dario74
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lunedì 12 dicembre 2011
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bellissimo
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Si ride per 90 minuti (letteralmente!!! tutta la sala gremita partecipava con entusiasmo e con scrosci di risate e applausi...). Ci sono trovate geniali e senza un minimo di retorica o volgarità... Tra l'altro è scritto da due sorelle turche/tedesche di terza generazione con spunti autobiografici. Il tema è serio con momenti di vera commozione trasuda ironia verità e regala momenti a dir poco esilaranti!! 5 STELLE per le risate e il buon umore!!!
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flyanto
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lunedì 12 dicembre 2011
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le condizioni di una famiglia di emigranti negli a
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Film in cui viene descritta la condizione di una famiglia di turchi emigrati in Germania all'inizio degli anni '60 divisa tra il legame con le tradizioni passate e la presenza delle usanze del nuovo paese ospitante.
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rabbit58
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domenica 11 dicembre 2011
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mediocre
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Il soggetto poteva essere interessante anche se di film sull' "integrazione" ne abbiamo visti di molto più divertenti.
L'ho trovato noioso e anche un po' pretenzioso, qualcosa di incompiuto che non ha saputo svolgere il tema come avrebbe potuto: poco esplorati i personaggi e una vicenda in sè pretestuosa e mal raccontata.
Infine non mi sono piaciute affatto alcune scene e battute contro la religione cristiana: se in un film girato da un "occidentale" ci fossero state analoghe sequenze contro l'islam... poviamo a immaginare cosa sarebbe successo.
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brian77
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sabato 10 dicembre 2011
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voglia di omologazione
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La commedia fila via leggera, il tempo scorre rapidamente, i personaggi e il clima familiare hanno una loro simpatia. Però, per tutto il tempo, ero anche infastidito. Perché il racconto procede solo per scenette furbastre, nello stile e nella mentalità di un filmato fatto per youtube. Alla fine il bambino che va a fare il discorso lanciando occhiatine come se stesse facendo lo spot di una bibita in tv, mamma mia... E' come se alla regista non fregasse assolutamente niente delle persone di cui parla, ma le usasse solo per fare il suo raccontino ammiccante, tutto mossettine e smancerie. Non elimina tutti i contrasti solo nella vicenda, lo fa anche nello stile, vuole solo accattivarsi le simpatie dello spettatore attraverso la strada più banale.
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La commedia fila via leggera, il tempo scorre rapidamente, i personaggi e il clima familiare hanno una loro simpatia. Però, per tutto il tempo, ero anche infastidito. Perché il racconto procede solo per scenette furbastre, nello stile e nella mentalità di un filmato fatto per youtube. Alla fine il bambino che va a fare il discorso lanciando occhiatine come se stesse facendo lo spot di una bibita in tv, mamma mia... E' come se alla regista non fregasse assolutamente niente delle persone di cui parla, ma le usasse solo per fare il suo raccontino ammiccante, tutto mossettine e smancerie. Non elimina tutti i contrasti solo nella vicenda, lo fa anche nello stile, vuole solo accattivarsi le simpatie dello spettatore attraverso la strada più banale. In un film che parla di identità e integrazione, è come se avesse rinunciato in partenza alla propria identità per farsi parlare da un linguaggio pubblicitario/mtv/globalizzato.
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[+] concordo ma una stella bastava e avanzava
(di luana)
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giuliacanova
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venerdì 9 dicembre 2011
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film leggero e consolatorio
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E' un'altra commedia che si inserisce nel filone che tratta dell'integrazione razziale con ironia. In questo caso è una famiglia turca in Germania. Il film nella prima mezz'ora è gradevole con molti spunti divertenti e tocchi surreali, ma poi le premesse vengono deluse nella seconda parte. Molte situazioni inverosimili e forzate, qualche incongruenza di narrazione, e un finale abbastanza scontato. Rimangono impressi alcuni personaggi e tutti sono ben interpretati, ma la storia ci abbandona subito dopo la visione del film.
