zikutomo
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sabato 31 agosto 2013
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cinema o discoteca?
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Film figlio della cultura hollywoodiana contemporanea, In Trace vuole immergere totalmente lo spettatore in un bagno di emozioni e sensazioni che permeino tutti i sensi. E da qui la domanda: ma siamo al cinema o in discoteca? La colonna sonora serrata e martellante prende spesso il sopravvento sull'immagine (specialmente nella sequenza di apertura), quasi distraendo lo spettatore da ciò che vede portandolo a concentrarsi più sul suono extradiegetico che sopraffà le voci e le vicende narrate. Ma il creare confusione nello spettatore è presente per tutta la pellicola: se la musica che si impone eccessivamente può essere uno smacco negativo, il tocco di Boyle è sicuramente una nota gradevole al nostro occhio.
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Film figlio della cultura hollywoodiana contemporanea, In Trace vuole immergere totalmente lo spettatore in un bagno di emozioni e sensazioni che permeino tutti i sensi. E da qui la domanda: ma siamo al cinema o in discoteca? La colonna sonora serrata e martellante prende spesso il sopravvento sull'immagine (specialmente nella sequenza di apertura), quasi distraendo lo spettatore da ciò che vede portandolo a concentrarsi più sul suono extradiegetico che sopraffà le voci e le vicende narrate. Ma il creare confusione nello spettatore è presente per tutta la pellicola: se la musica che si impone eccessivamente può essere uno smacco negativo, il tocco di Boyle è sicuramente una nota gradevole al nostro occhio. L'uso di inquadrature oblique, spesso da sotto in su, unite ad una grandiosa fotografie che mischia buio e luci alogene rende la percezione degli eventi surreale. La prospettiva di chi guarda lo schermo diventa in questo modo la stessa del protagonista, immerso in un vortice caotico di eventi dei quali raramente capisce cause e conseguenze, coinvolgendoci prepotentemente negli eventi. Le inquadrature delle strade tortuose dall'alto richiamano le pieghe del cervello (McAvoy) e l'uso di spazi chiusi sinuosi e rossi (quasi vaginali) ci fanno sentire la presenza calda ma minacciosa della donna (Dawson), amplificando il senso parallelo di disturbo e coinvolgimento. McAvoy, dal canto suo, viene messo in ombra da ogni altro personaggio senza venire meno ai propri meriti di attore. Cassel è sempre nella parte ma recita un personaggio che conosce a menadito e che ormai non riesce più a stupirci davvero. Dawson cresce nel film, partendo come elemento marginale sino a protagonista indiscussa sia nella vicenda sia nella recitazione. Siamo di fronte ad un'opera ben confezionata che rapisce mente e corpo di personaggi e spettatori, ma il vortice risucchia anche la trama rischiando l'implosione e il caos totale. I dubbi ci assalgono costantemente e la loro risoluzione è centellinata per tutto il film, lasciandoci troppo spesso sulle spine, infastidendoci per la prolissità e la poca chiarezza con cui (almeno in un primo momento) le risposte si mostrano ai nostri occhi. Le interpretazioni dell'intreccio possono essere davvero infinite, il finale aperto e i buchi (forse voluti del tutto o forse figli di manchevolezze di sceneggiatura) non riescono a convincere fino in fondo quello che è un grande spettacolo per gli occhi e le orecchie. I ribaltamenti di personaggi e ruoli tengono sempre altissima la tensione, senza mai scadere nello scabroso e l'azione, i momenti erotici e gli accenni splatter rendono il film godibile praticamente da chiunque. Arrivati alle ultime scene le speculazioni lasciate allo spettatore sono infinite: quanto di ciò che ci è spiegato è davvero accaduto? Quando siamo nella mente del protagonista e quando no? Perché non ci sono mai poliziotti? E ancora, spingendoci al limite: possiamo arrivare a dire che Cassel e McAvoy siano invece la stessa persona (la scena conclusiva con il postino e le parole della terapeuta quando dice a Cassel di aver avuto un fidanzato violento). Forse è inutile scavare troppo, ed è solo compito dei singoli rispondere a queste domande. Nota chiave la presenza di anticipazioni lungo tutto il film, primo fra tutti il "you lose" che appare sul computer di McAvoy all'inizio e che già ci dice cosa succederà nel finale.
