aragorn82
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domenica 13 luglio 2014
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onde da mozzare il fiato
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Ambientato nei primi anni 70, in una remota cittadina lungo la spettacolare costa australiana, questo film racconta di Andy e Jimmy, due fratelli che in modo diverso vivono la loro passione per il surf in maniera viscerale. Drift non passerà alla storia come il suo predecessore Point Break, però ha comunque il suo perchè, vuoi per delle riprese mai viste finora, vuoi per quell'atmosfera hippye che "ci piace" a prescindere, vuoi perchè ha nel cuore le onde del mare e a chi vive o ha vissuto con il mare, non può non rimanerne piacevolmente colpito.
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liuk!
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venerdì 28 marzo 2014
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belle le riprese...
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... E bella l'hawaiana, ma per il resto ci si annoia. Troppo poco movimentato per essere un film d'azione e poco profondo per essere un drammatico o un biografico. Drift, nonostante il nome, é una pellicola piatta che avrebbe avuto delle potenzialitá, mal sfruttate.
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ultimoboyscout
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mercoledì 12 febbraio 2014
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gli stilisti dell'onda.
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Film ispirato da eventi accaduti, quindi un mix di realtà e finzione: è la storia di due fratelli diversissimi, che nell'Australia degli anni '70, superando ogni avversità, creano un proprio marchio reinventando il look degli sportivi da tavola, diventando icone assolute. Ben prima di Billabong, Rip Curl e Quick Silver. Pellicola non bellissima ma piacevole che contiene tutti (ma proprio tutti) gli stereotipi di ogni film sul surf ma nonostante ciò riesce ad essere originale per via del suo punto di vista e del suo approccio verso il surf stesso. E ciò è anche stato reso possibile dalla presenza di due registi, Morgan O'Neill e Ben Nott, col primo a occuparsi della parte drammatica e di quella con gli attori, lasciando al secondo le scene d'azione e le fantastiche onde, riuscendo persino a sfatare il tabù "buoni attori e cattive onde" o viceversa.
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Film ispirato da eventi accaduti, quindi un mix di realtà e finzione: è la storia di due fratelli diversissimi, che nell'Australia degli anni '70, superando ogni avversità, creano un proprio marchio reinventando il look degli sportivi da tavola, diventando icone assolute. Ben prima di Billabong, Rip Curl e Quick Silver. Pellicola non bellissima ma piacevole che contiene tutti (ma proprio tutti) gli stereotipi di ogni film sul surf ma nonostante ciò riesce ad essere originale per via del suo punto di vista e del suo approccio verso il surf stesso. E ciò è anche stato reso possibile dalla presenza di due registi, Morgan O'Neill e Ben Nott, col primo a occuparsi della parte drammatica e di quella con gli attori, lasciando al secondo le scene d'azione e le fantastiche onde, riuscendo persino a sfatare il tabù "buoni attori e cattive onde" o viceversa. Si tratta di un'appena discreta aggiunta ad un filone glorioso che vede personaggi curati e ben caratterizzati e sottolinea i rapporti non proprio idilliaci tra i surfisti e gli appartenenti a quel mondo e la società del tempo, che assieme alle autorità, osteggiava questo sport. Dopo "Point break" nessuno era più riuscito a valorizzare il surf in tale maniera, pur essendone diversissimo è un film forte e intenso che racconta l'origine di un business diventato planetario. Alla pellicola manca un po' di ritmo, a tratti è stagnante e quando serve un cambio di marcia sembra rallentare ancora di più. Ma è di certo un'opera ben fatta, ben diretta e anche ben recitata.
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pensierocivile
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sabato 5 ottobre 2013
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se c'è schiuma non vedetelo, surfate!
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Meglio ribadirlo ancora una volta: i film incentrati sul surf sono spettacolari! La scenografia della natura si sposa alla perfezione con l'idea di poter cavalcare un'onda immane con ai piedi semplicemente una tavola; c'è ben poco da commentare, cinema al 100%. Poi ci sono registi e autori che attorno a questa magia affascinante hanno costruito film come inni alla spettacolarità di questo sport, ricevendo in cambio uno spirito incosciente necessario alle loro storie. Ci sono film, come DRIFT, che invece lasciano al surf il compito di “domare” la fame di storie e cinema, soddisfando soltanto la ricerca del “fenomenale”. Gli eventi non mancherebbero, perché la storia di DRIFT mescola surf, voglia di rivincita, sogno, droga, dramma e successo, sport e rischio; purtroppo tutto galleggia in superficie, in pochi istanti ci si trascina dal dramma all'evento sportivo, o dal sogno alla droga senza alcuna capacità di riflessione o attenzione per il racconto, in più, la filosofia spicciola e carismatica del personaggio di Sam Worthington fa troppo caricatura hippie.
