Titolo originale Outlander.
Azione,
durata 115 min.
- USA, Germania 2008.
- Eagle Pictures
uscita venerdì 3luglio 2009.
MYMONETROOutlander - L'ultimo vichingo
valutazione media:
2,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Film che mi ha lasciato perplesso, sinceramente. L'idea generativa della narrazione non è insoddisfacente, e mira a fondere il genere storico con quello di avventura e fantascienza. Gli attori sono in genere molto preparati, e sinceri nell'intenzione recitativa e nell'espressione dei sentimenti. Ottima la prova dei due protagonisti, più o meno allo stesso livello, Sophia Myles e Jim Caviezel. Ottima, come al solito, la prova del grande attore John Hurt, che interpreta il re dei Vichinghi. Molto ben congegnati e diretti gli effetti speciali, ed in genere la parte tecnico-realizzativa.
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Film che mi ha lasciato perplesso, sinceramente. L'idea generativa della narrazione non è insoddisfacente, e mira a fondere il genere storico con quello di avventura e fantascienza. Gli attori sono in genere molto preparati, e sinceri nell'intenzione recitativa e nell'espressione dei sentimenti. Ottima la prova dei due protagonisti, più o meno allo stesso livello, Sophia Myles e Jim Caviezel. Ottima, come al solito, la prova del grande attore John Hurt, che interpreta il re dei Vichinghi. Molto ben congegnati e diretti gli effetti speciali, ed in genere la parte tecnico-realizzativa. Ciò detto, il film poi delude in quello che è proprio l'andamento narrativo, la costruzione dell'intreccio. Le battaglie con i 'mostri', ad esempio, non mi hanno convinto né emozionato, come non mi ha convinto la storia del protagonista alieno, la sua psicologia. La regia sembra attardarsi nel dipingere scene drammatiche che però rivelano tutto il loro carattere artificioso, e piuttosto prevedibile. In definitiva, definirei ottima la parte tecnico-realizzativa e quella recitativa, ma insufficiente la sceneggiatura, i dialoghi, e la tensione drammatica. 2 Stelline
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un bel film, bella la storia e fantastico l'attore principale, Jim Caviezel. Questo attore è straordinario, molto capace e decisamente affascinante! da vedere ....
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Un uomo del futuro, Kainan, precipita sulla Terra nell'anno 708, e più esattamente in Norvegia, nel l'era vichinga. Nel l'astronave, precipitata poi semidistrutta in un lago, portava con sé le bare dei familari, uccisi dai Morwen, draghi caniformi che avevano opposto una strenua resistenza al tentativo di colonizzazione. Kainan era riuscito a scappare, ma un Morven gli si era infilato nella stiva. Un villaggio vicino viene poi distrutto dalle fiamme e i suoi abitanti sfigurati. Della cosa viene accusa Kainan, che, di fronte al re (John Hurt) racconta dello sgradito passeggero ma non viene creduto. Avrà poi modo presto di riaffrancarsi, salvando la vita del re e conquistando così anche la simpatia della gente, la stima del successore al trono e le attenzioni di Freya, figlia del re.
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Un uomo del futuro, Kainan, precipita sulla Terra nell'anno 708, e più esattamente in Norvegia, nel l'era vichinga. Nel l'astronave, precipitata poi semidistrutta in un lago, portava con sé le bare dei familari, uccisi dai Morwen, draghi caniformi che avevano opposto una strenua resistenza al tentativo di colonizzazione. Kainan era riuscito a scappare, ma un Morven gli si era infilato nella stiva. Un villaggio vicino viene poi distrutto dalle fiamme e i suoi abitanti sfigurati. Della cosa viene accusa Kainan, che, di fronte al re (John Hurt) racconta dello sgradito passeggero ma non viene creduto. Avrà poi modo presto di riaffrancarsi, salvando la vita del re e conquistando così anche la simpatia della gente, la stima del successore al trono e le attenzioni di Freya, figlia del re.
Il film si sviluppa bene per una buona metà. Gli ottimi effetti ed il misterioso alieno, di cui si parla ma che non si vede, tengono su la suspance. Belli i costumi e le armi. Un pò fummettari i personaggi, con molti richiami alle saghe epiche ed ai fantasy che tanto conosciamo. Nella seconda metà scivola però eccessivamente nel trito e scontato e la fine happy end è aria fritta.
Nel complesso guardabile. Bravi gli attori.
