filippo catani
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sabato 4 febbraio 2012
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gorbaciof napoletano
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Napoli. Il contabile del carcere di Poggioreale, ribattezzato Gorbaciof a causa di una vistosa voglia nella fronte, gioca i soldi del carcere nelle bsiche clandestine fin quando si innamorerà di una giovane cinese che sta al bancone del locale dove nel retro si riunisce la bisca.
Dramma intenso con la recitazione dello straordinario Toni Servillo che riesce a mimetizzarsi perfettamente nel personaggio riuscendo quasi a scomparire. Il film è assai poco parlato ma i pochi dialoghi presenti sono assolutamente incisivi (si parla uno stretto dialetto napoletano). La storia coinvolge un emarginato come Gorbaciof che non ha altra passione se non quella terribile del gioco d'azzardo e una giovane cinese vittima di angherie e soprusi di ogni genere.
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Napoli. Il contabile del carcere di Poggioreale, ribattezzato Gorbaciof a causa di una vistosa voglia nella fronte, gioca i soldi del carcere nelle bsiche clandestine fin quando si innamorerà di una giovane cinese che sta al bancone del locale dove nel retro si riunisce la bisca.
Dramma intenso con la recitazione dello straordinario Toni Servillo che riesce a mimetizzarsi perfettamente nel personaggio riuscendo quasi a scomparire. Il film è assai poco parlato ma i pochi dialoghi presenti sono assolutamente incisivi (si parla uno stretto dialetto napoletano). La storia coinvolge un emarginato come Gorbaciof che non ha altra passione se non quella terribile del gioco d'azzardo e una giovane cinese vittima di angherie e soprusi di ogni genere. E' meraviglioso vedere come Gorbaciof e la ragazza pur non riuscendo a comunicare tramite le parole riescano a intrattenere un rapporto sulla base di passioni e sentimenti concordanti. E poi tutto attorno c'è la povertà, il degrado di certi quartieri e l'insospettabile gestore della bisca. Un film da vedere e che fa anche della brevità un punto di forza onde non perdersi in inutili bizantinismi.
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celeb
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giovedì 9 aprile 2015
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servillo è servillo
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"Mercoledì, prima non li tengo". E' la frase, che il protagonista, un silenzioso Tony Servillo, ripete ai suoi creditori. Marino Pacileo, detto Gorbaciof, a causa di un evidente voglia sulla fronte, che ricorda il promotore della perestrojca russa, è il contabile del carcere di Poggioreale. Giocatore incallito, trascorre le serate in una bisca nel retro di un locale gestito da un cinese, anche lui giocatore. Lo strano rapporto con la figlia di quest'ultimo ne mette in risalto le debolezze e la fragilità che il passo deciso e il volto serio non lasciano trapelare. Per aiutare il padre della ragazza, ruba dei soldi dalla cassa del penitenziario. Trovatosi travolto dai debiti, cerca di uscirne facendo "piccoli favori" ad un suo collega con la divisa, che poco ha a che vedere con questa.
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"Mercoledì, prima non li tengo". E' la frase, che il protagonista, un silenzioso Tony Servillo, ripete ai suoi creditori. Marino Pacileo, detto Gorbaciof, a causa di un evidente voglia sulla fronte, che ricorda il promotore della perestrojca russa, è il contabile del carcere di Poggioreale. Giocatore incallito, trascorre le serate in una bisca nel retro di un locale gestito da un cinese, anche lui giocatore. Lo strano rapporto con la figlia di quest'ultimo ne mette in risalto le debolezze e la fragilità che il passo deciso e il volto serio non lasciano trapelare. Per aiutare il padre della ragazza, ruba dei soldi dalla cassa del penitenziario. Trovatosi travolto dai debiti, cerca di uscirne facendo "piccoli favori" ad un suo collega con la divisa, che poco ha a che vedere con questa. Buna la regia di Icerti, che predilige uno stile minimal nei dialoghi ma non nelle espressioni dei protagonisti. Come sempre la performance di Servillo è eccezionale. D'altronde il suo volto fa parte della sua fortuna. Cupo, silenzioso, deciso, il suo personaggio con quella capigliatura poco credibile è tra i più azzeccati da lui interpretati. La storia gira intorno a lui e in lui ahimè si esaurisce. Troppo banale, troppo prevedibile. E la cura che la dolce Lila, mette nel medicare le ferite dell'acciaccato Gorbaciof è una scena vista e rivista. Buone le inquadrature. Azzeccate le musiche. Sta di fatto che servillo oscura tutti gli altri personaggi, rendendoli marginali e poco caratterizzati. Originale il contrasto tra i due protagonisti. Da un lato una natura corrotta,vissuta, rude tutta racchiusa nel volto di Servillo. Dall'altro l'innocenza e la dolcezza di Lila. Timida, impacciata e di una pura bellezza orientale. Il finale, come nella scena dell'improvvisata infermierina Lila. è troppo banale e scontato. Nonostante tutto Servillo mette in salvo incerti. Bisogna comunque dare atto al regista dell'ottimo impianto generale, dello stile deciso, veloce e profondo del film. E il cinema Italiano può annoverare anche il suo nome tra i giovani talentuosi registi del futuro.