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Meglio ribadirlo ancora una volta: i film incentrati sul surf sono spettacolari! La scenografia della natura si sposa alla perfezione con l'idea di poter cavalcare un'onda immane con ai piedi semplicemente una tavola; c'è ben poco da commentare, cinema al 100%. Poi ci sono registi e autori che attorno a questa magia affascinante hanno costruito film come inni alla spettacolarità di questo sport, ricevendo in cambio uno spirito incosciente necessario alle loro storie. Ci sono film, come DRIFT, che invece lasciano al surf il compito di “domare” la fame di storie e cinema, soddisfando soltanto la ricerca del “fenomenale”. Gli eventi non mancherebbero, perché la storia di DRIFT mescola surf, voglia di rivincita, sogno, droga, dramma e successo, sport e rischio; purtroppo tutto galleggia in superficie, in pochi istanti ci si trascina dal dramma all'evento sportivo, o dal sogno alla droga senza alcuna capacità di riflessione o attenzione per il racconto, in più, la filosofia spicciola e carismatica del personaggio di Sam Worthington fa troppo caricatura hippie. Si beve senza neppure accorgersene, e questo, potrebbe anche essere un pregio, ma se vedendolo contemporaneamente lo si dimentica, non credo sia un gran risultato. Però la regola “se c'è schiuma si surfa, se è piatto si lavora” non dispiace, così come “Gold on the ceiling” dei The Black Keys che parte subito dopo.
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kondor17
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domenica 22 settembre 2013
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carino
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Film carino sul surf e su una storia familiare, ambientato in Australia negli anni 70. Molti, quasi troppi, riferimenti però al grande "un mercoledì da Leoni" di John Milius, da cui l'autore ha scopiazzato più di un personaggio, tra l'altro (dal biondino "bravo ragazzo" al barbuto guru della tavola, solo per citarne due). Belle le immagini delle onde, perlopiù però di datato repertorio. Comunque guardabile. 3-
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francesco monteleone
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mercoledì 21 agosto 2013
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le onde australiane, meravigliosa metafora
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Invece che la noiosa lezione di Geografia, peraltro espulsa dalle scuole italiane, si potrebbero proiettare film come questo che vi presentiamo. Le immagini dell’acqua, del cielo e della terra riprese con tanto risoluto amore per la natura e i suoi abitanti, in quest’ opera di Ben Nott lasciano a bocca aperta. Il territorio nel quale è ambientata la storia è l’Australia. I calendario segnano gli anni 1973-76, girano gli hippies, la mariujana, gli LP del rock più romantico e perfino l’indimenticabile ‘volkwagen combi’ che da qualche giorno è stato messo fuori produzione. Il soggetto è drammatico-avventuroso. Una donna aspetta una delle tante notti infelici per fare l’ultima riverenza al marito violento e scappa con i due figli maschi.
