club dei cuori solitari
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sabato 19 febbraio 2011
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sogni
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Non importa il paragone con Pranzo di Ferragosto, almeno nel senso del "più bello" "meno bello" (ma in fondo quando mai questo è un discorso utile). Gianni Di Gregorio ha delle cose da raccontare, e poco gli cale di raffinatezza o ricercatezza formale. Realizza un cinema popolare che ricorda quello dell'antica commedia del nostro paese, che erano soprattutto personaggi, poi storie, e infine regia. Con Alberto Sordi questo film sarebbe diventato un cult, invece c'è lui, molto meno sfacciato e vulcanico, molto più garbato. Gianni non riesce a farsi l'amante proprio per questa sua malattia, il garbo, che in questi tumultuosi anni è diventato tutt'altro che una buona prerogativa.
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Non importa il paragone con Pranzo di Ferragosto, almeno nel senso del "più bello" "meno bello" (ma in fondo quando mai questo è un discorso utile). Gianni Di Gregorio ha delle cose da raccontare, e poco gli cale di raffinatezza o ricercatezza formale. Realizza un cinema popolare che ricorda quello dell'antica commedia del nostro paese, che erano soprattutto personaggi, poi storie, e infine regia. Con Alberto Sordi questo film sarebbe diventato un cult, invece c'è lui, molto meno sfacciato e vulcanico, molto più garbato. Gianni non riesce a farsi l'amante proprio per questa sua malattia, il garbo, che in questi tumultuosi anni è diventato tutt'altro che una buona prerogativa. Da brava persona, servizievole, disponibile, onesta, non può far altro che rimanere vittima di tutte le donne che cerca di avvicinare, persino di sua madre, tanto fragile quanto furba. Madri, mogli, figlie, amiche, vecchie fiamme, clienti, vicine di casa e badanti, sono tutte lì che girano e passano senza fermarsi, senza vederlo. Con un corpo invecchiato, imperfetto, da rimettere in sesto come un sorpassato motore, non c'è speranza. Nessuna, nemmeno nel dilapidare la pensione per ricavarne solo un mal di testa. La gioventù così vicina e così lontana fa parte di un altro mondo. Il tempo, la vecchiaia che avanza, e le giornate vuote di senso, sono gli unici elementi di questo. Si può sfuggire a tutto ciò? Se ne esce? No, ma ci si prova. Forse non è un caso il barricarsi in casa, o che Gianni finisca sempre con un bicchiere in mano. C'è un momento in cui viene celebrata la bellezza, l'essenza meravigliosa propria delle donne. Il guardarle, il godere della loro presenza, è un piacere che nemmeno da decrepiti e morenti smette di emozionare. Sentirne il profumo del resto, era il tema di un vecchio film con Gassman: Profumo di donna.
Gianni cerca la passione fisica e sessuale, l'amore, un rapporto umano, o forse soltanto un po' attenzione, un sorriso. Magari tutto o niente. In fondo non ne fa una tragedia, da vero mostro si lascia vivere dalla vita e dalla società, perpetrando una quotidianità fatta delle solite cose. Ma questo vittimismo e questa condizione vengono portati con disinvoltura, con ironia, cosicché un pubblico (o un autore) non si spaventi per il peso delle cose mostrate. Ma non c'è niente da ridere, in quella malinconia. Detto in altro modo: commedia all'italiana.
Il finale verrà criticato, non capito, ma è stupendo. Dopo essere volato altrove da tutto questo, dopo la liberazione dalla sua condizione, dopo la felicità... Gianni ritorna negli schemi. E tutto ciò che gli rimane in testa, come ci rivela apertamente, sono dei prosaici e bellissimi sogni.