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marcello desideri
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martedì 7 giugno 2011
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un filmetto
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Tutti si aspettavano di più. Se non altro per il titolo. Se non altro per il protagonista Tony Servillo. Ma un film è un'opera più complessa che riprendere uno straordinario interprete, immesso in una flebile, flebilissima storia. C'è qualcosa comunque, che salverei: le atmosfere incantate, alcune inquadrature, molto suggestive, la bellezza di Yang Mi. Vedendo il backstage del film, non posso non notare l'antipatia del regista Stefano Incerti, a tratti presuntuoso, a volte arrogante e spesso, senza avere idee chiare in testa. Permettetemi questa osservazione del tutto personale e forse fuori luogo. Ma, se un film nasce dal cuore del regista, qui di cuore se ne vede poco.
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Tutti si aspettavano di più. Se non altro per il titolo. Se non altro per il protagonista Tony Servillo. Ma un film è un'opera più complessa che riprendere uno straordinario interprete, immesso in una flebile, flebilissima storia. C'è qualcosa comunque, che salverei: le atmosfere incantate, alcune inquadrature, molto suggestive, la bellezza di Yang Mi. Vedendo il backstage del film, non posso non notare l'antipatia del regista Stefano Incerti, a tratti presuntuoso, a volte arrogante e spesso, senza avere idee chiare in testa. Permettetemi questa osservazione del tutto personale e forse fuori luogo. Ma, se un film nasce dal cuore del regista, qui di cuore se ne vede poco. E se ci fosse stato un altro attore a posto di Servillo, mi chiedo che film sarebbe venuto fuori. Se non ci fosse stata la superba maschera cucita sul volto dell'attore napoletano, cosa sarebbe rimasto di questo film? Il finale, imita, copia, addirittura un film di basso livello (tre uomini ed una gamba mi pare... di aldo giovanni e giacomo) che a loro volto imitano (come si è detto) Tarantino in Pulp Fiction. Un colpo dalla pistola partito per caso, uccide il malcapitato Gorbaciof. Insomma, per fare un film, occorrono molte più idee, tecnica e studio. E' triste vedere che si fanno film, giusto per farli.
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algernon
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sabato 16 ottobre 2010
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i trucchetti del contabile
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Matteo Pacileo detto Gorbaciof è un contabile del carcere di Poggioreale a Napoli. Molto abile nel contare, sommare, e soprattutto sottrarre. Così prende in prestito delle somme per il poker che pratica nel retrobottega di un ristorante cinese, per poi restituirle, quando ci riesce. Toni Servillo interpreta questo personaggio con la sua consueta bravura, con mosse, facce, posture strampalate, navigando con perizia nello squallore dei sotterfugi e degli illeciti. La regia è buona, così come la fotografia. Però la storia si perde un po' nella seconda parte, con sviluppi improbabili con la ragazza del ristorante cinese, che il protagonista vuole salvare dai rischi dovuti alle perdite del padre, anche'egli giocatore, e con scene lunghe e leziose quanto inutili in compagnia della ragazza.
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Matteo Pacileo detto Gorbaciof è un contabile del carcere di Poggioreale a Napoli. Molto abile nel contare, sommare, e soprattutto sottrarre. Così prende in prestito delle somme per il poker che pratica nel retrobottega di un ristorante cinese, per poi restituirle, quando ci riesce. Toni Servillo interpreta questo personaggio con la sua consueta bravura, con mosse, facce, posture strampalate, navigando con perizia nello squallore dei sotterfugi e degli illeciti. La regia è buona, così come la fotografia. Però la storia si perde un po' nella seconda parte, con sviluppi improbabili con la ragazza del ristorante cinese, che il protagonista vuole salvare dai rischi dovuti alle perdite del padre, anche'egli giocatore, e con scene lunghe e leziose quanto inutili in compagnia della ragazza. E poi la ricerca di denaro porta il protagonista dalla contabilità alla rpina, in cui riesce meno bene. Così così.
