lbavassano
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domenica 1 gennaio 2017
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capolavoro tratto da un capolavoro
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Nel vastissimo quanto variegato panorama dei film tratti dalle opere di Simenon un posto assolutamente a sé spetta a "L'uomo di Londra" di Béla Tarr, se non altro per la somma qualità delle immagini, per la vertiginosa bellezza di un bianco e nero capace di rendere appieno il fascino dell'ambientazione simenoniana. Se ne tenga ben lontano però chi è infastidito dalla reale o supposta lentezza di Simenon, in quanto troverà tale aspetto, tale qualità, condotta all'eccesso. Ma è proprio grazie all'esasperata lentezza dei movimenti di macchina, ricorsivi e avvolgenti al pari della colonna sonora, contrapposti alla staticità oppressiva dei personaggi, è grazie all'estrema rarefazione dei dialoghi ed al prosciugamento della trama fino all'essenziale, alla completa elisione del cosiddetto "colpo di scena", che Béla Tarr riesce nell'impossibile, nella perfetta fedeltà al punto di vista psicologico del protagonista senza ricorrere al fastidioso espediente della voce fuori campo ma solo grazie alla forza delle immagini.
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Nel vastissimo quanto variegato panorama dei film tratti dalle opere di Simenon un posto assolutamente a sé spetta a "L'uomo di Londra" di Béla Tarr, se non altro per la somma qualità delle immagini, per la vertiginosa bellezza di un bianco e nero capace di rendere appieno il fascino dell'ambientazione simenoniana. Se ne tenga ben lontano però chi è infastidito dalla reale o supposta lentezza di Simenon, in quanto troverà tale aspetto, tale qualità, condotta all'eccesso. Ma è proprio grazie all'esasperata lentezza dei movimenti di macchina, ricorsivi e avvolgenti al pari della colonna sonora, contrapposti alla staticità oppressiva dei personaggi, è grazie all'estrema rarefazione dei dialoghi ed al prosciugamento della trama fino all'essenziale, alla completa elisione del cosiddetto "colpo di scena", che Béla Tarr riesce nell'impossibile, nella perfetta fedeltà al punto di vista psicologico del protagonista senza ricorrere al fastidioso espediente della voce fuori campo ma solo grazie alla forza delle immagini. Rarissimo esempio di capolavoro cinematografico tratto da un capolavoro letterario, di film capace di segnare irreversibilmente la nostra lettura.
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domenica 26 luglio 2015
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un uomo, solo, e i suoi spettri...
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Tre aggettivi. Inquietante, lento, rigoroso. Un film speciale, dove il bianco e nero aumenta la suspence della trama che viene svelata lenta, lentissima, accompagnata da una musica triste ma melodiosa, struttura portante del film stesso. Un addetto agli scambi di una piccolissima stazione ferroviaria di smistamento vede due uomini litigare. Un valigia misteriosa finisce in mare e ciò inquieta le giornate che seguiranno. Il dubbio: cosa c'è nella valigia? Bisogna recuperarla? La Polizia verrà a sapere e arriveranno guai? Il protagonista regge tutto il peso del film, il suo viso parla per lui, potrebbe anche non esprimersi, se non fosse che il commissario dubita qualcosa e vuole delle risposte.
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Tre aggettivi. Inquietante, lento, rigoroso. Un film speciale, dove il bianco e nero aumenta la suspence della trama che viene svelata lenta, lentissima, accompagnata da una musica triste ma melodiosa, struttura portante del film stesso. Un addetto agli scambi di una piccolissima stazione ferroviaria di smistamento vede due uomini litigare. Un valigia misteriosa finisce in mare e ciò inquieta le giornate che seguiranno. Il dubbio: cosa c'è nella valigia? Bisogna recuperarla? La Polizia verrà a sapere e arriveranno guai? Il protagonista regge tutto il peso del film, il suo viso parla per lui, potrebbe anche non esprimersi, se non fosse che il commissario dubita qualcosa e vuole delle risposte... Da vedere senza interruzioni, nonostante la lentezza delle sequenze metta a dura prova lo spettatore. Una pellicola che mostra nel rigore delle inquadrature un regista maniaco della perfezione. Una delle sequenze più affascinanti è all'inizio, con la telecamera che inquadra dal punto di vista del protagonista i movimenti delle persone che scendono dalla nave per salire sul vagone ferroviario. - di "Joss" -
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domenica 26 luglio 2015
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un uomo, solo, e i suoi spettri...