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olgadik
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venerdì 18 febbraio 2011
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la difficile conquista delle donne
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Entrando in sala mi sono detta: “Sarà come il primo…?”. Sì e no. Indubbiamente la cifra dell’autore, che ne è anche interprete, è quella del Pranzo di Ferragosto, ma la capacità di regia si è raffinata ed è cresciuta la organicità del racconto che sembra un vero lungometraggio, pur essendo costellato di tenere gag, piccole digressioni, scenette di vita urbana. Simile al primo film è anche la scelta di un budget basso, ma la formazione di un cast polifonico in quanto a età e situazioni è stata certo più complicata da gestire e il nostro se l’è cavata bene. Mi è anche piaciuto lo scorcio di città scelto da Di Gregorio perché è una zona di Roma molto suggestiva, con le sue pietre grigie, i giardini segreti e bellissimi, le villotte borghesi con atmosfere alla Moravia e cristalleria alla Gozzano, nonché splendide antichità sparse in vari punti, come l’Ara Pacis.
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Entrando in sala mi sono detta: “Sarà come il primo…?”. Sì e no. Indubbiamente la cifra dell’autore, che ne è anche interprete, è quella del Pranzo di Ferragosto, ma la capacità di regia si è raffinata ed è cresciuta la organicità del racconto che sembra un vero lungometraggio, pur essendo costellato di tenere gag, piccole digressioni, scenette di vita urbana. Simile al primo film è anche la scelta di un budget basso, ma la formazione di un cast polifonico in quanto a età e situazioni è stata certo più complicata da gestire e il nostro se l’è cavata bene. Mi è anche piaciuto lo scorcio di città scelto da Di Gregorio perché è una zona di Roma molto suggestiva, con le sue pietre grigie, i giardini segreti e bellissimi, le villotte borghesi con atmosfere alla Moravia e cristalleria alla Gozzano, nonché splendide antichità sparse in vari punti, come l’Ara Pacis. Ma soprattutto ho ritrovato, filtrato dalla sensibilità di un uomo autoironico e malinconico, lo spirito dei “migliori” (Tati, Keaton, Allen e Moretti). Adatta anche la scelta della colonna sonora, a volte in contrasto, a volte aderente a quelle nebbioline presenili che colgono chi si trova sugli anta avanzati, ma dalle quali ancora ci si salva con l’antidoto del sorriso. Vorrei ritornare un momento sui personaggi minori, che sono molti e tutti colorati al punto giusto. Per la maggior parte il nucleo protagonista è una piccola città di donne alla Fellini, ma non mancano caratterizzazioni al maschile, come gli omini del bar, il giovane fidanzato scansafatiche della figlia, i frequentatori muniti di cane del parco e soprattutto l’amicone che ne sa una più del diavolo su come affrontare la caduta di desiderio che affligge Gianni. Cito per tutte le gustosissima scena in cui vengono miscelati con garbato umorismo viagra e traffico cittadino. Mentre nel primo film, centrale era il gruppetto delle irriducibili nonnine, qui tutto si muove attorno a Gianni. Ritroviamo la madre, sempre esigente ed oppressiva, che approfitta largamente, come tutti, della mite gentilezza del figlio, una moglie che lo sostituisce nel guidare casa ed economia traballante, una figlia distratta e in perenne lite con il fidanzatino che vive alle spalle dei futuri suoceri. E poi ci sono le altre: quelle che individua e propone l’avvocato amico, quelle che ripesca lui dal suo passato, tentativi di approccio tutti destinati a fallire. Gli esiti ricordano vagamente Provaci ancora Sam, ma sono caratterizzati all’italiana con tratti che sottolineano il carattere inconcludente della borghesia romana tra insignificanza socio-politica e decadenza materiale. Su questo canovaccio, con elementi surreali o umanissimi, si muove con maestria il regista. Gli attori, a cominciare da lui, sono tutti degni di nota. Adesso, Gianni, attento al terzo!
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marezia
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giovedì 17 febbraio 2011
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dedicato a renato volpone
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(ANSA) - ROMA, 17 FEB - Il Festival di Berlino ha portato bene al film Gianni e le donne, scritto diretto e interpretato da Gianni Di Gregorio.
Le recensioni positive sulla stampa internazionale (da Variety a Hollywood Reporter, da Screen International al Guardian londinese) hanno spianato la strada alle vendite.
