writer58
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domenica 30 ottobre 2011
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eros e thanatos
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Il film "Faust" del regista russo Sokurov, opera conclusiva di una tetralogia dedicata al potere, mi ha lasciato impressioni contrastanti: mi è parso un lavoro eccezionale da un punto di vista pittorico, un insieme di quadri potenti che paiono mutuati dalla scuola fiamminga, con particolare riferimento a Peter Bruegel "il vecchio" -alcune sequenze appaiono riprese da composizioni come "Il trionfo della morte" e "La torre di Babele" sia nella rappresentazione degli ambienti, sia nell’affollamento dei corpi quasi sovrapposti e ammucchiati gli uni sugli altri- e che esprimono con straordinaria pregnanza una sensazione di disfacimento e morte incombenti. Tuttavia, al di là di questi meriti incontestabili, a cui va aggiunta la ricostruzione visionaria di una Germania tardo settecentesca che pare la parente stretta di quella medioevale e che contiene molteplici segni di dissoluzione –dalle foglie morte che tappezzano i sentieri di campagna, ai corpi straziati dalle autopsie, alle strade fangose e claustrofobiche-, la pellicola mi è parsa tuttavia una proposta difficilmente assimilabile, che oppone resistenza al piacere della visione.
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Il film "Faust" del regista russo Sokurov, opera conclusiva di una tetralogia dedicata al potere, mi ha lasciato impressioni contrastanti: mi è parso un lavoro eccezionale da un punto di vista pittorico, un insieme di quadri potenti che paiono mutuati dalla scuola fiamminga, con particolare riferimento a Peter Bruegel "il vecchio" -alcune sequenze appaiono riprese da composizioni come "Il trionfo della morte" e "La torre di Babele" sia nella rappresentazione degli ambienti, sia nell’affollamento dei corpi quasi sovrapposti e ammucchiati gli uni sugli altri- e che esprimono con straordinaria pregnanza una sensazione di disfacimento e morte incombenti. Tuttavia, al di là di questi meriti incontestabili, a cui va aggiunta la ricostruzione visionaria di una Germania tardo settecentesca che pare la parente stretta di quella medioevale e che contiene molteplici segni di dissoluzione –dalle foglie morte che tappezzano i sentieri di campagna, ai corpi straziati dalle autopsie, alle strade fangose e claustrofobiche-, la pellicola mi è parsa tuttavia una proposta difficilmente assimilabile, che oppone resistenza al piacere della visione.
Il "Faust" di Sokurov sembra immerso in un odore fetido che avvolge come una cappa mefitica la vicenda narrata: i personaggi paiono in lotta costante per occupare uno spazio privilegiato sullo schermo, sono impegnati nell’attraversare spazi angusti da cui riemergono a fatica, la ricerca di conoscenza e la fame di sensazioni del protagonista assomiglia alla battaglia per la sopravvivenza di un animale impegnato a contendere una carogna ad altri predatori.
Lo stesso Mefistofele è rappresentato come un essere deforme, privo di sesso, con un codino attorcigliato posto tra le natiche, impregnato di sporcizia e attratto dalle immagini sacre che bacia lubricamente sulla bocca. Il patto col diavolo (l’anima in cambio di una nottata d’amore con la bella Gretchen) sembra depotenziare l’aspirazione di Faust verso l’infinito e la conoscenza e ridurre la sua ricerca all’ambito della materia e dei piaceri della carne.
Il film rappresenta efficacemente questa pulsione famelica e repellente (Eros e Thanatos fusi insieme all’interno dello stesso orizzonte vitale, la perdizione come unico strumento per accedere all’assoluto), ma, nel farlo, costruisce un congegno che seduce l’occhio e insieme allontana lo spettatore, come se l’autore ci proponesse uno specchio che restituisce un’immagine deformata e ripugnante di ciascuno di noi.
Nessun valutazione in stellette, il film non si presta a giudizi estetici standardizzati.
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(di flavia58)
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(di pepito1948)
[ - ] concordo pienamente
[+] che fatica questo faust !
(di tittina)
[ - ] che fatica questo faust !
[+] bravo!!!!!!!!!
(di weach )
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melania
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domenica 30 ottobre 2011
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no,non mi è piaciuto
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L'ho trovato difficilissimo da seguire,a tratti incomprensibile.il tema che ha ispirato Goethe non si coglie,è un continuo delirio......
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rosmersholm
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venerdì 28 ottobre 2011
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fuori categoria
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Un film stra-ordinario. Per il quale non sono adeguate le valutazioni espresse in stellette, spesso usate a sproposito per le fiction moralistiche della produzione italiana contemporanea. Da vedere e rivedere, con pazienza, forse anche un po' di fatica. Ma che ripaga con infinita, spoca bellezza.
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lionora
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lunedì 24 ottobre 2011
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difficile da giudicare
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Un film visionario e surreale davvero grandioso ma al contempo un pesante polpettone. Capace, grazie a un' estetica che ricorda i quadri di Rembrant di dare delle immagini di pura poesia e di farti addormentare cinque minuti dopo, magari persino con un senso di disgusto. Penso sia difficile esprimere sia un voto che un giudizio con dei termini così agli antipodi: le stelline giuste sarebbero due e mezzo, e ho deciso di darne mezza in meno piuttosto che in più poichè la critica lo ha tanto osannato. Aggiungo, concludendo, che Goethe per anni studiò la leggenda del Faust rielaborandola, riuscendo a trovavi una maggiore complessità e profondità, qui il regista, in realtà pare fare un passo indietro.
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