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stanliok
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sabato 31 agosto 2013
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ottimi ritmo e tensione ma sviluppo confuso
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Concordo con la recensione di Mymovies.
Un ottimo film di genere, realizzato in maniera sublime da quel vorticoso (a volte troppo, ma d'altra parte l'esagerazione è una sua caratteristica) regista che è Danny Boyle.
Purtroppo, però, non coglie l'occasione per approfondire le molteplici ed importanti tematiche psicologiche sfiorate e lasciate in superficie, utilizzate soltanto a livello narrativo.
Inoltre il cambiamento dei punti di vista delle visioni nella seconda parte della pellicola non permettono di far capire allo spettatore quale sia il reale accadimento dei fatti con un effetto di spaesamento non giustificato e ben diverso dalla coerenza narrativa e riflessiva di Inception.
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Concordo con la recensione di Mymovies.
Un ottimo film di genere, realizzato in maniera sublime da quel vorticoso (a volte troppo, ma d'altra parte l'esagerazione è una sua caratteristica) regista che è Danny Boyle.
Purtroppo, però, non coglie l'occasione per approfondire le molteplici ed importanti tematiche psicologiche sfiorate e lasciate in superficie, utilizzate soltanto a livello narrativo.
Inoltre il cambiamento dei punti di vista delle visioni nella seconda parte della pellicola non permettono di far capire allo spettatore quale sia il reale accadimento dei fatti con un effetto di spaesamento non giustificato e ben diverso dalla coerenza narrativa e riflessiva di Inception.
Un ottimo fim, teso e avvincente, ma che non colpisce a fondo quanto avrebbe potuto.
Rosario Dawson più arrapante che mai.
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alberto bognanni
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venerdì 30 agosto 2013
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più che sorprendente
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Nonostante si tratti di un film apparentemente prevedibile colpisce la capacità di Boyle di instaurare con lo spettatore un legame quasi simbiotico. Mescolando i vari generi legati al thriller psicologico Boyle riesce a creare una tensione costante. I colpi di scena si susseguono. Il tema della rimozione è molto efficace. Il ritmo narrativo è incessante. Montaggio ad altissimi livelli. Adrenalina e musica si fondono. Gli attori sono perfetti nei loro ruoli. Spicca la bellissima Rosario (venere nera) Dawson, che un pò furbescamente ci concede pochi secondi di indimenticabile nudo integrale. Insomma Boyle colpisce ancora e personalmente mi convince ancor più del tanto decantato The Millionaire.
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Nonostante si tratti di un film apparentemente prevedibile colpisce la capacità di Boyle di instaurare con lo spettatore un legame quasi simbiotico. Mescolando i vari generi legati al thriller psicologico Boyle riesce a creare una tensione costante. I colpi di scena si susseguono. Il tema della rimozione è molto efficace. Il ritmo narrativo è incessante. Montaggio ad altissimi livelli. Adrenalina e musica si fondono. Gli attori sono perfetti nei loro ruoli. Spicca la bellissima Rosario (venere nera) Dawson, che un pò furbescamente ci concede pochi secondi di indimenticabile nudo integrale. Insomma Boyle colpisce ancora e personalmente mi convince ancor più del tanto decantato The Millionaire. Comunque sia cinema allo stato puro.
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johseph
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giovedì 8 agosto 2013
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in stile boyle
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Un ottimo film, che lascia lo spettatore in attesa del prossimo colpo di scena. Ti lascia col sorriso sulle labbra ai titoli di coda, ti fa pensare alla mente del regista, ti verrebbe la voglia di dirgli: ma quando le inventi queste cose ? Consigliatissimo.
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