo bisogno
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Ecco l'esempio di come una campagna pubblicitaria ingannevole possa fare le fortune di un film appena sufficiente. I soliti fatti inspiegabili risolti da una soluzione altrettanto inspiegabile. Invece siamo di fronte all'ennesimo sbarco di alieni che ci spiano e ci studiano, ci rapiscono per non riportarci più a casa. Francamente non avevamo bisogno di un ennesima pellicola sugli ufo che in questa pellicola di Scott Stewart entrano nelle nostre case, compongono strane opere d'arte e ci derubano di tutte le foto di famiglia. Anche se all'inizio poteva sembrare interessante lo sviluppo della storia con una crescente sensazione di suspense man mano che passano i minuti diventa sempre più scontato e prevedibile fino al solito consulto con l'esperto di turno che meritava più spazio vista la pochezza della trama.
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Ecco l'esempio di come una campagna pubblicitaria ingannevole possa fare le fortune di un film appena sufficiente. I soliti fatti inspiegabili risolti da una soluzione altrettanto inspiegabile. Invece siamo di fronte all'ennesimo sbarco di alieni che ci spiano e ci studiano, ci rapiscono per non riportarci più a casa. Francamente non avevamo bisogno di un ennesima pellicola sugli ufo che in questa pellicola di Scott Stewart entrano nelle nostre case, compongono strane opere d'arte e ci derubano di tutte le foto di famiglia. Anche se all'inizio poteva sembrare interessante lo sviluppo della storia con una crescente sensazione di suspense man mano che passano i minuti diventa sempre più scontato e prevedibile fino al solito consulto con l'esperto di turno che meritava più spazio vista la pochezza della trama. Inutile anche creare a mio avviso un contesto credibile puntando sui problemi finanziari della famiglia per distrarre lo spettatore. Insomma una sceneggiatura pur ben fatta e diretta con ordine ma difficile da sviluppare visto il soggetto banale. Una parola di conforto per il cast: Keri Russel fa davvero bene il suo lavoro e ci mostra con espressività i tormenti di una madre che si sente oppressa, J.K Simmons (l'esperto di ufo) si dimostra il più bravo di tutti in pochi minuti di apparizione mentre Josh Hamilton non si capisce se sia davvero cosi apatico oppure abbia studiato ad hoc la parte. Decisamente cose già viste. Nulla di nuovo.
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fufa78
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sabato 5 dicembre 2015
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non il solito film sugli alieni
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Direi che tre stelle sono più che meritate per questo film al quale, in un primo momento, mi sono accostata senza aspettarmi nulla di originale.
Ascoltata la frase dell'inizio ho capito subito che si sarebbe parlato di alieni e, non amando il soggetto (forse perchè ormai non si fa che parlarne), non sapevo se continuare a guardare o girare canale, cosa, questa, che non ho trovato ragione di fare da un certo momento in poi; quel momento che arriva in ogni filmì ad un certo punto e che ne determina la qualità.
Volevo pensare a tutti i costi che si trattasse della solita trama scontata, della solita famiglia americana, che vive nella solita villetta con giardino, dei soliti coniugi innamorati e sdolcinati, ma.
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Direi che tre stelle sono più che meritate per questo film al quale, in un primo momento, mi sono accostata senza aspettarmi nulla di originale.
Ascoltata la frase dell'inizio ho capito subito che si sarebbe parlato di alieni e, non amando il soggetto (forse perchè ormai non si fa che parlarne), non sapevo se continuare a guardare o girare canale, cosa, questa, che non ho trovato ragione di fare da un certo momento in poi; quel momento che arriva in ogni filmì ad un certo punto e che ne determina la qualità.
Volevo pensare a tutti i costi che si trattasse della solita trama scontata, della solita famiglia americana, che vive nella solita villetta con giardino, dei soliti coniugi innamorati e sdolcinati, ma...no, in effetti a parte alcuni elementi inevitabili, altre banalità ci sono risparmiate:
marito e moglie si presentano come una comune coppia sposata, litigiosa, con problemi sia di soldi che di fiducia.
