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eugen
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venerdì 2 febbraio 2024
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non tanto politically correct, ma vero
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Oltre ll'etichetta di"politically correct"(limmigrato algerno che salva la situazione, in una classe quebecoise di bambini /e preadolscenti, dopo il suicidio dlela maestra titolare, impiccatasi nell'aula stessa dove faceva lezione), "Monsieur Lezahr"(Philippe Lafardeau, anche autore dello screeplay, dalla piece teatrla di Elenyne de la Cheneli're , 2011)parla di uin immigrato algerino, con un passato difficile alle spallle-famiglia morta bruciata in casa a seguito idee della moglie, lei vera insegnante, che aveva scritto un libro contro l'integralismo religioso. Alla fine, visto che non ha i titoli per insengare, dovra'lasciare la catttedra, ma almeno otterra' la cittadinanza canades come rifugiato.
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Oltre ll'etichetta di"politically correct"(limmigrato algerno che salva la situazione, in una classe quebecoise di bambini /e preadolscenti, dopo il suicidio dlela maestra titolare, impiccatasi nell'aula stessa dove faceva lezione), "Monsieur Lezahr"(Philippe Lafardeau, anche autore dello screeplay, dalla piece teatrla di Elenyne de la Cheneli're , 2011)parla di uin immigrato algerino, con un passato difficile alle spallle-famiglia morta bruciata in casa a seguito idee della moglie, lei vera insegnante, che aveva scritto un libro contro l'integralismo religioso. Alla fine, visto che non ha i titoli per insengare, dovra'lasciare la catttedra, ma almeno otterra' la cittadinanza canades come rifugiato. Bel film, nobilemente descritto, dovee molti temi civili vengono affrntati appunto"nobilmnete", dove l'elabroazione del lutto e'duplisce(da parte della classe che ha perso in quel modo la sua maestra, ma accetta il nuovo insegnante, da parte del docente"provvisorio"rispetto a quanto gli era successo e poteva ancora accadergli in patria)e'naturalemtena al primo posto. Film efficace, di chiara origine teatrlae, dove Felllag protaognista e'pero'supportato dall'interpretazione delle altre/degli altri interpreti, mai solo"comprimari": Eugen
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figliounico
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giovedì 2 novembre 2023
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una moderna favola nera
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Una storia drammatica narrata con estrema leggerezza dal regista canadese Philippe Falardeau. L’equivoco iniziale risulta poco realistico ma è coerente con il tono del racconto che è quello di una moderna favola nera sugli orrori della violenza del terrorismo stragista, una favola che si nutre di altre favole, quelle vere raccontate come metafore della vita dal protagonista, un professore supplente interpretato dall’attore algerino Fellag, ai ragazzini traumatizzati dal suicidio della loro insegnante nell’ora di ricreazione. Al di là della facile morale che si può trarre banalmente dal film, ciò che colpisce è il modo in cui la duplice tragedia, familiare del protagonista e personale della donna che lui stesso sostituisce nel ruolo di educatrice, è rappresentata.
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Una storia drammatica narrata con estrema leggerezza dal regista canadese Philippe Falardeau. L’equivoco iniziale risulta poco realistico ma è coerente con il tono del racconto che è quello di una moderna favola nera sugli orrori della violenza del terrorismo stragista, una favola che si nutre di altre favole, quelle vere raccontate come metafore della vita dal protagonista, un professore supplente interpretato dall’attore algerino Fellag, ai ragazzini traumatizzati dal suicidio della loro insegnante nell’ora di ricreazione. Al di là della facile morale che si può trarre banalmente dal film, ciò che colpisce è il modo in cui la duplice tragedia, familiare del protagonista e personale della donna che lui stesso sostituisce nel ruolo di educatrice, è rappresentata. Il regista assume come punto di vista lo sguardo impotente ed incuriosito dello spettatore piuttosto che quello del personaggio principale donando così al racconto quell’aria disincantata di apparente distacco dal pathos, che coinvolge esclusivamente gli attori sulla scena, allo stesso modo appunto con cui si narrano le favole, dove anche gli eventi più terribili e spaventosi che accadono ai protagonisti sono esorcizzati dalla certezza, che accomuna utopici idealisti e bambini, che il mondo sia in realtà migliore di quello evocato dal racconto. Come canonicamente stabilito per tutte le favole anche in questo film fiaba il lieto fine liberatorio, che riscatta il protagonista dall’incubo del suo passato, giunge nel finale che purtroppo cede al sentimentalismo scadendo nel patetico abbraccio tra la bambina ed il maestro.
