gennaro
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domenica 30 giugno 2019
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un thriller di denuncia
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Mi è capitato di vedere qualche film di Uwe Boll tra cui uno che ho amato.
Jim (Dominic Purcell), uno della sicurezza di un portavalori, ha una moglie che aveva un tumore al cervello. Per riprendersi deve sopportarsi a una terapia costosa.
Come se non bastasse, una società sta andando in declino portandosi dietro milioni di persone tra cui la coppia. Jim si vendica...
E' una regia ottima con mosaici perfetti di inquadrature. Grazie a quest'ultimo mi ha messo una tensione assurda. L'azione è precisa studiata a regola d'arte. Nonostante ci mette un po' a partire, è la prima volta che non mi sono lamentato di questo. L'intera vicenda mi ha ricordato un po' Max Payne e mi ha dato una particolare sensazione.
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Mi è capitato di vedere qualche film di Uwe Boll tra cui uno che ho amato.
Jim (Dominic Purcell), uno della sicurezza di un portavalori, ha una moglie che aveva un tumore al cervello. Per riprendersi deve sopportarsi a una terapia costosa.
Come se non bastasse, una società sta andando in declino portandosi dietro milioni di persone tra cui la coppia. Jim si vendica...
E' una regia ottima con mosaici perfetti di inquadrature. Grazie a quest'ultimo mi ha messo una tensione assurda. L'azione è precisa studiata a regola d'arte. Nonostante ci mette un po' a partire, è la prima volta che non mi sono lamentato di questo. L'intera vicenda mi ha ricordato un po' Max Payne e mi ha dato una particolare sensazione.
Ha mostrato temi importanti senza tralasciare momenti drammatici. Ha dimostrato di come la crisi ha trasformato le persone in demoni. Il tutto seguito da un uomo disperato, ma capace di essere spietato. Non c'è stato un solo secondo di noia.
Volevo capire come andava avanti e più scoprivo, più diventava coinvolgente. Il momento migliore è proprio il finale. Soddisfacente e semplicemente geniale.
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kronos
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domenica 30 marzo 2014
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liberatorio
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Nel DNA americano c'è, da sempre, la volontà di rileggere qualunque tema attraverso gli stilemi del cinema di genere: spesso il connubbio risulta forzato ma quando funziona, come in questo caso, gli esiti sono liberatori.
Pur senza brillare nella confezione, "Assault on wall street" di Uwe Boll fa il suo dovere sia che lo si legga come pamphlet di denuncia sulla crisi sociale scatenata dal capitalismo criminale, sia che lo si veda come revenge-Thriller.
Energico, ben scritto e interpretato, è stato (ovviamente?) sepolto in cantina da una distribuzione internazionale spaventata da forme e contenuti.
D'altra parte, è già miracoloso che un film del genere sia stato fatto.
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Nel DNA americano c'è, da sempre, la volontà di rileggere qualunque tema attraverso gli stilemi del cinema di genere: spesso il connubbio risulta forzato ma quando funziona, come in questo caso, gli esiti sono liberatori.
Pur senza brillare nella confezione, "Assault on wall street" di Uwe Boll fa il suo dovere sia che lo si legga come pamphlet di denuncia sulla crisi sociale scatenata dal capitalismo criminale, sia che lo si veda come revenge-Thriller.
Energico, ben scritto e interpretato, è stato (ovviamente?) sepolto in cantina da una distribuzione internazionale spaventata da forme e contenuti.
D'altra parte, è già miracoloso che un film del genere sia stato fatto.
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