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danielepodda
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domenica 15 maggio 2011
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pessima imitazione di...
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Il film si regge solo sulle spalle del protagonista, un Tony Servillo cui tocca fare di tutto, pure la scimmia in metropolitana, e il sospetto che nasce spontaneo è che quella scena è stata girata solo per una casuale combinazione, magari Servillo durante le riprese rivelò di saper fare quella smorfia molto bene e il regista ci ha ricamato sopra, anche perchè il nesso con il resto del racconto non si trova.
Sarà un cameo.
Si può traquillamente affermare che a parte questa originalità del personaggio Gorbaciof nonché della sua pettinatura posticcia, Brian De Palma e Quentin Tarantino avrebbero da ridire non poco nel vedere quanto plagio sia stato perpetrato nei loro riguardi.
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Il film si regge solo sulle spalle del protagonista, un Tony Servillo cui tocca fare di tutto, pure la scimmia in metropolitana, e il sospetto che nasce spontaneo è che quella scena è stata girata solo per una casuale combinazione, magari Servillo durante le riprese rivelò di saper fare quella smorfia molto bene e il regista ci ha ricamato sopra, anche perchè il nesso con il resto del racconto non si trova.
Sarà un cameo.
Si può traquillamente affermare che a parte questa originalità del personaggio Gorbaciof nonché della sua pettinatura posticcia, Brian De Palma e Quentin Tarantino avrebbero da ridire non poco nel vedere quanto plagio sia stato perpetrato nei loro riguardi.
L'ossatura della poca trama di Gorbaciof è liberamente tratta da Carlito's Way di De Palma e il presuntuoso finale ad effetto è un ibrido tra la tragedia di Carlito (lui che cerca invano di cambiare vita per partire con la sua amata dopo l'ultimo "servizio") e la follia di Pulp Fiction dove Travolta nei panni di Vincent Vega fa saltare la testa a Marvin, il passeggero del sedile posteriore, semplicemente perchè gli scappa un colpo mentre parla con la pistola in mano.
Il presupposto per vedere Gorbaciof non è amare o meno le interpretazioni di Servillo bensì il non aver visto i film migliori sullo stesso tema.
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mariac
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lunedì 18 ottobre 2010
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stupore
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Stupore…..questa è la sensazione immediata che ho provato durante la proiezione del film. La trama che manca di qualsiasi spessore risulta inconsistente, quasi incomprensibile eppure colpisce per l’originalità, per la velocità delle scene, per la capacità di immaginazione che suscita nello spettatore che viene quasi folgorato dai visi segnati degli attori da cui si riesce a raccogliere le emozioni in modo immediato.
Mancano i dialoghi, si ha l’impressione di assistere quasi ad un film muto ed è forse questo l’aspetto che rende meno sopportabile la seduta in poltrona ma la spiegazione delle scene, della storia è affidata tutta al volto, alla mimica, alle espressioni del protagonista, che imbruttito parecchio, è capace di farti affondare nei suoi dolori senza mai proferire una parola al riguardo.
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Stupore…..questa è la sensazione immediata che ho provato durante la proiezione del film. La trama che manca di qualsiasi spessore risulta inconsistente, quasi incomprensibile eppure colpisce per l’originalità, per la velocità delle scene, per la capacità di immaginazione che suscita nello spettatore che viene quasi folgorato dai visi segnati degli attori da cui si riesce a raccogliere le emozioni in modo immediato.
Mancano i dialoghi, si ha l’impressione di assistere quasi ad un film muto ed è forse questo l’aspetto che rende meno sopportabile la seduta in poltrona ma la spiegazione delle scene, della storia è affidata tutta al volto, alla mimica, alle espressioni del protagonista, che imbruttito parecchio, è capace di farti affondare nei suoi dolori senza mai proferire una parola al riguardo.
La scrittura del soggetto è interessante ma ciò che lo rende a mala pena tollerabile è il talento di Toni Servillo che da uomo di strada, traffichino, amante del gioco d’azzardo, diventa un pagliaccio davanti alla donna che lo folgora per la grazia, per la bellezza, per il coraggio di abbandonarsi ad uno sconosciuto. Il cambiamento delle espressioni del suo volto è a dir poco sorprendente, così come lo è la trasparenza con cui cui si avverte il tormento interiore, la fatica della vita, la voglia di abbandonarsi a qualcosa di speciale.
Non promuovo il film, da cui nn sono riuscita a cogliere il messaggio ma esalto lo spessore del talento del protagonista
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