Arirang è una canzone che i coreani cantano quando sono depressi. Arirang... Arepigliate Kim. Dopo un incidente che stava per costare la vita ad una sua attrice sul set di Dream e dopo esser stato tradito da alcuni suoi collaboratori Kim decide di isolarsi per tre anni sulle colline di un freddo paese coreano. Crisi esistenziale, crisi creativa, il fantomatico blocco del regista. E' legittimo e sano isolarsi, gli artisti lo fanno, anzi, di per sé sono sempre isolati. L'auto-reclusione di Kim (vabbé, sta su una casetta dove poco sotto si staglia il piccolo e grazioso paesello) va tuttavia a sfociare nella necessità di filmare il tutto, o comunque la fase finale (pare che Kim sia rimasto su quella casa per tre lunghi anni). L'ego può essere irritante, quando poi questo si prende possesso di una mente creativa l'auto referenzialità straborda in modo spigoloso nonché irritante. Per il filosofo Derrida nell'io che si pronuncia come pronome una DIFFERENZA impedisce ogni volta la presenza a sé stessi. Una "assenza" salvifica. Il problema è che Kim tenta di colmare quella differenza di sé a sé filmandosi e creandosi anche in forma di un Kim razionale che interroga un Kim depresso, poi nella forma di un'ombra di Kim che parla con un Kim riflessivo nonché in una terza o quarta figura che ri-osserva il girato dallo schermo del suo computer (e questo è un punto a favore di Kim, il ridere di sé stesso guardandosi piangere). Kim si muove, esce dalla tenda che ha montato all'interno della casa, si affaccia, fa la cacca, si lava i denti, dona gli scarti del suo cibo al gatto. Già, il cibo. Il cibo è onnipresente. Kim mangia in continuazione, Kim col suo video-confessione mastica, produce rumori, risucchi. "Arirang, sulle colline Arirang mandami per favore" canta Kim e sono parti strazianti, nel senso che non se po' sentì. Se Kim con la macchina da presa ci sa fare (parlo dei suoi film precedenti) è decisamente negato per il bel canto ma la cosa peggiore è che lui se ne frega e canta, canta, canta a squarciagola "Arirang, sulle colline Arirang mandami per favore". E piange, e si costruisce una macchina per il caffè (mmm, il superbo caffè coreano) e parla di come ci nutriamo di corpi stressati, di come lo stress passi di mano in mano, di corpo in corpo di stress in stress. Eccessi di stress. Stress, stress, stress. Depressione. Mal di vivere, mal di pancia. Bisognerebbe capire quali erano gli intenti di Kim e quanto sia sincero e quanto paraculo e quanto ironico. Solo comprendendo il panneggio si può pesare il senso di questo film. Ha le carte in regola per essere una boiata micidiale ma sospetto nasconda elementi non trascurabili. Le sfumature, il velo e la silhouette della sostanza che cela al di sotto. Un po' come i capelli lunghi e svolazzanti di Kim, a volte sembrano neri, altre volte bianchi.
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