ultimoboyscout
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domenica 16 gennaio 2011
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sandrone docet.
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Film fortemente imperfetto, non passerà mai e poi mai alla storia e anzi forse in molti se lo sono già scordato. Eppure è uno di quei film che lo vedi e ti appassiona, ti prende, ti colpisce e ti diverte. Cominciamo col dire che Bisio è bravissimo, perfetto per la parte, nel ruole del protagonista che soffre di sdoppiamento della personalità. Bravissimi i personaggi di contorno Alberti-Catania-Storti, ma l'asso pigliatutto è il fantastico Ernest Borgnine classe purissima al servizio della classe operaia se così si può dire. Ambientato a Cremona, è una sorte di tributo alla città natale dello scrittore.
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Film fortemente imperfetto, non passerà mai e poi mai alla storia e anzi forse in molti se lo sono già scordato. Eppure è uno di quei film che lo vedi e ti appassiona, ti prende, ti colpisce e ti diverte. Cominciamo col dire che Bisio è bravissimo, perfetto per la parte, nel ruole del protagonista che soffre di sdoppiamento della personalità. Bravissimi i personaggi di contorno Alberti-Catania-Storti, ma l'asso pigliatutto è il fantastico Ernest Borgnine classe purissima al servizio della classe operaia se così si può dire. Ambientato a Cremona, è una sorte di tributo alla città natale dello scrittore. Giallo-noir tipicamente italiano di sicuro livello, a me è piaciuto molto perchè semplice e diretto.
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elle
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sabato 11 febbraio 2006
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doppio
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All'inizio forse un po' troppo Spaghetti Pulp poi s'è ripreso. La cosa che non ho gradito molto è stata la poca attenzione sulla questione Sandrone/socio nel senso che mi è mancata la camera che si sofferma sul volto o sui gesti per penetrare fino in fondo nell'oscura dimensione che sta fra le due identità.
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elgatoloco
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mercoledì 20 giugno 2018
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uno dei migliori film d'inizio anni duemila
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Nel primo decennio degli anni Duemila c'è un film che si distingue dagli altri, almeno in ambito italiano, per piacevolezza(intendendo bellezza e intelligenza)e per capacità di coinvolgimento emotivo come razionale: "La cura del gorilla"di Carlo Antonio Sigon, da un romanzo dello scrittore -sceneggiatore Sandrone Dazieri, autore intelligente. Si noti che qui C.A.Sigon era esordiente come regista di lungometraggi, nonostante una grande storia, volendo, come autore di spots e di pubblicitario in genere. Ma il personaggio del gorilla, reso benissimo da un Claudio Bisio, non certo esordiente al cinema ma decisamente più famoso quale attore e autore in cabaret e In TV("Zelig"), ma anche teatrale, "schizo"-vagante tra una sorta di Jekyll pacioccone e bonaccione e uno Hyde molto più ambiguo e contraddittorio dell'originale stevensoniano, una dimensione"schizo"che dovrebbe dimostrare un assunto(non un messaggio, concetto comunque demolito da sir Alfred Hitchcock)che sarebbe piaciuto molto-ritengo- ai grandi pensatori del Novecento Gilles Deleuze e Felix Guattari, autori de"l'anti-Oedipe"e di moltissimo altro, è formidabile, a suo modo.
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Nel primo decennio degli anni Duemila c'è un film che si distingue dagli altri, almeno in ambito italiano, per piacevolezza(intendendo bellezza e intelligenza)e per capacità di coinvolgimento emotivo come razionale: "La cura del gorilla"di Carlo Antonio Sigon, da un romanzo dello scrittore -sceneggiatore Sandrone Dazieri, autore intelligente. Si noti che qui C.A.Sigon era esordiente come regista di lungometraggi, nonostante una grande storia, volendo, come autore di spots e di pubblicitario in genere. Ma il personaggio del gorilla, reso benissimo da un Claudio Bisio, non certo esordiente al cinema ma decisamente più famoso quale attore e autore in cabaret e In TV("Zelig"), ma anche teatrale, "schizo"-vagante tra una sorta di Jekyll pacioccone e bonaccione e uno Hyde molto più ambiguo e contraddittorio dell'originale stevensoniano, una dimensione"schizo"che dovrebbe dimostrare un assunto(non un messaggio, concetto comunque demolito da sir Alfred Hitchcock)che sarebbe piaciuto molto-ritengo- ai grandi pensatori del Novecento Gilles Deleuze e Felix Guattari, autori de"l'anti-Oedipe"e di moltissimo altro, è formidabile, a suo modo. Oltre a Bisio, altri notevolissimi interpreti, oltre a Ernest Borgnine, purtroppo scomparso quasi sei anni fa, bravissimi interpreti sono Bebo Storti, Antonio Catania, Stefania Rocca e alri/e. El Gato
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jonnylogan
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venerdì 13 giugno 2025
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pugni a tempo di blues
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Facile ritrovare in questa pellicola prodotta dalla Colorado Film alcune delle medesime lacune che tormentano alcuni noir 'made in Italy'. Il cast di supporto di questa prima uscita del “Gorilla”, è infatti in moltissimi suoi membri il medesimo delle precedenti prove della truppa capitanata da Maurizio Totti, ovvero Nirvana (id.; 1997) e Quo vadis baby? (id.