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martedì 25 luglio 2023
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grazie mille!
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Che bella recensione! ha espresso meravigliosamente le sensazioni e i pensieri che ho avuto alla fine del film, grazie mille. Matteo
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fabio 3121
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mercoledì 6 maggio 2020
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una lezione di vita per adulti e bambini
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il film canadese in lingua francese - meritatamente candidato agli Oscar 2012 nella sezione miglior film straniero e vincitore di diversi festival del cinema - è liberamente ispirato alla pièce teatrale "Bashir Lahzar" che è poi il nome del professore che si propone volontariamente di sostituire una insegnante in una scuola di Montreal non appena venuto a conoscenza che la predetta si è suicidata impiccandosi proprio in un'aula dell'edificio scolastico. Oltre al professore algerino - che poi si scoprirà essere un rifugiato politico scappato dal suo paese dopo l'incendio del suo appartamento che ha provocato la morte della moglie e dei suoi 2 figli - i protagonisti del film sono tutti i bambini della classe che dovranno elaborare l'anzidetto evento luttuoso della propria insegnante.
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il film canadese in lingua francese - meritatamente candidato agli Oscar 2012 nella sezione miglior film straniero e vincitore di diversi festival del cinema - è liberamente ispirato alla pièce teatrale "Bashir Lahzar" che è poi il nome del professore che si propone volontariamente di sostituire una insegnante in una scuola di Montreal non appena venuto a conoscenza che la predetta si è suicidata impiccandosi proprio in un'aula dell'edificio scolastico. Oltre al professore algerino - che poi si scoprirà essere un rifugiato politico scappato dal suo paese dopo l'incendio del suo appartamento che ha provocato la morte della moglie e dei suoi 2 figli - i protagonisti del film sono tutti i bambini della classe che dovranno elaborare l'anzidetto evento luttuoso della propria insegnante. Ma ad elaborare il suo lutto personale sarà anche il professore. I temi trattati dal film sono molteplici, tutti seri e drammatici: la morte, i sensi di colpa, l'immigrazione, la repressione politica, il bullismo, la pedofilia. Ma grazie al metodo di insegnamento di questo professore tradizionale e attraverso gli occhi e i temi dei suoi alunni, questo piccolo film in modo semplice, diretto e sincero trasmette empatia allo spettatore regalandoci una grande lezione di vita e sulla vita. Un plauso va all'attore Mohamed Fellag e a tutti i bambini. Assolutamente da vedere!
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emanuele1968
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lunedì 15 ottobre 2018
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molto delicato
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Il coraggio di passare oltre.
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great steven
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venerdì 9 dicembre 2016
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schiva abilmente le trappole del sentimentalismo
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MONSIEUR LAZHAR (CANADA, 2012) diretto da PHILIPPE FALARDEAU. Interpretato da MOHAMED FELLAG, SOPHIE NéLISSE, éMILIEN NéRON, DANIELLE PROULX, BRIGITTE POUPART
Emigrato dall’Algeria per problemi famigliari legati ad un’esplosione terroristica nella quale perirono sua moglie e i suoi figli, il gentile e determinato Bashir Lazhar, ex-impiegato statale e gestore di un ristorante e ora insegnante di letteratura precario arriva in Canada e ha alcune cavillose pratiche burocratiche da sbrigare per far sì che il visto di permanenza nel paese nordamericano gli venga confermato definitivamente.
