lorenzo ludovisi
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lunedì 20 gennaio 2014
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troppa paura di girare un horror
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Il più grande problema di questo film non è tanto rappresentato dal confronto con l'originale trasposizione di De Palma, che certamente non era migliore, come mi è capitato di leggere, di questo remake solo per la scena della doccia iniziale più spinta ed erotica. Carrie sarebbe dovuto essere il remake di un film horror, ma a conti fatti, non è altro che una drammatica esposizione di quanto la società moderna sia spietata, soprattutto nei confronti delle diversità, qualunque esse siano. Carrie è la triste storia di una ragazza cresciuta in una casa che non la ospita con calore, costretta a vivere una vita forzatamente diversa da quella delle sue coetanee, e alla quale viene privata ogni piccola gioia anche nei gesti più insignificanti.
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Il più grande problema di questo film non è tanto rappresentato dal confronto con l'originale trasposizione di De Palma, che certamente non era migliore, come mi è capitato di leggere, di questo remake solo per la scena della doccia iniziale più spinta ed erotica. Carrie sarebbe dovuto essere il remake di un film horror, ma a conti fatti, non è altro che una drammatica esposizione di quanto la società moderna sia spietata, soprattutto nei confronti delle diversità, qualunque esse siano. Carrie è la triste storia di una ragazza cresciuta in una casa che non la ospita con calore, costretta a vivere una vita forzatamente diversa da quella delle sue coetanee, e alla quale viene privata ogni piccola gioia anche nei gesti più insignificanti. Ma in tutto questo, l'horror dove sta? Da apprezzare la fedeltà leggermente maggiore al libro rispetto al classico predecessore: peccato che anche in questo caso la trasposizione sia scadente. I tentativi di Carrie di provare il suo potere e le sue ricerche sulla telecinesi rendono la prima parte del film qualcosa a metà fra una puntata di Heroes e uno spin-off di Harry Potter. Buona la prova di Julianne Moore, che soffre però, come la Moretz nella parte della protagonista, di un aspetto fisico poco credibile. La Moretz interpreta una Carrie che non è nemmeno lontanamente il prototipo di ragazza emarginata, che invece era proprio uno dei punti fondamentali del romanzo. La seconda parte del film, quella della "strage", ancora una volta delude: poca intensità, poca atmosfera, tutto troppo tecnico e perfettino dal punto di vista della regia. Questa Carrie non appare nemmeno lontanamente spaventosa. L'unico sentimento che suscita allo spettatore è una tenera compassione, perchè Carrie, in qualunque modo venga proposto, che sia vissuto in via cartacea o in via cinematografica, è la storia di una sfortunata ragazza che ci potrebbe essere più vicina di quanto pensiamo.
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francesco vesprini
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lunedì 20 gennaio 2014
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rideranno tutti di te!
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Il primo romanzo di Stephen King (1974) viene modernizzato da Kimberly Peirce, con un risultato da non sottovalutare, visti gli appigli da cui si è servita per creare questa nuova opera. La storia è divenuta contemporanea ai nostri giorni, creando quell'atmosfera che molti adolescenti sono costretti a subire oggi giorno, quali i maltrattamenti a scuola e/o in famiglia. Infatti, sebbene il trasporto degli eventi nell'era della tecnologia, il messaggio di Stephen King rimane intatto. Carrie, una ragazza introversa vittima della prepotenza dei suoi coetanei e dell'ossessione psicotica della madre, una volta scoperti i suoi poteri telecinetici ne creerà lo strumento per vendicarsi su tutto, dopo provocazioni esorbitanti.