I figli cadono in un anonimato che li rende davvero credibili e così il vicinato, accennato quanto basta.
Il padre non è l'eroe di casa.
La moglie passa tutto il tempo della pellicola con uno sguardo fra il nevrotico e l'agghiacciato, non creduta dal marito e nemmeno lei è un'eroina.
La casa è una ridente villetta che perde la sua amenità ogni minuto di più e senza per questo smettere di sembrare la quieta e ordinaria magione di una tranquilla famiglia "normale".
La famiglia è colpita con ritmo sempre più serrato da tutta una serie di sventure, davanti alle quali i protagonisti/ vittime si dimostrano straniti, angosciati e impotenti.
L'esperto di turno appare come una persona del tutto comune, non saccente, non pazzo (penso al folle di 2012 che parlava alla radio e che mi è stato antepatico dal primo sguardo) rassegnato quel tanto che basta a renderlo verosimile; in grado solo di suggerire qualche soluzione che forse non funzionerà ( infatti).
Insomma, il tutto si dipana sopra un'imbastitura credibile, proprio perchè viene fatta la scelta di ambientare la vicenda, a metà fra horror e fantascienza, all'interno della più normale quotidianità; una dimensione dove chiunque possa rivedersi senza problema.
A questo si aggiunge l'idea delle telecamere nascoste. Lo spettatore ovviamente sa che qualcosa "si vedrà", ma la regia e la sceneggiatura mai a caso fanno si che quando questo qualcosa appare non sia così scontato da sprecare la trovata.
Il sonoro contribuisce in buona parte a far saltare il cuore in petto al momento giusto.
Gli alieni, per come sono concepiti e presentati, sembrano più le creature di un film horror che omini grigi dallo spazio.
Anche il fatto di dare agli strani eventi una spiegazione razionale -il padre si rifiuta fin quasi alla fine di accettare altro-, chiamando più volte la polizia, facendo revisionare l'impianto di allarme... ci cala in un quella che potrebbe essere anche la nostra vita.
Alla fine la tensione e la disperazione di questa famiglia diventa talmente palpabile, che ci si ritrova a sperare che ci sia davvero il lieto fine e quando il ragazzino viene rapito si resta con un tale amaro in bocca, che viene per un attimo paura anche a noi che qualche alieno possa effettivamente inserirsi nella nostra vita.
In conclusione, un buon film, bravi attori, buona la sceneggiatura ed efficace la regia. Per quella che è la pretesa parte horror, centro completo.
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miroforti
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domenica 27 ottobre 2013
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dark skies - oscure presenze
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Terzo film della Blumhouse production in meno di tre mesi che riesce a superare l’oceano Atlantico; prima The purge, poi Insidious – Chapter 2, pellicole horror con un rapporto incassi/budget estremamente alto (quasi un marchio di fabbrica della casa di produzione), ora Dark Skies. Sembra che per le famiglie a stelle e strisce questo non sia il migliore dei periodi e sotto i cieli di Scott Stewart finiscono i Barrett, alle prese con problemi comuni come trovare lavoro o pagare le bollette, e con problemi meno comuni come stormi di uccelli morti in giardino e ladri specializzati in furti di lattuga. Vale la pena di recitare la frase d’apertura del film, a sua volta citazione dello scrittore Arthur C.