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Vorrei rispondere ad alcune affermazioni ke hanno definito Outlander deludente: Se andiamo a spulciare gli errori nei film, se ne salvano veramente poki..il nostro eroe, pur venendo da un mondo supertecnologico, sa usare bene la spada come un campione dei giorni d'oggi ke pratica la skerma, il metallo ke viene forgiato x fare la spada, xché deve essere x forza dello scafo della navicella? Cé anke la struttura interna, la moglie nn presenta alcun graffio? In un epoca supertecnologica sicuramente ci sono attrezzature ke ricucirebbero un corpo dilagnato in modo ke nn si vedrebbe niente..daltronde anke noi lo facciamo x via ke il cadavere si presenti bene! Detto questo, il film mi é piaciuto molto e gli darei 3/4 stelle a occhi kiusi.
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Nell’anno 709, l’astronave di Kainan precipita in un lago norvegese.
Resosi conto di essere l’unico sopravvissuto, l’uomo viene ben presto fatto prigioniero dai Vichinghi di Re Rothgar, che lo conducono ad Herot per interrogarlo, sospettandolo di aver preso parte alla distruzione di un vicino villaggio.
Sull’astronave era infatti presente anche un Moorwen, una creatura proveniente da un altro pianeta, che, libera sulla terra, inizia a mietere morte e distruzione.
Vinta l’iniziale diffidenza reciproca, Kainan si unirà ai Vichinghi per sconfiggere il mostro.
L’idea di un virtuale crossover tra “Beowulf” ed “Alien”, dove si mette in scena uno scontro all’ultimo sangue tra nerboruti vichinghi e alieni dallo sviluppato istinto predatorio, era suscettibile di risolversi in un sottoprodotto alla Uwe Boll, destinato ad un rapido oblio.
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Nell’anno 709, l’astronave di Kainan precipita in un lago norvegese.
Resosi conto di essere l’unico sopravvissuto, l’uomo viene ben presto fatto prigioniero dai Vichinghi di Re Rothgar, che lo conducono ad Herot per interrogarlo, sospettandolo di aver preso parte alla distruzione di un vicino villaggio.
Sull’astronave era infatti presente anche un Moorwen, una creatura proveniente da un altro pianeta, che, libera sulla terra, inizia a mietere morte e distruzione.
Vinta l’iniziale diffidenza reciproca, Kainan si unirà ai Vichinghi per sconfiggere il mostro.
L’idea di un virtuale crossover tra “Beowulf” ed “Alien”, dove si mette in scena uno scontro all’ultimo sangue tra nerboruti vichinghi e alieni dallo sviluppato istinto predatorio, era suscettibile di risolversi in un sottoprodotto alla Uwe Boll, destinato ad un rapido oblio.
E invece questo “Outlander” è una spanna sopra rispetto a consimile immondizia, come il “Pathfinder” di Marcus Nispel, il tremendo “Wolfhound” del russo Nikolai Lebedev, e persino del ridicolissimo “Beowulf” di Zemeckis, nefasto trionfo di kitsch digitale.
Sembra che l’idea del film sia venuta al regista Howard McCain, autore di un paio di Tv-movie negli anni ’90 e in seguito sceneggiatore del discutibilissimo “Underworld: Rise of the Lycans”, proprio dopo la lettura del “Beowulf”, ma che soltanto dopo l’incontro con lo sceneggiatore Dirk Blackman, che si è premurato di inserire elementi fantascientifici, lo script abbia assunto una forma definitiva.
Una volta ridimensionate le ambizioni iniziali (locations in Nuova Zelanda, effetti speciali della Weta Workshop), McCain si è dovuto accontentare del Canada (Halifax e Nuova Scozia) e del character design di Patrick Tatopolous (I Am Legend, Silent Hill), che qui appare meno ispirato del solito.
Sul versante strettamente teratologico, infatti, il Moorwen appare derivativo: una sorta di parente povero delle prodigiose cucciolate xenomorfe di H.R.Giger. Nonostante questo, la creatura svolge dignitosamente il suo compito, anche nella sua versione notturna, policroma e luminescente, e dimostra un’invidiabile competenza quando si tratta di predare esseri umani. Senza contare che il Moorwen riscuote anche una certa simpatia, essendo l’ultimo superstite della sua razza dopo uno sconsiderato genocidio ad opera degli uomini, in cerca dell’ennesimo pianeta da colonizzare.
Il cotè fantascientifico, oltre a giustificare la presenza del mostro nella Norvegia dell’VIII secolo e a donare al tutto il giusto grado di eccentricità, offre anche alcuni vantaggi non disprezzabili: per esempio, complici ordigni cibernetici alla “Matrix”, Kainan non deve sopportare l’incombenza di apprendere la lingua norrena in 24 ore, come faceva l’improbabile Banderas de “Il 13° Guerriero”.
