epidemic
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mercoledì 26 gennaio 2011
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8 pieno
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visto appena uscito. Semplicemente stupendo. Dalla gran scelta del bianco e nero, al tono grottesco e comico allo stesso tempo. Una sceneggiatura vincente e una serie di gag veramente buone. Si candida sicuramente ai primi dieci titoli dell'anno....immaginando cosa uscirà nelle sale
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pipay
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domenica 16 gennaio 2011
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uscirà presto dalle sale...
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Il film, per l'originalità con cui è trattato il tema della morte, ovvero il desiderio di porre fine alla propria vita commissionando ad altri il "proprio suicidio", che dovrebbe avvenire in una clinica specializzata a tale macabro scopo; per l'insolita l'ambientazione: la clinica, appunto, immensa, appartata e dall'aspetto austero e sinistro; per alcune scene grottesche al limite del reale; per la singolare regia, che ha optato - tra l'altro - per l'abolizione del colore, avrebbe avuto parecchi elementi per diventare un lavoro ben fatto, interessante e non privo di spessore. Invece niente di tutto questo. Cosa voleva comunicarci, chi ha ideato questa storia? che nonostante tutto si rimane sempre ancorati alla vita, costi quel che costi, perché la morte non fa piacere a nessuno? Ebbene, qualunque fosse l'intento iniziale, è miseramente naufragato in un coacervo di personaggi strampalati, di situazioni assurde, irrisolte o inspiegabili.
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Il film, per l'originalità con cui è trattato il tema della morte, ovvero il desiderio di porre fine alla propria vita commissionando ad altri il "proprio suicidio", che dovrebbe avvenire in una clinica specializzata a tale macabro scopo; per l'insolita l'ambientazione: la clinica, appunto, immensa, appartata e dall'aspetto austero e sinistro; per alcune scene grottesche al limite del reale; per la singolare regia, che ha optato - tra l'altro - per l'abolizione del colore, avrebbe avuto parecchi elementi per diventare un lavoro ben fatto, interessante e non privo di spessore. Invece niente di tutto questo. Cosa voleva comunicarci, chi ha ideato questa storia? che nonostante tutto si rimane sempre ancorati alla vita, costi quel che costi, perché la morte non fa piacere a nessuno? Ebbene, qualunque fosse l'intento iniziale, è miseramente naufragato in un coacervo di personaggi strampalati, di situazioni assurde, irrisolte o inspiegabili. Tutto si è perso tra le pieghe di un progetto cinematografico o vicenda che si distrugge da sola, che non lascia niente di buono, che comunque rimane abbozzata, irrisolta e anche piuttosto noiosa. Credo che questa "specie" di film uscirà presto dalle sale, poco visto o dimenticato con l'amarezza di aver perso un'ora e mezza del proprio tempo.
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emaspac
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lunedì 17 gennaio 2011
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violenza latente
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"Cosa voleva comunicarci, chi ha ideato questa storia?"
Gli aspiranti suicidi, nel film, sono delle persone fondamentalmente deviate, che andrebbero curate psicologicamente piuttosto che accompagnate nella loro devianza: la loro carica di irrispettosa violenza, intrinseca nella volontà di suicidarsi, si potrebbe dipanare anche sul prossimo, se l'omicidio non fosse limitato dalla fortissima censura sociale: ed il film questo intende dimostrare. Lo spartiacque avviene con lo sdoganamento dell'assassinio, che 'libera' i nostri pazienti dalla censura, ed avviene nel momento esatto in cui questi vengono assediati. Ognuno di loro estrinseca la mancanza di rispetto per la vita con la violenza omicida: da potenziale suicida ad omicida seriale.
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"Cosa voleva comunicarci, chi ha ideato questa storia?"
Gli aspiranti suicidi, nel film, sono delle persone fondamentalmente deviate, che andrebbero curate psicologicamente piuttosto che accompagnate nella loro devianza: la loro carica di irrispettosa violenza, intrinseca nella volontà di suicidarsi, si potrebbe dipanare anche sul prossimo, se l'omicidio non fosse limitato dalla fortissima censura sociale: ed il film questo intende dimostrare. Lo spartiacque avviene con lo sdoganamento dell'assassinio, che 'libera' i nostri pazienti dalla censura, ed avviene nel momento esatto in cui questi vengono assediati. Ognuno di loro estrinseca la mancanza di rispetto per la vita con la violenza omicida: da potenziale suicida ad omicida seriale. Solo la giovane donna, che è poi l'unica persona che aveva un gravissimo problema fisico, oggettivo, ritrova il senso delle cose. Il messaggio è chiaro, ed è fin troppo banale: è ipocrita chiamare servizio sociale una clinica che aiuta a suicidarsi, quando invece la società giustamente aspira ad aiutare i malati che esprimono gli stessi problemi mentali, con la stessa carica di violenza, magari verso il prossimo. Ognuno dei pazienti è un deviato perchè soffre palesemente di qualche mancanza affettiva/cognitiva: andrebbe aiutato a risolvere il conflitto, non portato alla morte.
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renato volpone
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lunedì 17 gennaio 2011
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scioccante
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Il bianco e nero del film, l'inverno e la neve avvolgono l'inquietante clinica del Dottor Kruger in un gelido brivido. I pazienti, volontariamente, invocano il suicidio assistito per un dolce trapasso. Esaudendo l'ultimo loro desiderio il Dottore somministra un veleno che li porterà nel sonno eterno in appena tre minuti. Il ritmo è dolce e delicato con gli infermieri che si prendono a cuore i malati e soffrono per il distacco, ma lentamente la tensione cresce, lo scenario cambia completamente, la dolcezza del suicidio invocato diventa paura per l'omicidio provocato. Le scene diventano crude, gelide nel rigore invernale, pura sofferenza in un grottesco dipinto che spinge al riso contraendolo subito in una smorfia di dolore.
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Il bianco e nero del film, l'inverno e la neve avvolgono l'inquietante clinica del Dottor Kruger in un gelido brivido. I pazienti, volontariamente, invocano il suicidio assistito per un dolce trapasso. Esaudendo l'ultimo loro desiderio il Dottore somministra un veleno che li porterà nel sonno eterno in appena tre minuti. Il ritmo è dolce e delicato con gli infermieri che si prendono a cuore i malati e soffrono per il distacco, ma lentamente la tensione cresce, lo scenario cambia completamente, la dolcezza del suicidio invocato diventa paura per l'omicidio provocato. Le scene diventano crude, gelide nel rigore invernale, pura sofferenza in un grottesco dipinto che spinge al riso contraendolo subito in una smorfia di dolore.
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