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Il primo romanzo di Stephen King (1974) viene modernizzato da Kimberly Peirce, con un risultato da non sottovalutare, visti gli appigli da cui si è servita per creare questa nuova opera. La storia è divenuta contemporanea ai nostri giorni, creando quell'atmosfera che molti adolescenti sono costretti a subire oggi giorno, quali i maltrattamenti a scuola e/o in famiglia. Infatti, sebbene il trasporto degli eventi nell'era della tecnologia, il messaggio di Stephen King rimane intatto. Carrie, una ragazza introversa vittima della prepotenza dei suoi coetanei e dell'ossessione psicotica della madre, una volta scoperti i suoi poteri telecinetici ne creerà lo strumento per vendicarsi su tutto, dopo provocazioni esorbitanti. C'è di mezzo un ballo scolastico, un ragazzo, e il sangue. Un lavoro che la regista ha reso unico, dopo la prima produzione cinematografica di Brian De Palma del '76. Un'opera che scava, e affonda negli animi di chi è costretto a subire atti di prepotenza e offese quotidianamente. Lo splatter aggiunge un tocco di personalità al film, e la giovane affermata stella hollywoodiana Chloe Grace Moretz prosegue la sua strada con l'ennesimo Horror, che forse sfata un po' l'immagine della ragazza descritta da King, interpretata invece divinamente da Sissy Spacek nel 1976.
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alexxx1989
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domenica 19 gennaio 2014
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imbarazzante,non c'è neanche un minuto di suspence
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Andando al cinema a vedere un film Horror ti aspetti almeno qualche sussulto, qualche scena un po' più audace.. Invece niente, "Lo sguardo di Satana - Carrie" è una via di mezzo tra una parodia ed una pernacchia fatta in faccia a King.
In sala più di qualche volta è partita la risata generale in alcune scene, se il film fosse stato doppiato dalla Gialappa's avrebbe riscosso molto più succeso!
Ah! Da non dimenticare i vari errori pacchiani del film! Come ad esempio la distanza tra la scuola e la casa (cosa che nella parte finale pare non esserci), la polizia che non interviene e non va a cercare Carrie dopo decine di minuti dalla scena finale, o come quando citano "Ballando con le stelle" ma Carrie non ha la tv e non può sapere di cosa stia parlando!
Non perdete tempo, non andate a vederlo.
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paolo salvaro
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domenica 19 gennaio 2014
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remake fiacco e troppo "cool"
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Certo, l'avere alle spalle un titano come De Palma con cui fare il confronto non ha aiutato la povera Kimberly Peirce, celeberrima regista di Boy's don't cry. Tuttavia, la storia è raccontata parecchio male e solo una buona regia di fondo, condita con buone interpretazioni, impedisce il disastro totale. Il difetto principale del film è l'inesperienza della regista nel genere, regista che non ha il minimo senso dell'intensità e dell'attesa che sta alla base dell'horror, oppure che non riesce a trasmetterlo allo spettatore. Il suo talento è indiscutibile, ma qui non è riuscito a fare la differenza.
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Certo, l'avere alle spalle un titano come De Palma con cui fare il confronto non ha aiutato la povera Kimberly Peirce, celeberrima regista di Boy's don't cry. Tuttavia, la storia è raccontata parecchio male e solo una buona regia di fondo, condita con buone interpretazioni, impedisce il disastro totale. Il difetto principale del film è l'inesperienza della regista nel genere, regista che non ha il minimo senso dell'intensità e dell'attesa che sta alla base dell'horror, oppure che non riesce a trasmetterlo allo spettatore. Il suo talento è indiscutibile, ma qui non è riuscito a fare la differenza.
Ciò che più mi ha lasciato perplesso è stato il tentativo di ammodernizzare la storia, ambientata negli anni '70 in cui il re scrisse il suo primo libro, ma anche rispetto all'antecedente cinematografico: la partita di pallavolo viene trasformata in una partita di pallanuoto; dal nulla appaiono telefonini e computer (fra parentesi, ma chi sarebbe tanto idiota da riprendere una violenza fisica per poi postarla pubblicamente in rete? Forse un qualche troglodita, non certo una comune studentessa); i personaggi da reali e vivaci diventano belli e ricercati. Troppo belli e ricercati, a dire il vero. Il ragazzo di Hargensen non è più uno psicopatico reietto e violento, ma un figaccione spericolato e non credibile nella parte del crudele macellaio di maiali. Sue anzichè come una ragazza intelligente e coscienziosa viene presentata come una strafiga libertina presa dai sensi di colpa come la più stupida delle oche, con solo un accenno vago al dissidio interiore e morale che l'ha portata a rinunciare al ballo per Carrie. Sembra quasi più un suo capriccio che un desiderio di dare anche a lei un'occasione di dimostrarsi uguale agli altri. La dimensione psicologica che nel libro di Stephen King e nel film di De Palma la fanno da padrone qui è del tutto assente, la violenza è immediata e a tratti gratuita: Carrie qui non è una ragazza bruttina e sottomessa apaticamente alla madre, ma si trasforma in una ragazza bella (TROPPO bella) ribelle e battagliera che fin da subito si oppone fermamente alla madre oppressiva. Forse è un tentativo di permettere alle adolescenti odierne di riconoscersi in lei? Dove sono finiti gli scopi di denuncia sociale, passionali e intriganti, che regnavano nel libro e nel primo film? Carrie, al di là della scena delle docce e di qualche presa in giro, non è qui MAI rappresentata come una vittima, ma come un carnefice spietato. Non la si vede mai veramente schiacciata ed umiliata (salvo appunto la scena delle docce che non si poteva per ragioni di trama tagliare dalla pellicola) anzi è quasi fin da subito consapevole del suo potere (dopo un vago e passeggero tentennamento iniziale). Il finale poi è totalmente buttato là giusto per dare una conclusione alla storia, con un vago twist ending che non ha nulla a che vedere con quello di De Palma.
