Animanera |
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Un film di Raffaele Verzillo.
Con Antonio Friello, Giada Desideri, Luca Ward, Domenico Fortunato, Luigi Santoro.
continua»
Drammatico,
durata 93 min.
- Italia 2006.
- Medusa
uscita venerdì 29 agosto 2008.
- VM 14 -
MYMONETRO
Animanera
valutazione media:
3,25
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Opera irrisolta sull'abisso della pedofiliadi Massimiliano CurziFeedback: 11987 | altri commenti e recensioni di Massimiliano Curzi |
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martedì 22 marzo 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Difficile e irrisolta, un'opera che coinvolge un tema così doloroso e socialmente complesso come la pedofilia obbliga pubblico e critica a una lettura altrettanto impegnativa. La sceneggiatura ha i suoi lati pregevoli, la ricostruzione è accurata e spesso estranea a facili moralismi, i personaggi che gravitano intorno all'inquietante figura del protagonista sono delineati anche attraverso le rispettive fragilità e incapacità di reagire a un livello di violenza tanto devastante. Il punto di vista è solo a tratti quello interno al protagonista - al contrario di quanto accade nel solo altro film italiano che di recente tenta, con più modesti risultati, di esporre i nefasti della pedofilia su una coppia di fratelli ormai divenuti adulti (La bestia nel cuore [Cristina Comencini, 2005]) - mentre a tratti lo sguardo diviene quello della vittima in procinto di soccombere al suo aggressore. Ma l'mpostazione generale è quella del noir, cioè del film d'inchiesta inframmezzato dalla rappresentazioni interne delle pulsioni distruttive del protagonista. Spiace quindi il fatto che il film sprofondi in alcuni stereotipi (il pedofilo che è tale perché a sua volta è stato oggetto di violenze simili durante l'infanzia), soprattutto quando l'epilogo dell'opera va ben oltre la semplice rappresentazione di questo tipo di crimini, culminando adddirittura nell'uccisione delle vittime dei reati sessuali; il che sembra inoltre contraddetto dalle sequenze finali in cui il malsano microcosmo del pedofilo appare invece delineato espressionisticamente, secondo un archetipo di mostruosità che indubbiamente è lecito scegliere se si intende adottare quello specifico punto di vista, sempreché tutto il resto della narrazione precedente gli sia funzionale. Perciò l'esito è quello di un'opera che complessivamente sembra mancare di un punto di vista proprio per il fatto di volerne includere troppi, senza tener conto del contemporaneo sfasamento tematico ed espressivo che quest'opzione inevitabilmente comporta.
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