luigi chierico
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mercoledì 15 luglio 2015
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mala gestio
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Non siamo nuovi a vedere film in cui sono sotto inchieste grosse imprese multinazionali., assicurazioni, ospedali, sanità ecc. In questo film c’è tutto con l’aggiunta della tolleranza all’uso della droga. Sebbene sia coraggioso come il suo maggiore protagonista l’avv.Mike Weiss,interpretato da Chris Evans, tuttavia non convince anche perché chi non muore per una infezione da siringa,muore per overdose o viene ucciso. Paul Danziger, interpretato da Mark Kassen, amico e socio di Mike porterà a termine una battaglia a cui si era arreso. Così si muore di epatite C o di Aids per colpa delle istituzioni e delle case farmaceutiche, ma, ahimè, si muore anche per mano propria e questo per un avvocato che si erge a paladino ad ogni costo per una giusta causa mal si concilia.
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Non siamo nuovi a vedere film in cui sono sotto inchieste grosse imprese multinazionali., assicurazioni, ospedali, sanità ecc. In questo film c’è tutto con l’aggiunta della tolleranza all’uso della droga. Sebbene sia coraggioso come il suo maggiore protagonista l’avv.Mike Weiss,interpretato da Chris Evans, tuttavia non convince anche perché chi non muore per una infezione da siringa,muore per overdose o viene ucciso. Paul Danziger, interpretato da Mark Kassen, amico e socio di Mike porterà a termine una battaglia a cui si era arreso. Così si muore di epatite C o di Aids per colpa delle istituzioni e delle case farmaceutiche, ma, ahimè, si muore anche per mano propria e questo per un avvocato che si erge a paladino ad ogni costo per una giusta causa mal si concilia. La corruzione in America convive con la produzione, possesso ed uso delle armi; si annida tante volte come una talpa nella C.I.A. o F.B.I., nei corpi di polizia, e tra ..senatrici o senatori. Non c’è da stare allegri,lì non ci sono del- le mani a fare…piazza pulita, non c’è da impegnare per oltre venti anni tanti magistrati per condannare un rappresentante del popolo per motivi strettamente personali, ci sono migliaia di processi, ma come con la guerra al tabacco tutto ricomincia e va in…fumo. Poi c’è la piaga delle Assicurazioni, vedi il magnifico film “L’uomo della pioggia”. È arcinoto che le condizioni contrattuali già di per sé insidiose,sono riportate a caratteri poco leggibili, i questionari pongono le domande in maniera da indurre in errore, puntualmente viene fuori la clausola per la quale il rischio non è garantito:”la malattia era preesistente”, la copertura ha esaurito il massimale. In America un avvocato o un intervento costa diverse decine di milioni di dollari, così apprendiamo dai film in circolazione. Le condanne in questi contenziosi superano il miliardo di dollari,tuttavia si persegue nella mala gestio delle ditte farmaceutiche,nelle assicurazioni, nelle società per la distribuzione del gas (vale la pena citare il film “Erin Brockovich” con l’Oscar a Julia Roberts, oltre ad altri quattro). Il film resta una denuncia storica che ha avuto i suoi effetti, ma la brama del facile guadagno, della ricchezza accumulata disonestamente non si arresta, questa parola serve solo a far dire:”E’ stato arrestato Tizio, Caio o Sempronio” pesci piccoli che non contano nulla! Le balene non cadono in rete e non si possono mettere in manette. Per queste argomentazioni il film è dignitoso ma non trasmette emozioni, non c’è nulla di particolarmente serio da commentare e citare anche perché la coppia dei fratelli Adam e Mark Kassen,regista ed attore, è alla prima esperienza e Chris Evans non ha ancora dato grandi prove di recitazione, ma come si dice nel film: ”A volte la luce più brillante viene dai luoghi più oscuri”.chibar22@libero.it
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mauro lanari
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martedì 9 dicembre 2014
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l'ago del bilancio monopolistico
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Quando la sottotrama è avvincente e straziante almeno come la macrostoria. Quando Evans passa dall'invincibile supereroe Marvel al loser della vita vera. Quando, a differenza dell'autocompiaciuto e incensato "The Normal Heart", si scava più a fondo e nella multifattorialità dell'epidemie si scoprono cause indicibili. Quando una regia precisa, essenziale, attenta all'understatement, devasta più d'autori ch'allettano il pubblico con vezzi formali. Merito dei fratelli Kassell al loro esordio, i quali dimostrano una capacità d'organizzazione narrativa dove ogn'elemento compositivo risulta imprescindibile.