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Terzo film della Blumhouse production in meno di tre mesi che riesce a superare l’oceano Atlantico; prima The purge, poi Insidious – Chapter 2, pellicole horror con un rapporto incassi/budget estremamente alto (quasi un marchio di fabbrica della casa di produzione), ora Dark Skies. Sembra che per le famiglie a stelle e strisce questo non sia il migliore dei periodi e sotto i cieli di Scott Stewart finiscono i Barrett, alle prese con problemi comuni come trovare lavoro o pagare le bollette, e con problemi meno comuni come stormi di uccelli morti in giardino e ladri specializzati in furti di lattuga. Vale la pena di recitare la frase d’apertura del film, a sua volta citazione dello scrittore Arthur C. Clarke: «Esistono due possibilità: o siamo soli nell’universo o non lo siamo. E sono entrambe ugualmente terrificanti». Dylan Dog potrebbe obiettare che meglio con gli alieni che male accompagnati, ma è probabile che Lacy e Daniel Barrett condividano invece l’affermazione di Clarke. Senza dubbio una frase efficace, ma troppo rivelatrice e didascalica nel definire quella che è una buona intuizione del film. La solitudine nell’universo sono i litigi quotidiani tra i coniugi, i problemi finanziari, i rapporti a tratti problematici con il figlio più grande Jesse. La felicità è un obbiettivo lontano, ma le cose non migliorano quando questa solitudine viene messa in discussione: l’elemento estraneo e l’incomprensibile corrodono mano a mano ogni componente della famiglia, allentano i legami, incrinano i rapporti. Isolano le vittime dai propri simili. Il passaggio tra l’una e l’altra realtà avviene in modo omogeneo e calcolato, segue un iter psicologico dei personaggi molto classico – la noncuranza, la preoccupazione, l’incredulità, il convincimento – così come molto classica è l’iconografia dell’extraterrestre e delle sue mosse. Il film non sottomette mai i vari personaggi al puro meccanismo horror e anzi i loro drammi famigliari ed emotivi fanno parte integrante del gioco, rivelando ancora una volta l’orrore terreno, senza il bisogno di scomodare cieli più oscuri. È risaputo (voglio solo riportare la tendenza, non imbarcarmi in teorie sociologiche) come spiriti e alieni influenzino di più il popolo americano che quello europeo, che subisce meno questa tipologia di paura, ma nel caso di Dark Skies lo spazio dato a E.T. è lo stesso dato alla famiglia Barrett e alle loro relazioni con i personaggi-satellite. Questa parità di ruoli porta anche a una confusione degli stessi, un disorientamento che contiene una sottile inquietudine, la quale estende le sue propaggini anche dopo l’uscita dalla sala. Mitigata solo dalla soluzione a tutti i problemi che l’esperto di incontri del terzo tipo dà a marito e moglie: sembrava che Stewart si fosse dimenticato della morale stantia e banalotta, ma era una speranza vana. Ben chiaro in mente che nulla di veramente nuovo s’è detto – né come horror né come riflessione artistica –, Dark Skies si regge in piedi senza bisogno di un grande sforzo da parte dello spettatore, ci sono momenti di buona tensione e qualche tradizionale spavento. L’epilogo procede nel disorientamento con un plot-twist di dovere ma abbastanza prevedibile, mentre il finale ci consegna senza pudore all’attesa di un immancabile sequel. Staremo a vedere.
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elgatoloco
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venerdì 26 gennaio 2018
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dark skies da vedere, ma...
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"Dark Skies"di Scott Stewart(2013), film horror e SF(ci sono gli alieni, per intenderci, anche se non ben caratterizzati, abbastanza inquietanti)in un ambiente piccolo, comunque ristretto, una casa, dove poi(là e anche altrove)avvengono fatti come sempre(nel genere, itnendo)"Inspiegabili", comunque non razionalizzabili, che si sovrappongono alla quotidianità, intersecandos con la stessa. Gentiori e bambinI(un'inità , anche contrastiva, sempre molto feconda), dove il rapporto viene ad essere interessnate, per come viene sviluppato, portando a una sorta di"risoluzione"che non è sempre tale-in film diquesto tipo uno spazio all'"inspiegabile"o meglio all'"inspiegato"deve rimanere-fino a una soluzione che è inquietante, comunque è"altra".
