luana
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domenica 20 novembre 2011
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il ragazzo e la bicicletta e il padre
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Ovvero tre tormentoni che "picchiano" per circa un'ora e mezza di film. Il messaggio o i messaggi sono chiari. La violenza morale, materiale, interiore e sociale è l'humus in cui giocoforza si può crescere, introiettare e proiettare perchè la si vive costantemente in tante sfumature e in grandi come in piccoli contesti. E soprattutto la si può mal interpretare. E infatti questo ragazzino-peste sembra redento perchè stremato dalle frustrazioni e che può essere placato solo da un contenitore materno placido ma consapevole. Tutti vogliamo la pace anche se la vitalità sembra potersi esprimere talvolta solo in lotte vane contro gli altri e il mondo più in generale.Una trappola confutata da questo piccolo film didattico e molto poco cinematografico.
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Ovvero tre tormentoni che "picchiano" per circa un'ora e mezza di film. Il messaggio o i messaggi sono chiari. La violenza morale, materiale, interiore e sociale è l'humus in cui giocoforza si può crescere, introiettare e proiettare perchè la si vive costantemente in tante sfumature e in grandi come in piccoli contesti. E soprattutto la si può mal interpretare. E infatti questo ragazzino-peste sembra redento perchè stremato dalle frustrazioni e che può essere placato solo da un contenitore materno placido ma consapevole. Tutti vogliamo la pace anche se la vitalità sembra potersi esprimere talvolta solo in lotte vane contro gli altri e il mondo più in generale.Una trappola confutata da questo piccolo film didattico e molto poco cinematografico.E' proprio la modalità didattica il limite che risucchia in sè situazioni francamente non credibili ( lei che lascia il fidanzato; il rapporto con lo spacciatore)per raccontarci che la scelta positiva è possibile ed auspicabile.
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lisa casotti
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venerdì 18 novembre 2011
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un gattino arruffato e selvaggio
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Non sapremo mai perché Samantha ha deciso di “adottare” Cyril. Non lo sa nemmeno lei.
È accaduto dopo una stretta, un abbraccio che l’ha lasciata immobile, pietrificata. È accaduto così, come accade che la nostra famiglia non sia quella di origine, ma quella che ci capita.
L’amore ci raggiunge seguendo le sue strade, che spesso sono diverse e lontane da quelle che ostinatamente ci mettiamo a percorrere.
Così Cyril, gattino arruffato e selvaggio, che graffia, che scalcia, che quasi ti vien voglia di dargli una pacca, impiega un po’ a capire e “digerire” che il suo papà non lo vuole, che l’ha tradito, che ha altro da fare e non se ne dispiace nemmeno tanto. E che se vuole cambiare vita, crescere e liberarsi dalla sua rabbia e accettare l’amore, così come viene, deve affidarsi ad altre mani, quelle di una parrucchiera malinconica, che tra l’amore di un compagno e l’affetto che prova per questo ragazzino, sceglie quest’ultimo, come un conato improvviso, un sussulto spontaneo, senza ricamarci troppo intorno o riflettere a lungo.
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Non sapremo mai perché Samantha ha deciso di “adottare” Cyril. Non lo sa nemmeno lei.
È accaduto dopo una stretta, un abbraccio che l’ha lasciata immobile, pietrificata. È accaduto così, come accade che la nostra famiglia non sia quella di origine, ma quella che ci capita.
L’amore ci raggiunge seguendo le sue strade, che spesso sono diverse e lontane da quelle che ostinatamente ci mettiamo a percorrere.
Così Cyril, gattino arruffato e selvaggio, che graffia, che scalcia, che quasi ti vien voglia di dargli una pacca, impiega un po’ a capire e “digerire” che il suo papà non lo vuole, che l’ha tradito, che ha altro da fare e non se ne dispiace nemmeno tanto. E che se vuole cambiare vita, crescere e liberarsi dalla sua rabbia e accettare l’amore, così come viene, deve affidarsi ad altre mani, quelle di una parrucchiera malinconica, che tra l’amore di un compagno e l’affetto che prova per questo ragazzino, sceglie quest’ultimo, come un conato improvviso, un sussulto spontaneo, senza ricamarci troppo intorno o riflettere a lungo.
Proprio perché l’amore, quello che dicono vero, accade al di là di ogni considerazione logica, ma solo perché sì. E l’amore, quello vero, guarisce le ferite, così che Cyril ora, sguardo di cucciolo addomesticato, può guardare al futuro senza più il debito verso il passato e può diventare un uomo senza rancore e senza egoismo, capace di pensare a chi ha intorno, prima che al suo dolore.