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MONSIEUR LAZHAR (CANADA, 2012) diretto da PHILIPPE FALARDEAU. Interpretato da MOHAMED FELLAG, SOPHIE NéLISSE, éMILIEN NéRON, DANIELLE PROULX, BRIGITTE POUPART
Emigrato dall’Algeria per problemi famigliari legati ad un’esplosione terroristica nella quale perirono sua moglie e i suoi figli, il gentile e determinato Bashir Lazhar, ex-impiegato statale e gestore di un ristorante e ora insegnante di letteratura precario arriva in Canada e ha alcune cavillose pratiche burocratiche da sbrigare per far sì che il visto di permanenza nel paese nordamericano gli venga confermato definitivamente. Nel frattempo, in una scuola media di Montréal, Martine Lachance, insegnante molto amata dai suoi piccoli alunni ma depressa da tempo, si impicca nella loro classe. L’evento getta nel più profondo sconcerto sia i bambini che gli insegnanti, al punto che, quando Bashir si propone di sostituirla anche solo temporaneamente, fintantoché i documenti non saranno pronti per un suo soggiorno permanente in terra canadese, la preside dell’istituto ha qualche titubanza, ma alla fine gli assegna l’incarico. Il signor Lazhar ha metodi d’insegnamento poco convenzionati e ortodossi che saltano subito agli occhi dei suoi giovanissimi allievi, abituati a dettati più semplici e lezioni meno pesanti e più interattive, ma è soprattutto il ricordo di Martine a lacerare i loro cuori, a spingerli a chiedersi ossessivamente il perché del suo gesto estremo e a tormentare l’essenza fisica stessa della loro aula. Bashir è consapevole del fatto che stiano elaborando un lutto enorme, ma con la forza di volontà, l’impegno e la perseveranza che, poco a poco, riesce a ricavare dai suoi studenti, si fa rispettare e ne conquista il rispetto e la stima. Fa amicizia col collega di educazione fisica ed è invitato a cena da Claire, professoressa di teatro e grammatica. Finalmente, le questioni poco simpatiche relative ai documenti di soggiorno vengono risolti, ma Bashir, per via di aver tirato fuori troppe volte il discorso del suicidio coi suoi alunni, viene cacciato dalla preside. Coglie tuttavia l’occasione per permettere ai ragazzini di correggere una fiaba da lui scritta, incentrata sul tema del perdono, della tolleranza e della convivenza pacifica. Bashir riuscirà a stringere un rapporto speciale in particolar modo con Alice, bambina bionda dall’intelligenza viva e attenta, e con Simon, bambino irrequieto e leggermente anarchico che sente su di sé il peso della scomparsa della sua amatissima insegnante in quanto, una volta, durante una ripetizione, lei lo aveva abbracciato e lui si era rifiutato di accettare quell’atto d’affetto, travisando poi il racconto quando lo esponeva ai compagni. Il cinema canadese non ha mai avuto una gran fortuna, qui da noi, e per quel che concerne questo piccolo capolavoro di lirica drammatica e sentimenti educativi privi di retorica, è un peccato: Monsiuer Lazhar sembra, dapprincipio, presentare una storia di scuola come tante altre se ne sono già viste sul grande schermo (alunni che faticano ad integrarsi col nuovo professore, quest’ultimo che ha problemi burocratici perché viene da una nazione straniera, una storia dolorosa che ha precipitato nel rancore un’intera classe), ma in più aggiunge una dose fortificante e rivitalizzante di tensione emotiva che, invece di esplodere con violenza, cresce sequenza dopo sequenza fino a stabilizzarsi in un finale rappacificante, anche se non del tutto consolatorio, che si apre comunque all’ottimismo, alla sopportazione tenera malgrado le avversità e al candore degli affetti che, di suo, pretende esclusivamente il bene incondizionato e totale dell’altro. Il merito va alla sceneggiatura, tratta da una pièce teatrale di un’autrice francofona, che privilegia tutti i personaggi e le motivazioni che li spingono ad assumere determinati comportamenti, primo fra tutti l’insegnante dal cuore d’oro, generoso e prodigo di consigli di Fellag (un’interpretazione da Oscar!), ma anche i bambini, pur costretti sommariamente ad una recitazione corale, riescono a trovare il giusto, benché piccolo, spazio espressivo per sfoderare ottime performances, e il cast degli adulti forma un affiatato gruppo che sorregge il personaggio principale ma, in certi casi, lo ostacola anche, seppur mosso da obiezioni, ambizioni e pareri personali che tendono ad attanagliarlo