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Quando la sottotrama è avvincente e straziante almeno come la macrostoria. Quando Evans passa dall'invincibile supereroe Marvel al loser della vita vera. Quando, a differenza dell'autocompiaciuto e incensato "The Normal Heart", si scava più a fondo e nella multifattorialità dell'epidemie si scoprono cause indicibili. Quando una regia precisa, essenziale, attenta all'understatement, devasta più d'autori ch'allettano il pubblico con vezzi formali. Merito dei fratelli Kassell al loro esordio, i quali dimostrano una capacità d'organizzazione narrativa dove ogn'elemento compositivo risulta imprescindibile. Recitazione impeccabile e asciutta quanto il ritmo privo di qualsiasi attimo di cedimento, montaggio teso ma non frenetico, valide location, fotografia funzionale alla vicenda, bello il cameo di Michael Biehn. Il protagonista è tratteggiato senz'indulgere nel didascalico e viene descritto con le ambiguità irrisolte dell'esistenza reale. Il tema sembra logoro ma la variazione apportata è d'assoluto rilievo. Insomma, se non mancasse l'imperversante CGI, non mi sarei accorto di guardare una produzione indie. Eppure ho letto che sarebbe un film facile a dimenticarsi, un film apparso al Tribeca e subito vergognosamente sparito. Replico citando il commento più votato su IMDb: solo "if you're [...] a cynical asshole" e/o un prezzolato da quelle stesse lobby onnipotenti. "David gegen Goliath" è il sottotitolo tedesco: l'atroce dolore che lacera al termine di "Puncture" è il sapere che la battaglia, simbolo di mill'altre analoghe battaglie, non è stata manco lontanamente vinta. Attende me, te, noi tutti, e invece trionfa il silenzio liquidatorio e omertoso mentre ci si spintona facendo la fila per "Captain America". Crimini contro l'umanità che suscitano la più disumana dell'omissioni di soccorso. Quest'opera è in memoria del defunto protagonista Michael David Weiss, i Kassel Bros. hanno debuttato nel mondo del cinema affinché non si vanificasse la sua lotta. Anche qualora non si trovasse alcun'immediata ricaduta pratica o soluzione efficace, resta il tentativo d'un violento sussulto alle coscienze, fors'ancora in grado di provare sentimenti di sdegno e condanna o d'angoscia e panico. E a chi trova la sceneggiatura superficiale suggerisco di prestare maggior attenzione alla critica feroce rivolta poco velatamente al manniano "The Insider": "L'industria del tabacco s'è presa una sculacciata ed è tornata a fare affari come niente fosse." Magari anche grazie a chi si lamenta per l'"ennesima [tragica] storia vera": con un simile atteggiamento sarà difficile ch'esse abbiano mai fine.
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mauro lanari
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martedì 9 dicembre 2014
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legal thriller col loser che non t'aspetti
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Quando la sottotrama è avvincente e straziante almeno come la macrostoria. Quando Evans passa dall'invincibile supereroe Marvel al loser della vita vera. Quando, a differenza dell'autocompiaciuto e incensato "The Normal Heart", si scava più a fondo e nella multifattorialità dell'epidemie si scoprono cause indicibili. Quando una regia precisa, essenziale, attenta all'understatement, devasta più d'autori ch'allettano il pubblico con vezzi formali. Non posso addentrarmi in un'analisi particolareggiata poiché sarebbe un unico spoiler: merito dei fratelli Kassell al loro esordio, i quali dimostrano una capacità d'organizzazione narrativa dove ogn'elemento strutturale risulta imprescindibile.