Un remake assolutamente inutile, salvato da una buona regista ed un buon cast al suo seguito. Dimenticabile.
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(di gioia mancuso)
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edroger
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domenica 19 gennaio 2014
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carrie lo sguardo di twilight
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Ennesimo disastroso remake, una parodia demenzial-adolescenziale. Si ride tanto, soprattutto dove in teoria non si dovrebbe, visto che si tratta di un horror. Di terrificante abbiamo visto soprattutto la giovane attrice protagonista che dopo aver contribuito a schifare due miti come Lasciami Entrare e Kick Ass, interpreta Carrie come un personaggio di xmen. La trama: la conosciamo da tempo cosi' come il finale. Il cast: la mamma e la professoressa si salvano con il mestiere, decenti gli altri. La regista: due film negli ultimi quindici anni, ci sara' un motivo?. Voto finale 4 abbassato a 2 perche' sono morte le gemelle e questa cosa assolutamente non si deve fare.
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lylavaleria
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sabato 18 gennaio 2014
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un bidet, con tutto il rispetto per il bidet!!!
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Ho atteso con ansia l'uscita di questo film, e ahimè insieme alle 200 persone presenti in sala volevamo chiedere il rimborso del biglietto...ci vuole coraggio per produrre un film del genere: privo di suspance, trama sterile e privo di ogni tipo di elemento che caratterizza un film horror, anzi in sala tutti ridevano per l'idiozia della trama..vabbe in poche parole-------> un BIDET!!!
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paskmark
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sabato 18 gennaio 2014
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remake o fotocopia?
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Lungi dall'essere un film "diverso e personale" il remake è pedissequo con svariati "omaggi" all'originale e qualche futile variazione sul tema. Il film però è fiacco, stentato, privo di suspence e di spessore. Nonostante la bravura di Julianne Moore il personaggio della madre è piatto e la protagonista è insulsa e tremolante, persino nel finale, molto poco evocativo e diabolico. La domanda che sorge spontanea è: perchè? Soprattutto, perchè una regista brava come la Peirce si è dovuta impelagare in questa mediocre operazione? Per chi non l'ha ancora fatto, obbligo morale vedere l'originale prima di giudicare.
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Lungi dall'essere un film "diverso e personale" il remake è pedissequo con svariati "omaggi" all'originale e qualche futile variazione sul tema. Il film però è fiacco, stentato, privo di suspence e di spessore. Nonostante la bravura di Julianne Moore il personaggio della madre è piatto e la protagonista è insulsa e tremolante, persino nel finale, molto poco evocativo e diabolico. La domanda che sorge spontanea è: perchè? Soprattutto, perchè una regista brava come la Peirce si è dovuta impelagare in questa mediocre operazione? Per chi non l'ha ancora fatto, obbligo morale vedere l'originale prima di giudicare...
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[+] un remake debole e poco evocativo
(di antonio montefalcone)
[ - ] un remake debole e poco evocativo
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jhonny78
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giovedì 9 gennaio 2014
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buon remake.
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Un buon remake. Bel film. Vederlo in streaming sottotitolato in italiano si vede la bravura degli attori.