e a remargli contro. Una fotografia sobria ed essenziale, abilissima nel ritratto invernale del Canada francese, con una metropoli sepolta dalla neve che funge da splendido teatro scenico per un film sentimentale che si può, a pieno titolo e contrariamente alle opinabili opposizioni, definire d’amore: l’amore si traduce, tramite le vicende e vicissitudini di adulti e bimbi, mediante la ricerca degli affetti perduti, il recupero di quelli ancora esistenti, il bisogno di ricevere e dare messaggi e cose preziose, la paura poi felicemente superata di scontrarsi e arrecare danno a coloro che si adorano e, infine, anche attraverso la conservazione dei ricordi positivi che i caratteri depositano nel proprio cuore, appartenenti al passato, ma non scevri di una finestra che si spalanchi su un futuro roseo, sebbene sarà, come i personaggi stessi sanno, irto di barriere e nuovi problemi da fronteggiare. Un inno alla carità e alla generosità senza supplementi, inserito nel contesto meravigliosamente descritto di un istituto che nulla ha da invidiare ad altre scuole fittizie della cinematografia mondiale. A livello meta cinematografico, condivide numerose affinità, anche per come viene esposto sul piano narrativo, con l’italiano La scuola (1995, Daniele Luchetti) e il più recente La classe – Entre les murs (2008, Laurent Cantet), francese.
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paolo_sem
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domenica 13 settembre 2015
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film ben riuscito
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Monsieur lazhar era un film difficile da realizzare, a causa dell' argomento che tratta e in generale il regista ha svolto un ottimo compito, infatti questo film tratta diversi punti scottanti quali: la morte, la violenza in generale nella vita, l'immigrazione, il trauma, il terrorismo e la guerra (se ne sente parlare spesso in questo film), il sistema scolastico ed estremamente associato a questo ultimo punto la pedofilia. In questa pellicola c'è tutto questo ed è uno dei problemi: infatti non riesce a trovare un punto su cui focalizzarsi, c'è un suicidio, c'è un abbraccio, c'è anche un incendio appicato a causa di un libro e i sensi di colpa di un bambino, in tutto questo si doveva trovare un punto sui focalizzarsi maggiormente.
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Monsieur lazhar era un film difficile da realizzare, a causa dell' argomento che tratta e in generale il regista ha svolto un ottimo compito, infatti questo film tratta diversi punti scottanti quali: la morte, la violenza in generale nella vita, l'immigrazione, il trauma, il terrorismo e la guerra (se ne sente parlare spesso in questo film), il sistema scolastico ed estremamente associato a questo ultimo punto la pedofilia. In questa pellicola c'è tutto questo ed è uno dei problemi: infatti non riesce a trovare un punto su cui focalizzarsi, c'è un suicidio, c'è un abbraccio, c'è anche un incendio appicato a causa di un libro e i sensi di colpa di un bambino, in tutto questo si doveva trovare un punto sui focalizzarsi maggiormente. la macchina da presa distante nei momenti in cui deve esserlo e invadente quando vuole entrare nelle vite dei protagonisti. Un finale ottimo in cui il regista decide che è il momento di abbandonare i personaggi con un abbraccio commuovente, ma senza cadere in eccessivi sentimentalismi. in genreale un progetto riuscito
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stefanocapasso
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venerdì 23 maggio 2014
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le relazioni che curano
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“Monsieur Lazhar” del canadese Philippe Failardeau è un racconto dal sapore malinconico, che affronta con tenerezza e lucidità il tema della relazione nell'educazione.
Martine, maestra di una scuola media di Montreal, si suicida impiccandosi in classe. E' la conseguenza di un piccolo scandalo seguito ai lamenti di un bimbo che si era amentato di aver avuto un abbraccio di troppo dalla amorevole maestra. E’ anche la conseguenza di un disagio che Martine si portava dietro e che evidentemente faceva trasbordare nell’ambito scolastico.
Bachir Lazhar, immigrato algerino, si presenta all'istituto per offrirsi come maestro supplente.