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Tre aggettivi. Inquietante, lento, rigoroso. Un film speciale, dove il bianco e nero aumenta la suspence della trama che viene svelata lenta, lentissima, accompagnata da una musica triste ma melodiosa, struttura portante del film stesso. Un addetto agli scambi di una piccolissima stazione ferroviaria di smistamento vede due uomini litigare. Un valigia misteriosa finisce in mare e ciò inquieta le giornate che seguiranno. Il dubbio: cosa c'è nella valigia? Bisogna recuperarla? La Polizia verrà a sapere e arriveranno guai? Il protagonista regge tutto il peso del film, il suo viso parla per lui, potrebbe anche non esprimersi, se non fosse che il commissario dubita qualcosa e vuole delle risposte.
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Tre aggettivi. Inquietante, lento, rigoroso. Un film speciale, dove il bianco e nero aumenta la suspence della trama che viene svelata lenta, lentissima, accompagnata da una musica triste ma melodiosa, struttura portante del film stesso. Un addetto agli scambi di una piccolissima stazione ferroviaria di smistamento vede due uomini litigare. Un valigia misteriosa finisce in mare e ciò inquieta le giornate che seguiranno. Il dubbio: cosa c'è nella valigia? Bisogna recuperarla? La Polizia verrà a sapere e arriveranno guai? Il protagonista regge tutto il peso del film, il suo viso parla per lui, potrebbe anche non esprimersi, se non fosse che il commissario dubita qualcosa e vuole delle risposte... Da vedere senza interruzioni, nonostante la lentezza delle sequenze metta a dura prova lo spettatore. Una pellicola che mostra nel rigore delle inquadrature un regista maniaco della perfezione. Una delle sequenze più affascinanti è all'inizio, con la telecamera che inquadra dal punto di vista del protagonista i movimenti delle persone che scendono dalla nave per salire sul vagone ferroviario. - di "Joss" -
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dario
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lunedì 7 aprile 2014
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insopportabile
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La lentezza non aiuta certo, specialmente se il regista è un presuntuoso, continua a guardarsi allo specchio e non s'interessa dello svolgimento della storia. Oltre 2 ore di tormento fisico e psicologico del tutto gratuiti. Bela Tarr, privo di talento narrativo, si rifugia nella fotografia e nei primi piani, rubando idee al vecchio espresisonismo tedesco (Murnau ad esempio). Ma allora il cinema era muto e si era costretti ad indulgere sulla ripresa fissa. Bela Tarr gode di credito da parte di critici cerebrali, colpevoli d aver elevato registi come Resnais e come il nostro Antonioni. E' un film, in verità, solo per chi vuole farsi del male ed offendere nel contempo la settima arte: il cinema è movimento, in un modo o nell'altro.
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La lentezza non aiuta certo, specialmente se il regista è un presuntuoso, continua a guardarsi allo specchio e non s'interessa dello svolgimento della storia. Oltre 2 ore di tormento fisico e psicologico del tutto gratuiti. Bela Tarr, privo di talento narrativo, si rifugia nella fotografia e nei primi piani, rubando idee al vecchio espresisonismo tedesco (Murnau ad esempio). Ma allora il cinema era muto e si era costretti ad indulgere sulla ripresa fissa. Bela Tarr gode di credito da parte di critici cerebrali, colpevoli d aver elevato registi come Resnais e come il nostro Antonioni. E' un film, in verità, solo per chi vuole farsi del male ed offendere nel contempo la settima arte: il cinema è movimento, in un modo o nell'altro. Tarr si ripassi Bergman. E smetta di compiacersi inutilmente. Anzi, si vergogni.
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[+] ahahahahahahaha
(di slibedis)
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luke_prando
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sabato 2 febbraio 2013
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cito...
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"Ma lì, come in altre sue opere, era presente una ricerca cinematografica destinata a un ristretto pubblico di cinefili ma ricca di creatività e di senso."
Qual'è il senso di questa frase? Ti rendi conto che è una supercazzola da finto critico che non sa nemmeno di cosa parla? Vergognati almeno un po', mi sono davvero rotto della bassa qualità di queste recensioni, se fossi a capo della redazione farei piazza pulita...
Per fortuna c'è ancora gente che non si fa infinocchiare da fraselline che stanno bene una di fianco all'altra.
