Innocenti bugie

Prendete una base di “Reazione a Catena”, aggiungete “Il Santo”, diluite con un bel po’ di “The Mexican” o, ancora meglio, “Mr. e Mrs. Smith” e se proprio volete lasciarvi andare spolverate un pizzico di “Sciarada”: quello che otterrete sarà “Innocenti Bugie”. Peccato che, se Cameron Diaz pur non essendo Audrey Hepburn offre una buona interpretazione, di sicuro Tom Cruise non è né Cary Grant né il se stesso di “Nato il 4 Luglio”. Il risultato è un film che non si prende mai troppo sul serio, e questo rientra (insieme alla prestazione della Diaz) tra i pregi. A fare da contrappeso ci sono però innumerevoli difetti, cominciando da lui, Tom Cruise/Roy Miller: un prodigio fin da bambino (capo boy-scout, vincitore del campionato di nuoto, combattente in Kuwait e infine miglior agente che la CIA abbia in circolazione), e finendo agli inseguimenti, che più che a Hollywood sembra di stare sul set di “Squadra Speciale: Cobra 11”. Una trama vista e rivista dove cambiano le battute (e ce n’è anche qualcuna carina), ma la sostanza rimane la stessa. Roy è un super-agente segreto, Jane è una giovane meccanica riparatrice di vecchie auto. Si incontrano per caso (o almeno così sembra all’inizio) dopodiché entrano in ballo CIA e trafficanti di armi spagnoli per una pila che ha un super potere energetico. Tutti pensano che Miller sia un doppiogiochista mentre lui, armato di buoni principi e un arsenale da terza guerra mondiale, vuole solamente evitare che la pila cada in mani sbagliate. Tecnicamente ciò che si evince dalla visione del film è che, mentre la Diaz divertendosi riesce anche a recitare, vedi il monologo da nevrotica-sentimentale nella toilette dell’aereo, il compagno Tom appare invece distratto o forse semplicemente stanco dei ruoli da “Mission: Impossible”. Ma con il sorrisetto sempre in tasca vicino al piano di riserva riesce comunque a sgominare un’orda di agenti della CIA. Sta di fatto che la finzione la fa da padrona e tra le pallottole che fischiano a pochi centimetri dalla sua testa, Miller può anche lasciarsi andare ad un bacio appassionato con la bella sconosciuta. Forse un premio, come miglior scena improbabile di sempre, lo meriterebbe la scena del combattimento sul treno quando uno dei tanti famelici cattivi, dopo essersi estratto un coltello dal cuore viene colpito e scaraventato fuori dal finestrino rimanendo aggrappato ad una corda di salsicce!!! Beh, che dire … E’ incredibile che il regista sia lo stesso Mangold di “Cop Land”, “Identità” e “Ragazze Interrotte”. Ma se, come dice il nostro eroe (Miller), “non capita mai niente per caso” non resta che chiedersi “Quale caso (o necessità) ha spinto Mangold a girare questo film?”.