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claudiofedele93
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giovedì 9 gennaio 2014
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remake non necessario e privo di approfondimento!
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La diabolica quanto geniale mente di Stephen King è riuscita, col passare del tempo, a sfornare veri e propri romanzi che sono diventati un grandissimo fenomeno di culto tra gli appassionati dell’horror e non. La stessa sorte, quasi come una via parallela al successo letterario che hanno avuto le storie del noto scrittore del Maine, è accaduta per le trasposizioni sempre più numerose dei suoi manoscritti e proprio come un qualunque libro di quest’ultimo ricorda al lettore nella sua biografia, quanti i tra i registi si sono cimentati nella rielaborazione o realizzazione di un lungometraggio tratto da una delle sue opere o raccolte, tra cui possiamo citare come esempio: Carpenter, Kubrick, Darabont e De Palma.
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La diabolica quanto geniale mente di Stephen King è riuscita, col passare del tempo, a sfornare veri e propri romanzi che sono diventati un grandissimo fenomeno di culto tra gli appassionati dell’horror e non. La stessa sorte, quasi come una via parallela al successo letterario che hanno avuto le storie del noto scrittore del Maine, è accaduta per le trasposizioni sempre più numerose dei suoi manoscritti e proprio come un qualunque libro di quest’ultimo ricorda al lettore nella sua biografia, quanti i tra i registi si sono cimentati nella rielaborazione o realizzazione di un lungometraggio tratto da una delle sue opere o raccolte, tra cui possiamo citare come esempio: Carpenter, Kubrick, Darabont e De Palma.
E’ bene, in questo caso, soffermarsi proprio su quest’ultimo che si dedicò, negli anni ’70 alla regia di uno dei più bei film da lui mai realizzati: Carrie - Lo Sguardo di Satana! Ricco di quella suspance, quella vena soprannaturale ed horror della quale era caratterizzato il romanzo, sebbene prendendo alcune libertà e virando l’attenzione su altri particolari, la pellicola riusciva comunque ad essere, nel complesso, tanto bella e porre al contempo delle riflessioni tanto profonde nello spettatore che pochi, ancora adesso, osano criticarla reputandola minore rispetto alla contro parte cartacea.
Entrare nuovamente, nella storia di Carrie White, timida ragazzina che frequenta l’ultimo anno di scuola superiore, sbeffeggiata dai compagni e sopratutto umiliata dalle compagne del corso, figlia di una madre particolarmente religiosa, tanto da sfiorarne il fanatismo cieco, ci porta, di conseguenza, a porci delle domande,ma ancor più a nutrire dei dubbi riguardo al lavoro fatto da Kimberly Peirce, con protagonista la brava Chloe Moretz e l’altrettanto talentuosa Julianne Moore nei panni di sua madre.
Peirce cerca un film tutto suo, dove prova, quando gli è possibile, di rimanere il più fedele al romanzo, di allontanarsi dalla precedente pellicola omonima e di riadattare una storia ai giorni nostri: i pettegolezzi sono subissati dai messaggi nei socialnetwork, i racconti durante l’intervallo tra una lezione e l’altra o nei pomeriggi al telefono da parte dei ragazzi e delle ragazze sono sostituiti dai video su youtube che ritraggono la povera Carrie in difficoltà e vittima degli episodi di bullismo; il tutto serve a dare uno spaccato molto nitido della società americana a cui ormai tutti abbiamo fatto l’orecchio e che forse non sorprende più. Eppure, come direbbe qualcuno, che la storia sia ambientata negli anni 70 o nel 2000 la sostanza non cambia, così, tolto l’aspetto più interessante di tutta la produzione, ovvero di modernizzare una vicenda che a quanto pare non ha età, il film perde su molti fronti il suo fascino. Senza voler per forza fare un confronto con il lavoro di De Palma, ciò che manca alla pellicola è una certa profondità, avvalendosi di una regia che rispecchia indubbiamente i desideri di chi vuole cimentarsi oggi nella visione di tale prodotto: il sesso è consentito, ma il nudo femminile completo è tabù. Chi non ricorda la giovane Sissy Spacek che mostrava, nella sua più totale ed inquietante bellezza, i seni durante la sequenza di apertura del Carrie del 1976, quando si faceva la doccia dopo la lezione di ginnastica? Inquadratura chiave, dove si aveva una concreta esaltazione del corpo femminile e della paura della protagonista nel scoprirne i naturali mutamenti, accompagnata da un piano sequenza ove il solo movimento di camera metteva in luce i comportamenti delle compagne della poveretta e la solitudine di quest’ultima. Qui, al contrario, si cerca di evitare lo scandalo, il nudo, ci si allontana dal corpo dal punto di vista fisico e si scende a patti con lo spettatore, si prova a confezionare un prodotto il cui unico scopo è quello di intrattenere l’uomo medio, magari nemmeno, più di tanto, fan di King. (Non che questo sia, necessariamente, una mancanza).