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Invece che la noiosa lezione di Geografia, peraltro espulsa dalle scuole italiane, si potrebbero proiettare film come questo che vi presentiamo. Le immagini dell’acqua, del cielo e della terra riprese con tanto risoluto amore per la natura e i suoi abitanti, in quest’ opera di Ben Nott lasciano a bocca aperta. Il territorio nel quale è ambientata la storia è l’Australia. I calendario segnano gli anni 1973-76, girano gli hippies, la mariujana, gli LP del rock più romantico e perfino l’indimenticabile ‘volkwagen combi’ che da qualche giorno è stato messo fuori produzione. Il soggetto è drammatico-avventuroso. Una donna aspetta una delle tante notti infelici per fare l’ultima riverenza al marito violento e scappa con i due figli maschi. Senza un rigurgito di rabbia i tre fuggiaschi compiono un lungo viaggio e quando la macchina si ferma intuiscono che sono arrivati dove ha voluto la sorte. La madre si inietta tante dosi di coraggio e reagisce alla mala parata della sua vita lavorando tosto per vivere. I ragazzi studiano, ma soprattutto si godono il mare che è stellare di quella provincia del Western Australia. L’oceano nutre gli squali e fabbrica le gigantesche onde che sono una pacchia pazzesca per gli amanti del wind surf. I due ragazzi imparano a tagliare le onde in equilibrio su una tavola liscia, ed è la capacità di sottrarsi alle gigantesche cascate di acqua che da gioco giovanile che da una missione al loro futuro. Voi spettatori non dovete badare ai buoni e ai cattivi, ai belli e ai brutti che recitano in questo piacevole lungometraggio. Si sa che i personaggi stereotipati servono per far lavorare gli sceneggiatori e per divertire il pubblico. Quel che rimane nell’animo alla fine della proiezione è la forza della famiglia, la grandezza della solidarietà umana, la libertà di movimento dei paesi anglosassoni, l’etica del lavoro, la stupidità dei bancari, la bellezza della natura e soprattutto la grandezza di una foto, che nell’era della comunicazione, può addirittura rivoltare il destino dei singoli individui. La colonna sonora rock americano merita gli applausi a scena aperta. Le riprese dentro il mare sono fantastiche. Una delle teorie più solide dice l’arte è imitazione del reale. Questo film ricostruisce in maniera veritiera le fortissime passioni di due fratelli che crearono realmente la ‘Kelly Brothers Surf Gear’ in un'epoca (gli Anni Settanta) meravigliosa per vivere. ‘Drift’ merita un piccolo Oscar per la simpatia. Noi che possiamo allenarci a Torre Quetta, dove le onde sono carezze al confronto di quelle australiane, maturiamo la consapevolezza che non vedremo forse mai un barese diventare campione mondiale di wind surf. Montare la tavola e buttarsi contro quelle enormi pareti di acqua schiumosa ci vuole talento e tantissimo allenamento.
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vincenzo iennaco
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mercoledì 14 agosto 2013
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due fratelli sull'onda del successo
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Kat Kelly prende i due figli e abbandona il marito violento. Per un gioco del destino si stabiliscono a Seacliffe, sulla costa occidentale dell'Australia. Il luogo ideale per innamorarsi del surf. E proprio da qui Andy e Jimmy Kelly trasformeranno la loro passione in business, aprendo un negozio di attrezzatura per gli amanti della tavola piatta. Ma non mancheranno le difficoltà e si troveranno a dover lottare con la banca per il mutuo e con una banda di criminali per un giro di droga.
Ambientato negli anni 70 il film si basa su fatti reali e la suggestione delle cavalcate marine si contrappone alle vicende umane dei due ragazzi. Al di là delle pregevoli scene acquatiche, il dipanarsi della storia è a tratti frettoloso ma pur è sufficiente a rendere l'affresco di un epopea familiare ed epocale.
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muttley72
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mercoledì 14 agosto 2013
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film sul surf ....gradevole
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Film incentrato sul surf, narra di due fratelli australiani crescuti dalla sola madre, dopo la separazione dal marito. I due, già appassionati al surf, troveranno nella nuova località (in cui si trasferiscono da piccoli) l'ambiente ideale per questo sport...L'arrivo di una specie di "hippy" e "guru" dello sport (che vaga in camper con una bella ragazza anch'essa surfista e fa riprese e foto in acqua) permetterà ai fratelli di trasformare lo sport in lavoro (apriranno una fabbrica di tavole da surf), il dilettantismo in professionismo (cosa che gioverà ai loro affari) e di far trovare (a uno di loro) l'amore (la ragazza prima detta). Il tutto è condito con una storia di droga e delinquenza locale per dare alla trama più spessore.
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Film incentrato sul surf, narra di due fratelli australiani crescuti dalla sola madre, dopo la separazione dal marito. I due, già appassionati al surf, troveranno nella nuova località (in cui si trasferiscono da piccoli) l'ambiente ideale per questo sport...L'arrivo di una specie di "hippy" e "guru" dello sport (che vaga in camper con una bella ragazza anch'essa surfista e fa riprese e foto in acqua) permetterà ai fratelli di trasformare lo sport in lavoro (apriranno una fabbrica di tavole da surf), il dilettantismo in professionismo (cosa che gioverà ai loro affari) e di far trovare (a uno di loro) l'amore (la ragazza prima detta). Il tutto è condito con una storia di droga e delinquenza locale per dare alla trama più spessore. Belle le sequenze del surf, belli i paesaggi, attori e trama non eccelsi, ma decenti ed idonei allo scopo.