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"Dark Skies"di Scott Stewart(2013), film horror e SF(ci sono gli alieni, per intenderci, anche se non ben caratterizzati, abbastanza inquietanti)in un ambiente piccolo, comunque ristretto, una casa, dove poi(là e anche altrove)avvengono fatti come sempre(nel genere, itnendo)"Inspiegabili", comunque non razionalizzabili, che si sovrappongono alla quotidianità, intersecandos con la stessa. Gentiori e bambinI(un'inità , anche contrastiva, sempre molto feconda), dove il rapporto viene ad essere interessnate, per come viene sviluppato, portando a una sorta di"risoluzione"che non è sempre tale-in film diquesto tipo uno spazio all'"inspiegabile"o meglio all'"inspiegato"deve rimanere-fino a una soluzione che è inquietante, comunque è"altra". Interessante anche l'assalto degli uccelli, dove torna in mente, ma per pochissmo-il contesto è totalmente diverso-"the Birds"di Hitchcok, che risale a più di mezzo secolo fa(mezzo secolo, considerando che il film è del 2013). Potremmo dire che, rispetto ad altri film di genere, Scott Stewart, che è anche autore del soggetto e della sceneggiatura, ha preso molti elementi presenti altrove, "ricombinandoli"in maniera diffferente e soprattutto intelligente. Da notare, tra l'altro, peraltro considerando un cast di interpreti decisamente vivace, interessante, Keri Russell, nel ruolo della giovane madre di famiglia. Brava, decisamente. El Gato
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toty bottalla
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mercoledì 18 marzo 2015
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gli alieni cattivi!
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Troppo lento, poco incisivo ed evanescente, dark skies ci appare subito come un thriller a cui mancano gli elementi che trasmettono emozioni credibili almeno per un paio d'ore pausa compresa, dallo schema classico, il film ci mette troppo ad entrare nel vivo, gli elementi di contorno sono inconsistenti e anche la parte dell'immancabile esperto non funziona, la suspense è sterile e quando alcune riprese potrebbero alzare la tensione il regista ci risparmia i sobbalzi, buona la trovata finale della voce del rapito via radio. Saluti.
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felicity
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martedì 15 gennaio 2019
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un altro approccio sugli "incontri ravvicinati"
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Pur non inventando nulla, il film rielabora con personalità ed efficacia gli elementi basilari del genere sovrannaturale.
Dark Skies, in effetti, intrattiene con soddisfazione e regala una sana dose di brividi.
Un film che inquieta e spaventa perchè le presenze immanenti che assediano le famiglie e le comunità sono sempre ansiogene e perturbanti, lasciando ben poco spazio alla speranza come era, per esempio, in "Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo".
Gli alieni sono l’altra faccia della crisi economica e sentimentale che colpisce le famiglie, come il lato oscuro dei turbamenti adolescenziali, dei traumi infantili, degli egoismi della società pronta a chiudersi e giudicare da lontano.
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Pur non inventando nulla, il film rielabora con personalità ed efficacia gli elementi basilari del genere sovrannaturale.
Dark Skies, in effetti, intrattiene con soddisfazione e regala una sana dose di brividi.
Un film che inquieta e spaventa perchè le presenze immanenti che assediano le famiglie e le comunità sono sempre ansiogene e perturbanti, lasciando ben poco spazio alla speranza come era, per esempio, in "Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo".
Gli alieni sono l’altra faccia della crisi economica e sentimentale che colpisce le famiglie, come il lato oscuro dei turbamenti adolescenziali, dei traumi infantili, degli egoismi della società pronta a chiudersi e giudicare da lontano.
Lo consiglio anche a chi non ama particolarmente alieni e fantascienza.
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gianleo67
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lunedì 28 ottobre 2013
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indipendence day, si fa per dire!
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Tranquilla famigliola americana della middle class viene sconvolta dagli inquietanti fenomeni che si verificano in casa durante la notte tra allarmi che scattano inspiegabilmente, oggetti che assumono sorprendenti disposizioni geometriche, foto di famiglia totalmente 'sbiancate' e stormi di uccelli disorientati che si schiantano misteriosamente. A questi si aggiunge una escalation di eventi fisici e psichici che tormentano i componenti familiari e che sembrano preludere al rapimento alieno di uno dei componenti familiari:sarà il figlio più piccolo?
