Shooter |
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Un film di Antoine Fuqua.
Con Mark Wahlberg, Michael Peña, Danny Glover, Kate Mara, Elias Koteas.
continua»
Azione,
durata 124 min.
- USA 2007.
- Universal Pictures
uscita venerdì 20 aprile 2007.
MYMONETRO
Shooter
valutazione media:
2,58
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Come sopravvivere al complottodi Giulia GibertoniFeedback: 0 |
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martedì 8 maggio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“È questo il problema della democrazia: c’è sempre un’anima confusa che crede che una persona sola possa cambiare le cose. E devi farlo fuori per convincerlo del contrario” dice il potente di turno con rassegnata ferocia. Tra film d’azione pura e thriller anti-complottista, Shooter si muove con sicurezza, buona regia, dialoghi serrati anche se non sempre originali, interpreti adatti. Nello stesso tempo, pur dichiarando una discendenza da quell’alta linea di racconto cinematografico e civile che ci riconduce all’ottimo "I tre giorni del condor" di Sidney Pollack, perde punti nel tentativo di accattivarsi il target giovane dell’action e nello stesso tempo mantenere vigile la critica e fondate le premesse da cui muove. Tratto da un libro di Stephen Hunter, premio Pulitzer e critico cinematografico del Washington Post, affronta i sempreverdi temi di politica, corruzione e servizi deviati senza pretese documentaristiche, ma anzi con una caratterizzazione dei cattivi che, per mancanza di profondità, sfocia nella macchietta. Per di più l’azione ha presto la meglio e il genere trova nell’attualità politica e nella generalizzata critica mediatica a imperialismo e collusione profonda di politica ed economia un terreno fertile. Non tanto per esplicitare una sua tesi come avrebbe fatto qualche serio cineasta dei tempi andati, piuttosto per rilanciare l’armamentario di genere in tutto il suo splendore di muscoli e coraggio oltre ogni limite. Il riferimento all’attualità cioè non fa molto altro che fornire nuove location, nuovi temi, persecuzioni nuove da cui salvarsi. Con disillusione, con amarezza, ma pur sempre il più velocemente possibile. Intanto il patriottismo che contraddistingue gli eroi d’azione si è spostato dietro la bandiera a esaminarne i veri colori, ma la dinamica del racconto non cambia: l’eroe resta eroe, la causa resta una causa giusta, solo l’illusione è caduta, e il protagonista è sempre più solo. Fatto salvo per un agente dell’FBI che si gioca la carriera per dargli una mano e la vedova di un collega, comprimari esterrefatti davanti a un governo che imbroglia in nome del business. Niente di nuovo sotto il sole, ma pur sempre ogni volta una rivelazione dolorosa per questo eroe di guerra più fuggitivo di Jack Ryan e più gabbato di lui dalle istituzioni. E ogni volta uno sfondo amaro, nonostante l’adrenalina, anche per lo spettatore che, incamerando complotti con crescente pessimismo, diffida di possibili risoluzioni perfino nella finzione dello schermo (da vedere il bellissimo "People I Know" di qualche anno fa, con Al Pacino). E comprensibilmente ha rinunciato a credere nella lotta dell’onesto contro alcuni estirpabili corrotti, perché vede sdoganata eppure inconfutata la tesi grigia e deterministica per cui il sistema è intrinsecamente e per sempre vigliacco. Solo ogni tanto, per cambiare, al cinema qualche eroe d’azione si spazientisce.
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