Film da tre stelle (scarse o abbondanti, a seconda dei gusti), ma imperdibile per chi ama questo sport e/o il mare e per chi amò il film "Un mercoledì da leoni" diretto da J. Milius del 1978 (film sempre sul surf, ma che è superiore a questo....). Forse più riprese aeree dei surfisti in azione avrebbero migliorato ulteriormente le scene più "action"....Degli attori conoscevo solo Sam Worthington (comparso nella serie del "Terminator")
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gianleo67
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martedì 13 agosto 2013
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big wednesday to the other side
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Fratelli australiani in fuga da un padre violento,si trasferiscono insieme alla madre in una assolata cittadina del nord-ovest del paese negli anni '70, mettendo a frutto la loro passione per il surf tra l'impegno agonistico e l'azzardo di un investimento imprenditoriale. L'incontro con un carismatico fotografo hippy e la sua bella compagna hawaiana e lo scontro con una banda di riders locali dediti al traffico di droga saranno i catalizzatori di una crescita umana e sportiva che porterà alla ribalta mediatica ed al successo uno dei più grandi marchi sportivi del settore.
L'onda lunga di uno spiritualismo hippy che rivisita il mito sportivo e generazionale celebrato nel capolavoro di J.
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Fratelli australiani in fuga da un padre violento,si trasferiscono insieme alla madre in una assolata cittadina del nord-ovest del paese negli anni '70, mettendo a frutto la loro passione per il surf tra l'impegno agonistico e l'azzardo di un investimento imprenditoriale. L'incontro con un carismatico fotografo hippy e la sua bella compagna hawaiana e lo scontro con una banda di riders locali dediti al traffico di droga saranno i catalizzatori di una crescita umana e sportiva che porterà alla ribalta mediatica ed al successo uno dei più grandi marchi sportivi del settore.
L'onda lunga di uno spiritualismo hippy che rivisita il mito sportivo e generazionale celebrato nel capolavoro di J.Milius ('Big Wednesday' -1978) si sposta idealmente dagli sterminati arenili west coast del continente americano alle insolite location delle frastagliate coste di quello australiano, in questa avventurosa saga familiare che strizza l'occhio al 'biopic da tavola da surf' (là era 'Bear' qui diventa 'Drift') e cerca di rinverdire i fasti di un genere che ha segnato l'immaginario culturale di intere generazioni di ragazzoni biondi e muscolosi, tra le istanze di un generico pacifismo lisergico e le declinazioni agonistico-balneari del sogno americano.
Prodotto di un buon lavoro di scrittura che omaggia in modo esplicito le tematiche e la struttura narrativa del film con William Katt e Gary Busey (la scansione cronologica dai sixties ai seventies, la travolgente colonna sonora rock tra classici vecchi e nuovi, gli inserti in super-8 di un'autocelebrazione cinefila, le spettacolari evoluzioni tra tubi liquidi e montagne d'acqua, il finale di un glorioso amarcord sentimental-commerciale) è un film che tuttavia ricerca una propria originalità attraverso la caratterizzazione (non sempre riuscita e originale) di personaggi e situazioni che restituiscano il segno di un tempo ed un luogo della memoria da cui si origina il mito (uno sperduto paesino del Western Australia) di una passione umana e sportiva intramontabile, un'epica eroica che intreccia con studiato mestiere il tema precipuo della ribalta agonistica (il campione sportivo ed il sogno professionale) con la sottotrama di vicende familiari e sentimentali talvolta un pò forzate e pretestuose (i traffici di droga, le scaramucce con i bulletti locali, le pregiudiziali attenzioni della polizia locale, la rivalsa contro la miopia e l'avidità del banchiere locale) nella facile contrapposizione tra caratteri complementari (la concretezza del fratello maggiore e l'estro di quello minore) e nel sincretismo tra filosofie di vita (gli slanci di un idealismo mistico con il pragmatismo di un artigiano della tavola da surf). Non ostante questi clichè narrativi che strizzano l'occhio alle facili formulette del cinema americano ed al consueto happy end di un finale prevedibile, il meccanismo funziona anche grazie ad una regia attenta che alterna scene spettacolari e drammi personali, un montaggio calibrato che fa scivolare piacevolmente quasi 2 ore di film e soprattutto lo splendore di una fotografia che coglie la brillante policromia dell'inverno australiano fra tramonti mozzafiato e la ruggente protervia di una natura selvaggia e ostile. Big Wednesday to the other side.
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