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Facile ritrovare in questa pellicola prodotta dalla Colorado Film alcune delle medesime lacune che tormentano alcuni noir 'made in Italy'. Il cast di supporto di questa prima uscita del “Gorilla”, è infatti in moltissimi suoi membri il medesimo delle precedenti prove della truppa capitanata da Maurizio Totti, ovvero Nirvana (id.; 1997) e Quo vadis baby? (id.; 2004) entrambe dirette da Gabriele Salvatores; con Gigio Alberti, nel ruolo di un hacker idealista e rintanato perennemente nelle viscere di uno scantinato, Bebo Storti in quello di un poliziotto rude e poco avvezzo alle buone maniere, Stefania Rocca nella parte di una ragazza dei centri sociali, Antonio Catania in quelle di un losco figuro che fa da agente del protagonista e Claudio Bisio in quelle di un ex – Leoncavallino che la vita ha preso a calci più e più volte.
La pellicola, nonostante il cast iper rodato e impreziosito dal grande caratterista americano Ernest Borgnine, fallisce però proprio dove avevano fallito le pellicole precedenti, ovvero nella trasposizione cinematografica. Lo stesso autore del romanzo, Sandrone Dazieri, perfetto omonimo e omologo, del protagonista; assistito nel ruolo di sceneggiatore sia dal regista, che da Pasquale Plastino, si rende autore di una trama che non delinea a sufficienza né il personaggio del Gorilla, e neanche gli altri, né tanto meno un intrigo investigativo che, partendo dalla presunzione di trascinarci nelle spire di una metropoli underground come Milano e il suo hinterland, finisce per spegnersi come un fuoco di paglia male orchestrato e pieno di lacune narrative.
Lo sdoppiamento che costituisce il dramma di Sandrone, si rivolta velocemente contro la pellicola come un boomerang impazzito. Le affermazioni soppesate, l'improvviso arrivo del “socio”, ovvero del lato più schizofrenico del protagonista, creano solamente una serie di uscite tragicomiche, una serie semplice, e semplicistica, di effetti ilari che poco hanno a che fare con il tormento dettato da una malattia che, meglio approfondita, avrebbe potuto dare il là a una storia interessante, piacevole e affine alle giuste pretese del cast.
La regia firmata da Sigon, alla sua prima e unica regia cinematografica, perché più avvezzo al mondo della pubblicità e dei documentari, aggiunge poco in termini di linearità, di direzione, ed è invece più incline a sketch brevi e sincopati, forse causati proprio dal passato professionale dell'autore, proveniente dal mondo pubblicitario.
Il personaggio del gorilla è infine cucito sulle spalle di un valido attore come Claudio Bisio, che però sembra essere vittima della comicità che lo ha reso celebre, finendo per conferire al suo personaggio il triste aspetto di una brutta copia del Deckard di Blade Runner (id.; 1982), avvezzo a narrare la storia in terza persona per rendere partecipe lo spettatore del suo punto di vista.
Pellicola tratta da un ottimo romanzo - il primo di una serie composta da sei opere - porta lo spettatore a incuriosirsi rispetto a un bel personaggio che ha saputo funzionare perfettamente su carta e purtroppo molto meno sul grande schermo.
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renello
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sabato 11 febbraio 2006
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per fare un noir... ci vuole metodo
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Una stella per "la cura del gorilla". ma solo per le intenzioni di partenza. La Colorado, dopo l'apertura di un ala, la"colorado noir", dedicata appunto a questo genere, si cimenta di nuovo nell'impresa, dopo il successo del delicatissimo "quo vadis baby". Purtoppo per l'esordiente Sigon i film di genere, primo fra tutti il noir, richiedono una conoscenza dei linguaggi specifici che va ben al di là della semplice cognizione aquisita. E' per questo che ogni volta che perdiamo di vista l'identità del protagonista, ogni volta che sentiamo pronunciare le parole "maledizione" o "sbirro", ogni volta che ci soffermiamo a considerare le ambientazioni e le atmosfere, colonne strutturali di questo tipo di cinema, ci ricordiamo che i personaggi che si muovono al loro interno.
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Una stella per "la cura del gorilla". ma solo per le intenzioni di partenza. La Colorado, dopo l'apertura di un ala, la"colorado noir", dedicata appunto a questo genere, si cimenta di nuovo nell'impresa, dopo il successo del delicatissimo "quo vadis baby". Purtoppo per l'esordiente Sigon i film di genere, primo fra tutti il noir, richiedono una conoscenza dei linguaggi specifici che va ben al di là della semplice cognizione aquisita. E' per questo che ogni volta che perdiamo di vista l'identità del protagonista, ogni volta che sentiamo pronunciare le parole "maledizione" o "sbirro", ogni volta che ci soffermiamo a considerare le ambientazioni e le atmosfere, colonne strutturali di questo tipo di cinema, ci ricordiamo che i personaggi che si muovono al loro interno... sono di Cremona. I personaggi sono italiani al 100 per 100, ma si comportano, agiscono, usano termini che non fanno parte della nostra cultura, in un meccanismo di imitazione, anche alquanto infantile, dei clichè di questo genere. Ne viene fuori un quadro sconfusionato in cui anche ottimi attori hanno difficoltà a destreggiarsi (primo fra tutti un Claudio Bisio come non lo avevo mai visto, e vi garantisco che non è un complimento...). Per fare un noir ci vuole metodo, e dato che il noir è un genere che non appartiene alla nostra cultura, prima dobbiamo ricontestualizzarlo all'interno di essa, in modo che tutto risulti credibile. Soprattutto nel rispetto di attori come Borgnine, a cui risultare credibili sembra quasi un gioco da ragazzi.
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