Ogni volta che mi accingo a vedere un nuovo film sulla situazione mediorientale, sono sempre un po’ titubante, penso che invece di passare due ore interessanti, debba subire l’ennesima carneficina gratuita o l’ennesima situazione tragica, cose che però vediamo già quotidianamente in tv, visto che le scie delle guerre in Iraq, Iran , Israele sono di scena un giorno si uno no. E non si può ovviamente restarne indifferenti.
Ma un film resta un opera di fantasia, ( sennò si chiama documentario ) e le cineteche sono piene di storie su bravi soldati americani che hanno sacrificato la loro vita per la salvezza dell’Umanità, distanti anche 15.
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Ogni volta che mi accingo a vedere un nuovo film sulla situazione mediorientale, sono sempre un po’ titubante, penso che invece di passare due ore interessanti, debba subire l’ennesima carneficina gratuita o l’ennesima situazione tragica, cose che però vediamo già quotidianamente in tv, visto che le scie delle guerre in Iraq, Iran , Israele sono di scena un giorno si uno no. E non si può ovviamente restarne indifferenti.
Ma un film resta un opera di fantasia, ( sennò si chiama documentario ) e le cineteche sono piene di storie su bravi soldati americani che hanno sacrificato la loro vita per la salvezza dell’Umanità, distanti anche 15.000 chilometri dalla loro casa.
Bekas non è niente di tutto questo. Intanto il film è bello, simpatico ma sfiora il dramma in modo leggero e merita i voti che gli sono stati dati.
La storia dei due fratellini è svolta con la stessa semplicità con cui vivono i ragazzi, orfani, soli, abbandonati a se stessi : ma proprio perché giovani e puri e non ancora corrotti dal Sistema, vivono in modo puro e anche ingenuo la vita e il Corano, sperando in un mondo migliore e senza Saddam.
Il film è bello – come qualsiasi film quando è fatto bene – per gli stessi motivi per cui un film si dice che è bello : bella sceneggiatura, dialoghi semplici, chiari, fotografia eccellente : il regista riesce a far vedere in modo nuovo città di pietra e stradine sterrate, usando un occhio molto diverso da quello di registi non del luogo.
Ed ha la capacità di sconcertarti, nel far vedere in modo chairo e con poche scene, l’arretratezza in cui vive questa povera gente dalla notte dei tempi : se non ci fosse la plastica ( e le auto naturalmente ) lo scenario potrebbe essere anche di 2000 anni fa.
Si potrebbe anche dire che il regista ha usato i fratellini come pretesto per offrire piccole storie e immagini di una situazione drammatica in una quotidianità che, per quella gente è sempre il Giorno Uno, il giorno dopo la bomba, il giorno in cui ricominciare tutto daccapo. Per tutti, nessuno escluso.
Assolutamente da vedere.
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