Già sceneggiatore in carriera e con all'attivo qualche discreta prova da regista, il giovane Scott Stewart (qui anche autore dello script) si cimenta in un thriller fantascientifico che pur strizzando l'occhio alla prolifica filmografia di genere (dalle spettacolari affabulazioni del capolavoro di Spielberg alle inquietudini pseudo documentaristiche del 'Quarto tipo') sembra prediligere le ambiguità del racconto di suspense piuttosto che la pacchiana messa in scena di eclatanti effetti speciali (di cui lui pure è un apprezzato specialista) insinuando il sospetto di un cortocircuito interpretativo che oscilla continuamente tra razionalità e paranoia, tra crisi familiare e interventi destabilizzanti, tra casualità e volontà preordinate fino ad un epilogo in cui la presa di coscienza sulla natura del fenomeno non serve ad evitare un prevedibile 'finale a sorpresa'.
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Tranquilla famigliola americana della middle class viene sconvolta dagli inquietanti fenomeni che si verificano in casa durante la notte tra allarmi che scattano inspiegabilmente, oggetti che assumono sorprendenti disposizioni geometriche, foto di famiglia totalmente 'sbiancate' e stormi di uccelli disorientati che si schiantano misteriosamente. A questi si aggiunge una escalation di eventi fisici e psichici che tormentano i componenti familiari e che sembrano preludere al rapimento alieno di uno dei componenti familiari:sarà il figlio più piccolo?
Già sceneggiatore in carriera e con all'attivo qualche discreta prova da regista, il giovane Scott Stewart (qui anche autore dello script) si cimenta in un thriller fantascientifico che pur strizzando l'occhio alla prolifica filmografia di genere (dalle spettacolari affabulazioni del capolavoro di Spielberg alle inquietudini pseudo documentaristiche del 'Quarto tipo') sembra prediligere le ambiguità del racconto di suspense piuttosto che la pacchiana messa in scena di eclatanti effetti speciali (di cui lui pure è un apprezzato specialista) insinuando il sospetto di un cortocircuito interpretativo che oscilla continuamente tra razionalità e paranoia, tra crisi familiare e interventi destabilizzanti, tra casualità e volontà preordinate fino ad un epilogo in cui la presa di coscienza sulla natura del fenomeno non serve ad evitare un prevedibile 'finale a sorpresa'. Interessante per l'attenzione con cui,per buona parte del film, si edifica il clima di sospetto ed inquietudine di una plausibile interazione aliena e che circoscrive il fenomeno all'interno di un claustrofobico perimetro domestico (con esplicite allusioni alle dimensioni extrasensoriali del 'Poltergheist' di Tob Hoper od alle citazione del 'baby screamer' di 'Modello due' piuttosto che al voyerismo orrifico di 'Paranormal Activity') e lo contestualizza nello schema tipico del modello familiare americano (pacifiche villette monofamiliari, ansie da prestazione professionale, latenti tensioni coniugali, pruriginose pulsioni adolescenziali, etc.), lo è meno sul versante di una credibile ed efficace critica sociale o culturale ove si riducano questi elementi allo sfondo scenografico per il solito messaggio allarmistico su scala globale nel giorno dell'Indipendenza americana: gli alieni sono tra noi ed hanno iniziato da tempo un serrato programma di studi 'antropologici'. Apprezzabile la scelta di contenere la pellicola entro la misura accettabile dei 100 minuti con una accelererazione che, se riesce a conferire ritmo al finale, rischia però di apparire precipitoso ed un pò irrisolto. Da ordinaria amministrazione le facce da bravi ragazzi yankee dei due interpreti principali (meglio la Russel dell'altro). Indipendence day, si fa per dire!
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