Mentre sta per chiudersi la trattativa con Stati Uniti e Canada, sono 13 i Paesi che hanno gia' acquistato il film: spiccano Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Australia e Israele.
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(di renato volpone)
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marezia
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mercoledì 16 febbraio 2011
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p.s.
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Nota a margine: MOLTO PIU' APPAGANTE DI "Pranzo di Ferragosto" perché in quello avevo ravvisato (ma non credo solo io) una mancanza di cattiveria alla Albanese mentre in questo non ho trovato UN SOLO DIFETTO. Ha TUTTO e nelle giusta quantità.
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(di sg2794)
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marezia
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mercoledì 16 febbraio 2011
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lezione di stile
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Già, uno stile che non tutti hanno... , specie di questi tempi poi... E non mi riferisco solo al nostro Presidente ma anche alla media degli uomini italiani, i quali sembra che abbiano cambiato DNA dai tempi di Fellini mutandolo in una versione più volgare, corrotta e bastarda. NIENTE LAIDEZZA in questo film, NIENTE CHIACCHIERICCIO PECORECCIO e NESSUNA TRACCIA DI QUELL'ODIOSO ROMANESCO CHE AFFOLLA PICCOLO E GRANDE SCHERMO! Una Roma FINALMENTE SENZA BURINI! Ahhhhhhhhhhhhhhhh, che soddisfazione!
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(di tirarmattina)
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(di marezia)
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(di sg2794)
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mandatrix
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mercoledì 16 febbraio 2011
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manca il finale
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oho' ma che te dice la capoccia?
è l'utima battuta del film......
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renato volpone
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martedì 15 febbraio 2011
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senza spessore
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Gianni rappresenta in questo film l'uomo maturo pensionato, senza interessi, depresso, oppresso dalle donne, dai parenti e dagli amici che lo circondano. Di fatto il film dà una visione decisamente pessimistica dell'uomo maturo, dipinge le donne con vivacità e indipendenza e i giovani come drogati e nullafacenti. Si è persa completamente la poesia del "pranzo di ferragosto" e l'immagine sociale che ne viene fuori non è propriamente edificante, e neppure tenta di approfondire i difetti della società moderna. Si ha la sensazione che si alterni tra un passato non troppo lontano e il presente, ma non è mai attuale.
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Gianni rappresenta in questo film l'uomo maturo pensionato, senza interessi, depresso, oppresso dalle donne, dai parenti e dagli amici che lo circondano. Di fatto il film dà una visione decisamente pessimistica dell'uomo maturo, dipinge le donne con vivacità e indipendenza e i giovani come drogati e nullafacenti. Si è persa completamente la poesia del "pranzo di ferragosto" e l'immagine sociale che ne viene fuori non è propriamente edificante, e neppure tenta di approfondire i difetti della società moderna. Si ha la sensazione che si alterni tra un passato non troppo lontano e il presente, ma non è mai attuale. Qualche sorriso ma nulla più.
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[+] certo, se gli hai dato il tuo...
(di marezia)
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mammut
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martedì 15 febbraio 2011
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benino
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ho dato 3 stellette ma son d'accordo con la critica che ne ha date 2 e 1/2. Meno bello di pranzo di ferragosto. Cmq nel complesso mi è piaciuto
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moniquette
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lunedì 14 febbraio 2011
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un film sulla senilità maschile
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Gianni ci riporta nella sua Roma
fatta di persone comuni che il suo sguardo malinconico e stralunato rende divertenti.
Come in pranzo di ferragosto rivediamo l'eccelente caratterizzazione di Valeria de Franciscis nella parte della mamma spendacciona e furbissima.
La vecchiaia è un tema difficile,
la senilità maschile è un vero e proprio tabù (di questi tempi poi...);
Degregorio ne parla con leggerezza e malinconia,
in un film gradevole, fresco e frizzante
da bere tutto d'un fiato
come un calice di champagne!
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sg2794
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lunedì 14 febbraio 2011
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xxx
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