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"Ma lì, come in altre sue opere, era presente una ricerca cinematografica destinata a un ristretto pubblico di cinefili ma ricca di creatività e di senso."
Qual'è il senso di questa frase? Ti rendi conto che è una supercazzola da finto critico che non sa nemmeno di cosa parla? Vergognati almeno un po', mi sono davvero rotto della bassa qualità di queste recensioni, se fossi a capo della redazione farei piazza pulita...
Per fortuna c'è ancora gente che non si fa infinocchiare da fraselline che stanno bene una di fianco all'altra...(bene poi...è pure scritto male grammaticalmente...)
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luke_prando
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sabato 2 febbraio 2013
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esterrefatto dall'idiozia delle recensioni
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Esercizio di stile? Quindi nel mondo di oggi, devastato dal post-post moderno, il rigore nella grammatica cinematografica e il percorso di un autore con un linguaggio granitico e un totale controllo della messa in scena sono diventati esercizi di stile? E tutto perchè è "lento"? Fossero state recensioni di amatori avrei capito, ma qui si parla di persone che si definiscono "critici". Ossia gente che di lavoro dovrebbe interrogarsi sul linguaggio e sul rigore estetico. Ma tanto anche questi discorsi sono noiosi vero? Meglio vedersi qualche boiata ultra frenetica o rassicurantemente banale. E comunque questo stile di racconto è perfetto per una storia di Simenon, che sono certo avrebbe apprezzato il film, in quanto fedele completamente alla sua poetica.
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Esercizio di stile? Quindi nel mondo di oggi, devastato dal post-post moderno, il rigore nella grammatica cinematografica e il percorso di un autore con un linguaggio granitico e un totale controllo della messa in scena sono diventati esercizi di stile? E tutto perchè è "lento"? Fossero state recensioni di amatori avrei capito, ma qui si parla di persone che si definiscono "critici". Ossia gente che di lavoro dovrebbe interrogarsi sul linguaggio e sul rigore estetico. Ma tanto anche questi discorsi sono noiosi vero? Meglio vedersi qualche boiata ultra frenetica o rassicurantemente banale. E comunque questo stile di racconto è perfetto per una storia di Simenon, che sono certo avrebbe apprezzato il film, in quanto fedele completamente alla sua poetica...di certo non ottimista e lontana anni luce dalla leggerezza che molti sembrano preferire.
Per la redazione di mymovies: è la terza volta che non mi pubblicate un commento, e sono sempre discorsi fatti con civiltà e che non hanno la minima intenzione di offendere. Mi sembra piuttosto grave una censura di questo tipo.
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valsoldese
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martedì 6 settembre 2011
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bello, nel senso estetico
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Bello, nel senso estetico.
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alberich
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martedì 5 maggio 2009
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bello e godibile
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Non capisco le critiche...io l'ho trovato molto bello. Tra l'altro apprezzabilissimo il cambiamento di soggetto rispetto ai film "ungheresi". Se poi da un giallo ci si aspetta che spunti fuori Peter Falk è un altro paio di maniche.
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nicolò
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mercoledì 28 novembre 2007
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un raffinato esercizio di stile
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ok...non sarà quel capolavoro del cinema mondiale che è Satantango, o il meraviglioso Le Armonie di Werckmeister....ma non per forza bisogna sminuire questo ottimo lavoro di Tarr, che però soffre il confronto con le sue precedenti fatiche. Resta comunque un esperienza unica poter ammirare al cinema tanta perfezione stilistica, applicata in maniera CREATIVA ad un genere tanto distante dal mondo del regista ungherese quale è il noir. E mi è parso, il nuovo film di Bela 100 volte migliore dell'osannato Alexandra di Sokurov, che non vale le 4 stelle date da MyMovies...noioso, sterile, con le stesse tematiche di Madre e Figlio, ma senza più quella poesia visiva che lo cottrandistingueva!
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nathanael
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mercoledì 15 agosto 2007
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zappoli, non devi vergognarti...
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Zappoli, non devi vergognarti ad ammettere di non aver capito nulla di un film. Non c'è niente di male, anche se lo fai per lavoro. Invece di scrivere banalità sulla tecnica (roba che sarebbe parsa datata ad André Bazin) e citare a casaccio altri film di Tarr, ammettilo chiaro e tondo: "il film mi ha annoiato e non ci ho capito niente". Ti sentirai meglio, dopo. E magari ti verrà voglia di tornare a guardare Transformers.
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