Vogliamo anche le rose |
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Un film di Alina Marazzi.
Con Valentina Carnelutti
Documentario,
durata 85 min.
- Italia, Svizzera 2007.
- Mikado Film
uscita venerdì 7 marzo 2008.
MYMONETRO
Vogliamo anche le rose
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Vogliamo il pane ma anche il companatico
di Marzia CangianoFeedback: |
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domenica 25 maggio 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Siamo nel 1967, Anita scrive il suo diario da Milano.Non conosciamo il volto di Anita eppure non ci interessa. Quel che di lei sappiamo basta e avanza per farci rendere conto di quanto sia frustrante vivere in un corpo di cui non si ha il possesso effettivo. L’educazione familiare, la cultura che pesa come un macigno: la donna nasce per il matrimonio e dunque per la procreazione.Il corpo di Anita è un mezzo, e come tale lei lo avverte e lo combatte. Sessuofobia e frigidità queste le conseguenze prime; angoscia per l’abito bianco, per il matrimonio istituzionale, per la famiglia e la maternità queste le conseguenze delle conseguenze. Intanto fuori è già il 1972.A Campo de’ Fiori una folla di donne grida: noi non abbiamo paura di voi! Una ragazzina prende il megafono e grida: non abbiamo più paura di voi, avete capito? Un poliziotto ordina la carica. E sono botte. La storia scoraggia eppure continua.La donna sembra prendere coscienza del proprio corpo, possesso più che coscienza e Teresa, nella Bari del 1975, di questa presa di coscienza ne paga tutte le conseguenze. Teresa non ha paura del sesso, conosce il suo corpo, lo vive… fino all’illegalità. Le sue pagine raccontano l’amore fisico e consapevole unitamente alla sofferenza per una gravidanza inaspettata e prematura. Teresa ha solo vent’anni e si trova a subire ciò per cui sta combattendo, l’impossibilità di decidere per il proprio presente.La storia di Teresa può dirsi la più banale, la più normale per l’epoca in cui si ambienta. Francesco Guccini nel 1976 scrisse “Piccola storia ignobile” la storia di una giovane donna di buona famiglia che, rimasta incinta, si trova a fare i conti con una mentalità rigida di censura; una storia che si consuma tra l’indifferenza della gente e quella della famiglia, della madre soprattutto che, proprio come nel caso di Teresa, sembra sapere ma preferisce tacere. Non capirebbe, la madre, che non c’è stata costrizione ma piacere, non comprenderebbe "perché lei, da donna onesta, l'ha fatto quasi sempre per dovere".E Teresa anche tace alla gente il suo dolore che rivela nelle pagine del diario fino al racconto del proprio aborto, clandestino e senza alternative: “un blocco di dolore ghiacciato che non finiva mai”. Fino allo strazio del dopo, al dolore fisico e morale, ai sensi di colpa che di notte prendono le sembianza di mostri a 5 teste. Anche il racconto della sua vita è arricchito da immagini di repertorio che raccontano donne casalinghe, operaie, stiratrici, donne che tentano un’istruzione, uomini che arrivano a concedere loro una “teorica parità” che non intacchi l’ora di cena.Poi qualcosa accade e il femminismo si fa sempre più politica. Valentina, militante femminista nella Roma del ’79, nel suo diario racconta la disillusione dal nuovo femminismo che ora vede come una macchia informe dove la lotta per la donna si è trasformata in lotta contro il maschio:“Siamo sconfitti,uomini e donne, dopo il '77 e penso che i veri effetti saranno lenti a insediarsi nelle nostre coscienze”. La storia scoraggia eppure continua, sui titoli di coda le tappe più importanti di quest’evoluzione femminile e femminista: il divorzio, la patria potestà, la parità,l'aborto. L’elenco si chiude ingenuamente con la legge sulle coppie fatto. Lungi dalla regista il pensare che di lì a poco la donna sarebbe stata costretta a riconquistare piazza per riprendersi un diritto già acquisito: l’aborto. Ma la storia continua, seppure scoraggia. www.bloggerperfecto.blogspot.com
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