Il ragazzo con la bicicletta è stato definito il capolavoro dei Dardenne. Non so dire se, in effetti, sia la loro opera migliore. Io ho amato moltissimo L’Enfant (e un po’ meno Rosetta). Quello che è certo è che i Dardenne riescono a fare apprezzare i loro film anche a chi non ama molto il cinema francese (con la sua tipica lentezza, lo musica quasi assente, i lunghi piani sequenza, i primi piani che indugiano). Sarà perché sono belgi e non francesi? Ma’, sarà…
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nigel mansell
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venerdì 28 ottobre 2011
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da libro cuore
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Da libro cuore, quindi il mio giudizio è negativo. Certo che se fai un film scarno con poco e nulla ci puoi vedere qualsiasi significato: una palestra per i critici. Ottima la co-protagonista: diciamo che da sola regge il film.
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andre89lost
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domenica 23 ottobre 2011
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deludente
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Il film narra in maniera minimalista, lenta e poco toccante il percorso educativo di un ragazzino molto difficile. Poteva essere un bel film, ma i registi non sono riusciti a dare quel tocco necessario per farlo diventare emozionante. Abbastanza deludente, non lo consiglio.
Voto: 5.5
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bastet blu
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giovedì 6 ottobre 2011
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né carne né pesce.
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Una storia costruita pezzo su pezzo, come fosse una costruzione Lego. Una volta finita, per quanto ben incastrata, resta di plastica. Si incontrano ruoli e non personaggi, figure unidimensionali prive di verosimiglianza. Il film appare più la traccia per un dibattito teorico che una narrazione di vita. Il linguaggio non conosce differenze diastratiche: la parrucchiera, lo spacciatore, il ragazzino, gli educatori, il cuoco, il commerciante... Tutti parlano con lo stesso lessico e identica sintassi. Bella interpretazione del ragazzino che, pur in un contesto al limite del ridicolo, resta credibile. Brava anche la bicicletta.
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paolo andreoli
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giovedì 6 ottobre 2011
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attesa delusa
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Mi sonno annoiato. Un film schematico, personaggi dalla psicologia di grana grossa, tagliati con l'accetta. L'ho immaginato come un fotoromanzo del vecchio "Grand Hotel", con le scene che si succedono come scatti fotografici ad immortalare stati d'animo e comportamenti fissi, privi di sfumature. Come il paradigma di un verbo regolarissimo privo della minima eccezione, le cui forme appaiono archetipi di caratteri che vorrebbero fotografare tutto il male e il bene della società, usando un cromatismo assai riduttivo: bianco o nero. Così abbiamo il disadattato (il ragazzo), l'adulto immaturo (il padre), la buona fatina (la parrucchiera), i politically correct (gli insegnanti dell'istituto), l'egocentrico pure immaturo (il compagno della parrucchiera), il cinico (l'edicolante che perdona il ragazzo in cambio di soldi), il sanguigno amante della vendetta (il figlio dell'edicolante), fa bella figura solo la madre (che non c'è).
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Mi sonno annoiato. Un film schematico, personaggi dalla psicologia di grana grossa, tagliati con l'accetta. L'ho immaginato come un fotoromanzo del vecchio "Grand Hotel", con le scene che si succedono come scatti fotografici ad immortalare stati d'animo e comportamenti fissi, privi di sfumature. Come il paradigma di un verbo regolarissimo privo della minima eccezione, le cui forme appaiono archetipi di caratteri che vorrebbero fotografare tutto il male e il bene della società, usando un cromatismo assai riduttivo: bianco o nero. Così abbiamo il disadattato (il ragazzo), l'adulto immaturo (il padre), la buona fatina (la parrucchiera), i politically correct (gli insegnanti dell'istituto), l'egocentrico pure immaturo (il compagno della parrucchiera), il cinico (l'edicolante che perdona il ragazzo in cambio di soldi), il sanguigno amante della vendetta (il figlio dell'edicolante), fa bella figura solo la madre (che non c'è). Resta la bicicletta, cosa (e non oggetto, come direbbe Bodei) che evoca la difficile rassegnazione agli affetti traditi e l'aspirazione alla libertà. Messa in scena, quest'ultima, con un afflato troppo modesto per non rinviare al confronto con il finale de "I 400 colpi di Truffaut", in cui la corsa infinita e l'arrivo al mare è vissuta dallo spettatore con lo stesso fiatone ansimante e la stessa estasi liberatoria del ragazzo che arriva al mare.
