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marilu'61
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mercoledì 26 novembre 2008
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c'e' poco potere ed ancor meno denaro
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C'e' poco potere ed ancor meno denaro in questo film di umana miseria e desolata solitudine
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alberto
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giovedì 20 novembre 2008
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lentoooooo..........
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Mamma mia! Molto adatto come tranquillante...
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giuse
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giovedì 20 novembre 2008
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vecchio
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Si, un film vecchio stile, pieno di citazioni dei grandi registi come wenders e antonioni, ma noioso fino al sonno oltrechè tremendamente deprimente.
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mik67
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venerdì 31 ottobre 2008
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turco alla francese
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Un film lento come piace ai francesi (vedi la Duchessa di Langeais), non poteva non vincere a Cannes.
Più che il premio alla regia, però, meriterebbe il premio per la fotografia: ogni scena è una foto, senza musica, dove qualcuno parla (ma non sempre), e la storia evolve (ma non sempre).
Pare un racconto un po' troppo allungato.
I colori sono spenti all'inizio, plumbei alla fine.
I protagonisti sono tre, diciamo quattro con il politico-datore di lavoro che compare sin dalla prima scena. Poi se ne aggiunge un quinto (il fratellino morto) con un aspetto macabro.
Un film che scava nella profondità dell'animo umano ... ma dove arriva non è ben chiaro, o è troppo sfocato, per cui ognuno può vederci quello che vuole.
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Un film lento come piace ai francesi (vedi la Duchessa di Langeais), non poteva non vincere a Cannes.
Più che il premio alla regia, però, meriterebbe il premio per la fotografia: ogni scena è una foto, senza musica, dove qualcuno parla (ma non sempre), e la storia evolve (ma non sempre).
Pare un racconto un po' troppo allungato.
I colori sono spenti all'inizio, plumbei alla fine.
I protagonisti sono tre, diciamo quattro con il politico-datore di lavoro che compare sin dalla prima scena. Poi se ne aggiunge un quinto (il fratellino morto) con un aspetto macabro.
Un film che scava nella profondità dell'animo umano ... ma dove arriva non è ben chiaro, o è troppo sfocato, per cui ognuno può vederci quello che vuole.
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michela
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martedì 28 ottobre 2008
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turco non è sinonimo di bel film, mio malgrado...
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Brevemente: l'ho trovato presuntuoso, e decisamente lento. Poteva piacere così tanto solo ai "simpatici" cugini d'oltralpe.
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marco marenzi
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sabato 11 ottobre 2008
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da non vedere
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Una palla che non finisce piu'.
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marvelman
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domenica 28 settembre 2008
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miglior regia a cannes !!!
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Meritatissima per questo film che non finisce mai di sorprendere : Questo è cinema vero da vedere e rivedere !!!
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maricris
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venerdì 26 settembre 2008
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sguardi e silenzi
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Una storia come tante, diciamolo, ma lo sguardo sempre indiretto dei protagonisti, come fosse rivolto dal buco di una serratura, le conferisce una sua unicità, un sapore che lascia il ricordo. Sono gli sguardi a rivelare ciò che le parole non osano esprimere: gli sguardi rivolti, quelli ricevuti e quelli evitati. La regia di Nuri Bilge Ceylan è definita da una limpidezza incorrotta, quasi neo-realistica, raggiunge picchi di maestria che si traducono in suggestioni e turbamenti, la cui drammaticità viene rappresentata da un effetto scenico sconvolgente ma essenziale, che ha rinunciato a superflue sbavature, quasi da teatro greco. E poi Istambul, ritratta nel suo aspetto più quotidiano, nei ritmi lenti ma intensi del Bosforo, captati da una fotografia magnifica, capace di ritrarre anche il silenzio.