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“Monsieur Lazhar” del canadese Philippe Failardeau è un racconto dal sapore malinconico, che affronta con tenerezza e lucidità il tema della relazione nell'educazione.
Martine, maestra di una scuola media di Montreal, si suicida impiccandosi in classe. E' la conseguenza di un piccolo scandalo seguito ai lamenti di un bimbo che si era amentato di aver avuto un abbraccio di troppo dalla amorevole maestra. E’ anche la conseguenza di un disagio che Martine si portava dietro e che evidentemente faceva trasbordare nell’ambito scolastico.
Bachir Lazhar, immigrato algerino, si presenta all'istituto per offrirsi come maestro supplente. I suoi metodi sono quelli tradizionali, orami superati dalle nuove teorie pedagogiche. Nonostante questo riesce a costruire un ottimo rapporto con la classe. Porta con se un lutto ancora irrisolto: la sua famiglia intera è morta in seguito all’incendio della sua casa provocato da avversari politici della moglie scrittrice. Così il maestro trova l’occasione di elaborare il suo lutto partecipando all’elaborazione collettiva del lutto della classe per la morte della precedente insegnate
Quando verrà alla luce che in realtà Bachir è un rifugiato politico e non ha mai fatto l’insegnante, verrà allontanato dalla scuola sulle pressioni di alcuni genitori.
Il lutto e la sua elaborazione rappresentano il territorio in cui si svolge la transazione tra il maestro e la classe
Ed è una transazione buona, perché può essere costruita su una empatia vera.
Perché Lazhar, pur usando i sorpassati metodi di insegnamento della sua infanzia, riesce a mettersi al servizio della missione del formatore; non ne diventa protagonista o attore come sembrano fare i suoi moderni colleghi, che portano le loro esperienze personali immaginando che costituiscano un arricchimento. E’ questo che permette a Bachir Lazhar di stabilire un legame autentico con i ragazzi, fatto di contatti umani veri e regolati da ruoli ben precisi, che permettono a tutti di poter esplorare i propri confini in modo sicuro e libero.
La sua classe manca di colore, di immagini etniche, di forme variopinte, come sono le altre che finiscono per apparire asettiche, cosi rigidamente legate al modello in voga, ma certamente è una classe dove le comunicazioni sono autentiche e nitide, E come accade per ogni relazione, è la qualità della relazione stessa, la capacita di essere autenticamente presenti e nitidamente definiti che nutre e cura, piuttosto che il modello di riferimento adottato.
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carpo86
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sabato 7 settembre 2013
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film grazioso e potente
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Lasciare il proprio passato burrascoso e tormentato per cominciare una nuova vita, questa è la scelta del protagonista, Bashir Lazhar, rifugiato politico algerino trapiantato in Canada. Ricominciare è anche l'imperativo per i bambini di una classe che hanno vissuto il trauma del suicidio della propria insegnante. Bachir si propone per il ruolo, ottiene la cattedra e con i ragazzi inzia un percorso di rinascita. Il film, con una struttura esile e semplice ma mai banale, aiutato da una recitazione sempre efficace e sincera - un plauso in tal senso spetta ai bimbi - porta il fruitore a riflettere sul tema della morte, della dinamica della sua metabolizzazione, della possibilità e della forza di volontà che l'aiuto vicendevole porta a un nuovo stato di vita, più consapevole.
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Lasciare il proprio passato burrascoso e tormentato per cominciare una nuova vita, questa è la scelta del protagonista, Bashir Lazhar, rifugiato politico algerino trapiantato in Canada. Ricominciare è anche l'imperativo per i bambini di una classe che hanno vissuto il trauma del suicidio della propria insegnante. Bachir si propone per il ruolo, ottiene la cattedra e con i ragazzi inzia un percorso di rinascita. Il film, con una struttura esile e semplice ma mai banale, aiutato da una recitazione sempre efficace e sincera - un plauso in tal senso spetta ai bimbi - porta il fruitore a riflettere sul tema della morte, della dinamica della sua metabolizzazione, della possibilità e della forza di volontà che l'aiuto vicendevole porta a un nuovo stato di vita, più consapevole. Il protagonista inizialmente si scontra con un mondo diverso dal prorpio di origine, ove i rapporti scolastici sono caratterizzati da un eccessivo politically correct, i genitori spesso sono assenti o si limitano a criticare, la morte violenta viene oscurata e non analizzata ma riesce a svolgere egregiamente il ruolo di educatore e padre, in grado di far affrontare ai suoi allievi il dolore, la paura, la depressione di un evento per loro traumatico, fino a portarli a esprimere i loro sentimenti, a liberarsi, a tornare a vivere. E lui con loro.
