Il giovane senegalese Satché si sveglia una mattina e si trova circondato da parenti e amici che, radunati, gli porgono le più sentite condoglianze. Sì, perché questo è l'ultimo giorno di vita del povero Satché, che accetta più stupito che spaventato questa sua sorte dall'origine misteriosa, resa nota non si sa come né da chi a tutti gli abitanti del suo quartiere. Tutti vogliono dargli un ultimo saluto, stringergli la mano, offrirgli da bere o da mangiare. Incontrando l'uomo che il giorno dopo ne preparerà il cadavere per la sepoltura, Satché si interroga sul perché della morte.
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Il giovane senegalese Satché si sveglia una mattina e si trova circondato da parenti e amici che, radunati, gli porgono le più sentite condoglianze. Sì, perché questo è l'ultimo giorno di vita del povero Satché, che accetta più stupito che spaventato questa sua sorte dall'origine misteriosa, resa nota non si sa come né da chi a tutti gli abitanti del suo quartiere. Tutti vogliono dargli un ultimo saluto, stringergli la mano, offrirgli da bere o da mangiare. Incontrando l'uomo che il giorno dopo ne preparerà il cadavere per la sepoltura, Satché si interroga sul perché della morte. Dopo un lento e ripetitivo girovagare, il giovane chiude la sua giornata con la sua donna e i suoi due giovanissimi figli. Satché deve farsi perdonare dalla sua compagna, adirata per questa sua dipartita improvvisa e indifferibile. All'inizio lei lo respinge, ma con sguardi parlanti, piccole attenzioni (ad esempio una riparazione domestica) e una paziente attesa, Satché riconquista la sua compagna, dalla quale si congeda al calar del sole con un amplesso dolce e vivissimo, dove gli unici a parlare sono i loro corpi. Infine, una soggettiva dell'uomo mostra il calare del buio sulla sua storia.
Con un'idea narrativa semplicissima, agghiacciante e misteriosa come un rito magico, il regista racconta la morte come un evento religioso che va accettato come parte del nostro essere, ma anche come la fine di una storia che bisogna essere fieri di aver vissuto.
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