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Quando la sottotrama è avvincente e straziante almeno come la macrostoria. Quando Evans passa dall'invincibile supereroe Marvel al loser della vita vera. Quando, a differenza dell'autocompiaciuto e incensato "The Normal Heart", si scava più a fondo e nella multifattorialità dell'epidemie si scoprono cause indicibili. Quando una regia precisa, essenziale, attenta all'understatement, devasta più d'autori ch'allettano il pubblico con vezzi formali. Non posso addentrarmi in un'analisi particolareggiata poiché sarebbe un unico spoiler: merito dei fratelli Kassell al loro esordio, i quali dimostrano una capacità d'organizzazione narrativa dove ogn'elemento strutturale risulta imprescindibile. Recitazione impeccabile e asciutta quanto il ritmo privo di qualsiasi attimo di cedimento. Eppure ho letto che sarebbe un film facile a dimenticarsi, un film apparso al Tribeca e subito vergognosamente sparito. Replico citando il commento più votato su IMDb: "If you're [...] a cynical asshole" e/o un prezzolato da quelle stesse lobby onnipotenti. "David gegen Goliath" è il sottotitolo tedesco: il dolore che rintrona al termine di "Puncture" è il sapere che quella battaglia, simbolo di mill'altre analoghe battaglie, non è stata manco lontanamente vinta. Attende me, te, noi tutti, e invece trionfa il silenzio liquidatorio e omertoso mentre ci si spinge facendo la fila per "Captain America" . Crimini contro l'umanità che suscitano la più disumana dell'omissioni di soccorso. Quest'opera è in memoria del defunto protagonista Michael David Weiss e i Kassel Bros. hanno debuttato nel mondo del cinema affinché la sua lotta non finisse vanificata. E a chi trova la sceneggiatura superficiale suggerisco di prestare maggior attenzione alla critica feroce rivolta quasi esplicitamente al manniano "The Insider": "L'industria del tabacco s'è presa una sculacciata ed è tornata a fare affari come niente fosse." Magari anche grazie a chi si lamenta per l'"ennesima [tragica] storia vera": con un simile atteggiamento sarà difficile ch'esse abbiano mai termine.
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mauro lanari
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martedì 9 dicembre 2014
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legal thriller col loser che non t'aspetti
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Quando la sottotrama è avvincente e straziante almeno come la macrostoria. Quando Evans passa dall'invincibile supereroe Marvel al loser contro il Golia della vita vera. Quando, a differenza dell'autocompiaciuto e incensato "The Normal Heart", si scava più a fondo e nella multifattorialità dell'epidemie si scoprono cause indicibili. Quando una regia precisa, essenziale, attenta all'understatement devasta più di vezzi autoriali con cui s'alletta il pubblico farlocco. Non posso addentrarmi in un'analisi particolareggiata poiché sarebbe un unico spoiler: merito dei fratelli Kassell al loro esordio, i quali dimostrano una capacità d'organizzazione narrativa dove ogn'elemento strutturale risulta imprescindibile.
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Quando la sottotrama è avvincente e straziante almeno come la macrostoria. Quando Evans passa dall'invincibile supereroe Marvel al loser contro il Golia della vita vera. Quando, a differenza dell'autocompiaciuto e incensato "The Normal Heart", si scava più a fondo e nella multifattorialità dell'epidemie si scoprono cause indicibili. Quando una regia precisa, essenziale, attenta all'understatement devasta più di vezzi autoriali con cui s'alletta il pubblico farlocco. Non posso addentrarmi in un'analisi particolareggiata poiché sarebbe un unico spoiler: merito dei fratelli Kassell al loro esordio, i quali dimostrano una capacità d'organizzazione narrativa dove ogn'elemento strutturale risulta imprescindibile. Recitazione impeccabile e asciutta quanto il ritmo privo di qualsiasi attimo di cedimento. Eppure ho letto che sarebbe un film facile a dimenticarsi, un film comparso al Tribeca e subito vergognosamente scomparso. Replico citando il commento più votato su IMDb: "If you're [...] a cynical asshole" e/o un prezzolato da quelle stesse lobby onnipotenti. Il dolore che rintrona al termine di "Puncture" è il sapere che quella battaglia, simbolo di mill'altre analoghe battaglie, non è stata manco lontanamente vinta. Attende me, te, noi tutti, e invece trionfa il silenzio e ci si spinge facendo la fila per "Captain America". Crimini contro l'umanità che suscitano la più disumana dell'omissioni di soccorso.
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iankenobi
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mercoledì 13 novembre 2013
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ennesima storia vera
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Ennesima storia vera alla erin brokovich ,in cui un piccolo studio legale,formato da 2 amici di lungo corso,combatte contro una grande corporazione per costringerli ad usare delle siringhe appena inventate che permetterebbero di ridurre il rischio di contrarre malattie infettive negli ospedali soprattutto da parte del personale sanitario.
Qui la differenza potrebbe farla il personaggio di chris evans,mike weiss,avvocato di talento ma ahime' dipendente dalle droghe.
Beh purtroppo risiede soprattutto qui il problema,evans e' per una volta bravo,ma la sceneggiatura e' veramente superficiale,la moglie appare un momento con una pistola in mano per chiedere il divorzio e non c'e' poi nessun seguito,il personaggio chiama addirittura numeri di terapiste del sesso dicendo perche' si sente solo ma rimane una scena fine a se stessa,non capiamo il perche' di questa dipendenza,insomma gli spunti potevano esserci e non sono stati colti,peccato.
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