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riccardo76
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lunedì 19 settembre 2011
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un amaro spaccato della società moderna
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Anche con il loro ultimo film, i fratelli Dardenne cercano di rappresentare un amaro spaccato della società moderna. Il Ragazzo con la Bicicletta presenta infatti problematiche oramai assestate nel nostro quotidiano: il disfacimento della famiglia, l’irresponsabilità dei genitori, la violenza – soprattutto morale – nei confronti dei bambini, la criminalità minorile e, non ultima, il precariato e la conseguente povertà. Ciò che colpisce di più è l’incredibile irresponsabilità e crudeltà del padre – impersonato da un impassibile Jérémie Renier - che cerca di disfarsi del bambino con una freddezza inquietante, allo stesso modo in cui si è disfatto della bicicletta.
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Anche con il loro ultimo film, i fratelli Dardenne cercano di rappresentare un amaro spaccato della società moderna. Il Ragazzo con la Bicicletta presenta infatti problematiche oramai assestate nel nostro quotidiano: il disfacimento della famiglia, l’irresponsabilità dei genitori, la violenza – soprattutto morale – nei confronti dei bambini, la criminalità minorile e, non ultima, il precariato e la conseguente povertà. Ciò che colpisce di più è l’incredibile irresponsabilità e crudeltà del padre – impersonato da un impassibile Jérémie Renier - che cerca di disfarsi del bambino con una freddezza inquietante, allo stesso modo in cui si è disfatto della bicicletta. Sembrerebbe pura fantasia cinematografica, ma basta ascoltare le notizie ai telegiornali per capire che purtroppo la realtà è anche questa; una realtà crudele, scaturita a sua volta da una piaga sociale: il precariato. Infatti, l’uomo è costretto a vendere casa e tutto ciò che possiede per pagare i debiti, non riuscendo a trovare un lavoro stabile, e per tale ragione si ritiene impossibilitato a mantenere un figlio, dal quale tenta di fuggire, come se l’assenza del ragazzo implicasse anche l’assenza di responsabilità. Ma un bambino di 12 anni non può credere che il padre l’abbia abbandonato, e per tale ragione Cyril – impersonato magistralmente dal giovanissimo Thomas Doret, una vera e propria rivelazione - combatterà contro tutti e contro l’evidente realtà per ritrovarlo e riabbracciarlo, senza mai arrendersi, ingoiando bocconi estremamente amari, come la notizia della vendita della propria bicicletta. Ma non tutti gli adulti appaiono qui privi di sentimenti: la bella Samantha – una sempre perfetta Cécile de France – incontrando Cyril, prenderà a cuore il suo caso, colpita dalla determinazione del ragazzo,e cercherà di aiutarlo, non solo nella ricerca del padre, ma ad affrontare la dura realtà. Inoltre si offrirà di colmare il suo vuoto affettivo, non senza rinuncie difficili. Il piccolo Cyril, intraprendendo un percorso di maturazione interiore, dovrà cercare di abbandonare la sua aggressività, le sue amicizie sbagliate, e, soprattutto, l’idea di poter vivere col padre. Samantha sarà sempre lì ad aspettarlo, offrendogli quell’amore di cui aveva sempre avuto bisogno e di cui era stato privato. Bellissima e significativa è la scena della passeggiata in bicicletta, dove gli sguardi della donna e del bambino si ricercano e si incontrano in una armoniosa corsa verso la felicità. Curiosa e apparentemente estranea al resto del film è invece la scena finale, che lascia lo spettatore un po' stupito.
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enrichetti
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venerdì 26 agosto 2011
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ad altezza di bambino
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I fratelli Dardenne, con la loro telecamera ad altezza di bambino, sono irresistibili. Più che portati a guardare, ci sentiamo indagati, diventiamo noi la scena sotto gli occhi attenti dei protagonisti (tutti) del film. E ci chiedono "non vedi cosa sta succedendo? Tu che fai? Intendi startene lì seduta? Pensi davvero che tutto ciò non ti riguardi?" Difficile pensqrlo immersi, rapiti in una storia che riesce a raccogliere con cura un fuggevole momento di vita quotidiana trasformandolo in un'epica avventura, esattamente come sono per noi i nostri fuggevoli momenti. In una memorabile sequenza, dopo aver perso per l'ennesima volta il padre, Cyril attraversa sulla sua bicicletta quasi tutta la citta ripreso dai Dardenne in tempo reale, scrutando la nostra reazione attraverso l'espressione, il movimento, il corpo del ragazzo.