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riccardo tavani
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mercoledì 7 dicembre 2011
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andata e ritorno dall'anatolia alla merkel
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La commedia etnica è diventata un genere a sé che si intesse ormai di variazioni sul tema e si intona a sfumature di volta in volta più comiche o più sentimentali, più nostalgiche o di richiamo all'orgoglio dell'origine. Nell’area europea è soprattutto in Inghilterra e in Germania che il genere riscuote maggior successo, mentre in Francia la tessitura è maggiormente drammatica e in Italia gli esempi sono ancora pochi e tali da non staccare caratteristiche precise e significative. In questo Almanya sono messi in scena un po’ tutti gli ingredienti che fanno il genere. La famiglia di Hüseyin e Fatma Yilmaz, originaria di uno sperduto villaggio pastorale dell’Anatolia, si è ormai accresciuta di figli e nipoti nati ed educati in Germania, fino al piccolo Cenk, il quale comincia a farsi un sacco di domande sugli strani, doppi comportamenti di genitori, zii e nonni circa le loro duplici “Heimat” o patrie, quella d’origine, la Turchia, e quella di adozione, la Germania.
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La commedia etnica è diventata un genere a sé che si intesse ormai di variazioni sul tema e si intona a sfumature di volta in volta più comiche o più sentimentali, più nostalgiche o di richiamo all'orgoglio dell'origine. Nell’area europea è soprattutto in Inghilterra e in Germania che il genere riscuote maggior successo, mentre in Francia la tessitura è maggiormente drammatica e in Italia gli esempi sono ancora pochi e tali da non staccare caratteristiche precise e significative. In questo Almanya sono messi in scena un po’ tutti gli ingredienti che fanno il genere. La famiglia di Hüseyin e Fatma Yilmaz, originaria di uno sperduto villaggio pastorale dell’Anatolia, si è ormai accresciuta di figli e nipoti nati ed educati in Germania, fino al piccolo Cenk, il quale comincia a farsi un sacco di domande sugli strani, doppi comportamenti di genitori, zii e nonni circa le loro duplici “Heimat” o patrie, quella d’origine, la Turchia, e quella di adozione, la Germania. E proprio il giorno in cui i nonni, dopo quasi mezzo secolo, ottengono la piena nazionalità tedesca con relativi passaporti, il vecchio Hüseyin svela, davanti a tutta la famiglia riunita, che ha comprato una casa nel villaggio d’origine e vuole ora che tutti lo seguano in viaggio laggiù per vederla e rimetterla a posto. Una volta arrivata in aereo a Istanbul, la famiglia noleggia un variopinto pulmino che punta dritto verso l’amata Anatolia. Il film diventa un tipico road movie, il quale, però, ha un doppio movimento. Quello spaziale, geografico in avanti e in direzione della Heimat originaria, e quello all’indietro della memoria, dei ricordi, da questa patria agricola e pastorale a quella industriale della Germania. Il viaggio della memoria è vissuto dal piccolo Cenk attraverso il racconto della giovane zia Canan, studentessa universitaria, la quale sta vivendo il dramma interiore di essere rimasta incinta e non di un ragazzo turco e nemmeno tedesco, ma inglese e questa sarà la cosa più difficile da dire a sua madre. Ma anche i due figli maggiori dei nonni, nati anche loro in Anatolia, rivivono i timori, le attese e le speranze della loro infanzia nel villaggio atavico e poi del trasferimento in un vecchio casermone di una periferia industriale tedesca. La vita li ha cambiati molto e ha insinuato tra loro qualche velenosa crepa e inconciliabili incomprensioni. Il viaggio si snoda tra sorprese amare e piacevoli, tra i personaggi di ieri e di oggi, tra vita e morte, tra lacrime e risa, fino alla fatidica casa acquistata da Hüseyin: nient'altro che un rudere costituito da un solo troncone di parete con porta, che affaccia, però, su una piccola valle con una struggente ansa di fiume. La vera casa è la propria terra, quella su cui la propria vita è stata “gettata” come un seme che vi rimane legato anche quando muore. Il finale, con protagonista assoluto il piccolo Cenk e Angela Merkel, commuove, anche se un po' troppo consolatorio in relazione alla durezza delle condizioni umane che l'emigrazione ha rappresentato e ancora oggi rappresenta nella storia dei popoli.
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