L’impianto della sceneggiatura è di una rassicurante banalità: Kainan è in competizione con Wulfric, l’erede designato di Re Rothgar, non solo perché quest’ultimo vede nello straniero una minaccia alla sua supremazia di maschio dominante, ma anche per l’amore di Freya, unica figlia del Re.
Non è certo l’imprevedibilità il pregio di “Outlander”, ma è proprio il volgere i luoghi comuni a proprio vantaggio e l’adagiarsi con una certa grazia su una struttura consolidata, senza annoiare o provocare ripulsa.
Lo spettatore accorto potrà infatti indovinare tutte le svolte di sceneggiatura, finale compreso, senza timore di essere smentito. L’inaspettato triangolo pseudo-fantasy sarà vivacizzato da gustose sfide (la corsa sugli scudi), intermezzi romantici, lacrimosi flashback, acerrimi scontri tra tribù nemiche, una buona dose di amicizia virile e eroici sacrifici con la benedizione di Odino, il tutto inseguendo un respiro epico che non viene mai raggiunto, se non a buon mercato.
McCain, considerati gli evidenti limiti di budget, fa miracoli senza mai cadere nella cialtroneria, anche grazie alle convincenti scenografie di David Hackl, povere senza essere raffazzonate, e ai credibilissimi costumi di Debra Hanson (Beowulf & Grendel). Certo, la regia inanella una serie di citazioni con fervore enciclopedico, da “Alien” a “Predator” passando per “The Descent” e per il “Rogue” di Greg McLean, ma le scene di azione risultano tutto sommato convincenti e McCain riesce a mantenere un minimo di tensione, anche nell’ovvietà generale.
Jim Caviezel (il famigerato Cristo di Mel Gibson) è un Kainan eccessivamente granitico e sofferente, mentre più persuasivi sono Jack Huston (Wulfric) e Sophia Myles (Freya).
Ron Perlman appare sprecato nel breve ruolo di Gunnar, nemico giurato di Rothgar, ma naturalmente è proprio John Hurt, nei panni del re, a mangiarsi tutti a colazione.
Considerato il livello non eccelso dei dialoghi, Hurt riesce nell’arduo compito di vivacizzarli, dando mostra di classe sopraffina.
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[+] lascia un commento a andyflash77 »[ - ] lascia un commento a andyflash77 »
film dalla trama semplice ma nello stesso tempo efficace, che non si propone certo di lasciare un segno ma che affronta lievemente la tradizionale questione dell' "uomo invasore". Non è certo il tema di fondo a voler lasciare un segno, ma è più la commistione tra l'ambientazione antica e Kainan, un guerriero del futuro (o meglio di una civiltà aliena) che s'integra nel villaggio vichingo per la presenza di un nemico comune: il Morween. I buoni effetti speciali accompagnano una trama essenzialmente povera, mentre è degna di nota l'interpretazione di James Caviezel e degli attori nel complesso. In conclusione un discreto film da vedere piacevolmente sulla poltrona di casa!
[+] lascia un commento a vincent84 »[ - ] lascia un commento a vincent84 »
Ancora una volta si gioca con il fantastico credendo che in tal genere non esistano regole narrative o caratteristiche proprie, fingendo di rappresentare una storia immaginaria come se ciò significasse sottovalutare ogni rapporto con la coerenza logica e con il pathos. Il genere ibrido (fantascienza, fantasy, epopea vichinga) è solo un prodotto facile e insapore, adatto solo a chi forse non ha mai letto un libro fantasy o di fantascienza e non si pone alcuna domanda sulla fatica sospensione della credulità. Per tutti gli altri, invece, compreso me, questo film fallisce su tutti i fronti, proprio perché mescola tante cose credendo che la somma di più generi migliori il risultato finale.
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Ancora una volta si gioca con il fantastico credendo che in tal genere non esistano regole narrative o caratteristiche proprie, fingendo di rappresentare una storia immaginaria come se ciò significasse sottovalutare ogni rapporto con la coerenza logica e con il pathos. Il genere ibrido (fantascienza, fantasy, epopea vichinga) è solo un prodotto facile e insapore, adatto solo a chi forse non ha mai letto un libro fantasy o di fantascienza e non si pone alcuna domanda sulla fatica sospensione della credulità. Per tutti gli altri, invece, compreso me, questo film fallisce su tutti i fronti, proprio perché mescola tante cose credendo che la somma di più generi migliori il risultato finale. Ma non è affatto così... [-]
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