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mericol
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giovedì 25 luglio 2013
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insegnante improvvisato, maestro straordinario
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In una scuola di Montreal, Canada, si cerca un maestro per una classe di 10-12enni. Per rimarginare una tragedia. L’insegnante precedente,Martine, si è suicidata, impiccandosi proprio nell’aula ove esercitava.
Si presenta e viene assunto un rifugiato algerino, Bechir Lazhar (Fellag) che afferma di avere già esercitato la professione di maestro nella nazione di provenienza, per dedicarsi poi, per motivi familiari, alla gestione di un ristorante.
Lazhar si assume il compito di riportare serenità in una scolaresca traumatizzata dall’evento tragico della maestra.
Una bambina,forse la più sensibile del gruppo, nel tema assegnato sulla “violenza” scrive: “La nostra maestra ha commesso forse un atto di violenza,volendo lasciare a noi un messaggio.
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In una scuola di Montreal, Canada, si cerca un maestro per una classe di 10-12enni. Per rimarginare una tragedia. L’insegnante precedente,Martine, si è suicidata, impiccandosi proprio nell’aula ove esercitava.
Si presenta e viene assunto un rifugiato algerino, Bechir Lazhar (Fellag) che afferma di avere già esercitato la professione di maestro nella nazione di provenienza, per dedicarsi poi, per motivi familiari, alla gestione di un ristorante.
Lazhar si assume il compito di riportare serenità in una scolaresca traumatizzata dall’evento tragico della maestra.
Una bambina,forse la più sensibile del gruppo, nel tema assegnato sulla “violenza” scrive: “La nostra maestra ha commesso forse un atto di violenza,volendo lasciare a noi un messaggio. Noi certo non possiamo punirla perché lei è morta”.
Lazhar dunque affronta un arduo percorso: riportare serenità in un ambiente di adolescenti fortemente influenzato dall’episodio imprevisto e tragico.
Da parte sua c’è anche l’esigenza di vedersi riconosciuto il diritto alla residenza e alla cittadinanza canadese. Proviene da Algeri. Qui la sua famiglia è stata distrutta da un incendio doloso.
Un film,che pur trattando eventi bui e drammatici, vive su luci di umanità, fatta di comprensioni, talvolta pure di incomprensioni, che mirano però tutte insieme a maturare il carattere dei personaggi. Compreso quello del maestro, che in effetti insegnante non era mai stato in Algeria, ma soltanto ristoratore. Riesce ad insegnare bene senza diploma (come affermato, con sottile furberia, nella pubblicità del film !). Improvvisatosi insegnante per trovare uno sbocco più felice alla sua tragedia familiare e alla sua esistenza.
Rifiutato alla fine inevitabilmente dalla preside (come era possibile accettarlo senza diploma?) trova la sua ragione di vita nell’amore conquistato tra i suoi giovani allievi, rappresentato nella scena finale da una bambina sensibile( la stessa del tema sulla violenza).
Il regista P. Falardeau, che riporta sullo schermo un’opera teatrale, usa un tocco leggero e delicato nel trattare un argomento spesso difficile, nell’approfondire le psicologie. Apprezzabile la linearità del racconto che non scade mai nel patetico.
La colonna sonora, che interviene solo saltuariamente, accompagnando le scene più significative e toccanti, ma più toccanti anche per la colonna sonora ( tra l’altro Scarlatti e Mozart), è costituita da sonate per piano.
Film decisamente riuscito, pregevole, scuote i sentimenti, a tratti delizioso. Ai limiti del capolavoro.
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