Lo Sguardo di Satana offre, quindi, un ora e mezzo di intrattenimento puro, ogni tanto condito da qualche scena dal vago sapore horror e un certo quantitativo di effetti speciali davvero considerevole che mettono in luce i poteri telecinetici della giovane studentessa. A sottolineare il tono scanzonato, che quasi ricorda alcuni episodi della nota serie tv Buffy - The Vampire Slayer (anch’essa ambientata per ben 3 stagioni in una scuola) ci pensa una Moretz che per quanto brava non riesce a brillare di luce propria, non riuscendo a volte ad entrare appieno nel personaggio. Un mediocre lavoro è stato fatto, inoltre, anche per quanto riguarda il trucco che gonfia e sporca i capelli dell’attrice ma non riesce a sopprimerne la bellezza, la quale è di gran lunga superiore ad alcune delle comparse e delle compagne di classe se messa a confronto, facendo perdere alla pellicola quel tocco di realismo indiscutibilmente essenziale.
Lo Sguardo di Satana - Carrie, semi remake, del famoso film di Brian De Palma, ennesima trasposizione di un opera di Stephen King ha un unico grande merito che va ricercato nel voler ambientare una tragica storia scritta anni addietro, ai giorni nostri e voler sottolineare come le cose alla fine non siano cambiate nella vasta provincia americana. Eppure, al di là di questa allusione, dove in tutta onestà è bene domandarsi se essa sia stata intenzionalmente ricercata dal regista, questo nuovo film non ha nulla di nuovo dal punto di vista della trama, né riesce ad esaltare per la tecnica di Peirce o a convincere per quanto riguarda le interpretazioni della Moore o della Moretz. Il risultato è un lungometraggio che accontenterà chi vorrà passare un oretta e mezzo la sera con gli amici in totale spensieratezza, che non vorrà annoiarsi o cercherà di spegnere il cervello per un po’ rilassandosi, magari provando qualche brivido, nel vedere la pellicola qui recensita. Una vera occasione sprecata o forse un remake di cui davvero non se ne sentiva il bisogno, che verrà dimenticato a breve e sarà usato come passatempo da chi non ha voglia di provare quei brividi che 30 anni or sono De Palma fece correre lungo la schiena a tutti gli spettatori. Persino dopo tanto tempo la vendetta della (vera) Carrie White riesce scuotere gli animi e far riflettere sulle nostre azioni o sulle azioni dei nostri figli, mentre questa ragazza a malapena convince e spaventa ormai priva di quel fascino, quella follia omicida, quella paura e quella innocenza di cui brillavano gli occhi di Sissy Spacek nel capolavoro di Brian De Palma.
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koumiko
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mercoledì 8 gennaio 2014
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carrie uno sguardo nel "passato"
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Non si può fare un paragone con il lungometraggio di Brian De palma del '76 ma considerando che Kimberly Peirce è alla sua terza opera devo dire che non è un remake da buttar via. La cosa che mi fà riflettere maggiormente è il fatto che le nuove tecnologie non hanno portato nulla almeno a questo genere cinematografico, un buon horror non ha di certo bisogno di un budget elevato e abbiamo molti esempi di film del passato invece ultimamente noto che si basa tutto su effetti speciali, nomi di attrici famose etc etc etc ma a parar mio avrei preferito qualcosa di più "grezzo" ma meglio studiato strutturalmente sotto ogni aspetto e soprattutto preferirei vedere NUOVE OPERE e non solo remake di film del passato.
[+] la regista e'
(di edroger)
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