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Una storia come tante, diciamolo, ma lo sguardo sempre indiretto dei protagonisti, come fosse rivolto dal buco di una serratura, le conferisce una sua unicità, un sapore che lascia il ricordo. Sono gli sguardi a rivelare ciò che le parole non osano esprimere: gli sguardi rivolti, quelli ricevuti e quelli evitati. La regia di Nuri Bilge Ceylan è definita da una limpidezza incorrotta, quasi neo-realistica, raggiunge picchi di maestria che si traducono in suggestioni e turbamenti, la cui drammaticità viene rappresentata da un effetto scenico sconvolgente ma essenziale, che ha rinunciato a superflue sbavature, quasi da teatro greco. E poi Istambul, ritratta nel suo aspetto più quotidiano, nei ritmi lenti ma intensi del Bosforo, captati da una fotografia magnifica, capace di ritrarre anche il silenzio. Che dire di piu? Bello, bello, bello! Per chi sa emozionarsi, ovviamente...
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michez
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venerdì 26 settembre 2008
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basta con i raccontatori di trame!
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questa recensione racconta solo la trama, con diversi spoiler tra l'altro. possibile che non ci sia una sola nota sulla regia nonostante il film abbia vinto la Palma d'oro per la miglior regia a Cannes?!?!?!
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matteo cavezzali
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martedì 16 settembre 2008
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critica vs pubblico
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Una volta sui giornali veniva riportato il voto della critica e quello del pubblico. Due valutazioni a volte concordi, spesso in contrasto. Quest’ultimo sarebbe stato il caso de “Le tre scimmie”, un film che ha entusiasmato la critica a Cannes, che gli ha conferito il “Prix de la mise en scène” per la regia, ma che non è riuscito a coinvolgere altrettanto il pubblico.
Il film è un dramma familiare ambientato a Istanbul. I tre membri del nucleo familiare come le tre scimmie del detto non si vedono, non si sentono e non si parlano. Il padre accetta, per denaro, di finire in carcere al posto di un politico che ha investito un uomo uccidendolo. A casa rimangono la moglie e il figlio. Questa è la scintilla che scoperchia il vaso di pandora dei turbamenti repressi della famiglia.
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Una volta sui giornali veniva riportato il voto della critica e quello del pubblico. Due valutazioni a volte concordi, spesso in contrasto. Quest’ultimo sarebbe stato il caso de “Le tre scimmie”, un film che ha entusiasmato la critica a Cannes, che gli ha conferito il “Prix de la mise en scène” per la regia, ma che non è riuscito a coinvolgere altrettanto il pubblico.
Il film è un dramma familiare ambientato a Istanbul. I tre membri del nucleo familiare come le tre scimmie del detto non si vedono, non si sentono e non si parlano. Il padre accetta, per denaro, di finire in carcere al posto di un politico che ha investito un uomo uccidendolo. A casa rimangono la moglie e il figlio. Questa è la scintilla che scoperchia il vaso di pandora dei turbamenti repressi della famiglia. Il figlio non accettato all’università è disoccupato e conduce una vita irrequieta e segreta. La moglie è adultera e psicolabile e viene trascinata in una impossibile relazione.
La critica è stata conquistata da “Le tre scimmie” per il magistrale tocco registico che conduce freddamente lo sguardo dello spettatore nell’intimo della famiglia. È stata sedotta dalle intense inquadrature sfocate che rispecchiano i sentimenti confusi e contraddittori e dal dramma che colpisce la famiglia senza riuscire a scuoterla, ne a farla reagire. Insomma c’è chi ha rivisto in Nuri Bilge Ceylan un Antonioni turco. Ciò che, invece, ha annoiato il pubblico meno intellettuale sono i luuunghi silenzi, i telefoni che squillano, squillano, squillano, ma nessuno risponde. Le scene molto statiche, le inquadrature fisse dei protagonisti che dormo su letti o divani, e le continue titubanze dei personaggi, che osservano, si spiano, attendono, ma subiscono sempre passivi. Subiscono il carcere, l’amore e, nella sequenza finale, la pioggia. Solo nel finale qualcosa cambia, con un colpo di scena che lascia il film in sospeso.
INTROSPETTIVO
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[+] ma dov'erano le scimmie?
(di sbiancalana)
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