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I fratelli Dardenne, con la loro telecamera ad altezza di bambino, sono irresistibili. Più che portati a guardare, ci sentiamo indagati, diventiamo noi la scena sotto gli occhi attenti dei protagonisti (tutti) del film. E ci chiedono "non vedi cosa sta succedendo? Tu che fai? Intendi startene lì seduta? Pensi davvero che tutto ciò non ti riguardi?" Difficile pensqrlo immersi, rapiti in una storia che riesce a raccogliere con cura un fuggevole momento di vita quotidiana trasformandolo in un'epica avventura, esattamente come sono per noi i nostri fuggevoli momenti. In una memorabile sequenza, dopo aver perso per l'ennesima volta il padre, Cyril attraversa sulla sua bicicletta quasi tutta la citta ripreso dai Dardenne in tempo reale, scrutando la nostra reazione attraverso l'espressione, il movimento, il corpo del ragazzo. E ancora, tu saresti stata capace di amare Cyril come fa Samantha? Non puoi che rispondere no, perchè non può che essere una risposta fredda, che passa dal cervello, piena di spiegazioni, distinguo. Mentre Samantha alla domanda "perchè?" risponde "Non lo so". D'altra parte è proprio l'amore interessato (nel senso di sincero interesse verso il ragazzo) a convincere Cyril che si può/deve continuare a credere. Il delitto è stata una delle possibilità. Per Cyril ed anche per le sue vittime. E' un attimo trasformarsi in assassini e ritrovarsi nella palude del male incapaci di intravederne l'uscita: padre e figlio, davanti al corpo esanime di Cyril, concordano di raccontare il falso in quanto appare la via più facile per convincere e convincersi di non avere nulla a che fare con quella morte. Così, prima che il ragazzo si alzi e inforchi la sua bicicletta, portandosi a casa il suo fardello, tu, che ti credi spettatore, hai passato un gran brutto quarto d'ora invischiato nell'efferatezza di quei due cittadini per bene, mentre poco prima ti eri sentito in diritto di tracciare un solco ben visibile tra te ed il trucido Wes.
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lalari
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domenica 7 agosto 2011
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cosa ci permette di correre per il mondo?
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il film l'ho visto molto tardi, lontano dai riflettori di Cannes. Ma lo aspettavo con un senso di palpitante attesa. Dalla visione di Rosetta non ho più smesso di attendermi emozioni e conseguenti maturazioni dal lavoro dei fratelli Dardenne, Trovo che siano gli unici registi nel panorama mondiale a rappresentare il cammino dei sentimenti, quel dialogo con no stessi che esiste anche in ragazzi molto giovani, spesso catalogati impulsivi. I Dardenne
mostrano anche in questo film la crescita del protagonista attraverso le terribili prove della sua pur giovane vita. Cyril cerca di opporsi con ostinazione al rifiuto del padre, di colui che dovrebbe guidarlo nelle scelte della vita.
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il film l'ho visto molto tardi, lontano dai riflettori di Cannes. Ma lo aspettavo con un senso di palpitante attesa. Dalla visione di Rosetta non ho più smesso di attendermi emozioni e conseguenti maturazioni dal lavoro dei fratelli Dardenne, Trovo che siano gli unici registi nel panorama mondiale a rappresentare il cammino dei sentimenti, quel dialogo con no stessi che esiste anche in ragazzi molto giovani, spesso catalogati impulsivi. I Dardenne
mostrano anche in questo film la crescita del protagonista attraverso le terribili prove della sua pur giovane vita. Cyril cerca di opporsi con ostinazione al rifiuto del padre, di colui che dovrebbe guidarlo nelle scelte della vita. Non capisce le ragioni del rifiuto e non sa come opporvisi. Riuscirà a maturare e a perdonare, forse grazie all'incontro e all'accettazione dell'amore di una giovane donna che si prenderà cura di lui e del suo dolore.Il volto di Cyril alla fine del film ci mostra in una sola inquadratura tutta la sua vita futura libera da risentimenti. Un film da vedere per ...capire.
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lalli
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mercoledì 3 agosto 2011
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storia di un bambino che non gliene va bene una.
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un film in un certo senso molto alla Ken Loach. lento, ma non è mai noioso ed è molto coinvolgente; veramente una disgrazia umana questo bimbo poverino, meno male del, se così si può chiamare, "lieto" fine. Per il resto ci sono persone veramente assurde in questo film. Ammirevole Samantha, l'unica che comprende il dramma del ragazzino... da vedere, 3 stelle e mezzo.
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